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18. Al mare: Il figlio del Sindaco (3° Parte)


di trombamico74
28.11.2020    |    17.407    |    3 9.0
"Samuele sopra il suo amante con ancora il sedere completamente aperto e dilatato, che avrebbe potuto ricevere tranquillamente una mano, si gustava il pompino..."
Quella giornata iniziata in quel modo assunse per Fabrizio, un retrogusto amaro che per certi versi si trascinò per tutto il prosieguo della settimana, ma andiamo con ordine, in maniera che possiate capire meglio, quali furono le sensazioni e gli accadimenti.

La mattina fatta colazione e andato in spiaggia con la mamma, Fabrizio rimasto un po' interdetto per ciò che aveva visto non volendo trascorrere del tempo da solo con lei era stato quasi tutto il tempo in acqua in compagnia degli altri ragazzi, mentre la mamma solitaria sulla sdraio sembrò cercasse nel silenzio e nei raggi del sole sulla sua pelle conforto ai suoi pensieri.

Non parlarono molto e forse nessuno dei due ne aveva una gran voglia, tranne per la frase che la mamma disse quando stavano per andare via:

“Se tuo padre, invece di pensare sempre al lavoro fosse qui con noi, le cose andrebbero diversamente e non dovremmo caricarci di tutto il peso”

Quella frase, che rappresentò la conversazione più lunga che si scambiarono in tutta l’intera mattinata, passo dopo passo, con in mano il borsone che malgrado qualche telo e la crema solare pesava un quintale, riecheggiò nella testa di Fabrizio più volte e come un raggio di sole che bucando le nuvole finisce man mano per dissolverle, ogni volta che la riascoltava nella sua mente assumeva un significato diverso, ma finiva sempre per indicare che se quella mattina era successo quello che aveva visto, parte della colpa era di suo padre.

Del resto, sua madre che lui inizialmente aveva considerato colpevole dato che non era rimasta in camera sua, si era ritrovata vittima degli eventi e delle circostanze, dato che in fin dei conti non era stata lei a consigliare alla sorella di tornare in città, ne poteva prevedere che il cognato svegliato e uscito in anticipo per la sua corsa mattutina, rincasasse prima del previsto trovandola a darsi quel piacere che le mancava.
Certo suo zio, per due pilloline prese, poteva evitare di erigersi a stallone e saltare addosso a sua mamma e al massimo poteva godersi lo spettacolo come stava facendo lui, invece di voler strafare e fare il maschio alpha, quando poi in realtà con la zia durante i loro rapporti spesso non si dimostrava all’altezza della situazione.

E di pensiero in pensiero rientrati, mentre lo zio davanti casa rincorrendo l’ombra, stava spostando la macchina che la zia aveva lasciato al sole, trovarono la tavola apparecchiata e il pranzo pronto, con la zia traboccante di felicità perché finalmente dopo tutti i chilometri percorsi, aveva il suo fidato elettrodomestico lì con lei.

“Oggi il mio ometto si merita un bel dolce…” “Ti ho fatto il Tiramisù!!!”

Fabrizio che non capiva cosa avesse fatto di particolare per meritarsi tante attenzioni, accettò contento, visto che il tiramisù era il suo dolce preferito e volendo ringraziare la zia per quella coccola che addolciva la sua giornata pesante le diede un bacio sulla guancia, che lei gradì accennando un sorriso e facendogli l’occhiolino.
Il pranzo scivolò senza che la mamma e lo zio si scambiassero nessuno sguardo, come se si stessero ignorando e gli accadimenti della mattina non fossero mai avvenuti, mentre al contrario la zia seduta di fronte a Fabrizio sembro mostrare una gioia che riversava ricoprendo di sguardi e attenzioni il nipote che un po’ stridevano con i comportamenti formali degli altri commensali.

