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Svegliati bamboccio!


di Zindo
04.12.2023    |    11.064    |    8 9.6
"Mio padre era un militare soggetto a trasferimenti periodici per questo già a quell'età avevo abitato in numerose località: ero nato in Piemonte, avevo..."
Oggi sono passato a salutare mia madre, molto anziana.Mentre frugava dentro una scatola di latta mi ha chiesto: “Sai chi è passato a salutarmi qualche giorno fa? Sono venuti Paolo e Lucia, te li ricordi i nostri amici toscani?”
Se me ne avesse dato il tempo avrei risposto:“Certo che li ricordo” ma non mi ha lasciato parlare. Ha tirato fuori dalla scatoletta un biglietto e porgendomelo ha aggiunto: “Hanno chiesto di te. Si sono trasferiti vicino Roma adesso. Mi hanno lasciato il loro indirizzo per dartelo. Hanno detto che avrebbero molto piacere di rivederti”
Ho tra le mani il biglietto da visita che mi ha dato mia madre per conto di Paolo e Lucia. Oltre l'indirizzo ci sono anche i numeri di telefono dei due. Sono fortemente tentato di comporre uno di quei numeri e chiamarli. Però ho anche molte titubanze.

Sono passati molti anni, troppi, da quella volta.
Io ero giovanissimo allora. Era addirittura il tempo in cui, superato l'ultimo esame universitario, stavo approntando la tesi. Ora sto approntando i documenti per poter andare in pensione. Fate il conto di quanto tempo è passato.

Non mi meraviglio che si ricordino ancora di me, neanche io li ho mai scordati. L'esperienza che abbiamo vissuto è indimenticabile.
Mi meraviglio invece che siano ancora vivi. Credo che siano molto anziani oramai. All'epoca io avevo circa venticinque anni, Lucia quasi una deciina di più, Paolo ancora un paio più di Lucia.
Sì, certamente saranno anziani ora, anzi, forse vecchi. Non serve fare i conti, basta guardare mia madre che ha solo pochi anni più di Paolo e mi è facile intuire quanto anche loro siano invecchiati.

Ecco perché tentenno: rivederli e trovarli decrepiti significherebbe alterare uno dei ricordi più interessanti che ho della mia gioventù.
Ci penserò su prima di decidere se chiamarli o no, se andarli a trovare o no. Per ora mi fermo a ricordare quella lontana memorabile esperienza che abbiamo vissuto tutti e tre.

Mio padre era un militare soggetto a trasferimenti periodici per questo già a quell'età avevo abitato in numerose località: ero nato in Piemonte, avevo frequentato l'asilo e le prime due classi delle elementari in Toscana, concluso le elementari ed iniziato le medie in Romagna per completarle in Calabria. Dopo aver frequentato le superiori in Campania ho smesso di peregrinare al seguito della mia famiglia sistemandomi a Roma per frequentare l'università coabitando con altre tre coetanei.
Quando stavo per laurearmi, come ho detto stavo preparando la tesi, i miei erano finiti in una nota località balneare sulla costa marchigiana.
Io pur risiedendo abitualmente a Roma non è che fossi già autonomo e che vivessi indipendente dalla mia famiglia, al contrario tornavo spesso, all'incirca ogni due settimane, sulla riviera delle Palme, a casa dai miei, per rifornirmi di viveri e di soldi.

I miei genitori avevano stretto amicizie in tutte le località dove avevano risieduto e per questo, quando erano finiti nella rinomata località balneare erano soliti ricevere visite di vecchi amici durante i week end estivi. Tanto io andavo a casa saltuariamente e, a mia insaputa, i loro amici venivano ospitati nella mia camera da letto che, ad onor del vero, in quella casa sulla riviera non era mai stata proprio “mia” ma era proprio una stanza prevista per gli ospiti, tanto che oltre il mio letto singolo vi era stato collocato anche un divano, non per abbellire la stanza ma perché era trasformabile in altro letto (matrimoniale) proprio per eventuali ospiti.

