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Prime Esperienze

8. Erica & Fabrizio (1° Parte)


di trombamico74
13.09.2020    |    14.548    |    5 9.6
"Si era esercitata succhiando il manico della spazzola, sentendosi padrona della situazione, ma adesso difficilmente riuscirà a far entrare in bocca quel..."
Per tre volte come il gallo, la mamma di Fabrizio aveva bussato alla sua porta ed esortato a svegliarsi, ma questa mattina, forse perché del resto non aveva dormito molto, il suo corpo non voleva decidersi a svegliarsi e mettersi in piedi.

Tornati ieri sera dal mare, ripensando a tutto ciò che aveva visto, con l’uccello duro tra le mani, non riusciva a prender sonno e quando finalmente sembrava che la stanchezza prendesse il sopravvento, i rumori provenienti dalla camera dei genitori avevano finito per destarlo del tutto.

Alzatosi e andato a spiare, ancora una volta aveva trovato sua madre a carponi sul letto a gambe divaricate, con il padre che all’inpiedi sopra di lei con il cazzo tutto dentro le apriva il culo.
La figa della mamma completamente in mostra, con il suo antro aperto sembrava che lo invitasse a raggiungerla per riempirla.
La mano della zia, la mattina non l’aveva sodisfatta abbastanza e reclamava ancora un pezzo di carne tutto per sé, mentre il palo del marito indietreggiava fino alla cappella per poi di colpo scomparire dentro il secondo canale, anch’esso aperto ad ogni assalto.

Fabrizio, prese a masturbarsi, seguendo l’andirivieni del padre, esplodendo insieme a lui.
Mentre il padre, contraendosi riempiva il sedere della madre, avrebbe voluto far lo stesso con la figa della madre, ma ancora una volta dovette accontentarsi di riempire la sua mano a coppetta, per poi bere ogni singola goccia del suo piacere.

Rimase lì, ad osservare la mamma che sdraiata con le gambe divaricate masturbandosi finiva di darsi piacere, mentre il marito disinteressato ormai dormiva. Continuò a leccarsi le dita aspettando che la mamma finisse, per poi finalmente andare a letto.

Ad un tratto in dormiveglia realizzò che era lunedì e di colpo pensò a Erica.

In cinque minuti era sveglio, pronto ad andare a fare colazione. Il risveglio fu fulmineo, ma il suo uccello diventato duro dentro le mutande si era svegliato prima di lui.
Dopo aver fatto colazione, Fabrizio chiamò Erica e dopo aver parlato un po' entrambi si accordarono perché lui passasse da lei a prenderla e poi insieme avrebbero deciso dove andare.

Fabrizio rimase eccitato tutta la giornata, e malgrado prima di uscire di casa si fosse segato sotto la doccia, quando arrivò sotto casa di Erica era con il cazzo nuovamente duro che premeva contro i pantaloni.
Suonò il campanello perché scendesse, ma Erica rispose che era in ritardo e che invece di aspettare fuori poteva anche salire.

Arrivato al piano, trovò la porta accostata, bussò e la spinse per entrare.
Impalato al centro del soggiorno, quando vide arrivare Erica strabuzzò gli occhi, da quanto lei era eccitante in quel vestitino corto con gli stivali fino al ginocchio.

“Ciao, non ti arrabbiare, ma ho fatto un po’ tardi, finisco di truccarmi e arrivo, intanto mettiti comodo, stai tranquillo siamo soli, non c’è nessuno”

Fabrizio mentre cercava di chiudere la bocca rimasta aperta e di domare la pressione dentro i pantaloni, comprese solo l’ultimo pezzo della frase: “siamo soli non c’è nessuno”, rigido come uno stoccafisso, il nervosismo iniziò a crescere, mentre la sua mente fantasticava sull’essere lì soli e su cosa Erica con quella frase gli aveva voluto suggerire.
Nella sua mente si rincorrevano immagini dove lui andava da lei e la possedeva in ogni parte della casa, ma quando lei tornò lui era ancora lì in piedi dove lo aveva lasciato.

