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Prime Esperienze

La contessa dell'Aquarama


di forrestsherman
04.01.2016    |    10.223    |    3 9.5
"Quando il mare fu deserto, nel dolce cullare di leggere onde lunghe, Ramon spense il motore e mise la barca alla cappa..."
Nel paese dove d'estate trascorrevo le vacanze al mare c'era e forse c'e' ancora una grande villa di proprietà di una Contessa molto gentile con gli amici di sua figlia Marisa e quando lei aveva organizzato una festa ci aveva accolti benissimo.

Parlando con la contessa mi venne da citare il suo bellissimo motoscafo Aquarama e lei coglieno l’occasione mi confidò “ lo amo, ma sono sempre sola...una volta vieni con me? ti invito...vieni un giorno che ti porto a fare un giro…” e poi fu presa dagli altri ospiti ma mi lasciò dopo avermi fatto gli occhi molto dolci e quando mi aveva salutato mi aveva trattenuto l amano per qualche secondo, dicendo " vieni a trovarmi quando vuoi...sono sempre sola..." .

Mi confidai con un amico che aveva pensato di andarla a trovare ma eravamo dubbiosi, noi eravamo ragazzini in confronto, ma il pensiero della bella donna sola mi eccitava, dato che non beccavo molto con le coetanee, ero molto timido con loro, facevo sbagli di tatto, ora capisco che non ci sapevo fare...ero brusco, non ero riuscito a mettermi insieme a nessuna ragazzina, ma la natura mi spingeva a svegliarmi col pisello durissimo e spesso dovevo sfogarmi da solo.

Dopo tanti pensieri, alla fine, quando seppi che Giorgio e Marisa erano andati con tutta la compagnia per un giorno sui quei barconi turistici che facevano in giro delle 5 terre fino a Portovevere e sarebbero stati di certo via tutto il giorno, presi la decisione di accettare quel languido invito.
Mi dissi "mah..proviamo..." e il pomeriggio, col cuore in gola, salii alla villa e provai a citofonare....Suonai, mi rispose una voce d’uomo, avrei saputo dopo che era Ramon, il cameriere tuttofare.

Io per dissimulare chiesi di Marisa, dissi, sono un suo amico... lui mi fece attendere, poi la sua voce disse “la signorina Marzia non c’è” e lo sapevo benissimo..poi non sapevo cosa fare.

Mi venne in mente di chiedere “ma non c’è nessuno in casa? vorrei..." non mi venne cosa dire., ma Lui disse “c’è la contessa”, io dissi “me la può chiamare per favore”..lui disse “vado . Aspetti ”, poi mi rispose la voce della donna, io dissi “scusi, se la disturbo, sono - il mio nome--sa quell'amico di Marzia, sa..la festa..si ricorda...abbiamo parlato di barche...l'Aquarama...mi piacerebbe..." e sentii lo scatto del cancello elettrico...
Col cuore in tumulto salii le due rampe di scale che portavano dal cancello di ingresso al corpo della villa, passando per i giardino in cui lussureggiavano agavi ed i muri bianchi erano coperti di bouganvilles.

La contessa mi attendeva in un salotto stupendo, arredato tipo Titanic, che dava sul balcone da cui si dominava la baia.

Era vestita con un sari bianco corto alle anche, che faceva da prendisole sopra un due pezzi bianco non ridotto, con un pizzo intorno agli slip uguale a quello che ornava il reggiseno.

Era abbronzata e molto sexy, bellissima, con una folta chioma castana dorata , la pelle chiara abbronzata, un fisico dal mannequin. Era seduta su uno sgabello del bancone tipo bar che ornava il salotto.
Aveva in mano un bicchiere con un liquido scuro, dopo seppi che era bourbon.
Io guardavo anche il basso intravedendo una linea scura che si faceva spazio nel biancore degli slip, sotto il pizzo.

