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Diario di un usuraio 8(orgia nella villa e sottomissione madre di Irene)


di padrone29
26.12.2020    |    5.029    |    0 9.8
"” Una volta che Ines si avvicinò a lui disse:” Spogliati e vieni qui..."
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L’orgia al castello si avvicinava, decisi di portare le mie puttane migliori convocate con il classico squillo del telefono.
Arrivammo con tre macchine, una volta identificati alla loro maniera fummo quasi registrati alla reception come se si trattasse di un convegno scientifico. Mi chiesero se qualcuna delle ragazze fosse una signora che non si poteva toccare, al mio diniego fecero indossare a tutte un collarino nero, mi spiegarono che quello era il distintivo per riconoscere le puttane che qualcuno aveva portato.
IL castello era stato rilevato tempo fa da un noto chirurgo che l’aveva ristrutturato in un hotel per piccole convention, offrendo l’opportunità di risiedere in un luogo appartato di grande seduzione.
Una volta arrivati nel salone in cui svolgeva la festa, fui sorpreso piacevolmente che le signore col collarino erano almeno un’altra ventina e la maggior parte molto bella.
“Fetentone" mi disse il capo. Era un ometto basso e tarchiato, che sembrava un mix tra Jack lo squartatore e un narcotrafficante colombiano.
“Quanta grazia di Dio.” Esclamò raggiungendomi, guardando le mie ragazze come un commerciante alla fiera delle vacche.
“Vieni qua” mi disse col tono di chi era abituato a comandare.
Afferrando Ines l’ultima arrivata nella scuderia, “Io ti conosco! Tuo padre è il medico, tua madre è una fetente.” Disse urlando.
Non fu l’unica sorpresa di vecchie conoscenze della serata.
“Guarda un po’ chi c’è.” Esclamò un uomo che conoscevo bene essendo il parroco della chiesa vicina al mio ufficio. Liberò Ines dalla presa del capo, le alzò prepotentemente la gonnellina per stabilire quella sudditanza che il collarino nero rendeva effettiva.
“Vieni un po’ qua che noi due dobbiamo parlare.”
Una volta che Ines si avvicinò a lui disse:” Spogliati e vieni qui.” Se la fece sedere sule ginocchia e spiegò tutte le ragioni per le quali la conosceva.
“Ogni volta che si viene a confessare mi racconta che non fa altro che masturbarsi dalla mattina alla sera mi ubriaca col suo profumo. Ho sempre avuto voglia di prenderla, scopamela nel confessionale.”
Mentre diceva questo cercava di far entrare un pugno nella figa di Ines godendo per i gemiti di dolore di lei.
“Spiegami una cosa chiese rivolto a me anche la madre fa la mignotta?”
“No risposi, per il momento no.”
“Quando incomincia fammelo sapere, sono disposto a qualsiasi cifra per farmelo ciucciare.”
Intanto il capo che si era visto fuggire Ines, aveva afferrato Marika la mia segretaria, ma prima di portarla al piano di sopra volle assicurarsi che anch’io avessi la mia razione di carne umana e ad alta voce come al suo solito ordinò a una persona che era in fondo al salone di raggiungerci “Notaia dei miei coglioni, vieni qua che c’ho un amico da far divertire.”
Fu un tutto ‘uno con riconoscere la notaia con cui avevo fatto tanti atti e scorgere il collarino nero. Anche lei, chissà per quale motivo era un agnellino a disposizione dei lupi. Eravamo entrambi in forte imbarazzo, ma lei più di me anche se come puttana di quel branco di tori infuriati dovevano ormai averla “rotta a qualsiasi esperienza.
“Buonasera”, riuscì a dirmi appena mi fu di fronte, incalzata dal capo che a modo suo volle subito rompere il ghiaccio.
“Guarda che roba e questa è bionda naturale disse buttandomela addosso, guai a te se il dottore.
La notaia Caterina era sposata con un notaio ed entrambi erano figli di notai, pensai che probabilmente fosse finita tra gli artigli del capo per un impiccio simile a quello che aveva portato Irene nel mio letto.
Erano una coppia conosciuta e invidiata, era sempre elegante, ma le piaceva farsi guardare le gambe e le bellissime tette che esplodevano sotto camicette sempre strettissime. Adesso ce l’avevo lì, nuda umiliata dalla situazione, con al collo quel macigno di colore nero. Era un modo volgare di tatuare le signore che altrimenti le avresti scambiate per viziose spettatrici.
