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Lui & Lei

dal diario di uno sconosciuto


di Zindo
25.09.2023    |    3.705    |    3 8.0
"La settimana prossima ci faccio una capatina, che ci vorrà? Un oretta ad andare una a tornare, parto dopo la messa vespertina, anche prendendomi tutto il..."
Non credo che possa interessare a nessuno il come ed il perchè sono venuto in possesso di uno di quei quaderni che usavano gli scolari negli anni '50 del secolo scorso: quelli con la copertina nera, i bordi rossi ed i fogli ingialliti.
Più interessante probabilmente è sapere che che quando l'ho avuto tra le mani, ed ho sbirciato , sulle pagine ingiallite, su quanto era scritto con ben chiara calligrafia, come sapevano fare i bravi scrivani di un tempo, ho capito che quel quaderno era stato il diario di qualcuno. Di uno che era seminarista quando lo ha cominciato a scrivere e già ordinato sacerdote quando ha smesso di farlo.
Avverto subito che nella sua interezza il diario è piuttosto noioso, però io che l'ho letto tutto, con calma, mi sono accorto che selezionando solo alcune pagine (quelle dal contenuto un po' piccante) e mettendo solo quelle pagine in ordine cronologioche ne esce una "quasi storia" a mio avviso abbastanza interessante.
Perciò ho estrapolate proprio quelle pagine e ora le porto alla vostra attenzione.
Eccole


Seminario Vescovile di Civita Sant'Andrea- 12 Ottobre 1959

Rientriamo nella camerata tutti un poco attoniti noi giovani seminaristi. Don Antonio ci ha parlato di etica, di morale, di impulsi sessuali, di peccato, di un sacco di cose. All'inizio abbiamo ridacchiato un poco. Poi ci ha severamente redarguiti, ha parlato con solennità ed autorevolezza, ci ha intimiditi e lo abbiamo ascoltato con estrema attenzione. Lui, conscio di aver conquistato la nostra attenzione ci ha bersagliato di brutto con parole più sferzanti delle frustate. Eppure ha usato parole suadenti, toni pacati ma penetranti, come lame taglienti che affondano nella carne senza far male mentre tagliano e solo a squarcio avvenuto senti il bruciore, il dolore, e vedi il taglio difficile da rimarginare ed il sangue che sgorga.
Ci ha toccati nel vivo, ci ha fatto vergognare dei nostri pensieri, perché è inutile mentirci, anche se siamo seminaristi orientati verso il sacerdozio, alla sessualità ci pensiamo anche noi, se non altro per chiederci cos'è veramente quello al quale rinunceremo accettando l'ordinazione sacerdotale. Proprio lui, Don Antonio, l'anno scorso ci ha parlato della donna e dell'uomo, di come Dio li ha creati per la procreazione, di come li ha plasmati l'uno complementare all'altro, facendoci innamorare degli esseri umani quali creature predilette del Signore. Oggi invece ha quasi ribaltato il concetto, parlandoci della sessualità come peccato, della donna quasi personificazione del demonio con le sue arti di tentatrice fatti passare per seduzione. Dalle facce dei miei amici capisco che come me anche ognuno di loro è stato colpito nel vivo. Anche loro come me devono aver immaginato tante volte una donna nuda, ma una vera non disegnata come quella sul libro di scienze naturali, al capitolo di anatomia umana. Diamine se ci ho pensato! Tante volte pure. Mi piacerebbe e come toccare un seno. Quando vedo una donna che allatta certo vedo la poesia della maternità ma mi prende anche la smania di palpare quel seno per sentirne la consistenza, per verificare se la pelle è così morbida come sembra. Ma anche nella parte intima com'è fatta veramente una donna? Sì, più o meno la immagino, ma dal vero? Cioè me la immagino per modo di dire, mica tanto bene. Come fa ad avere quattro labbra ? Due grandi e due piccole secondo il libro di scienze che però sul disegno più che labbra sembrano petali di rosa allargati, E il clitoride cos'è? Com'è? Una specie di pisellino piccolo, piccolo; o cosa? O come? Che voglia ho di vederla una vulva vera... Perché vulva, come sul libro? Figa è più bello da dire. Oh quanto mi piacerebbe studiarla nei dettagli, da vicino, con calma una bella figa vera. Ma è peccato gravissimo. Oggi Don Antonio mi ha proprio convinto. E' peccato. Come me, leggo sulle facce degli altri, tutti siamo un poco in peccato. Mi sa che questa sera saremo in tanti a chiedere di essere confessati.