Mi disse: “vuoi un sorso?”, io feci un cenno ebete, mi versò due dita dello stesso liquido.
Meccanicamente lo presi e lo portai alle labbra, mi diede un brivido...non lo conoscevo, ne bevetti un sorso, un calore imprevisto mi salì al volto arrossato. Lei sorrise.. sussurrò ..”eh...i giovani…sempre mischiano le limonate”.
La bellezza della donna, il suo sguardo, il bourbon, mi facevano girare la testa, non pensavo più ai suoi figli, Marzia, che mi piaceva anche abbastanza, ma la mamma era da turbamento ! .
L’avevo vista dalla barca e di sfuggita in paese, con Marzia, ma quella donna profumatissima, in quell’ambiente da sogno mi stregò.

Lei mi guardò con interesse sgranando i fari azzurri e molto seria mi disse grazie di essere venuto...oggi sono così sola... Marzia comunque è andata con gli amici a Portovenere...e anche Giorgio, non torneranno fino a sera, pensiamo a noi! Ho voglia di fare un bel giro sul mare, sono le 5 l’ora giusta, alle 6 il mare si calma, possiamo andare forte! Ti va? “

Io estrassi l’entusiasmo dallo shock che avevo e dissi “si adoro andare sul mare la sera!”
La contessa chiamò Ramon, quello che aveva risposto al citofono, il cameriere tuttofare, un bel mulatto muscoloso che arrivò subito, e gli disse “usciamo in barca col signore”.

Lui scomparve e dopo mezzora la contessa mi fece scendere da una scaletta nell’hangar sotto la casa dove, con uno scivolo, Ramon aveva varato, nella baietta antistante la villa, un motoscafo Riva Aquarama, non il piu grande, il Super, ma il piccolo da 185 cavalli, barca stupenda, con il posto guida con grande sofà di pelle bianca e dietro sopra il poderoso motore a benzina un prendisole sempre di pelle bianca impreziosito da asciugamani di pregio in morbida spugna,

Salimmo dal moletto cui era attraccato e ci sedemmo davanti
accanto a Ramon, che guidava in piedi, con una maglietta bianca bordata di azzurro, un cappello da comandante di nave e degli slip stretti che mettevano in evidenza la sua notevole dotazione.

Con un rombo il potente motore si accese e Ramon guidò con maestria il lucido scafo di mogano attraverso alcune barche e gozzi ancorati davanti alla spiaggetta, poi quando fu a distanza di sicurezza dalla costa diede gas e il mezzo accelerò fino a venti nodi, fendendo le deboli onde con la dolcezza tipica di quella barca, dotata di una carena a v stretto che la rendeva dolcissima sulle onde anche fitte.
Ramon sapeva dove andare: puntò vero il largo, in mezzo all’orizzonte.

In dieci minuti a quella velocità la terra sui fece lontana, incrociammo un paio di pescherecci ed due o tre yacht grossi che navigavano paralleli alla costa, di cui tagliammo la scia senza rallentare con spruzzi grandiosi e solo un leggero tonfo della carena.

Quando il mare fu deserto, nel dolce cullare di leggere onde lunghe, Ramon spense il motore e mise la barca alla cappa. Calò una ventina di metri di ancora che ovviamente non mordeva il fondo , penso per stabilizzare la barca rispetto al vento leggero, poi tirò fuori dal frigorifero una bottiglia di champagne Cristal, come Briatore, e ci porse due bicchieri di cristallo che riempì, io rimasi col mio stupore e la coppa in mano, la Contessa mi guardò con gli occhi azzurri sorridendo, mi fece fare “cin cin” e bevemmo insieme.

Intanto Ramon aveva issato un tendalino azzurro che copriva parzialmente il prendisole posteriore. Poi mente lei mi invitò a stendermi in quel mezzo sole, lui andò a prua e si sedette sulla punta, con le gambe verso il mare e girandoci la schiena.

La barca era lunga 8,05 metri e quindi nel prendisole si godeva di una deliziosa intimità, con il dolce sciabordio del mare sul lucido scafo.
Io ero in uno stato euforico, di ebbrezza, per l’avventura, il bourbon, lo champagne, il profumo della contessa che emergeva dal prendisole che faceva trasparire il costume di liscio nylon bianco coi suoi pizzi.

