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Lui & Lei

la (in)fedeltà di Pietro


di Zindo
18.12.2023    |    4.784    |    6 9.8
"No, sul letto che è stato mio e di Clara non ci porterò mai nessuna..."
Pietro era un camionista, anzi un conducente di TIR, quelli costituiti da enormi vagoni trainati da un trattore o motrice relativamente piccoli, costituiti oltre che da un potente motore trainante, quasi solo da una cabina.
Gran parte della sua vita Pietro l'aveva vissuta dentro le cabine di questi trattori di TIR. Aveva cambiato spesso i vagoni agganciati, quasi mai la “motrice” trainante.
Col tempo aveva finito con il somigliare abbastanza, almeno simbolicamente, al suo mezzo di lavoro, nel senso che con la stessa facilità con la quale la motrice che lui conduceva agganciava i vagoni da trainare sulle strade d'Europa, lui rimorchiava donne, e non solo, per viaggiare nell'universo dei piaceri sessuali.
Quante avventure aveva vissuto sulle piazzole di sosta dislocate lungo le autostrade, nei piazzali di parcheggio antistanti diversi motel, a volte prendendo anche una stanza, altre volte sfruttando la brandina nella cabina-motrice del TIR, altre volte ancora adattandosi tra i cespugli ai margini delle aree di sosta se non addirittura i cessi degli autogrill dove sostava.
Se Pietro volesse raccontare tutte le avventure che ha collezionato potrebbe forse scrivere più racconti di quelli attualmente presenti su questo sito e non solo della categoria “etero” anche se lui sostanzialmente, ma non anche praticamente, etero si è sempre professato.
Certo: le donne gli sono sempre piaciute e tanto, tantissimo, però soprattutto gli è sempre piaciuto scopare, chiavare, fare sesso, trombare e se su qualche piazzola di sosta anziché una donna compiacente trovava un qualche frocio voglioso, non aveva disdegnato affatto il farsi fare un buon pompino o, se richiesto da qualcuno di aspetto piacevole, di riempire anche qualche culo maschile.
Non tutte le avventure vissute le conservava nella sua memoria, la maggior parte le scordava nel volgere di qualche settimana, alcune anche dopo qualche ora, fatta eccezione per le sue esperienze con delle coppie, anche queste vissute più o meno fugacemente in qualche area di parcheggio. Purtroppo erano state poche le sue esperienze sessuali con delle coppie di veri o finti coniugi, ma erano state quelle le esperienze che lo avevano entusiasmato più delle altre.
Nonostante questa sua disinvolta collezione di avventure a tutto campo, era stato a suo modo un marito fedele a sua moglie Clara, nel senso che per quanto brava nel fare all'amore e fisicamente bella fosse stata la donna, singola o di coppia, con la quale si sollazzava, ai suoi occhi nessuna era neppure lontanamente confrontabile con la sua bellissima, amatissima, adorabilissima Clara. Se non lo erano le donne figurarsi gli uomini, veri oggetti di piacere usa e getta e nulla più, agli occhi di Pietro.
…..Poi il tempo, maledetto corrosivo degli esseri umani, lo aveva massacrato togliendogli tutti i piaceri del suo bel vivere. Qualcuno gli aveva fatto capire che era diventato vecchio.
Glielo avevano detto con garbo, quasi come se gli stessero facendo un favore. “Lascia che siano i giovani a fare i viaggi internazionali- gli avevano detto- tu fai quelli a corto raggio, ormai ti meriti una vita più tranquilla”
“Più tranquilla” un corno! Levatacce al mattino per battere sul tempo i colleghi concorrenti ed arrivare a caricare o scaricare prima di altri per non perdere tempo, per poter fare più viaggi in un giorno e poi rincasare tutte le sere, e dover dare conto al datore di lavoro ed alla moglie per eventuali ritardi.
In pratica non proprio “non più tempo” per le avventure, ma certamente poco tempo per vivere avventure, sempre meno probabili non avendo più il tempo per cercarle o provocarle, ma solo sperare che capitassero al momento giusto, nei posti giusti... cioè solo per caso, ...quindi quasi mai, ormai.
Era già stato questo un drastico ridimensionamento della qualità di vita (anche sessuale) di Pietro, ma venne anche il peggio: la perdita- tra le altre perdite- del “numero minimo di rapporti sessuali garantiti”. E' un modo poco rispettoso di dire che a Pietro vennero a mancare anche le scopate coniugali perché rimase vedovo ma questa è la realtà. Accadde. La morte fa parte della vita, ne è una fase inevitabile, l'ultima. Clara purtroppo morì.
I cambiamenti nella vita di Pietro furono tanti e radicali ma siamo nella sezione racconti erotici e limitiamoci all'aspetto che all'eros è più attinente: quello sessuale e sensuale. Tutti gli altri aspetti, alcuni dei quali molto più importanti, in questa sezione sarebbero fuori luogo. Deliberatamente li tralasciamo.
