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La particolare fantasia sessuale di una coppia di turisti.


di Membro VIP di Annunci69.it acquainbocca50
05.10.2023    |    14.209    |    8 9.8
"” “Dovrebbe leggerlo se non altro per la somiglianza..."
Fu incredibile quando lui e lei divaricarono le gambe sul letto dell’albergo. La buia fessura di lei con le sue labbra rase e rigonfie si mostrò a me senza ritegno alcuno. Affondai il viso tra le sue gambe. Il suo odore mi invase le narici facendomi girare la testa mentre le mie labbra disegnavano cerchi sul suo clitoride. Il fiato caldo contro la sua pelle le fece venire la pelle d’oca. Allora le afferrai le cosce e immersi la lingua dentro il suo sesso. I suoi gemiti nutrivano ancor di più il mio piacere.
“Cosa senti?” – le dissi mentre la mia lingua si tuffava dentro di lei per divorare il suo sapore.
Lei immerse le dita tra i miei capelli e li strinse forte.
“Piacere – disse – piacere… mmh…continua così… sì, così… no, no, basta, così vengo… ooh…”
Diedi un altro colpetto di lingua che provocò in lei un altro spasmo, poi mi fermai e mi spostai tra le gambe di lui. Strinsi con una mano il suo cazzo. Iniziai a segarlo lentamente finché non lo sentì pulsare, gonfio e palpitante nella mia mano. Era il momento di tirare fuori la lingua e passarla sulla sua cappella. Poi scesi giù leccandogli le palle, prendendone una per volta in bocca, infine avvolsi una mano alla base del suo pene, aprii la bocca e lo presi il più a fondo possibile.


Tutto era iniziato un mattino di domenica. Stavo facendo jogging sul lungomare della mia città quando una coppia che passeggiava nella direzione opposta alla mia mi guardò con insistenza. Immaginai che mi avessero scambiato con qualche loro conoscente e continuai la mia corsa. Giunto alla fine del lungomare ritornai indietro e dopo un paio di km vidi la coppia che continuava la passeggiata. Nel momento in cui li superai, lei si accorse di me e gridò: “Scusi, scusi…”. Pensai a due turisti che chiedevano un’informazione, cosa che capita ormai abbastanza spesso visto il numero sempre più crescente di turisti nella nostra città. Mi fermai.
“Scusi, Lei è Aldo Busi?” – mi chiese lei con un forte accento del nord Italia.
Rimasi per pochi secondi interdetto.
“Intende Aldo Busi, lo scrittore?”
“Sì, non è lei?”
Guardai il suo compagno che sorrideva imbarazzato, poi guardai di nuovo lei.
“Non avrei mai pensato che un giorno sarei stato scambiato per Aldo Busi…”
“Guardi, lei è spiccicato a lui, ma davvero, non è vero Osvaldo?” e si girò verso il suo compagno per ottenere una conferma.
“Beh, sì” – disse lui – “gli somiglia.”
“Gli somiglia? Ma se è preciso” – disse lei – “mi scusi, può mettersi di profilo?” e così dicendo mi appoggiò delicatamente la mano sulla spalla, come per girarmi. Io, imbarazzatissimo, volsi il mio sguardo in direzione del mare offrendo così il mio profilo e mi accorsi che meccanicamente avevo alzato un po’ il mento come se mi fossi messo in posa.
“Su, dai, sembra davvero lui. Guardalo bene”
Il suo compagno continuava a sorridere mentre osservava il mio profilo. Il suo viso era mite e incorniciato da una barba sale e pepe. Lei invece era minuta, aveva una carnagione delicata, dei lineamenti regolari e una figura molto graziosa.
“Mia moglie è una divoratrice dei romanzi di Aldo Busi e forse è condizionata da questo però lei un po’ gli somiglia.”
“Ha letto qualche libro di Busi?” – mi chiese lei.
“No, di Busi credo di no. Lo conosco più per le sue ex comparsate televisive. Adesso non si vede quasi più in tv.”
“Dovrebbe leggerlo se non altro per la somiglianza. Mi sono portata dietro uno dei suoi romanzi più belli, vorrei regalarglielo per farmi perdonare di averlo costretto a interrompere la sua corsa.
“La ringrazio, lo leggerò volentieri…”
“Ce l’ho in albergo, come faccio a darglielo?”
“Le do il mio numero, mi fa uno squillo e nel pomeriggio vi telefono. Magari andiamo anche a bere qualcosa, che ne dite?”
“Splendida idea!” – disse lei. Prese il suo smartphone. “Mi dia il numero.”
Glielo diedi, ci salutammo e ripresi la mia corsa.