“Eccomi, adesso sono pronta”

E facendo una giravolta su sé stessa con il gonnellino svolazzante gli fece l’occhiolino.

“Ti piaccio? Ti piace il vestito che ho indossato per uscire con te?”

E senza dargli il tempo ti rispondere si avvicinò e gli diede un bacio sulle labbra, come se fosse la cosa più naturale, come se si fossero sempre salutati così.
Fabrizio, a quel punto voleva prenderla e baciarla come avevano fatto la sera alla festa, ma lei allontanandosi con un guizzo prese la borsetta e annunciò che era pronta per andare.

In ascensore, gli chiese se aveva voglia di andare con lei al cinema, così avrebbero fatto qualcosa insieme e smorzato un po' la tensione per la loro prima uscita.
Fabrizio annuì e lei tutta contenta gli prese la mano e gli diede un bacio sulla guancia.

Durante il tragitto in motorino, le tette di Erica che da dietro premevano sulle spalle, sommate al fiato vicino l’orecchio e sul collo mentre parlavano e alle mani che tenendosi a lui durante gli scossoni della strada scivolavano verso il rigonfiamento dei pantaloni, misero a dura prova la guida di Fabrizio.
Lui avrebbe voluto fermarsi, stringerla a sé e baciarla e continuare così per tutto il pomeriggio, ma non voleva passare per il solito tredicenne infuoiato, per cui anche se a fatica provò a mantenere un certo contegno.

Arrivati al cinema scelsero il film e attrezzati di popcorn e cola light, si accomodarono in sala aspettando che si spegnessero le luci.

(Fabrizio) “Se l’altra sera non fossi fuggita via, sarei voluto stare ancora un po' con te e approfondire ciò che stavamo dicendo”

(Erica) “Anche io volevo restare ancora, ma non potevo” “E poi avevo bevuto un po' e rischiavo di dire qualcosa che mi avrebbe fatta passare per una ragazza facile” “Anzi, Forse ho già detto troppo”

(Fabrizio) “Non penso che sei una “facile”, però un po' mi hai spiazzato”

In realtà Fabrizio non ci stava capendo molto e nella sua testa continuava a pensare “ma quindi, il pompino me lo fa o non me lo fa?” e mentre le quotazioni del sì e del no nella sua mente oscillavano, teneva sulle gambe la ciotola dei popcorn a nascondere la sua erezione.

Erica che si era ripromessa con Valentina di tenerlo sulla corda fino all’ultimo, diavoletto tentatrice fino in fondo dopo l’ultima frase di Fabrizio, in risposta lo baciò.

(Erica) “baci proprio bene per essere un tredicenne”

(Fabrizio) “è un aspetto che dobbiamo approfondire”

E mentre la ciotola dei popcorn rotolava in terra, le loro lingue finalmente si intrecciarono in un lungo bacio.

Il film iniziò e loro quando finalmente riemersero, provarono a guardare interessati, qualcosa che ormai non riuscivano a capire perché si erano persi l’inizio.
Insistettero così per cinque minuti, ma mentre si sforzavano di capire le loro mani, cercandosi finirono per strusciare le gambe dell’altro.
E mentre Fabrizio cercava di conquistare risalendo lo spazio sotto il gonnellino, Erica da sopra il tessuto, prendeva possesso di qualcosa di duro, che da dentro i pantaloni sgomitava per uscire.

Le mani di Fabrizio non avevano fretta e non sembravano nervose, questo se ce ne fosse stato bisogno, fece eccitare e bagnare Erica e in risposta a ciò che Fabrizio le stava facendo allargò le gambe via via sempre di più per agevolare la sua esplorazione.
Se fossero stati altrove, avrebbe voluto prenderglielo in bocca, succhiarglielo ed esibirsi in un fantastico sessantanove, finalmente avrebbe avuto tutta per se, della carne calda e pulsante dura ma flessibile al tempo stesso, qualcosa di molto diverso dalla plastica fredda e rigida del manico della spazzola, ma lì tutto questo le era precluso, per cui per non distrarlo, pur mantenendo la mano sul bozzo dei pantaloni, lasciò che fosse lui ad agire, mentre lei, bagnata pregustava il seguito.

