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La rossa


di Zindo
09.07.2023    |    9.677    |    11 9.5
"Per questo era benvoluto da tutti: non sottraeva clienti a nessuno, anzi li richiamava, Poi però erano arrivati i froci da marciapiede che si concedevano..."
Era disteso sul letto d'ospedale. Aveva una spalla fasciata, una gamba ingessata e messa in trazione, bende su un occhio. Su quello destro, circondato da una tumefazione violacea.
Gli faceva male il collo per poterlo girare, per questo roteava di tanto in tanto solo le pupille, in direzione della porta accostata ma non del tutto chiusa.
Non riusciva a vedere ma sapeva che oltre quella porta rimasta socchiusa molti erano i curiosi che si alternavano per sbirciare attraverso la fessura.
Li sentiva vociare, vedeva le ombre oltre il vetro opaco.
Teneva tra le mani il quotidiano che poco prima gli aveva portato Roberto, l'infermiere di turno. Glielo aveva mostrato già aperto sulla pagina della cronaca cittadina sulla quale primeggiava una sua foto, molto diversa da come era conciato in quel momento.
Chissà chi aveva fornito quella foto al giornale.
Non era recente: era databile almeno una ventina di anni prima.
Angelo era risalito al periodo approssimativo della foto, dal vestito che indossava.
Non l'aveva mai vista prima quell'immagine.
Chissà chi glie l'aveva scattata.
Si era compiaciuto nel guardarla: bella foto.
Sì, era venuto uno splendore,
Su quella foto, sembrava davvero una donna e non un travestito: capelli lunghi, ondulati, rosso fuoco come tutte le sue parrucche. Non a caso il suo nome d'arte ( o, se si vuole essere cattivi, di battaglia) era “La Rossa”: un mito noto non solo nella non piccola città di provincia ma anche nei dintorni.
C'era stato un tempo, molti anni prima, più o meno agli anni della foto pubblicata dal giornale, in cui insospettabili uomini ben in vista nella cosiddetta società bene pagavano profumatamente per andare a letto con lui, Con Angelo, vestito da lei, da "La Rossa".
A differenza di quasi tutti i travestiti lui parlava di sé al femminile solo “sul lavoro”, che “esercitava” vestito da donna. Ovviamente il suo lavoro era quello definito “il più antico del mondo” quando esercitato da vere donne.
Era bella su quella foto, Ben truccata, bel sorriso, il vestitino le stava tanto bene, forse era il più bell'abito “da lavoro” che avesse mai indossato.
Neppure l'abito che indossava la sera prima era brutto, anzi, Forse era solo meno prezioso. I tempi erano cambiati anche in termini economici ed ora lui non si poteva permettere più strass e perline su stoffe pregiate.
D' altra parte quelli che l'avevano aggredito e malmenato non ne capivano niente di eleganza. Quei balordi volevano i soldi, come se li avesse potuti tenere nascosti negli striminziti abiti femminili che indossava.
Che stupidi quei balordi a non capire che era tornato a conciarsi così proprio per loro, per distrarli da quella robaccia maledetta.
Che bei tempi quelli in cui lui, quando si trasformava in una lei, stava lontano dalla zona del porto dove ieri sera l'hanno aggredito e malmenato. Tempi belli quelli, per lui ma anche per la zona portuale,
Allora, una ventina d'anni prima appunto, “lei” aveva clienti danarosi e prestigiosi che la cercavano, si prenotavano, la pagavano più della sua normale tariffa se si faceva trovare in luoghi sicuri, lontani da occhi indiscreti di curiosi o spioni.
Per questo non frequentava molto la zona portuale.
Aveva però molti amici ed amiche che “lavoravano” in quella zona, nessuno era travestito, Quattro erano donne vere, e vere prostitute; due o tre erano maschietti che si prostituivano a pagamento, amici delle altre perché la clientela era diversificata. Quando però scendeva in campo “lei” attingeva da entrambi gli schieramenti della clientela.