Accadde che circa a metà giugno, avvertendo il caldo che si soffriva a Roma, e pensando al mare, e, ancora, avendo conseguito un insperato ventotto all'ultimo esame prima della tesi che stavo già approntando, decisi di tornare a casa dei miei per godermi un paio di giorni di mare anche se non avevo bisogno di rifornirmi né di viveri, né di soldi, avendo provveduto a questi rifornimenti solo quattro giorni prima.
Non ci pensai neanche lontanamente ad avvertire i miei genitori, mi sembrava ovvio poter tornare a casa mia senza preavvisare. Anzi credevo di fare una gradita sorpresa.
Viaggiai col pullman che mi lasciò non molto lontano da casa intorno alla mezzanotte. Essendo sprovvisto di bagagli pesanti e considerando l'ora non disturbai neanche mio padre per farmi venire a prendere con la macchina, ma percorsi a piedi il quasi mezzo chilometro dalla fermata dell'autobus all'abitazione dei miei. Badai persino a non fare troppo rumore nell'aprire la porta e quando sentii mio padre russare come un trombone per non disturbare il suo sonno non accesi neanche la luce. In fondo conoscevo bene casa mia e poi dalle persiane trapelava un poco della luce diffusa dai lampioni sulla strada, scarsa ma sufficiente a farmi intravvedere il minimo indispensabile per raggiungere la mia stanza.
Abbassai la maniglia, spinsi la porta, della mia camera e mentre pigiavo la mano sull'interruttore si levò un grido e sentii strani rumori.
Ebbi un attimo di smarrimento, in una frazione di secondo guardai per essere certo di essere in casa mia, in camera mia e intanto esclamai “E voi chi siete? Che ci fate qui?”
Qualcuno era balzato velocemente giù dal mio letto e stava in piedi cercando di coprire la sua nudità con il lembo del lenzuolo che cercava di arraffare , contrastato però dalla donna rimasta sul letto, balzata a sedere che cercava di tirare a sé il lenzuolo dall'altro lembo. Alla donna il telo bastò appena per ammantare la parte più intima tra le sue cosce, mentre per coprire i seni usò l'altro braccio, ponendo una mano a coppa su un seno e coprendo o cercando di coprire l'altro seno con il braccio. L'uomo si teneva il lenzuolo sul petto, illudendosi di coprirsi, invece proprio perché il lenzuolo era tirato anche dalla donna, stava come fosse un'amaca appesa al petto dell'uomo ed al basso ventre della donna e di lui, da sotto il telo che restava sollevato si vedeva benissimo il cazzo ben eretto e....ebbene sì.... vestito di un preservativo così umido che brillava quasi, riflettendo la luce.
Non ci voleva un genio per capire che avevo interrotto una scopata.