Dopo pranzo, Fabrizio nascosto al solito posto, guardando gli zii ebbe la sensazione che entrambi distratti dai loro rispettivi pensieri, non fossero completamente presi da quello che stavano facendo, ma che fossero lì più per consuetudine e per evitare di dover dare spiegazioni, che per la voglia di darsi piacere reciprocamente.
Lo zio forse preso dai sensi di colpa con la sua testa che lo riportava sempre lì, nello stesso letto a qualche ora prima, cercava di liberare la mente con poco successo, sforzandosi di celare il suo stato d’animo come al suo solito dando sfoggio di se in posizioni da film hard tese più a mostrare una foga fisica da brillante amatore, mentre la zia interessata a ricercare il suo più intimo piacere, poco curante di ciò che lo zio stava facendo, con gli occhi chiusi, si masturbava il clitoride e si toccava un seno strizzandolo di tanto in tanto, mentre il suo sesso e il suo sedere ricevevano la loro dose di spinte.

Fabrizio, poco coinvolto da quel penetrare di corpi senza emozioni e senza trasporto, forse per la prima volta si sarebbe defilato, ma lo spettacolo che la zia inconsapevolmente gli aveva mostrato lo coinvolse così profondamente da fargli avere un’erezione che difficilmente riusciva a contenere nelle mani.
La zia colma di una carica erotica fino a quel momento tenuta celata, spogliandosi lentamente davanti allo specchio, mentre si guardava e metteva in mostra il suo bellissimo corpo nudo e il suo sesso accogliente si accarezzava dolcemente, procurando in Fabrizio un’eccitazione che lo costrinse a stare lì con la mano sul suo sesso, seguendo i movimenti della zia e masturbandosi insieme a lei, fino al godimento di entrambi, insieme, mentre lo zio fuori tempo andava avanti con un suo spartito diverso dal loro.
Ed ancora una volta il tronco della pianta finì per essere imbiancato di quella crema calda, che in un mondo parallelo Fabrizio avrebbe regalato a sua zia.

Curioso di scoprire se dopo quello che era successo, ci fossero stati degli eventi di rilievo, non volendo lasciarli soli era tornato in spiaggia con la mamma e gli zii passando tutto il pomeriggio con loro, ma né lì né durante la sera accadde nulla di importante.
E anzi, questa situazione di calma apparente si protrasse anche durante la mattina successiva, dato che le due sorelle distratte entrambe da altro con suo disappunto, non si regalarono nessuna confessione intima o momento saffico.

Fabrizio, ancora in camera ad aspettare un qualcosa che non ci sarebbe stato, si rese conto che impegnato a capire quelle dinamiche della casa aveva tolto tempo alla missione che le ragazze gli avevano affidato ed ancora più determinato nel perlustrare e trovare un posto discreto dove potersi appartare, decise che quella mattina doveva inventarsi qualcosa per divincolarsi dal resto del gruppo e andare alla ricerca.

Cercando una scusa plausibile che giustificasse un cambio di programma, pensò di dire che sarebbe andato a pescare e tornatogli in mente il nonno materno, dato che era stato il suo maestro sin dalle prime rudimentali nozioni, come se dall’aldilà per aiutarlo gli avesse mandato un suggerimento, si ricordò del loro capanno, una vecchia baracca di tavole costruita sulla riva del fiume vicino alla foce, dove il nonno una volta, teneva le reti e tutto il materiale per la pesca, in cui da piccolo d’estate trascorreva i pomeriggi mentre il nonno con i suoi amici giocava a carte.

Chissà se esisteva ancora e in che stato era ridotto; da piccolo lo ricordava molto grande e accogliente visto che con gli amici del nonno ci erano stati in sei persone, ma già ai tempi era un po' barcollante e forse adesso dopo tutto quel tempo, era anche messo peggio, ma per scoprirlo non restava che andare a vedere per farsi un’idea.
Erano anni che non andava in quella parte periferica della città, che poco conosciuta e poco frequentata dai turisti, aveva mantenuto una sua connotazione di quartiere di pescatori, con le casette basse i muri bianchi e le porte e le finestre dai colori sgargianti tutti diversi, che permettevano ai pescatori di identificare dal mare la propria casa a miglia di distanza.