Non pensavo a nulla , sentivo la sua voce che mi raccontava dei suoi figli, della sua solitudine, di sua figlia in particolare, e mi chiedeva ma a Milano, hai una ragazza e al mio dire si, in effetti, Cristina, una compagna di scuola, una bruna, con belle tette, “ma quando ti sei messo con lei ? “ “vi siete baciati” e io cercavo di stare sulle generali, dicendo “si mi piace, la trovo bellissima”, non sapevo se sbilanciarmi, “ … in effetti era bello confidarsi con lei, era eccitante, morboso, la situazione, l’acqua, il sesso era una nuvola presente, raccontai..” che ridere…in effetti prima dell’estate dopo lungo corteggiamento, fin da Natale, quando era venuta per combinazione coi suoi in montagna dove ero io…siamo stati in un bar davanti al castello sforzesco, ...ci eravamo un po limonati, era sera, nessun cliente nel separè sopra, lei mi aveva aperto la camicia mi baciava sul petto, io le toccavo i seni poi ero arrivato a metterle una mano tra le gambe aveva gli hot jeans, un pò spessi, avevo dovuto sbottonarli, lei mi aveva infilato una mano nei pantaloni, mi aveva impugnato il pisello e io accarezzandole la figa tutta bagnata e sentendo la sua mano che pulsava, e baciandola, alla fine ero venuto nei pantaloni, lei aveva riso, aveva ritratto la mano, l’aveva un pò leccata, poi si era abbassata i jeans e aveva guidato per farmi entrare le dita e io avevo continuato a masturbarla con la bocca vicina alla sua che sospirava sempre più affannosa finchè avevo sentito che chiudeva le gambe e si bagnava a fiotti poi mi mugolava in un orecchio..vengooo e poi io avevo ancora bagnato un pò i pantaloni, poi ci siamo limonati ancora, e poi usciti dal separè, io la tenevo davanti per non farmi vedere i pantaloni bagnati..”

La contessa seguiva questi racconti con gli occhi chiusi….vedevo che le piaceva ..proseguii raccontando..” poi, al cinema, le toccai il seno, lei sospirava, apriva le gambe, io la masturbai sotto la minigonna, lei mi fece una sega..Insomma si siamo stati un po’ insieme..ma perchè le racconto queste cose? Mi fa vergognare… “
Ma col racconto mi ero eccitato, e anche lei….la guardai, intravedevo la parte tra le gambe del bikini bianco che si faceva un po’ trasparente, come se fosse bagnata.

Lei aveva un cappello largo con un cordino sotto il mento, era appoggiata sul gomito, mi sorrise.. sospirò..” che bei ricordi “ si ari il prendisole in modo che il seno uscì un filo dal reggiseno, fece per trattenerlo, io guardavo, e avevo il pisello duro, al ricordo di quelle cose, lei sorrideva e disse , “calma calma, abbiamo tempo…!”
Mi chiesi, ma speravo in quello che leggendo vi aspettate, “per cosa?” e mi accarezzava il pisello sul costume, poi si girò del tutto e mi baciò sulla bocca.

Il seno era tutti sul mio petto io risposi, toccandolo, abbassai il balconcino, lei ebbe un fremito di piacere, mi abbracciò anche con le gambe, i capezzoli erano rosei perché il seno non era abbronzato,……. ma quello era troppo, mi divincolai, stavo per sborrarmi addosso, non volevo, sennò mi debilitavo, con la sua mano sul mio pisello,,,,, dissi “scusi, scusi”, mi alzai e mi gettai in acqua, lei rideva , si sporse dal bordo..
Disse “cosa fai ?Hai caldo ? aspetta che vengo anch’io!”

E si tolse il reggiseno e il prendisole e disse “ RAMON metti la scaletta “ e si tuffò di testa, mi raggiunse in acqua, mi abbracciò e mi baciò avvinghiandomi col le gambe in modo da sentire con la sua pancia il mio pisello duro, che per fortuna non era venuto.

La zona bassa della la sua pancia, che si stringeva a me, col pizzo mi solleticava la pancia, mi leccò dentro l’orecchio e disse tra le onde,” aspetta che ti insegno io, trattieniti, ti voglio scopare, stai calmo, poi farai bella figura con Cristina, Benedetta o chi vuoi tu..”
Io ero instupidito, mi lasciò e facemmo qualche bracciata intorno allo scafo, la cosa mi permise di ristabilire uno stato mentale semi normale.