Seminario Vescovile di Civita Sant'Andrea- 12 Ottobre 1959 (dopo il desinare serale)

Come prevedevo la lezione di Don Antonio non ha colpito solo me. Dopo la recita dei vespri c'era la fila per confessarsi. Io e Guido ci siamo guardati come a chiederci se valeva la pena metterci in attesa. Guido mi ha fatto un cenno con il capo come a dire “Ce ne vogliamo andare?”. Io ho annuito. Ci siamo diretti alla sala Sant'Agnese, quella adiacente alla biblioteca dove andiamo per studiare. A quest'ora però chi ci si reca ci va per fingere di studiare; si ottengono due risultati: si guadagna prestigio agli occhi dei preti se ci si emette con un libro aperto davanti e si può parlare con qualcuno. A quest'ora sono sempre pochi i presenti, nessuno quelli interessati allo studio. Infatti ci troviamo solo io Guido e Silvio, lo studioso per eccellenza, quello che davvero legge e studia. Io e Guido ci mettiamo in fondo al grande tavolo sull'angolo opposto della sala, ovviamente con un libro ciascuno aperto innanzi a noi, l'uno accanto all'altro con le facce rivolte verso la porta per poter veder se arriva qualche altro, o meglio se arriva qualche sorvegliante. Guido va subito al sodo:- “Che volevi confessarti pure tu? Non mi dire che fai pensieri cattivi come quelli di cui ha parlato Don Antonio!”-
“Perché tu non ci pensi mai?”.
“Qualche volta, ma non in maniera morbosa e poi, lo hai sentito che ha detto? Il pensarci di per sé non è peccato, perché non dipende da noi se il pensiero viene in mente. Il peccato sta nel coltivarlo quel pensiero, nel fantasticarci sopra, nell'elaborarlo con l'immaginazione. Questo ha detto Don Antonio che è peccato”.
“Perché tu quando ti vengono certi pensieri riesci a scacciarli dalla tua mente?”.
” Sì e no. Cioè è un poco come quando viene fame e non è ancora ora del refettorio. Non è che la fame si può scacciarla, ma si può placarla; voglio dire: una caramella o un biscotto o qualcosa e lo stimolo della fame si attenua. Così con quei pensieri. Non li posso soddisfare, gli do un contentino e si placano”.
“Che contentino?”
“E dai! Che sono domande da farsi? Mi tocco!”
“Ma è peccato!”
“Veniale, perché lo faccio per evitare tentazioni più grandi. Non mi dire che tu non ti tocchi mai”.
“Qualche volta!”.
“Uhm...dove lo fai? In bagno o sotto le coperte?”.
“Una volta sotto le coperte ho sporcato le lenzuola e da quella volta sto più attento..”,.
“Vai in bagno allora, come me”.
“Qualche volta, però adesso cambiamo discorso”.
“Perché? Ti sta venendo duro per caso? Sei diventato rosso! Sì, ti sta venendo duro pure a te!”,
”Che significa pure? Anche tu ce l'hai duro?”
“Altro che, vuoi sentirlo? Toccami dai” mi ha detto Guido allungando lui la mano per toccare me e il suo tocco ha accelerato la mia erezione.
Guido ha afferrato di prepotenza la mia mano per portarla tra le sue cosce. Avrei voluto ritrarla, ma la percezione di qualcosa di sostanzioso sotto la stoffa è stata gradevole e prima di ritirare la mano, ho stretto un poco le dita. Ho capito che ce l'ha ben grosso il mio amico. Quando Guido mi ha proposto sottovoce di andare insieme a placare le nostre tentazioni in bagno, non ho resistito e gli ho detto di sì. In fondo non solo la figa ho mai visto, ma neanche un pene maschile, anzi mi piace di più chiamarlo cazzo, e quello di Guido doveva essere un gran bel cazzo, ho voluto vederlo.
Giacché c'eravamo, una volta in bagno non solo io ho visto il suo ed lui il mio, ma ce lo siamo toccati a vicenda. Io ho dato un contentino al suo appetito e lui al mio.
E' stato molto piacevole.
Ho detto a Guido che se facevo ancora in tempo volevo confessarmi e mi ha redarguito: "Non fare lo scemo tirando in ballo anche me. Se proprio vuoi parlare, dì che ti vengono a volte di quei pensieri e che ti capita di lasciarti andare ad atti impuri. Ai preti piace questa espressione, ci fai bella figura e se ti chiede i dettagli tu di che ti vergogni a parlarne e vedrai che avrai l'assoluzione con una penitenza lieve. Dammi retta, sto in seminario da prima di te e so quel che dico”.
“Però, in fondo hai ragione anche tu, dev'essere un peccato veniale, in fondo l'abbiamo fatto per resistere alla tentazione di andare a donne. Quello sì che sarebbe un peccato grave”.
“Mortale!Sarebbe peccato mortale quello”


