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Benedetta pioggia


di Membro VIP di Annunci69.it marcoxverso
14.11.2023    |    9.228    |    13 9.8
"Lo recepisco: slaccio la cintura e apro i pantaloni che in un attimo vengono spinti verso il basso insieme alle mutande in un colpo solo..."

Benedetta pioggia


Oggi ho staccato dal lavoro più tardi del solito. È passata la mezzanotte e ho poca voglia di tornare a casa. Decido che una passeggiata dalle parti del Mattatoio può essere una valida distrazione. La zona, verso quest’ora, è frequentata da Trans.
A Roma ci sono molte zone simili, tuttavia Testaccio è quella frequentata meglio e le stradine vicine all’ ex Mattatoio sono quelle che riservano sempre delle belle sorprese.
Se volessi fare una battuta, potrei affermare che il Mattatoio è il luogo ideale dove i bisognosi possono ricevere il soccorso di cui hanno bisogno da parte di creature meravigliose che, donando i loro corpi li renderanno più felici.

La serata non è delle migliori, una forte pioggia imperversa per le strade. Percorro con difficoltà la tangenziale, la pioggia si trasforma in un temporale con i controfiocchi. Nel mentre arrivo al parcheggio dove di solito ci sono le crocerossine del sesso, ma l’acquazzone le sta facendo scappare. Molte, fortunatamente hanno l’ombrello, ma alcune ne sono sprovviste. Una in particolare attira la mia attenzione: ha dei tacchi molto alti e una minigonna strettissima che le impedisce di correre agevolmente, ma riesce a trovare riparo sotto alcuni pini siti nella parte interna del parcheggio.

Una volta entrato, mi appresto a fare il mio solito giro perlustrativo, ma alla fine mi avvicino alla trans sotto i pini. Abbasso il finestrino svogliatamente per fare la tipica domanda: «Quanto?»
La risposta dettagliata di tutte le prestazioni con relativo costo non tarda ad arrivare. Tuttavia, questa sera sono frenato e non ho una gran voglia, quindi la ringrazio, ma le dico che non sono interessato.
Vista la forte pioggia, comunque l’invito a ripararsi nell’ auto fino all’attenuarsi della stessa. Lei con il suo accento bell’ accento brasiliano, in perfetto italiano, accetta l’invito e sale in auto.

Gli alberi non sono riusciti a proteggerla e i suoi vestiti sono completamente bagnati ed è infreddolita, tanto da non riuscire a parlare, riesce solo a chiedermi di accendere il riscaldamento. Ovviamente lo imposto al massimo ed inizio a far muovere l’auto in modo ottenere più caldo possibile ed evitare anche che qualche curioso si avvicini a rompere le scatole.

Il calore dell’auto, lentamente sta aiutando la ragazza, ma è ancora molto infreddolita. Tiene le sue mani sotto le cosce per scaldarle, ma sono gelide anche loro e l’azione non ha il risultato desiderato. Ad un certo punto, la sua mano sinistra abbandona la gamba e si poggia sulla mia mano, con un filo di voce lei mi fa:

«Che bella mano calda che hai, la posso tenere per un po' in modo da scaldare la mia?»
Le rispondo con un sorriso e con un «certo, nessun problema». Quel contatto fisico mi fa desiderare che la pioggia continui. Non voglio che smetta con il rischio che la trans decida di scendere dall’auto e poi come si dice a Roma: “Te saluto ar Cazzo”, ovvero non voglio correre il rischio di perdere l’occasione.

Il desidero, quasi una preghiera, viene esaudito. La pioggia rimane forte ed incessante, ma l’auto inizia ad essere molto calda e la mia ospite mi chiede di abbassare il riscaldamento, prima di incendiarsi. L’ambiente ora confortevole e Il mio modo di fare gentile e cortese sembrano avere un effetto afrodisiaco. La mia mano viene liberata, mentre la sua torna nelle vicinanze della minigonna. Con un’azione lenta e sensuale, quel pezzettino di stoffa viene tirato ancora più in su per aiutare le gambe ad aprirsi senza tanti ostacoli. Capisco che è un segnale, anzi un invito all’ esplorazione. La mia mano destra si fa strada, risale l’umida coscia fino a giungere a destinazione dove trova un amichetto gelido ad attenderlo, mi viene naturale esclamare:

«Ammazza quanto è freddo»

Alla mia affermazione seguono solo due parole:

«Riscaldalo amore.»