Invece il collarino nero le denudava ancora di più stampando loro addosso l’ignominia di essere vacche a disposizione di tutti. I ragazzi si prendevano con ognuna le libertà più volgari che venissero loro in mente. Alcuni venivano camminare in ginocchio fino ad arrivare al cazzo di uno di loro, altri chiedevano di fare lo sforzo di scoreggiare prima di prenderselo in culo. Il collarino era reso più pesante dal contesto, ma soprattutto dalle persone grezze, maleducate e sessiste che davano sfogo ai loro peggiori istinti.
La notaia era seduta sulle mie ginocchia e anch’io fui tentato di inferire su di lei volgarizzandola il più possibile. La feci mettere con le gambe spalancate, le ordinai di descrivere cosa sapesse fare a letto, raccomandandomi di essere molto precisa nei dettagli. Incominciai a palparle le tette e francamente godevo nel farle pesare il mio sorrisetto ironico a ogni mia carezza, a ogni mio gesto. Era tremendamente bella, ma non riuscivo a distrarmi di vederla senza più la sua monumentale altezzosità, strozzata dall’infamia di quel collarino.
Mi si sedette a fianco una vecchia di almeno settanta anni, era senza collarino questo significava che non faceva parte della categoria infamante delle puttane, ma non saliva molto nella scala delle aberrazioni umane, perché a quell’età, in quel posto, una vecchia senza collare stava ad indicare che faceva parte del branco di iene che a modo suo si sarebbe servita un piatto di carne umana.
“Andiamo di sopra, devi farmi un servizio con i fiocchi.”dissi
Trovata una stanza libera mi sistemai nudo ed eccitatissimo sopra un letto, la feci mettere in ginocchio al mio fianco continuando a palparla tra le cosce e sul culo, continuando a sferzarla con domante affatto amichevoli.
“Da quanto tempo fai la mignotta?”dissi
“Da sei mesi.” Rispose incassando il mio cinismo
“Quel cornuto di tuo marito, lo sa che sei la puttana di tutti?”
“Si, lo sa.”
“Bene, allora la prossima volta che vengo da voi, lo facciamo stare a guardare, mentre ti inculo.”
“Come vuole.”
“Anzi da oggi in poi non ci vengo più da voi a fare la fila. Da oggi in poi vieni tu da me ti metto le mani tra le cosce davanti a tutti e tu ci devi stare. Tutti devono sapere che la notaia è la mia puttana”
“Di questo devi parlare col capo.”
“lo farò.”
“Mi ha invitato alla festa perché siamo amici e ho intenzione di comprarti.”
“Dai bella ciucciamelo bene, continuai a infierire, hai finito di fare la preziosa, adesso dall’alto in basso devi solo guardare e ciucciare il mio cazzo.”
“Dammi il culo.”
La penetrai in un solo colpo e si drizzò per attutire il dolore, ma si prese uno schiaffone sulla nuca “Stai giù stronza, non me ne frega un cazzo se ti fa male”.
Quando mi divertii abbastanza col suo culo la rovesciai sul letto e le chiesi di prendere il telefonino.
“Adesso telefona a tuo marito: digli che ti sto scopando che lo ringrazio per aver messo sua moglie a disposizione.”
Fece un gesto di stizza, ma incominciò a comporre il numero.
“Aspetta cosa devo dire?” mi chiese nell’estremo tentativo di salvare il salvabile facendo capire che parlava sotto dettatura.
“Digli che sdraiato sopra di te e che ti sta scopando c’è il nostro cliente dalla banca svizzera che sta sdraiato sopra di me e mi sta scopando, ti vuole ringraziare per avermi messo a sua disposizione, il culo gli è piaciuto e mi ha insegnato a fare meglio i pompini, adesso ti lascio perché vuole venirmi in bocca.”
Tornammo al piano di sotto, il capo mi disse senza giri di parole:” Quanto vuoi per la ragazzina?”
Per ragazzina intendeva Marika, la mia segretaria ne fui sollevato perché Ines era un pezzo unico e volevo tenermela.
“Voglio la notaia”
Mi disse di no, perché la notaia li rendeva molto per tutte le pratiche che le facevano fare.
“Ti do anche Consuelo quella dell’officina e dell’agenzia di accompagnatrici e poi i servizi la notaia continuerà a farli anche a te!”
“Ok, ma come le tieni a catena?”
“A Marika piacciono i soldi, la bella vita, comandare, farsi le ragazze che sono costrette ad ubbidire, a Consuelo piace fottere e fare soldi, ma soprattutto la prima cosa”
“Bene saranno servite.”