Seminario Vescovile di Civita Sant'Andrea- 18 dicembre 1959

Caro diario, ci è andata bene. Nella perquisizione degli armadietti non ti hanno trovato. Per fortuna ti avevo messo in mezzo ai libri e per distrazione ti ho preso per portarti in aula. Quelli di altri miei amici sono stati trovati e purtroppo letti. Mi sa che dobbiamo separarci. Non ti strapperò come Don Filippo ci ha detto di fare, sei stato per me come un amico e strapparti sarebbe come uccidere un amico. Ti porterò a casa . Tra pochi giorni torneremo in famiglia per le festività natalizie e ti porterò con me, ti lascerò nella cassetta delle cose care che ho chiuso con un lucchetto, a casa mia.
Questa volta Don Filippo non mi ha convinto, eppure il suo ragionamento fila. Ci ha detto quella frase latina “Verba volant, scripta manent” per dirci che nessuno all'infuori del Signore può leggere le nostre menti ed i nostri pensieri, perciò i veri segreti sono quelli che non si esternano, poi ci sono le esternazioni verbali, le confidenze dette, che fanno bene per comunicare, per sfogarsi, e che non possono ritorcersi contro chi le dice perché, se dette senza testimoni non lasciano traccia e ci ha consigliato di fare le nostre confidenze in confessione, dove nessuno sente tranne il Signore, rappresentato dal sacerdote, il quale deve dimenticare le confessioni ricevute appena rimessi i peccati e mai, neanche sotto pena di morte può rivelare ciò che ha appreso in confessione. Al confessore e solo a lui ci ha detto di dire tutto, ma soprattutto ci ha sconsigliato, anzi proibito, di scrivere confidenze su lettere ai familiari o ad amici e peggio ancora su diari, perché, appunto “scripta manent” e tutti possono rinvenire i nostri scritti e leggerli, divulgando, magari in maniera distorta, quelli che vorremmo fossero segreti. A riprova ha tirato fuori i diari rinvenuti durante le perquisizioni ed ha letto dei brani a caso, senza dirci di chi erano i diari (si dice il peccato, mai il nome dei peccatore). Per fortuna a te non ti hanno trovato. Però è vero quello che ha detto Don Filippo, lo scritto fa testo, non si può smentire se non con una controprova. Guido me l'aveva detto di non scrivere dei nostri incontri segreti, ma come si fa a tenersi tutto dentro? Come ha detto Don Filippo? Parlandone solo e sempre al confessore? Ci proverò. Speriamo bene.


(Quello che segue è scritto su un foglio a quadrettoni, attaccato al quaderno, tra le pagine a righe, con due pezzi di scotch)