La mano di Fabrizio sembrava che le leggesse la mente assecondando ogni suo pensiero. Dopo una lunga risalita finalmente arrivò al tanga che lei maliziosamente aveva indossato, ma invece di spostarlo, indugiò su di esso.
Seguendo le pieghe della stoffa, sfiorò più volte con un movimento lento la fessura delle grandi labbra che chiedeva solo di essere profanata, costringendo Erica ad affondare la lingua nella bocca di lui, per smorzare ogni gemito e non essere sentita dagli altri presenti in sala.

La stoffa ormai era zuppa dei suoi umori, che copiosi colavano dalla sua intimità ad ogni fremito, ma Fabrizio sembrava non curarsene, continuando quello che stava facendo.
Avrebbe voluto sentire il contatto diretto con le sue dita dentro di sé e già mentalmente si stava maledicendo per aver indossato quel tanga, invece di uscire di casa senza nulla, rendendosi più accessibile, quando Fabrizio insinuandosi da un lato del tessuto riuscì ad andare sotto dirigendosi verso la sua virginale grondante fessura.

“Fai attenzione con le dita, sono vergine, la mia patatina non ha mai conosciuto nessuno, non farmi male”

Nel dire quella frase quasi sussurrata, con una voce da bambina spaventata, Erica pensò a tutte le volte che Valentina l’aveva leccata e toccata lì fino al massimo del godimento e quasi sentendo dentro di sé la voce della sua amica che la esortava a confessare di essere una troietta, percepì il suo utero che iniziava a contrarsi prossimo al piacere.

Fabrizio con le sue mani semplicemente sfiorandola la stava facendo godere, o forse era la situazione creatasi in quel posto con altra gente e il rischio di essere visti che amplificava il tutto, ma ad un tratto il piacere la sovrastò.

Istintivamente cercò di afferrare la mano di Fabrizio per bloccarla, ma nel momento che prese il polso, il pollice di Fabrizio finì per premere sul clitoride facendo partire un orgasmo che la spiazzò.

Avrebbe voluto urlare tutto il suo godimento, che le scuoteva le carni, ma riuscì solo a soffocare nella bocca di Fabrizio un lungo gemito, che ebbe l’effetto di rendere il palo di carne segregato dai pantaloni che Erica tastava con la mano, ancora più duro.
Fabrizio dal canto suo, si ritrovò con la mano completamente zuppa degli umori di Erica e mentre continuava a baciarla tolta la mano dal sesso di lei, la portò in prossimità delle loro bocche, lasciando a entrambe le lingue il compito di pulirla da ogni goccia di piacere.

(Erica) “Sei proprio un maialino, ma mi piaci!!!”

(Fabrizio) “Anche tu mi piaci e continuare a vederci sarà divertente”

(Erica) “Vuol dire che accetti la mia proposta?”

(Fabrizio) “Si accetto, ma mi sembra che avevi promesso anche qualcosa…”

Di colpo Erica si ricordò cosa avesse promesso la sera della festa e mentre avvampò in viso gli brillarono gli occhi.
Avrebbe potuto dire di aver bevuto troppo e dare la colpa all’alcool, ma in quel momento tenere fede alla promessa non sembrò per nulla negativo, per cui dopo essersi guardata in torno decise di agire.

Era un pomeriggio di fine giugno e la decina di persone che come loro erano lì in sala erano abbastanza distanti e prese dal film guardavano verso le schermo.
Il loro pomeriggio era già andato oltre ciò che Erica a Valentina avevano pianificato per il loro primo incontro, ma in quel momento erano le voglie di Erica e la sua eccitazione a decidere come procedere e lei poteva solo ubbidire.