Forse per il grido della donna o forse anche il mio tono di voce piuttosto alto nel chiedere chi fossero, si svegliò anche mia madre la quale apparve alle mie spalle, accendendo anche la luce nel corridoio. Quasi come se fossi io a dover dare giustificazioni mi bersagliò di domande: “E tu che ci fai qui? Perché non sei a Roma? E' successo qualcosa?”
Non risposi ma chiesi “Chi sono? Che ci fanno in camera mia?”
Mia madre addirittura si scusò con loro, mi tirò per un braccio e con l'espressione come quella di chi vorrebbe rivelare il nascondiglio di un tesoro mi disse “ Sono Paolo e Lucia, i nostri amici toscani, perché non hai detto che tornavi? Che figura, che figura!
“Chi è?” Chiese mio padre il quale però riprese a russare subito dopo aver detto “Ahhhh” quando mia madre gli disse “Niente, sono io che sto chiudendo la cucina”.
Io non capivo mia madre e mi risentii: “Sono io che devo avvertire quando torno o voi che dovreste chiedermi il permesso di far dormire estranei in camera mia?”
“Non sono estranei, sono amici nostri”
“Se sono amici vostri fateli dormire nel vostro letto. Io vado a lavarmi, tu vedi come risolvere la faccenda, perché io voglio dormire nel mio letto...e cambiami le lenzuola.”
Me ne andai in bagno incazzatissimo, mentre i due erano mortificatissimi. Li sentii dal bagno parlottare con mia madre. Udii il suono delle voci senza captare le parole se non qualcuna a caso. Del resto non stavo certo ad origliare. Feci la doccia più per scaricare l'arrabbiatura e lo stress da viaggio che per effettiva necessità igienica. Non avevo preso con me biancheria pulita, per questo uscii in accappatoio.
Trovai l'atmosfera totalmente diversa da come l'aveva lasciata. Sia mia madre che i due estranei sembravano allegri o almeno che si stessero divertendo. Non c'era più traccia di alcun disagio sulle loro facce.
In più il mio letto prima disfatto era stato risistemato ed il divano sul quale prima stava solo un cuscino e delle lenzuola mal spiegazzate, era stato aperto in versione letto matrimoniale e come tale era stato già approntato con cuscini , lenzuola e tanto di copriletto.
Feci una domanda superflua tanto la risposta era evidente dallo scenario che avevo davanti agli occhi.”Cioè? Dovremmo dormire tutti in una stanza?”
Mia madre non diede il tempo agli altri due di proferir parola ma, recuperato il suo atteggiamento di prima mi aggredì verbalmente con una certa veemenza: “Oh, piantala ora e se non ti sta bene vai a cercarti una camera, ammesso che tu riesca a trovarla quando tuo padre non è riuscito a trovarne una per loro in tutto il pomeriggio. Perché a Roma non condividi la casa con quei tre e la stanza con quel tuo amico Fabio? Che differenza c'è? Potevi anche avvertirci che tornavi e poi in garage c'è sempre il sacco a pelo che usi in campeggio, usa quello se pensi di stare meglio”
Poi, molto più garbatamente si rivolse ai due “ Scusatelo e scusatemi”
L'uomo cercò di dire qualcosa, mi sembrò che volesse prendere le mie difese ma mia madre tagliò corto rivolgendosi di nuovo a me che capii di cosa avevano parlato mentre avevo fatto la doccia e perché li avevo trovati allegri. Mi fu chiaro che i due avevano detto a mia madre che li avevo beccati mentre facevano sesso. Me lo disse mia madre “Ti scandalizzi perché stavano facendo sesso? Perché non è logico visto che sono marito e moglie? Voglio sperare per te che alla tua età anche tu fai sesso con qualche donna, che diamine. Non sei mica più un bambino, sei un uomo, e sei ridicolo se fai i capricci”. Detto questo se ne andò quasi sbattendo la porta.
Solo allora lui si presentò come Paolo e mi presentò Lucia sua moglie, si scusò e, per quello che me ne poteva fregare, dissero che io avevo ragione.
Non è che questo mi consolò ma a quell'ora di notte ritenni più opportuno chiudere l'argomento che mettermi a puntualizzare il perché non condividevo le parole di mia madre , tanto il perché ero risentito con loro mi pare che lo avessero già capito.
Ebbi bisogno di prendere la biancheria in un cassetto raggiungibile solo passando vicino a Lucia, molto vicino considerati gli spazi ridotti al minimo dopo l'apertura del divano a letto matrimoniale.
Sentii entrare nelle mie narici l'odore della suo corpo, un odorato che non saprei definire, un misto di profumo tenue e di sudore fresco di un corpo pulito, cioè quell'odore piacevole di sudore e non quello nauseante. In una parola “profumo di donna”. Dovetti anche sfiorarla per passare tra lei ed il letto, leggermente, ma la sfiorai. Quel tocco inevitabile suscitò in me delle vibrazioni. Mi accorsi di quanto leggera fosse la stoffa della sua vestaglietta e la ripensai così come l'avevo vista al mio arrivo, la immaginai come poteva essere stata un attimo prima che io entrassi e... mi eccitai, fui attratto da lei, una donna molto più grande di me, ancora bella, anzi forse la più bella donna vista fino ad allora, perché Lucia era donna già formata, già esperta, una vera femmina, invece le donne che avevo avuto io, e ne avevo avute, erano state ragazze con i corpi acerbi, freschi di giovinezza ma anche ..oserei dire.. “freddi per poca esperienza” o “timide” rispetto a quella Lucia serenamente disinvolta nonostante la situazione, addirittura provocante perché il contatto avuto mi era a sembrato più cercato da lei che veramente inevitabile. Poi mi guardava con certi occhi e con un sorriso appena accennato che sprigionava sensualità. Guardai verso Paolo quasi a volermi assicurare che non avesse visto il nostro strofinarci invece lo trovai con gli occhi puntati su di noi ed un sorriso furbesco stampato sulla bocca. Appena incrociò il mio sguardo (ero appena transitato vicino alla moglie) mi disse: “ Dai che in fin dei conti non ti è andata male. Credo che per te sia meglio avere lei in stanza che non quel tuo amico che abita con te a Roma....e spero non ti imbarazzi la mia presenza... so essere discreto sai...”