Seminario Vescovile di Civita Sant'Andrea- 15 gennaio 1960

Cara pagina di quaderno, uso te per esternare il mio stato d'animo di questa sera, non avendo più il mio diario che ho lasciato a casa, durante le ultime festività. Forse ti strapperò dopo, o forse, come penso, ti conserverò gelosamente per inserirti in futuro nel mio diario che ora è al sicuro. Seguendo i suggerimenti di Don Filippo sono andato a confessarmi perché sono ricaduto in peccato. Dire a qualcuno, sia pure un prete confessore, i propri segreti non è facile come dirlo ad un pezzo di carta. La carta recepisce senza far domande, senza guardare negli occhi. Si accontenta di quello che scrivi senza indagare. E' stato duro oggi trovare l'equilibrio tra l'essere sincero come voleva che fossi Don Armando che mi ha confessato e l'essere accorto come mi consiglia sempre Guido. In fondo dovevo confessare i miei peccati, non quelli di altri, perciò non potevo né dovevo parlare di Guido ma Don Armando ha insistito, ha cercato in tutti i modi di farmi dire tutto, anche i particolari ma sono orgoglioso di me perché non ho detto né quando, né dove, né con chi faccio certe cose. Ho solo detto, come si deve in confessione, le cose che faccio e basta. Ho chiesto di confessarmi e mi hanno mandato da Don Armando. Non ho girato molto intorno alla questione e glie l'ho detto chiaro e tondo:”Ho fornicato” e lui subito, spalancando gli occhi: “Quando? Dove? Con chi? Dimmi, apriti, confidati”.
“Pochi giorni fa, non lontano, con una persona”.
“Non essere vago, sii preciso non generico, devi essere chiaro e confessare tutto se vuoi meritare l'assoluzione. Ti aiuto io: Dove è successo? Qui in seminario o altrove?”
“Altrove”
“Cioè? Dove? Non essere reticente ed enigmatico”
“Dietro la siepe di alloro dei giardinetti dietro la chiesa”
“Uhm.. su suolo quasi sacro, come mai eri lì?”
“Avevamo mezz'ora di tempo libero dopo le funzioni in chiesa del venerdì e siccome il bagno era occupato ed io avevo urgenza, sono andato a fare quel che dovevo fare dietro la siepe di alloro”.
“Meno male che non prendiamo lì l'alloro per la cucina, tutti lì andate, comunque va avanti, dimmi, che è successo?”
“Che qualche altro ha avuto le mie stesse esigenze e ha trovato la stessa soluzione insomma è venuto a pisciare dove stavo io”
“E gli hai visto il pisello?”,
“Beh, sì”
“Involontariamente o l'hai guardato di proposito?”.
“Un po' ed un po”.
“Ahi, ahi. Ma ti sei limitato a guardarlo?”
“All'inizio sì, poi mi ha chiesto se mi piaceva e gli ho detto di sì. Mi ha detto che se volevo potevo toccarlo e io l'ho toccato, mi è cresciuto e si è indurito dentro la mano e mi è dispiaciuto lasciarlo. insomma ho fatto una sega ad un altro!”
"Ma come parli? Chi ti ha insegnato questi termini? E quello che ha fatto? Dimmi che ha fatto?”
“Don Armando, e che doveva fare? Ha schizzato e tanto pure”.
“Schizzato? A spruzzo vuoi dire o ha solo espulso qualcosa?”.
“Ha schizzato e come, certe spruzzate!”-
“Allora era uno grande!? Chi era? Chi era?”.
“Era uno, Don Armando, mica sono stato a chiedergli la carta d'identità!”
“ Ma era uno dei nostri o un estraneo? Uno del seminario? Un prete? Un chi? Dimmi chi”
“Cambia l'entità del mio peccato se cambia la persona?”
“Certo che sì. Se fosse un estraneo quello potrebbe dire in giro che i seminaristi fanno quello che hai fatto tu e nuocerebbe non solo al seminario ma a tutta la chiesa, sarebbe motivo d'origine di un grande scandalo, un peccato gravissimo. Se fosse un tuo compagno sareste corresponsabili e dovrebbe venire a confessarsi pure lui; se fosse un prete...beh..sai..i preti sono tenuti ed abituati a tenere il segreto, il peccato resterebbe ma sarebbe ben diverso dal dare scandalo, tutto resterebbe ..diciamo in famiglia...non so se mi spiego. Chi era? Dimmi, chi era?”.
“Don Armando era uno, io ho guardato lì, mica in faccia”.
“Hai guardato lì? Com'era? Era grosso? Lungo? Corto? Duro? Moscio? Com'era? Dimmi, dimmi com'era?”
“Don Armando perché ti stai toccando?”
“No, non mi sto toccando, figurati..”.
“Beh..mi era sembrato..”
“Va bene mi sono toccato, stavo per fare una stupidaggine, anzi guarda la faccio, ma solo per aiutarti a ricordare, ti faccio vedere il mio, tu dimmi se era più grosso o più piccolo di questo? Aspetta, Chiudi bene quella porta che mi alzo la tonaca e apro i calzoni...ecco, hai chiuso la porta? Vieni, guarda, guarda, rispetto a questo, com'era?”
“Era diverso, non so spiegarti bene, ma era simile e diverso”,.
“Più bello o più brutto?”.
"Come faccio a dirlo, sono belli tutti e due”
“ Ma quello era più duro o più morbido del mio? Prova a toccarlo e poi dimmi se c'è differenza”.
"Don Armando, ma perché non toccate voi il mio? Sta venendo duro pure a me”.
“Davvero? Di già? Fammi vedere, fammi vedere, si apri apri, tira fuori.. ullallà... ma non sei più un ragazzino, ce l'hai già da uomo...e come ce l'hai fatto bene!”
Caro foglio di quaderno, è stato troppo bello per potermi tenere tutta la gioia dentro, lo dovevo dire a qualcuno che è stato bellissimo. Di certo non lo posso dire a Guido che è geloso. Però credo che andrò spesso a confessarmi da Don Armando. Lui non è come Guido che mi tocca con la mano e vuole essere ricambiato. Don Armando oggi me lo ha lavorato con la bocca. Sarà pure peccato, ma quant'è stato bello. Tanto bello che ho dovuto esternarlo e per questo, non potendo parlarne , l'ho scritto.