Il legame affettivo e sensuale tra Piero e Clara era stato forte da sempre; da Pietro era stato vissuto un poco a modo suo, considerando solo la fedeltà sentimentale e non anche quella corporea, ma- a suo modo- era stato fedele alla moglie finché costei era rimasta in vita.
Già pochi giorni dopo il luttuoso evento Pietro aveva cominciato a chiedersi che senso poteva avere essere fedele ad un ricordo e a considerare che concretamente sua moglie non c'era più.
In concreto aveva desiderio e necessità di scopare.
Se avesse avuto ancora le grandi occasioni di un tempo non avrebbe avuto problemi a vivere qualsiasi genere di avventura occasionale, né con donne, le sue preferite, né con omosessuali, da lui non disdegnati, né con coppie da lui particolarmente gradite.
Il fatto è che quelle occasioni non gli capitavano più perché, per agevolarlo ulteriormente (secondo il suo modo di vedere le cose) il datore di lavoro lo aveva trasferito ulteriormente, dai viaggi a corto raggio a quelli in ambito cittadino. In pratica Pietro non poteva più contare neanche sul caso ormai, ma per poter scopare doveva proprio andare a cercare deliberatamente o donne a pagamento sulla circonvallazione o froci nei giardini prospicienti la stazione ferroviaria.
Non aveva mai pagato alcuna donna e si sentiva a disagio persino a prendere in considerazione questa eventualità. Aveva considerato gli omosessuali come soluzioni non disprezzabili di “ripiego in mancanza d'altre” ma non voleva entrare nel giro dei “diversi” per mancanza della moglie.
Vivendo questo malessere intanto si recava spesso al cimitero, per deporre un fiore sulla lapide della moglie o solo uno sguardo alla foto di lei. Lo faceva spesso, certamente ogni sabato pomeriggio.
Ogni sabato si recavano anche altre persone nello stesso luogo, per commemorare ognuno i propri defunti. Tra costoro lui notò subito una signora giovanile ma non giovane, vestita sobriamente ma non a lutto, piacente ma non bellissima. Quando arrivava la trovava quasi sempre vicino al chiosco del fiorista, sempre indecisa su quali fiori comprare e lì la lasciava per ritrovarla poi, appena fuori all'uscita, in attesa alla fermata dell'autobus urbano a pochi metri dl cancello del camposanto.
Lui invece andava al cimitero con la sua utilitaria.
Era un tardo pomeriggio estivo quel sabato in cui uscendo dalla solita visita Pietro non si limitò a notare solo la donna ma anche i nuvoloni neri che avanzavano veloci da oriente e minacciavano un imminente temporale.
Gli venne istintivo chiedere alla donna se voleva un passaggio, viste le condizioni atmosferiche.
Quella accettò con gratitudine.
Appena in macchina si presentarono e rivelarono l'uno all'altro di aver notato la reciproca assidua frequentazione del triste luogo.
Pietro disse che era vedovo da recente e accennò a qualche suo disagio di vivere la vedovanza. La donna, che disse di chiamarsi Marcella, si mostrò comprensiva dicendogli che era faticoso anche per lei, vedova da molto più tempo, vivere senza un uomo accanto.
Ecco che lo spirito di Pietro, conducente di TIR, si risvegliò e come fosse la motrice che conduceva abitualmente intuì che c'era un bel vagone da rimorchiare. Da praticone qual'era andò subito al sodo, senza girare molto attorno alla questione, e azzardò l'aggancio veloce con “Forse allora tu mi puoi capire. Quello che davvero mi manca non è come pensano mia nuora e mia figlia, una camicia pulita e stirata o un piatto di minestra calda, ma qualcuna che occupi nel letto il posto vuoto accanto al mio”
“Già pensi a risposarti? Io ho deciso che non lo farò mai.- disse Marcella- Perderei anche la pensione di reversibilità”
“Risposarmi? Neanche per idea.- Mi manca una donna femmina, non una moglie. Capisci in che senso?”
“Ohh...sì! Altro che. Più o meno come a me manca un uomo”
“Potremmo venirci incontro l'un l'altro. Magari è un bene esserci conosciuti. Potremmo conoscerci anche meglio e di più. Che ne dici?”
“Parla chiaro, dove vuoi arrivare?”
“A soddisfare i nostri bisogni difficilmente confessabili ad altri ma comunque esistenti. Perché fingere e perdere tempo? Io ho voglia e bisogno di fare sesso. Mi pare che tu sia nelle mie stesse condizioni. A casa mia non c'è nessuno, se vuoi stiamo insieme. Non sono un cuoco eccellente ma ai fornelli mi arrangio, ti invito a cena.”
“A cucinare sono più che brava io e non mi servono certo inviti di uomini che appena si sanno arrangiare.”