Divincolatosi dagli altri, presa la vecchia bicicletta un po' arrugginita partì in esplorazione ed arrivato al porto canale, quello che in realtà non era altro che la foce del fiume opportunamente scavata e allargata per permettere di poter contenere al riparo dalle burrasche le barche da pesca, costeggiando la banchina verso l’entroterra si lasciò dietro di sé il centro abitato con il suo cemento per poi proseguire lungo la fila di canneti che costeggiavano la riva.

Giunto al capanno, vedendo con suo stupore che restaurato si presentava in condizioni migliori di come se lo ricordava, ebbe dei sentimenti contrastanti, visto che probabilmente qualcun altro negli ultimi anni dopo la scomparsa del nonno ne aveva preso il possesso e lo stava utilizzando.
Lasciata la bicicletta sul ciglio della strada per andare in avanscoperta, notò altre due biciclette seminascoste tra i canneti ad indicare che probabilmente qualcun altro quella mattina era lì al capanno, per cui decise di avvicinarsi senza far rumore per poter perlustrare e scoprire senza esser visto chi fossero i nuovi inquilini.

Dalla sua parte aveva la conoscenza dei tanti anni in cui da piccolo giocava in quel posto immaginando che fosse il suo fortino dei pirati, per cui passando dalla scarpata del fiume, scivolato sotto la piattaforma che sovrastava i pali che reggevano la struttura, si diresse verso la botola che permetteva di accedere dalle barche al capanno, sollevandola leggermente quel tanto che bastava per poter guardare dentro senza essere notato.
Una sinfonia di rumori che conosceva benissimo anticipò quello che di lì a poco poté osservare a distanza ravvicinata senza essere visto, due ragazzotti un po’ più grandi di lui completamente nudi si stavano baciando, esplorando con le lingue reciprocamente le loro bocche, mentre si segavano vicendevolmente.

Non potendoli vedere bene in viso senza aprire maggiormente la botola con il rischio essere scoperto, si soffermò a guardare i loro corpi cercando di cogliere dal loro aspetto fisico una somiglianza che gli potesse far capire chi fossero i due amanti, visto che malgrado questi fossero apparentemente di due tre anni più grandi di lui di sicuro almeno di vista essendo del paese avrebbe saputo riconoscerli.
Il biondino in particolare dal fisico asciutto e palestrato gli sembrava che avesse qualcosa di familiare, anche se non riusciva a capire chi fosse, mentre l’altro moro e molto robusto, non gli solleticava nessuna somiglianza con nessuno dei ragazzi che conosceva.

Mentre guardava i loro petti nudi e i loro muscoli, attirato dal movimento delle mani, finì per soffermarsi a guardare i loro membri che a pochi centimetri l’uno dall’altro si mostravano ai suoi occhi curiosi.
Apparentemente un po' più sottile e più anonimo quello del biondino, con il glande coperto dalla pelle e un cespuglio di peli color stoppa alla base, che lo facevano sembrare ancora più minuscolo, malgrado sbordasse dalla mano di un bel pezzo, a indicare che comunque andava oltre i diciotto centimetri; molto più grande quello del ragazzo moro, con le vene in rilievo e dalle dimensioni abbastanza generose al punto che la mano cingendolo non riusciva ad avvolgerlo interamente, dal quale svettava un glande dal colore rosso intenso dalla forma che ricordava i funghi che disegnano i bambini.

Fabrizio per la prima volta alle prese con la vista di due maschi che amoreggiano tra di loro, per nulla turbato senti il suo cazzo premere contro i pantaloni e liberatolo prese a segarsi insieme a loro, mentre il biondino lasciando la bocca dell’amico e inginocchiatosi davanti a lui, si diresse sul palo di carne per assaggiarne la consistenza e il contenuto.
Iniziò un sapiente gioco di lingua che rapidamente rese il palo già lucido di saliva, ancora più eccitato, facendolo sembrare ancora più grande, con le vene che sbordando dalla pelle pulsando sembravano quasi esplodere, mentre la cappella si ingigantiva sempre di più al punto che difficilmente sarebbe riuscita ad entrare tutta in bocca.