Parrocchia di Sant'Antonio al monte 30 giugno 1965

Sono in questa parrocchia da più di quattro mesi ormai, al fianco di Don Luigi, il parroco cui sono stato affiancato. E' strano Don Luigi con le contraddizioni che ha tra le solide certezze che sembra avere quando mi parla per darmi consigli e direttive ed i grandi dubbi che a volte esterna su questa epoca che la Chiesa sta vivendo, epoca di rinnovamento, di cambiamenti.
Oggettivamente anche io percepisco un' aria nuova, totalmente diversa dagli insegnamenti ricevuti in seminario. Là, tanta teoria; qui, da Don Luigi, tanta realtà terrena.
Ieri ho festeggiato il mio primo anno di sacerdozio. Poco per cominciare a fare dei bilanci come prete. Ne faccio però come uomo: è ora.
Il vescovo ha atteso mesi dopo la mia ordinazione per concedermi la facoltà di confessare e mi sembrava ingiusto questo lungo attendere. Convengo ora che ha fatto benissimo. In questa parrocchia confesso da quando sono arrivato e purtroppo Don Luigi delega quasi sempre me a quest'incarico. Dico purtroppo perché non so quanto io sia pronto. Ci sono alcuni, anzi alcune, che utilizzano il sacramento per provocarmi. Oggi per esempio, quella, sempre lei, sempre la stessa, prima, parlando in presenza di altri ha fatto la sciocchina come sempre dicendo le solite cose di me: che sono un bel prete, il più bello della diocesi, che le donne delle altre parrocchie invidiano quelle della nostra solo per me e altre cavolate come quelle che dice sempre e che comunque, anche se mi fanno arrossire un poco mi lusingano pure. Anzi no: mi lusingherebbero, se non fosse lei a dirle. Già, perché anche oggi, andate via le altre persone, si è fatta seria e mi ha chiesto di confessarla. “Ancora?” le ho chiesto e lei, alzando le spalle “ E sì, ancora, che devo fare se ci ricasco spesso?”
“Sempre lo stesso peccato suppongo!”
“Più o meno...se mi confessi ti dico tutto per filo e per segno”
“Non è necessario, ho già capito, sei pentita almeno?”
”Beh...dai confessami..”
Lo so che non si rivelano i segreti della confessione, ma io non faccio nomi e non parlo, scrivo su questo quaderno senza far nomi e poi non è la sola, sono tante, pare che sia un peccato epidemico quello che troppe vengono a confessarmi. Ma è possibile che davvero io piaccio così tanto alle donne? Possibile che tante vengono a dirmi che hanno pensato a me stando in intimità col marito? Poi questa di oggi mi racconta pure quello che fa con il marito e che non è tutto quello che vorrebbe fare lei e mi dettaglia nei particolari cosa farebbe lei ad un uomo. Precisa anche “non ad uno qualunque, ad uno che merita, tipo te”, cioè tipo me.
Io che come donna ho avuto Guido quando si prestava a questo ruolo e che bramo ancora dalla curiosità di vederne una nuda. Se queste continuano a tentarmi, io prima o poi cedo. Sono di carne, mica di legno. Mi manca ancora parecchio per arrivare a trent'anni e che posso stare tutta la vita con questa curiosità? Io prima o poi una di queste l'accontento e mi tolgo anch'io lo sfizio. Lo so che non dovrei, ma sento anche che sono debole, che prima o poi cederò alla tentazione.