Subito non capii cosa volesse dire, o meglio temetti di fraintendere. Lucia si adagiò sul letto, in maniera piuttosto scomposta, perciò ancora più eccitante e mi disse: “ Ti lascio lo spazio, così non rischi di sfiorarmi di nuovo quando ripassi”
Paolo a lei:”Però se ti metti così non credo che lui passi oltre, forse ti salta addosso”
Non capivo se stessero semplicemente scherzando o mi stessero provocando. Presi le poche cose necessarie nel cassetto e tornai in dietro. Era mia intenzione andare nel bagno per togliermi l'accappatoio e mettermi almeno i boxer se non proprio il pigiama (che all'epoca non portavo d'estate). Passando, Lucia alzò una gamba e mi sbarrò il passo. Mi fermai per guardarla e lei, fissandomi mentre si passava la lingua tra le labbra, fece arrivare il suo piedino sotto il mio accappatoio e lo sfregò sul polpaccio. Guardai Paolo temendo chissà quali assurde reazioni, invece mi sorrise e disse “E' un poco colpa tua se le hai guastato la festa prima con il tuo arrivo. Credo che tu debba proprio risarcirla” Poi con un tono che sembrava volesse dirmi:“Svegliati bamboccio” aggiunse: “Vuole te, non l'hai capito? “ mi venne addirittura vicino, mi pose una mano sulla spalla e aggiunse :“Le piace il muscolo giovane...non dirmi che non piacerebbe anche a te assecondarla”
“E tu?” chiesi.
Ritirò la mano e si ritrasse di mezzo passo. Ridendo disse: “Io? Guardo volentieri”.
Le vene delle mie tempie pulsavano all'impazzata, non mi sembrava possibile nulla di quanto stava succedendo. Lucia ritirò i piedi sul letto, divaricò le ginocchia e la stoffa leggera della vestaglietta scivolò lungo le cosce, facendo apparire la parte più intima della donna che, tra l'altro, lei subito si affrettò a toccarsela con una mano, facendo passare i polpastrelli tra le grandi labbra dalle quali spuntavano le ondulate altre più intime labbra. Già non capivo più niente e Paolo da dietro mi disse “Ci eravamo eccitati proprio pensando che su quel letto dormi tu, giovane ed aitante come sei e stavamo immaginando che tu potessi esserci quando sei arrivato davvero. Guarda che per noi non è la prima volta accogliere un bel giovanotto tra noi due,... sciogliti, non startene impalato”
Fu questa la seconda volta che intesi le sue parole come se volessi dirmi “Svegliati bamboccio”.
Non volli sentirmelo dire ancora. Mi posi innanzi a Lucia, aprii il mio accappatoio e lo lasciai scivolare lungo le spalle, chinandomi verso di lei per baciarle l'ombelico e senza troppo temporeggiare spostarmi tra le sue cosce per mordicchiarle con le labbra della mia bocca, quelle della sua figa, per insinuare la mia lingua a cercare il suo clitoride, per deliziarmi degli odori, dei sapori, degli umori di quella piccola “miniera” di grandi piaceri. Nel frattempo avevo le braccia distese e le mani sui suoi voluminosi e soffici seni i, a volte per palparli e massaggiarli, altre volte per giocherellare con pollice ed indice sui capezzoli diventati turgidi. Lei sollevava il bacino e lo muoveva con piccoli movimenti rotatori, per favorire il mio lavorio di bocca e lingua. Quando pose le sue gambe sulle mie spalle mi sollevai quel tanto necessario per portarmi con al bocca ai suoi capezzoli puntando il mio cazzo ormai durissimo sulla sua figa già umida, dilatata, vogliosa al pari del mio cazzo di congiungersi insieme.
Scivolai facilmente in lei che si aggrappò al mio torace con le braccia e selvaggiamente cominciò a leccarmi il collo, mordermi i lobi, graffiare con le unghie le mie spalle, mentre io la riempivo a colpi ritmati e veloci, con affondi decisi.
Le reti cigolavano. Me lo ricordo ora che c'era anche il cigolio. Allora non me ne fregai proprio che i miei potessero sentire ed immaginare.
In quell'occasione mi ero perso così tanto in Lucia da essermi scordato persino della presenza di Paolo. Il quale però c'era e, contrariamente a quanto aveva dichiarato di voler fare, non rimase affatto da una parte a guardare ma, e me ne accorsi con un iniziale spavento, quando cominciai a scopare la moglie prima sentii le sue mani sulle mie natiche, poi, mentre me le dilatava sentii qualcosa anche tra i glutei. Un attimo di timore che volesse sodomizzarmi e subito mi accorsi che si era tuffato con la faccia e stava lavorando di lingua nei paraggi del mio orifizio anale. Non mi posi il problema se fosse normale o meno, sentirmi leccare il culo e palpeggiare i testicoli da lui mentre mi scopavo lei e mi piacque molto e non fece niente per impedirglielo, anzi...ora lo confesso...non so se lo avrei ostacolato nel caso avesse osato fare di più, fare altro, osare con il suo membro la dove operò con la bocca. Lui non osò e la cosa un poco mi dispiacque pure, ma non l'ho mai detto prima. Forse non ne ebbe il tempo perché godemmo tutti e tre in un tempo che a me sembrò breve, ma poi mi resi conto che non eravamo stati affatto poco a trastullarci con foga saziandoci l'uno dell'altro.

La cosa buffa è che il giorno dopo, davanti ai miei genitori, Paolo e Lucia si scusarono con me per il disturbo arrecato arrivando senza preavvertire ed usurpando il mio letto e proponendomi di “vendicarmi” andando da loro a sorpresa quando avrei voluto.
In tanti anni non ci siamo mai più rivisti, ma a quanto pare non abbiamo mai scordato quella notte
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