Ma il biondino non perdendosi d’animo con maestria, a testimonianza che non era la prima volta che lo faceva, la ingoiò tutta d’un fiato fermandosi a metà bastone, per poi, dopo aver fatto su e giù un paio di volte, scivolare fino alla base facendo scomparire tutto il cazzo dentro la sua bocca ben oltre le tonsille.
Risalendo lasciava colare fiotti di saliva che poi scendendo recuperava, aumentando man mano il ritmo, fino a quando il moro prendendo la sua testa con le mani, non iniziò a scopargli la bocca senza tregua con sempre maggiore violenza.

Fabrizio segandosi guardava a bocca aperta quello spettacolo che i due amanti inaspettatamente gli stavano regalando, percependo un’eccitazione via via crescente, che forse a causa della mancata esplosione mattutina per la diserzione delle sorelle, adesso reclamava il suo godimento.

Lasciata la testa del biondino, le mani del ragazzo moro bagnate di saliva si portarono verso il sedere dell’amante, iniziando a bagnargli la rosetta, per poi dirigersi sulle chiappe allargandogliele e schiaffeggiandole, in un sapiente gioco di carezze e schiaffi che il biondino accompagnava con dei gridolini e dei gemiti smorzati dal palo piantato nella sua bocca.
Andarono avanti così per un po', fino a quando il ragazzo moro stancatosi di quella aspirazione forzata del suo membro si staccò per andarsi a posizionare dietro al ragazzo biondo, che a carponi e a testa bassa aspettava di essere infilzato.

Portate quattro dita alla bocca a coppetta per riempirle di saliva che poi depositò sulla rosellina, preso il cazzo con la mano spingendo con un colpo deciso fu subito dentro per metà, accompagnato da un grido smorzato che si diffuse per il capanno.

(Ragazzo Biondo) “Haiiiii mi stai sverginando di nuovoooo” “Il tuo cazzo è sempre più grooosso”
(Ragazzo Moro) “Non fare la femminuccia e segati che così ti fa male di meno, il bello deve ancora venire”

Non finì di parlare che sfilato per metà rispetto a quanto era entrato, lo rispinse tutto dentro appoggiandosi con il bacino ai glutei ancora arrossati dalle manate prese in precedenza, per proseguire in un dentro fuori martellante che lo stantuffava per buona parte dell’intestino.

“Sei un porco!!! Mi stai sfondandoooo” “Siiiii Dammene ancoraaa”

Il biondino con la testa poggiata sul pavimento e una mano intenta a segarsi, con i suoi gemiti e le sue frasi dettava il ritmo degli assalti al suo sedere, che evidentemente ben gradiva il trattamento a cui veniva sottoposto.

Fabrizio che per la prima volta guardando due maschi scopare, si sentiva terribilmente eccitato, avrebbe voluto unirsi ai due maschietti per contribuire con il suo cazzo al divertimento del biondino, ma non potendo prevedere la loro reazione e non volendo essere la vittima dei loro giochi, decise di restarsene lì a godersi lo spettacolo con il suo cazzo terribilmente eccitato che chiedeva solo di esplodere e godere.

Dopo circa venti minuti di avanti e indietro, il moro che forse iniziava ad accusare la fatica, sfilatosi e sdraiatosi sul pavimento, tenendo il suo palo eretto tra le mani, come se fosse un grosso cero votivo, invitò il biondino a posizionarsi sopra di lui, lasciandosi impalare da quel cero che chiedeva solo di bruciare la sua fiamma fino in fondo.
E proprio in quel momento, il biondino mentre accovacciato si reggeva sulle gambe piegandosi un po' in avanti per ricevere il palo dentro e agevolarne l’entrata mostrò finalmente il viso alla vista di Fabrizio, svelando la sua identità.