Marina di Flemma, 18 agosto 1965.

E' successo.
Dovrei essere afflitto e pentito.
Mi pentirò. Con calma mi pentirò.
Per il momento... ahhhh, mi sento benissimo, mai stato così bene prima. Almeno non è successo con una mia parrocchiana. Ho fatto proprio bene a prendermi questi pochi giorni di ferie e venire al mare, in questo centro piccolo e poco conosciuto, dove neanche io sono conosciuto, dove è praticamente impossibile che possa imbattermi con qualcuno che conosco. Nessuno sa che sono prete. Perché dirlo? Per frenare qualcuna? Sono venuto apposta per cercare l'esperienza che mi manca e l'ho fatta. Non da prete, ma da uomo, perché nessuno qua sa che sono prete. Del resto con me o senza me quella le corna al marito gliele metteva comunque. Me lo ha detto chiaro è tondo che il marito la trascura troppo e lei “integra” volentieri con prestazioni extraconiugali. Dice che almeno non litiga con il marito e assicura l'armonia familiare se si sente appagata. Per questa volta l'ho appagata io. Sopratutto lei ha appagato me.
Che bisogno ne avevo!
Quant'è bello fare sesso. Come si sta bene dopo. Non mi sentivo bene così dall'ultima volta che ho avuto un rapporto contro natura con Guido. No, anzi, proprio così bene non sono stato mai. Cioè sì, pure con Guido, ma era uno star bene in maniera diversa. Non so quale “star bene “ sia meglio tra i due, di certo l'astinenza è tremenda, insopportabile. E no...quando ci vuole, ci vuole, ogni tanto bisogna pur appagarli i bisogni naturali. Peccare per peccare, meglio farlo in compagnia che da solo. Scusa diario ma non mi prolungo, perché la mia vacanza è breve e quella lì, la prima donna con la quale ho fatto sesso, mi aspetta per andare insieme fino alla zona degli scogli. Non sta bene farla attendere, e poi, visto la tipo, magari passa un altro prima di me e perdo l'occasione io. Questa me la godo il più che posso, poi vedremo di aggiustare le cose.


San Domenico in Val Selvino 21 agosto 1965

Caro diario, sono passato di qui per rientrare dalla mia breve vacanza. Qui c'è il mio amico Don Guido che avevo desiderio di rivedere e salutare, dopo tanto tempo. Da quando ha lasciato il seminario, prima di me perché è stato ordinato sacerdote prima. L'ho rivisto solo in occasione della mia ordinazione, ma con tutto il da fare di quel giorno, ci siamo salutati e basta come con troppi altri che mi stavano intorno in quell'occasione.
Ho colto l'occasione anche per confessare il mio recente peccato. Meglio con lui che con Don Luigi. Quello chissà che paternale mi farebbe, meglio che non sappia, però non potevo non confessarmi e con chi se non con Don Guido? Chi meglio di lui poteva capirmi anche umanamente?
Infatti, confessione a parte, dopo, parlandone tra uomini, ne abbiamo parlato a lungo. Ha voluto sapere tutto, dettagliatamente perché lui pare che quel peccato non l'ha ancora commesso, anzi pare che non sia molto tentato in questo senso. Si vede che non siamo proprio simili in tutto e per tutto. Però ognuno ha le sue debolezze. Voglia di donne pare che non ne abbia, ma come ha ricordato volentieri i nostri anni in seminario e la nostra amicizia particolare. Ha pure detto che gli sarebbe piaciuto rispolverare anche praticamente quei ricordi. Infatti mi ha invitato a restare suo ospite.
Ci sono tante stanze qui, perché ci fanno anche dei giorni di ritiro spirituale e campi scuola. Non arreco disturbo. Non mi aspettavo però che osasse arrivare fin dove è arrivato. Cioè qui, nella mia stanzetta, su quel letto dal quale sono appena sceso proprio per liberarmi del peso che ho dentro parlandone con te, o meglio, scrivendo su di te.
Tu sei di carta, non hai occhi, non hai visto, ma è stato qui. Ha voluto rivalersi su quella con la quale sono stata a Marina di Flemma; ha voluto dimostrarmi che è pure lui è bravissimo a fare lavoretti con la bocca e che riesce a farsi possedere da un maschio come e meglio di una donna . Meglio lo ha detto lui. Io continuo a ritenerle due cose diverse, anche se entrambe piacevoli. Mi sa che da adesso in avanti sarà fatica per me stare alla larga da certi piaceri. Il problema non è come procurarmeli, le mie parrocchiane farebbero la fila per me. Il problema e con chi confessarmi dopo. Farlo con Don Luigi è un poco rischioso. Lui è un prete ancora all'antica. Né posso confessarmi con Guido perché è con lui che ho commesso peccato e scatterebbe automaticamente la scomunica per entrambi se lo facessimo. Devo vedere come regolarizzare le cose, di volta in volta, perché intuisco già che ci saranno altre mie cadute. Non vorrei peccare ma non sono forte abbastanza per resistere alla tentazione