Scivolò in avanti con le gambe e in breve si ritrovò inginocchiata sulla moquette come se volesse recuperare i popcorn caduti prima.
Nel buio della sala, si sistemò in mezzo le gambe di Fabrizio e riportando le mani sulla cerniera dei pantaloni, decise che era il momento di liberare il suo uccello dalla costrizione a cui era sottoposto.

Ma non era semplice come aveva previsto e solo grazie all’intervento di Fabrizio che inarcando la schiena e sollevando il bacino dalla poltrona le permise di far scivolare giù le mutande e i pantaloni, riuscì a liberare finalmente quel cilindro di carne pulsante che spavaldo guizzò davanti ai suoi occhi a pochi centimetri della sua faccia.

Era la prima volta che ne vedeva uno così da vicino, cilindrico, lungo circa diciotto-venti centimetri, con un diametro forse di quattro, terminava in un glande che come un capitello di una colonna ne aumentava la grandezza.
Da quella distanza poi le sembrava ancora più grande, al punto di metterle un po' di soggezione.

Si era esercitata succhiando il manico della spazzola, sentendosi padrona della situazione, ma adesso difficilmente riuscirà a far entrare in bocca quel manico molto più grande e mentre l’osservava sfiorandolo con le mani pensò che forse in maniera avventata avesse fatto una promessa che adesso dubitava potesse riuscire a mantenere.

Fabrizio in tutto questo con gli occhi socchiusi la lasciava fare, per cui preso un po' di coraggio mentre le mani procedevano con una lenta sega, Erica portò la lingua sul glande e iniziò a leccarlo.
Era caldo e poggiando la punta della lingua lo sentiva fremere, in risposta anche la sua patatina si mise a pulsare. Come se stessero usando la sua lingua e lei come tramite, entrambi i sessi stavano comunicando e più lei bagnandolo di saliva scivolava velocemente e più la patatina si bagnava ed aumentava le contrazioni.

Sempre più eccitata, preso coraggio, riuscì a farlo entrare in bocca, fino a sentire il glande sbattere alle tonsille, indietreggiando lo succhiò e in risposta lui crebbe e si indurì, stava rispondendo, la stava incoraggiando, la stava incitando, anche la sua vagina e il suo sedere sembrava che cercassero di succhiare, come a volerne anche loro uno tutto per sé.
Non riusciva a pensare più a nulla, voleva solo continuare e non smettere, quando le mani di Fabrizio tra i suoi capelli interferendo con il movimento, la riportarono con i piedi sulla terra.

“Sto per veniree” “Ahhhhhhhhh” “Vengooooo”

Il preavviso fu talmente breve che anche se Erica si fosse voluta spostare non ci sarebbe riuscita, ma lei non voleva spostarsi, desiderosa di ricevere fino all’ultima goccia che lui le avrebbe saputo regalare.
I primi fiotti caldi spruzzati direttamente infondo li ingoiò, poi il resto lasciò che le riempisse la bocca, man mano che il membro indietreggiando lasciava il posto.
Quando finalmente l’uccello di Fabrizio svuotato di tutto fu fuori, poggiando le mani sulle ginocchia di lui si alzò e come mamma rondine porta con la bocca il cibo ai suoi piccoli, lei si avvicinò alla bocca di Fabrizio perché bevesse con lei e si nutrisse del frutto del loro piacere.

Finito, ritornò giù per ripulire il membro, di ogni traccia rimasta, e rivestirlo, ma dovette fare in fretta e in maniera grossolana, dato che sentendo la sua lingua, se avesse continuato si sarebbe sicuramente risvegliato reclamando di ripartire d’accapo.

Tornata su al suo posto, avrebbe voluto chiedere a Fabrizio di andare giù a prosciugare il lago che si ritrovava tra le gambe, che il tessuto del tanga ormai da un pezzo non riusciva più a contenere, ma l’improvvisa riaccensione delle luci, cancellò ogni suo proposito.

Era finito il primo tempo!!!
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