Lo stesso pomeriggio ci siamo incontrati. L’appuntamento era nell’ albergo in cui alloggiavano e che si trovava nello stesso lungomare in cui ci eravamo incrociati. Ho lasciato la mia macchina nel posto auto dell’Hotel e sono salito sul loro fuoristrada per andare a bere qualcosa in un bar del centro. Eravamo seduti sul tavolino quando lei tirò fuori dalla sua borsetta il libro di Busi e me lo porse. Lo presi e lessi il titolo: “Cazzi e canguri.”
“Beh, lo sa, Aldo Busi non ha mai usato un linguaggio per educande.” – disse lei sorridendo.
“I canguri mi fanno pensare che sia ambientato in Australia.” – dissi.
“In realtà non è il canguro ma il cazzo il vero protagonista del racconto. Lei sa che Busi è omosessuale…” – disse lei.
“Che ne dite se ci diamo del tu?” – disse il suo compagno.
“Volentieri” dissi io. “In realtà più che un gay credo che sia bisex, gli piacciono anche le donne.”
“Vuol dire che ha più chances di non rimanere solo il sabato sera. “– disse lui ridendo. – “Non è una mia battuta, è di Woody Allen.”
“È carina come battuta” – dissi. - “Cosa ti affascina di Aldo Busi?” – rivolgendomi a lei.
“Tre cose. Primo, è della provincia di Brescia e sia io che mio marito siamo di Brescia. Secondo, è un uomo libero, ecco perché non lo vediamo più in tv. Terzo, mi ispira sessualmente. “
“Quando si dice, parlar chiaro…” - dissi
“Io e mio marito ci diciamo sempre tutto, specialmente in fatto di sesso. Diciamo che non ci facciamo mancare nulla.”
Provai a non mostrare alcuna emozione ma le ginocchia cominciavano a tremare.
“Interessante… beh, visto che siamo nella schiettezza più totale, posso chiedervi se avete ancora qualche fantasia non appagata?” – dissi.
“Sì, ce n’è una che vorremmo mettere in pratica…”
“E…posso chiedervi qual è?
“Certo.” – disse lei. – “Vorremmo sdraiarci sul letto nudi, uno accanto all’altro e avere una persona che dedichi tutto il tempo necessario ai nostri… diciamo, organi genitali senza che noi facciamo niente se non osservarlo.”
“Oh…wow…beh…forte…” – dissi.
“Abbiamo pensato che tu potessi essere quella persona.” – disse lei guardandomi dritto in faccia.
“Cosa vi ha fatto pensare che io potessi essere la persona adatta?”
“Somigli tanto ad Aldo Busi, mi piace l’idea che vengo…leccata da uno che somigli al mio scrittore preferito.”
“Beh, se devo essere sincero, sono… eccitato adesso…”
“Bene. Credo allora che sia il momento giusto per ritornare in albergo, che ne dici?” – disse lei
“lo credo anch'io.”


Saliti in auto e dopo avere attraversato il dedalo di stradine e vicoli che si snodava per il centro, uscimmo sul lungomare all'altezza del vecchio mercato del pesce e dopo cinque minuti di auto arrivammo in albergo. Salimmo in camera e bevemmo ancora per ammorbidire le nostre gole arse, poi si spogliarono nudi e si buttarono sul letto senza imbarazzo alcuno. Entrambi mi guardavano con uno sguardo che esprimeva lussuria, sensualità, carnalità.
“Spogliati. Non vorresti leccarci tutto vestito, spero.” – disse lei con un tono sensuale.
“No, certo.” – dissi, un po’ impacciato. Mi spogliai e salii sul letto in ginocchio. Davanti a me c’erano loro due, nudi e sdraiati, che mi guardavano sorridendo.
Strisciai per primo tra le gambe di lei. La sua buia fessura, con le sue labbra rase e rigonfie era lì, davanti a me, pronta per essere baciata, leccata, succhiata. L’annusai. Il suo delizioso odore mi tramortì. Baciai il suo clitoride. Lei allargò ancora di più le gambe e pose una mano tra i miei capelli. Immersi la mia lingua dentro di lei ed era come se la scopassi. Non c’è altra parola per descrivere il modo in cui la mia lingua usciva ed entrava dal suo sesso. I muscoli del suo ventre si contrassero e così anche le sue gambe. Mi supplicò di smettere. Mi ritirai e mi spostai tra le cosce di lui. Presi con una mano il suo cazzo e lo segai lentamente, quando divenne duro leccai la cappella e la succhiai. Lui gemette. Con la lingua leccai tutta la sua asta finché giunsi ai suoi testicoli. Li leccai poi li presi in bocca, prima uno, poi l’altro. Alla fine, lo presi in bocca e iniziai a succhiarlo. Quando mi accorsi che stava per venire, un attimo prima mi ritirai e mi rituffai tra le cosce di lei.


Iniziai di nuovo.

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