Se scendeva al porto era perché non era stata richiesta dai clienti facoltosi, in genere grassi e avanti negli anni, e al porto sceglieva lei, secondo l'avvenenza e la piacevolezza dei clienti e, simpaticamente, smistava ad altre ed altri quelli a “lei” meno graditi.
Per questo era benvoluto da tutti: non sottraeva clienti a nessuno, anzi li richiamava,
Poi però erano arrivati i froci da marciapiede che si concedevano gratis ed avevano rovinato la piazza, distruggendo il lavoro dei prostituti e allontanando la clientela delle prostitute. La zona era diventata territorio per incontri tra omosessuali, senza più prestazioni remunerate.
In fondo una inezia come danno, rispetto a quello che avvenne ancora dopo.
In seguito, infatti, arrivarono quei maledetti elargitori di polverine bianche e di pasticche, quelle che si liquefanno dentro un cucchiaio e si iniettano con le siringhe; quelle con le sostanze che portano al degrado vero dell'essere umano e alla morte.
La sua bellezza era già svanita a quell'epoca ed i clienti facoltosi gli preferivano quelli più giovani. Ormai i/le mulatti/e del sud America avevano invaso la città e si prostituivano sottraendo clienti a donne, ad uomini e persino a “lei” che era una via di mezzo.
In quegli anni Angelo, detto La Rossa quando esercitava (per via del colore delle parrucche che da sempre aveva messe sui suoi capelli naturali), era tornata a battere nei vicoli bui del porto, perché doveva pur vivere. Avrebbe saputo anche svolgere qualche altro lavoro, ma nessuno glie ne avrebbe dato: tutti ormai lo conoscevano come “la Rossa”, anche quando vestiva da maschio e nessuno lo trattava normalmente. Le donne gli rivolgevano sguardi disgustati ed espressioni di ripugnanza; gli uomini, anche quelli che di notte andavano a cercarlo tirando sul prezzo, di giorno o tacevano o lo deridevano.
Lui sapeva fare all'amore. Questo aveva continuato a fare, non più o non sempre per piacere (anche se a volte gli succedeva), ma prevalentemente per necessità economiche.
Col passare degli anni aveva dovuto abbassare le tariffe ed aumentare il numero delle prestazioni per restare in un livello di reddito decente per poter vivere. Quando era tornato a lavorare nei vicoli della zona porto, era arrivato a questo livello.
Lì aveva conosciuto i ragazzi, giovani, ancora belli che non cercavano né lui, né i froci, ma quei maledetti fornitori di sostanza bianca portatrice di morte. Aveva visto la luce negli occhi di quei ragazzi spegnersi giorno dopo giorno, aveva visto quegli sguardi inizialmente pieni di speranza, di voglia di vivere, farsi opachi, diventare trasognanti, osservatori del vuoto.
Poi uno, quello con i riccioli biondi, era morto per overdose.
Allora Angelo si era ribellato.
No, non ci stava a quel gioco di morte.
Si era messo in concorrenza con i venditori di polvere bianca, elargendo gratis se stesso, la sua arte di troia.
“Che emozioni ti da quella robaccia? Vieni qui ragazzo, che ti faccio provare io le emozioni vere, vieni che te lo faccio conoscere io il vero piacere, vieni che ti ci porto io alle porte del paradiso...”
Era stata solo "la rossa" ai tempi d'oro. Era diventata “La rossa dei drogati”...eppure si chiamava Angelo. Avrebbero potuto chiamarlo Angelo dei tossici, No, lui era stato da sempre La Rossa, tale restò: la Rossa … anche se con l'aggiunta “dei drogati”.