Recuperai le altre ragazze e tornammo a casa.
In macchina ebbi modo di parlare con Irene, ma non fu una conservazione facile. Era andata con il prete, che era stato particolarmente violento, l’aveva insultata in tutti i modi. Era particolarmente provata, ma mi confessò che la scoperta di questo nuovo mondo.
“Prima di incontrarla non pensavo neanche lontanamente di essere capace di certe cose, oggi invece mi sembra del tutto naturale. Comunque, ho deciso di parlare con i miei e raccontare tutto, ma non si preoccupi, ma non si preoccupi, oggi vedo tutto chiaro.”
Il giorno dopo mi telefonò chiedendomi un appuntamento per i suoi genitori che volevano incontrarmi.
Arrivarono indignati e furenti e si vi inviperirono ancora di più quando videro Irene vestita di due straccetti. Entrò come una lolita all’appuntamento col suo amante venendo a sedersi sulle mie ginocchia e ostentando un lungo bacio.
“Siamo venuti qui perché questo scandalo deve finire” iniziò il padre incalzato dalla madre che andò al sodo” Ci ha raccontato la storia dell’assegno e vogliamo riaverlo.”
“Di riaverlo non se ne parla proprio, io sono collezionista e un collezionista d’arte compra per conservare, non per rivendere e certe cose sono opere d’arte” risposi serafico
“Non si deve permettere” disse la madre
“Non ti devi permettere tu, altrimenti stasera mando tua figlia a battere in strada chiaro?”
Intervenne il padre per riportare la calma. “Proviamo a trovare una via d’uscita”.
“Per 200.000 euro posso promettervi di tenerlo seppellito in cassaforte. Questa è la prima condizione per rimarcare la mia determinazione cominciai a toccare le cosce di Irene.”
Nel silenzio più totale motivai la cifra. “Ci sono i soldi che ho dovuto sborsare di tasca mia tempo fa, Irene poi rende bene, c’è già mezza città che è interessata a lei, tutta gente importante che non bada a spese, sono tutti vostri amici del Rotary e quindi potete capire mi sono quasi innamorato e se la lascio fare è perché a lei piace fare la maialona, è vero che lo sei?”
“Si, da morire e adoro leccare il cazzo del mio padrone.”
La madre furente disse “Tutto questo è rivoltante?”
Intervenne quindi Irene “Rivoltante? Parli proprio tu che quando venne a casa nostra il costruttore un vecchio bavoso, mi chiedesti di mettere la minigonna, di guardarlo fisso negli occhi e che tu l’avresti invitato a dormire per fargli capire che eravamo tutti a disposizione. Parli tu che sei andata a letto col preside della facoltà per diventare assistente universitaria? Parli proprio tu in cui confronto il mio padrone è un santo!”
Il padre era ammutolito, mentre precipitava nella merda, dall’Olimpo in cui credeva di essere. Si riprese solo per dire:” Ho bisogno di qualche giorno per mettere insieme la cifra.”
“Non c’è problema tanto c’è Irene che paga gli interessi.”
“Ma questa è solo la prima condizione, volete sentire la seconda?”
“Che altro c’è?” disse il padre
“Voglio che i soldi me li porti la signora e che rimanga una notte con me, dopo essermi scopato la figlia, voglio scoparmi anche la madre così per togliermi uno sfizio.”
“Ma lei è un mostrò, balbetto la madre.”
“Questa frase vi costerà altri 10.000 euro ti consiglio di tacere altrimenti il costo continua a salire. 10.000 euro per ogni frase te li puoi permettere e poi non so se l’hai capito, io adesso sono anche il vostro padrone e se ti dico che voglio che mi ciucci il cazzo, me lo ciucci”
“Bravo finalmente un uomo che la sa trattare come una troia” disse Irene
La madre guardò il marito cercando una reazione di sostegno, ma lui si girò dall’altra parte schifato ormai dall’idea di guardarla in faccia. Stava per dire un’altra delle sue frasi indignate, ma la interruppi subito.” Attenta ogni parola diversa da si ti costerà 10000 euro.”
“Si.” Disse la madre sottovoce
“Non ho sentito bene.” Dissi
“Si, padrone.” Disse lei aggiungendo poi “Dove devo venire?”
“Qui in ufficio, tu sei una battona da chiavare su una scrivania non vale neanche la pensa sporcare un letto, ovviamente se vuole può venire anche tuo marito a godersi lo spettacolo.”




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