Pensavo, nella mia ingenuità “Oddio, la contessa è ninfomane, il marito è via, non può darsi al primo che trova, circuisce i ragazzi della figlia, che roba torbida…comunque io non sono mica di nessuno, un’avventura in più che cosa vuoi che sia? un tuffo dove l’acqua è più blu, niente di più…non sapevo che mi stavo infilando in una situazione molto difficile..”

Abbastanza normalizzato, ma col pisello duro, risalii dietro di lei sulla scaletta di poppa, comodissima, in legno con antiscivolo grigio, lei si stese al sole e si asciugava con i piccoli asciugamani, e mi fece stendere vicino, .Ramon era sempre a cavallo della prua , immobile, il viso rivolto al vento, al mare.
Lei mi si avvicinò…disse “ti tolgo il sale” iniziò ad asciugarmi il petto, ma nel contempo mi leccava i capezzoli, poi giù sulla pancia bagnata e più giù, scostando gli slip, iniziando a succhiare il mio cazzo,

Era esperta e usava quel tanto di violenza tale da non farlo perdere il controllo, il leggero dolore della compressione alla base del coso mi impediva di venire, ero giovane, sarei venuto subito, poi la cosa si complicò perché lei si mise a cavallo della mia faccia e mi soffocava strusciando la figa ricoperta da costume bagnato, pizzo e tutto sulla mia bocca, tanto che dovetti intervenire con le mani, scostando il nylon bagnato dal mare e da lei stessa e leccare la cosa che pulsava. Era una cosa che non mi era capitata di frequente, le ragazze di allora prima di farsela leccare dovevi conoscerle bene.

Le mutandine erano sottili e tenendole scostate feci tutto a dovere, ero impegnato a farla godere con la bocca, percorrendo in circolo tutto il perimetro delle grandi labbra e poi le piccole e poi cercando con la lingua di entrare il più possibile dentro avanti indietro, e alla fine la contessa stava per venire, in un lago di umori..
Lei mi stingeva e succhiava e ad un dato momento urlò “vengooo vengooo bravoo daii “e mi strattonò il pisello e io eiaculai godendo e infilandole la lingua a metà figa.

Restammo così per un po’…poi lei si girò e disse “ che bravo, che entusiasmo, eh , ci vogliono i giovani !”
Poi chiamò Ramon, che era stato sempre ad osservare impassibile la linea dell’orizzonte, e dopo essersi avvolta in un morbido asciugamano e gli chiese di versarci ancora una coppa di champagne, cosa che lui fece.

Ne bevemmo un po’, il sole era ancora caldo, erano forse le sei, il mare immobile, una leggera brezza.
Lei prese il suo bicchiere, me lo mise tra le gambe, mentre ero seduto, estrasse il pisello di fianco al costume e me lo immerse nella coppa, poi dopo il lavacro, bevette il Kristal dalla coppa, e iniziò a succhiarmelo fino a farlo diventare di nuovo duro.

Non ci volle molto

Non mi lasciò molto tempo per pensare, rapidamente si voltò e si mise a cavallo delle mie gambe, avvicinò il volto al mio e chiuse gli occhi. Ci baciammo mentre le mani iniziavano ad esplorare il suo corpo ancora sconosciuto. La sentivo piacevolmente ispirata, baciava con passione mentre strofinava il pube contro il mio sesso eccitato sia dalla situazione sia da lei… .

Disse “Facciamolo ora “ io le dissi “lei è più perversa di me!” E lei “Sono una donna! E’ tanto che aspetto un giovane come te!”

Pensavo d’essermi eccitato con la visione della Contessa ma lei era più eccitata di me, si sollevò e si spostò e io ebbi la visione degli slip che scendevano lungo le sue belle gambe.
La guardavo sfilarsi gli slip, colpito dal pube parzialmente depilato che forma una canyon boscoso solo al centro.

La Contessa, una volta nuda s’inginocchiò dinanzi a me e mi sfilò il costume. Lei fissava il mio membro, sorrise e poi scese a bocca aperta per prenderlo. Io ero troppo eccitato, gustavo questa sensazione, e la lasciai fare……ma non mi aspettavo di sentirla chiamare “ Ramon! ora!”