Semplicemente un ordine che mi induce a trovare velocemente un posto dove fermare l’auto. Trovo il posto ideale dietro un camion in sosta. Fermata la macchina mi volto verso di lei e inizio a scaldare con entrambe le mani il cazzo gelido e tanto timido che mi sembra non essere un granché. La valutazione della dote, dopo alcuni minuti, capisco che è completamente errata. Il mio certosino lavoro viene aiutato dalla mia nuova amica che, decide di reclinare il sedile per un maggior spazio di azione e per rendermi il lavoro più facile. Un lavoro eccellente, visto che ora il suo cazzo è caldo e soprattutto è cresciuto considerevolmente. Se lo paragono al mio che è di circa diciannove centimetri, il suo è almeno tre o quattro centimetri più lungo. Oltre alla lunghezza, anche la larghezza è importante, la cappella è poi la ciliegina sulla torta per quanto è perfetta e armoniosa. Insomma, un bel cazzo anche se lievemente curvo a sinistra.

Il mio massaggio erotico inizia ad avere qualche difficoltà, soprattutto sulla cappella gonfia, devo lubrificarla. Avvicino due dita alla mia bocca e ci sputo sopra della saliva. Sento la sua mano poggiarsi dietro la mia testa e con un sussurro mi viene posta una semplice domanda:

«Tesoro, meglio se usi la bocca, non ti piace?»

Non le ho risposto verbalmente, ho solo pensato: «Eccome se mi piace!» e poi sono subito passato all’azione. Il totem davanti ai miei occhi e alla mia bocca non ha un attimo di tregua: lo succhio, lo lecco lo sego. Lei apprezza il mio lavoro orale e di tanto in tanto, alza il bacino per farmelo ingoiare tutto, ma purtroppo è troppo grande e anche se ben lubrificato non entra. Anche lei si accorge della difficoltà, mi lancia un messaggio sublimale poggiando la mano sul mio culo. Lo recepisco: slaccio la cintura e apro i pantaloni che in un attimo vengono spinti verso il basso insieme alle mutande in un colpo solo. Le mie parti intime e il mio buchetto voglioso sono ora disponibili.

«Ti piace il dito nel culetto?»

Non voglio solo il dito e quindi le rispondo in modo da evitare fraintendimenti:

«Mi piace più il sentire il tuo cazzo che il dito dentro. È bello grosso e mi attira tantissimo!»

«Sei proprio una troietta ora ti spacco il culo!”

Anche in questo caso devo puntualizzare un concetto che vorrei fosse chiaro:

«Vada per spaccarmi il culo, ma non chiamarmi troietta. Sono maschietto! Mi piace il cazzo, ma non sono la troietta di nessuno.»

La sua espressione dubbiosa e infoiata non sembra essere molto convinta, ma il desiderio di scoparmi non la fa insistere:

«Ok, allora vediamo se ti piace veramente! Ti va di passare dietro e metterci più comodi?»
Con i pantaloni calati, il cazzo di fuori e il culo in trepida attesa, mi trasferisco dal posto di guida sui sedili posteriori. Lei si toglie la giacca, si masturba un po’ per far tornare il cazzo in tiro e indossa un preservativo. Mi chiede come preferisco prenderlo, ma invece di risponderle, mi sdraio, alzo le gambe e cerco di lubrificare il mio ano con tanta saliva. La faccio attendere fino a quando non mi sento pronto e dilatato abbastanza per ricevere quel mostro dentro di me. Lei si avvicina e al mio via inizia a spingere. Uno, due e al terzo colpo riesce ad entrare, non completamente, ma solo a metà:
«Ti piace tesoro?»
«Ancora non sento piacere!»