Pandanico 8 giugno1972

Finalmente una parrocchia tutta mia. Non che con Don Luigi a Sant'Antonio al Monte sia stato male, anzi. Mi mancherà molto Don Luigi anche se sono certo che lo troverò pronto a darmi ogni consiglio ed aiuto se ne avrò bisogno. E' stato un maestro e un padre per me Don Luigi. Spero di essere parroco alla sua maniera e di non cacciarmi in altri intrighi anche qui. Scemo che sono stato a mettermi con due donne contemporaneamente, gelosa l'una dell'altra. Menomale che c'era Don Luigi. Non so se l'ha fatto per me, per quelle due o solo per evitare uno scanalo alla Chiesa, di certo è merito suo se ha proposto il mio nome al nuovo vescovo per questa parrocchia, tanto lontana da Sant'Antonio. Solo così potevo liberarmi di quelle due.


Pandanico 23 settembre 1972

E' stata una bella idea quella di andare a trovare Don Luigi, intanto perché mi ha fatto piacere rivederlo e poi perché forse ho scoperto la soluzione al mio problema. Certo la seicento non è una gran macchina, però è una macchina e non tutti ce l'hanno. Io sì, e non è poca cosa. Me ne sono accorto proprio facendo questo viaggetto, quando sulla via del ritorno ho caricato quell'autostoppista. Certo che il poter vestire abiti normali e non dover portare obbligatoriamente la tonaca, come prima del Concilio, facilita le cose. Quello tutto avrà pensato di me tranne che sono prete, altrimenti non ci avrebbe provato, invece è andata come è andata. Stava durando troppo a lungo l'astinenza e una bottarella era ora che tornassi a darla. Non ne potevo più di masturbazioni solitarie. Adesso ho la macchina e qualche volta mi posso pure allontanare di molto dalla zona ed andare a cercare gli sfoghi altrove, senza compromettermi nella mia parrocchia come in passato. Ma sì, penso proprio che in settimana farò una capatina sulla costa, voglio vedere se trovo quel posto dove dicono che si possono trovare prostitute vere o finte, cioè dei travestiti. Prima o poi con uno di questi me lo devo togliere uno sfizio. Meglio prima che dopo. La settimana prossima ci faccio una capatina, che ci vorrà? Un oretta ad andare una a tornare, parto dopo la messa vespertina, anche prendendomi tutto il tempo necessario, tra le undici e mezzanotte starò certamente in canonica. A proposito, devo fare un salto anche da Don Guido. E' da parecchio che non mi confesso.
Cioè, visto che passo da lui, con il quale non posso confessarmi per questo genere di peccati, passerò dai frati del santuario La Vergine del santo colle, dove i confessori non mancano mai, anzi abbondano.

NOTA FINALE: tra una pagina e l'altra c'erano scritte anche altre cose ma trattavano altri argomenti molto distanti dalle tematiche erotiche e sessuali. Per questo non sono state riportate. Vengono omesse anche tutte le altre (non poche) pagine che seguono a quella scritta con data 23 settembre 1972, in nessuna delle quali si tratta più di questi argomenti. Il prete avrà smesso di peccare o di annotare le sue esperienze?
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