Lo sentii venire alle mie spalle camminare sul materassino bianco, vidi che si toglieva il costume, estraendo un coso veramente doppio del mio!

Ramon si chinò su di lei sempre carponi, tenendosi il membro con una mano e poi non lo vidi più, vidi che spingeva lentamente. Non dovevo sforzarmi per immaginare dove lo stesse puntando.
Vidi che diceva qualcosa nell’orecchio della Contessa, che strinse i denti e serrò gli occhi. Improvvisamente vidi Ramon dare un colpo di reni e capii che era entrato in lei.

La Contessa si lasciò sfuggire un gemito di dolore ma subito notai il suo viso distendersi e modificare l’espressione in una di piacere e diceva “ ohh siii, cosiiiì..ohh che bello...mi riempi tutta…oleèè olleèè..arribaaaa.arriba..” pensavo che lo spagnolo la eccitasse…mi avrebbe raccontato in seguito la sua prima esperienza a 27 anni, con tre uomini, di cui uno un torero, il fratello di Ramon, che si chiamava Estebàn, nella sala dei ricevimenti del consolato italiano di Madrid, mentre suo marito scopava due ragazze andaluse vestite in modo tradizionale coi pizzi...e lei era stata merce di scambio perché suo marito potesse averle..”

Chiuse gli occhi e si mosse a scatti, inarcando la schiena e sollevando la testa al cielo e quindi sollevando la bocca dal mio pisello, ma sempre tenendolo in mano...capii che aveva avuto un orgasmo.
Sentivo che Ramon ancora spingeva ritmicamente…La contessa poi disse “Ramon Fermati! Vieni qua!” e mi guardò con un sorriso malizioso, si alzò in piedi e si pose dinanzi a me a gambe aperte. La fissavo mentre prendevo in mano il mio membro già troppo sollecitato e lo trattenevo verticale. La baciai nel canyon boscoso…colava di liquido suo e pensai di Ramon…ero sconvolto, le dissi “ Venga!” la invitavo indicando con lo sguardo il pene e lei appoggiandosi alle mie spalle scese, io le fui immediatamente dentro: era eccitatissima, aperta e capiente.

Non emetteva un gemito, scendeva sino in fondo e continuava con la bocca a cercare ancora i miei baci.
Con le labbra unite e le lingue che si contendono lo spazio ognuna nella bocca dell’altra iniziammo a muoverci. Tramite le lingue ci scambiavamo parte del piacere che reciprocamente ci davamo con mie spinte e suoi ancheggiamenti.

Volevo stimolarla di più ma non riuscivo a raggiungere il suo pube con la mano, perché lei era premuta contro di me, allora le stringevo i glutei.
Sentivo premere il seno e fare rotazione con forza sul mio petto, le nostre pelli s’incollavano, non riuscivamo a separarci. Lei ancheggiava con movimenti sempre più ampi, la sentivo chiudersi ritmicamente contro il mio membro mentre ogni suo muscolo si tendeva.

Improvvisamente la sua lingua si fermò, rimase immobile mentre respirava il mio fiato e fremeva. Percepii delle regolari e ritmiche contrazioni nel suo ventre: stava godendo di nuovo.
Mi afferrò il capo e lo trattenne per spingere con forza le sue labbra contro le mie, come se non volesse urlare e tentasse di spegnere dentro di me i gemiti che non riusciva a trattenere e questa tensione la aiutava a godere dentro.

Sussurrò “ Scusa… scusa… non c’è l’ho fatta!” – “Scusa perché ? “ domandai “Non ti ho aspettato!”….”aspetta”
La tenevo stretta contro di me mentre le baciavo le labbra dolcemente. La sentivo aprirsi lentamente mano a mano che si rilassava. “Solo un minuto e sono nuovamente pronta” mentre si alzava per farmi uscire. Disse “Ramon sei pronto?” non sentii la risposta

Lei si girò e venne a sedersi sulle mie ginocchia e questa volta il nostro contatto, era ancora più intimo. Lei spingeva il sedere sin contro il mio membro per sentirlo sulla pelle.
Si apriva dolcemente e sussurrò “Ramon, ahora” e poi rivolta a me “ adesso si continua…e viene il bello… o non c’è la fai più?”