“Allora facciamo senza cena. Andiamo direttamente a letto insieme? A letto sono bravo, garantisco”
“Ma sai che sei davvero uno molto sfacciato?” disse Marcella senza però fare nulla per fermare la mano che Pietro aveva messo tre le sue cosce, con gesto fulmineo sotto la gonna,
Incoraggiato dal “lasciar correre” della donna, fu svelto a portare la mano fino alla parte più interessante, in cima alle gambe. Allora Marcella lo invitò a pazientare almeno fino a quando non sarebbero arrivati dentro casa e si informò da che parte abitasse Pietro. Sentendo l'indirizzo dell'uomo, fece notare “Ma allora abiti dopo di me” e propose “Tanto vale fermarci a casa mia allora, arriviamo prima”
“Anche tu non vedi l'ora?”
“Sapessi da quanto tempo digiuno”
“Vuoi un piccolo antipastino?” chiese Pietro sbottandosi la patta e portandoci sopra la mano della donna, perché almeno sentisse al tatto la sua prepotente erezione.
Marcella non solo palpeggiò ma verificata la sostanziosità della dotazione fu abile e lesta nell'infilare le dita, cercare il cazzo, afferrarlo, estrarlo dai calzoni, guardarlo estasiata e cominciando a menarlo esclamò “Quant'è bello!”
“Dagli una leccatina” suggerì Pietro e Marcella non fece storie, accogliendo subito la proposta, chinandosi per annusare e leccare il glande.
Però risollevò subito il capo e leccandosi letteralmente le labbra disse “Lo voglio, fa presto, gira a destra al secondo incrocio. La terza casa a sinistra è casa mia. Corri che questa volta il tuo problema te lo risolvo io, alla grande. Corri, corri”.

Dopo un quarto d'ora circa, non più in macchina ma sul letto, non più vestiti ma nudi, non più seduti l'uno a fianco dell'altro ma distesi l'uno sull'altra, compenetrato l'uno nell'altra. Marcella diceva esattamente il contrario “Piano, piano, fa piano se no godi subito ed io ti voglio gustare a lungo.“
Si aggrappava a Pietro con le braccia al collo e le gambe al corpo, incrociando i suoi talloni sul sedere dell'uomo. Poi aggiunse “Quanto mi è mancato il cazzo e quant'è bello sentirmi sbattere così, ti prego fammi impazzire, chiamami zoccola se vuoi e se pensi che sono una troia dimmelo” Si aggrappò con la bocca a quella di Pietro risucchiandogli le labbra e infilando la sua lingua nella bocca di lui per alcuni secondi prima di staccarsi per continuare nel suo delirante sproloquio “Sfondami se ce la fai, ficcaci anche le palle se ci entrano, riempimi di te, da tutte le parti” e un attimo dopo si contraddisse “Datti una calmata però, se no godi subito ed io voglio che duri a lungo.
Allora Pietro, lasciando sprigionare i fiotti si sperma dentro la donna, vibrando con il corpo, e ansimando con la voce le disse “Non ti preoccupare che non mi si affloscia subito e possiamo continuare. Non ho fretta io, Se vuoi posso fermarmi anche tutta la notte da te”
“Ma che hai fatto? Hai sborrato dentro di me? O vile! A che bello però..come scorre adesso, oh che bello..dai, dai..è meraviglioso adesso, dai che voglio godere anch'io e non ci manca molto. Succhiami i capezzoli, ficcami un dito nel culo, sbattimi forte...oh si, cazzo, si, si, siiii, siiiii...”
Per poi contraddirsi ancora con un “basta, basta, ti prego....lasciami riprendere fiato ti prego. Ti faccio scopare ancora lo prometto, ma adesso lasciami respirare un attimo”
Pietro si ritrasse ma lei si afferrò al suo torace dicendo ancora una volta il contrario di quanto aveva appena detto “Però restami sopra, schiacciami col tuo peso, fammi sentire domata e dominata, baciami bel maschione. Perché non ci siamo visti prima io e te? Stanotte dormi qui da me”
Pietro sorrise e disse: “Se vuoi mi fermo volentieri, ma non credo che dormirò o ti lascerò dormire”
Lei rise ancora più divertita e replicò: “In effetti abbiamo troppa astinenza da colmare” Poi suggerì:”Pensi che spaghetti al peperoncino con un bel bicchiere di rosso ci aiuteranno a riprendere in fretta le energie? Vado a preparare una cenetta".
Mentre Marcella lavorava ai fornelli, Pietro fece il pomicione stringendosi alle sue spalle, spingendo in avanti il suo bacino contro le natiche della donna e, cingendole i fianchi le palpeggiava i seni. Lei lo lasciava fare.
Lui era contento, Certo anche per la grandiosa scopata ma anche perchè nella sua mente pensava "Meglio che mi sono fermato io qui e che non l'abbia portata a casa mia. No, sul letto che è stato mio e di Clara non ci porterò mai nessuna. Le sono ancora fedele".
Del resto anche le volte che si era accontentato di prestazioni maschili si era detto "ma tanto io ho fatto l'attivo, io sono etero"
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