Probabilmente non ha capito la mia risposta perché allunga una mano verso la borsa per tirare fuori un tubetto di lubrificante, poi sfila il cazzo e guardandomi mi dice:

«Vuoi sentire piacere, allora lo vuoi tutto!”

Sento di nuovo il suo cazzo appoggiarsi sul buchetto ormai largo e pronto. Entra nuovamente fino a metà e si ferma un istante. Con inesorabile brutalità, riprende ad entrare dentro di me. Spinge il suo cazzo sempre più in profondità, facendosi strada tra le mie carni, non sembra voler smettere di spingere, vuole ad arrivare alle tonsille. Il viaggio però si ferma, il suo ventre si scontra con le mie palle a indicare che oltre non può andare, in compenso ora è libera di iniziare a scoparmi.
Inizia lentamente, mi vuole far abituare alla maestosità del suo cazzo. Questa sua gentilezza ha vita breve, ora la sento aumentare il ritmo.

Il suo Cazzo entra ed esce dal mio culo. Percepisco tutta la sua lunghezza e grandezza. Le sensazioni si amplificano ogni volta che lo tira fuori e poi lo rimette dentro. Io inizio a godere e a gemere, ora il piacere lo sento, sento quei ventidue centimetri che mi fanno godere. La sua cappella massaggia con vigore la mia prostata e il mio desiderio aumenta sincronizzato alla velocità del suo stantuffo.

Ho il culo in fiamme, ma il piacere è un estintore spettacolare. Io mi sto segando per avere una maggiore soddisfazione, ma appena la mia meravigliosa impalatrice sostituisce la mia mano con la sua, mi devo concentrare per non godere subito e prolungare il piacere il più possibile per evitare che il dolore si faccia strada, però Il vigore dell’inculata è una arma; quindi, è meglio riprendere subito il controllo del mio cazzo. La guardo per cogliere il suo godimento e dar sfogo al mio. Ecco che la sento spingere un’ultima volta e poi si ferma: rimane ferma in profondità. Capisco che è arrivata al termine e io vengo schizzandomi tutto lo sperma sul mio addome.

La proprietaria di quel favoloso cazzo mi guarda estasiata, tira fuori il suo cazzo dal mio povero culo. Si toglie il preservativo e con un gioco perverso si svuota per ben sei volte su di me, sul mio petto, sul mio cazzo, sul mio addome.

Stanchi, ma soddisfatti ci ripuliamo con attenzione grazie all’ aiuto dei fazzoletti prelavati dalla sua borsa e poi torniamo a sederci davanti.

«Amore non avrei mai pensato che uno sconosciuto intento a farmi perdere tempo mi avrebbe donato riparo e tanto piacere.»

«Siamo sulla stessa linea di pensiero, anche io non mi sarei mai aspettato una scopata così bella e soprattutto con una creatura fantastica come te che comunque è qui per lavoro.»

Il suo cazzo è moscio, ma la mia mano lo vuole sentire ancora, quindi lo afferro nuovamente. Noto una goccia di sperma sulla punta e mi abbasso per farla raccogliere dalla mia lingua.

«Non mi piace lo sperma, ma questa goccia ha un sapore speciale, mi fa desiderare di berlo tutto la prossima volta.»

La pioggia scende ancora e mi viene naturale chiederle se vuole che l’accompagni a casa, anche perché ormai è tardi e non credo che troverà dei clienti.

Passano dieci minuti e arriviamo a destinazione. Scende dalla macchina, viene dalla mia parte, mi da un bacino sulle labbra e mi dice:

«Ora sai dove abito, farlo con te non è come lavorare»

La vedo salire a casa e io tramortito dal piacere torno alla mia dimora consapevole che per i prossimi due giorni sarà un problema rimanere seduto per questo dolorino al sedere che ora provo.

Grazie di aver letto questo mio resoconto di una bellissima esperienza avvenuta venerdì scorso. Spero vi sia piaciuta e abbiate provato anche un po’ di invidia, io lo avrei fatto.

Ringrazio giorgal73
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