Scostando la testa e i suoi meravigliosi capelli, vidi Ramon che puntava nuovamente il suo membro e spingeva, e con quella spinta il corpo di lei veniva schiacciato contro di me e così il mio pistolino duro penetrò nell’ano della Contessa, lubrificato da quanto prima era venuto fuori dalla vagina.

Guardavo di fianco il volto stravolto di lei che dissimulava il piacere assumendo uno sguardo perso nell’orizzonte, a poco a poco si mise ad ansimare non poteva più trattenersi e neppure io, era tutta aperta, si muoveva al ritmo dei colpi di Ramon mentre io cercavo di accontentarla, ma ero imbarazzato, sentivo dentro il coso dell’altro che andava e veniva, ero tutto sudato…che situazione ! In che situazione mi ero cacciato !

Mi stupivo che anche Ramon non fosse in qualche modo imbarazzato, ma, in una famiglia ti toreri, fare la parte di una banderilla insieme ad altre doveva essere una cosa abbastanza normale….lei l’aveva scelto e ora l’aveva abituato e lo voleva così e mentre lui le violava la sua natura fino al collo dell’utero, la vidi godere in modo diverso da prima. Lui spingeva con forza e lei urlava ormai come una ossessa, se uno avesse sentito poteva apparire uno sfogo di dolore ma il viso diceva altro, la vidi chiudere gli occhi e concentrarsi: dalla schiena, appoggiano l’orecchio, sentivo il cuore ad un ritmo pazzesco, pensai che stesse per svenire.
Rivoltò gli occhi aperti, le pupille rivoltate, vedevo occhi solo bianchi, era in preda all’orgasmo.

Ramon si muoveva incurante, io ero è dietro di lei e non mi poteva vedere.

Dopo l’urlo sul mare, la Contessa non gemeva, non diceva nulla, godeva ed era bellissima. Capivo che cercava comunque l’orgasmo totale, le strinsi il seno e eiaculai anch’io come un vulcano, e lei ebbe un nuovo orgasmo e poi sentii le pulsazioni di Ramon e poi le sue, aveva cercato di concedere a Ramon la soddisfazione di vederla godere. Solo per lui. Capii.. era Ramon che amava..

Nel tramonto , sul mare calmo e deserto, noi tre ci distaccammo lentamente esausti, tutti i sessi erano molto grondanti di silicone e altri umori , colavano sul materassino di pelle bianca dell’Aquarama.
Ecco a cosa servivano i morbidi asciugamani.

Ramon pulì se stesso e delicatamente la Contessa.
Mi porse un towel, ed io feci lo stesso, poi lui andò a prua a rivedere l’orizzonte.
Lei si era ricomposta, mi sorrise e disse: “ è stata la tua punizione, vedi, stai con una che ti usa, non ti ama, sei uno strumento, un dildo in carne e ossa, capisci cosa intendo ? “

“Comunque hai goduto, sei arrivato ai vertici del piacere, questo è il tuo impegno, con le donne, almeno una raggiunge il cielo, poi, fa niente se l’uomo è uno stronzo, ti offende….questo l’ho detto a Marzia, ma lei mi ha detto che l’hai fatta godere, almeno una volta…almeno questo l’hai fatto di buono...poi aiutala a mettersi con qualche amico che l’apprezzi, che la faccia godere, non c’è altro al mondo..”

“Ramon, vedi, lui mi ama, ma non possiamo stare insieme ufficialmente, sai..la famiglia..mio marito non vuole il divorzio, per motivi sociali..ma lui è un pervertito..non riesce a fare l’amore se non con due o tre donne..ha corrotto anche me, anch’io ho bisogno di due o più amanti insieme, da quella volta coi toreri..!”
“ti ho punito, ma adesso sei un torero , mi hai infilzato, ti voglio bene..dai..facciamo un tuffo !
Scavalcammo il bordo dell’Aquarama e ci tuffammo nel mare tiepido col sole delle 8 d’agosto che stava per tuffarsi in mare.

L’Aquarama galleggiava quasi immobile alla cappa, con Ramon, l’infelice per amore Ramon, seduto a cavallo della prua che scrutava l’orizzonte e il legno lucido che rifletteva il sole rosso con le sue sfumature del mogano.

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