Aveva Pianto Angelo quando si era accorti che i ragazzi più belli non riuscivano più ad avere le possenti erezioni delle prime volte e si era data ancora di più da fare per distrarli da quella robaccia. Aveva pensato di non avere più sufficiente sexy appeal per farli arrapare, non accettando l'idea che quei ragazzi oltre le sue prestazioni avevano continuato ad iniettarsi anche dosi di morte progressiva. Non poteva immaginare che era quella roba bianca ad ostacolare le erezioni non la sua scarsa avvenenza.
Quella roba bianca creava assuefazione più che le sue pompe e i ragazzi correvano più dietro a quel colore candido che dietro la sua parrucca rossa, anche se lui si dava gratis e quella costava .
Costava tanto, sempre di più, e quei ragazzi denaro non ne avevano. Se lo procuravano o rubacchiando o mettendosi in concorrenza con lei (alcuni l'avevano fatto, si erano adattati a fare pompini e dare via il culo per qualche decina di euro, indispensabili per procurarsi le dosi).
Più di una volta avevano mandato lui con qualche cliente particolare, ma subito dopo avevano preteso la somma pagata dal cliente. L'avevano praticamente costretto a prostituirsi per conto loro e lui lo aveva fatto.
Non era più bello come un tempo, né era ancora giovane come una volta, non riusciva a sopportare più clienti in una sera, non riusciva a guadagnare tanto quanto quei ragazzi pretendevano.
Ieri sera infatti, causa anche il brutto tempo, aveva racimolato qualcosa ma non tanto quanto i ragazzi volevano. In preda a qualcosa di simile ad una crisi di astinenza, s'erano fatti violenti, avevano preteso l'impossibile, e l'avevano aggredito, picchiato, preso a calci e a pugni, poi lasciato lì, da solo, vestito da donna, riverso a terra, in un vicolo buio della zona portuale, sotto la pioggerellina mista a nebbia, esposto anche al freddo. Li è stato trovato all'alba di ieri mattina da alcuni spazzini,..pardon “operatori ecologici”.
Ieri gli hanno prestato le prime cure in ospedale e la notizia è finita sul giornale.
La Rossa sui giornali, con una grande foto, come fosse una attrice, un divo (o una diva, considerando la foto pubblicata); La gente che per qualsiasi motivo si trovava in ospedale andava a sbirciare dalla porta, gli altri stavano commentando nei bar o altrove, leggendo il giornale.
Alla polizia che l'ha interrogato Angelo ha detto di non conoscere i suoi aggressori però ne ha descritto uno, pur sapendo che non era tra quelli che l'aveva malmenato Consapevolmente aveva mentito, descrivendo nei dettagli il fornitore di “roba bianca” che tante volte aveva visto, ma non ieri sera.
Mai, mai, mai lui avrebbe detto che a pestarlo erano stati Carlo, Daniele, Renato e Vincenzo, i ragazzi che avrebbe voluto allontanare dalla droga con le sue prestazioni. Quante pompe aveva fatto a ciascuno di loro...per essere ..pestato e abbandonato una sera d'inverno in un vicolo vicino al porto, una sera di avanzato autunno.

A molti questo racconto non piacerà. Forse a tanti sarebbe piaciuto leggere di come Angelo detto "La Rossa" dava il suo corpo, usava la sua bocca o il suo culo e a volte anche il suo cazzo a pagamento e costoro forse troveranno inopportuno che io abbia parlato di come Angelo abbia dato gratis se stesso, anima e corpo, da illuso salvatore di giovani tossici,
... eppure la storia de “La Rossa” è una storia quasi del tutto vera, avvenuta diversi anni fa, proprio nella mia città. Ne parlarono tutti. Persino quelli della mia età. Allora avevo circa quindici anni, oggi ne ho molti di più.
La Rossa da molti anni non vive più, ma mi è piaciuto ricordarla.
Come?
Portando la sua memoria in un sito come questo dove possono capirla, forse anche volerle un poco di bene. In fondo siamo persone che amano il sesso ed i suoi piaceri, non animali.
Ciao Angelo detto "la Rossa"
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