Samuele, il figlio del sindaco, desiderio ambito di molte ragazze del posto e di qualche ragazzina in vacanza, passava per uno che gradiva molto le attenzioni delle ragazzine al punto di essere parecchio invidiato dagli altri ragazzi della compagnia, mentre adesso, stava beatamente godendo delle stantuffate che il ragazzo moro gli riservava senza sosta, incitandolo perché continuasse ancora e ancora.
Normalmente scoprire inaspettatamente un vecchio amico in quella situazione, sarebbe stato per tutti una doccia fredda, ma per Fabrizio invece, che si era ritrovato ad osservare tutto sin dall’inizio, non sapendo che fosse il suo amico, eccitato e con il cazzo in piena erezione, quella rivelazione se fosse mai possibile contribuì a buttare benzina sul fuoco e farlo eccitare ancora di più.

Samuele, nel frattempo, dopo che si era fatto scivolare sul palo del suo amante, reggendosi sulle gambe e sulle braccia rivolte all’indietro sul petto del suo impalatore, aveva preso a cavalcare il palo con decisione, facendolo scomparire ogni volta completamente dentro di sé, seguito dal suo cazzo in erezione che come a voler scandire il ritmo, sballottando assecondava ogni movimento, rilasciando il suo liquido filante dalla cappella, che adesso completamente eccitata si mostrava uscendo dalla pelle che inizialmente la teneva nascosta.

Il suo fisico da macho, palestrato e scolpito, il suo viso curato con la chioma bionda, gli occhi di un azzurro intenso e le labbra carnose e il cazzo danzante in piena erezione, contrastavano con quel grosso arnese di carne che ad ogni colpo gli sfondava il sedere completamente aperto e dilatato, arrivandogli fino alla bocca dello stomaco.

Fabrizio, che vedendo quella scena, era ormai pronto ad esplodere, si tratteneva per poter arrivare al culmine del piacere, anche se le sue gambe tremolanti ormai lo avrebbero sorretto ancora per poco in quella posizione.

“Ahhhhhhhhh Vengooooooo” “Senti come ti riempioooooo”

A quelle parole, Samuele, fermandosi con il palo tutto dentro, portando una mano sul cazzo, segandosi con dei colpi ben assestati, esplose schizzando in avanti tutta la sua calda crema, che inaspettatamente con la sua parabola arrivò fino al volto di Fabrizio, bagnandogli le guance e le labbra.

Anche Fabrizio, come se gli schizzi che lo colpirono in viso gli avessero dato il via, venne quasi contemporaneamente rilasciando la sua calda crema sulle sue mani, che poi, abbassando la botola, si dedicò a pulire leccando sapientemente fino all’ultima goccia, per poi terminare recuperando gli schizzi di Samuele sul suo viso che gustò mescolandoli al sapore del suo seme.

Riacquistate un po' di forze nelle gambe, Fabrizio riemerse alzando la botola per dare un’ultima occhiata ai due amanti, che nel frattempo si stavano dedicando a ripulire i loro arnesi in un fantastico sessantanove finale.
Samuele sopra il suo amante con ancora il sedere completamente aperto e dilatato, che avrebbe potuto ricevere tranquillamente una mano, si gustava il pompino che il ragazzo moro sotto di lui gli stava facendo, cosa che lui anche se in quella posizione non poteva essere visto dal movimento della testa era sicuramente intento a ricambiare.

Con ancora circa due ore prima che fosse ora di pranzo, probabilmente i due amanti prima di desistere si sarebbero regalati una seconda puntata, ma Fabrizio che dopo aver svuotato i suoi testicoli aveva ancora più voglia di affondare il suo cazzo in qualcosa di umido e caldo, senza le ragazze lì con lui a soddisfare le sue voglie, invece di assistere ad altre bordate che gli avrebbero procurato ancora più desiderio decise di ricomporsi e tornare verso casa.

Del resto al di là della rivelazione inaspettata delle voglie segrete del suo amico, la mattinata non era stata del tutto infruttuosa, perché adesso aveva la conferma che parlando a quattr’occhi con Samuele si sarebbe potuto trovare un accordo per usare entrambi il capanno senza intralciarsi vicendevolmente.
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