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Cuori Agresti e Desideri Selvaggi: Il Richiamo Oscuro di Don Giosuè - Capitolo 6 – Sospesi tra Desiderio e Incognita: Le Trame dell'Oscurità


di matteol77
07.09.2023    |    3.418    |    0 9.3
"“Bravo figliolo! Il nonno sa di cosa hai bisogno!”, grugnì riprendendo a segarlo come prima..."
Don Giosuè teneva Giuseppe stretto a sé, bloccandolo con forza, poi la sua mano grossa e callosa si posò sulla verga del ragazzo iniziando a tirarglielo su e giù in una sega intensa e decisa.

"Non puoi lasciare le cose a metà, ragazzo! La natura va seguita fino in fondo!", disse il vecchio con un tono roco, lasciando intendere cosa stesse facendo Giuseppe prima che entrasse lui nella stanza.

"Quando ero giovine, noi ragazzacci facevamo tutti 'sto giochino. Era una specie di divertimento, che ci univa di più. Tranquillo, sono sicuro che ti piacerà!"

Giuseppe provò un brivido che gli percorse la schiena. Si sentiva intrappolato in una realtà del tutto inaspettata. Ma un turbine di emozioni, tra eccitazione e imbarazzo, si impadronì di lui quando per la prima volta percepì il calore di una mano diversa dalla sua sul suo membro. Era una sensazione completamente nuova e travolgente, una mescolanza di desiderio e timidezza che lo sommerse. Quella mano anche se ruvida, sembrava scaldare ogni centimetro della sua pelle, trasmettendogli una sensazione di calda intimità che lo faceva sentire vulnerabile e al tempo stesso eccitato.

Le sue emozioni tumultuanti si riflettevano nei suoi occhi mentre subiva il tocco autoritario dell'anziano contadino. Era come se l'energia dominante di Don Giosuè lo avvolgesse, spingendolo in un vortice di sensazioni contrastanti.

La mano robusta e ruvida di Don Giosuè avvolgeva senza esitazione il suo membro, muovendosi con un ritmo deciso e inesorabile.

"Tranquillo, ragazzo. Lasciate andà che ci penso io! Nella campagna, si fa tutto a modo nostro!" disse Don Giosuè con voce rauca e impetuosa.

Le sue parole sembravano un comando, un invito a cedere completamente alle sensazioni che Giuseppe stava vivendo in quel momento, a confidarsi nelle sue mani esperte.

Il membro rispose alla presa determinata dell'anziano, pulsando e crescendo tra le sue dita callose. Il calore del contatto e l'odore virile nell'aria che si intensificava fecero fremere Giuseppe in un'esperienza nuova, primitiva, selvaggia e provocante. Ogni tocco, ogni movimento dell'anziano sembrava accendere nuove fiamme di desiderio nell'intimo di Giuseppe, costringendolo a immergersi in un mondo di sensazioni che non aveva mai provato prima.

Era lontano dall'essere un tocco delicato. L'anziano senza alcun coinvolgimento emotivo, procedeva in maniera meccanica, energica, rude, come se stesse mungendo un animale. La sua mano ruvida e potente strizzava il membro di Giuseppe con forza, spingendosi oltre i confini del pudore e della convenienza.

Il contadino dominava la situazione, non lasciando spazio a resistenze. Il suo volto, impassibile e privo di emozioni, fissava il giovane con uno sguardo penetrante. Le sopracciglia folte si piegavano leggermente verso il centro, accentuando la sua aura di dominanza e controllo.

Il suono delle carni umide che sfregavano l'una contro l'altra si faceva udire in una sinistra sinfonia di desiderio e audacia.

Per agevolare lo scorrimento, l'anziano ha effettuato un gesto istintivo: ha allentato la presa e si è sputato sul palmo della mano. Successivamente, con cura, ha spalmato la saliva raccolta sul membro di Giuseppe, conferendogli una consistenza viscida e liscia. Poi, riprese con maggior vigore, come se volesse sfidare ogni limite e incanalare un'energia grezza e primitiva nella sua azione. Il gesto richiamava inevitabilmente alla mente ciò che l'anziano faceva a se stesso quando si masturbava.

Fu un gesto che trasudava di volgarità ma dimostrava una determinazione indomabile. La scena era un mix di brutalità e trasgressione, con l'anziano che si imponeva con una forza controllata, mentre Giuseppe era spinto oltre ogni sua conoscenza e comfort zone.

“In campagna, ti pigli quel che hai sottomano per farlo scivolare bene! La saliva, cazzo, è il miglior lubrificante che 'sta natura ci ha dato”, dichiarò con un tono rude senza fermarsi.

In mezzo a gemiti e ansimi, Giuseppe si abbandonò a quella tempesta di sensazioni adagiandosi sul petto dell’anziano come un naufrago su una riva sicura. Le emozioni che lo attraversavano erano un mix inebriante di eccitazione e di una sorta di sottomissione consensuale. L'impulso di lasciarsi dominare dal contadino era istintivo e travolgente, una connessione primitiva che si manifestava attraverso ogni contatto delle loro pelli.

L'anziano chiese con un sorriso sarcastico: "Ti piace, eh, piccolo porcellino? Che ti avevo detto? Ti stai a divertì, eh? Rispondi!"

Giuseppe rispose con un debole annuire, confermando in modo appena percettibile quanto detto dall'anziano.

I loro corpi erano coperti da un sottile strato di sudore, che li rendeva scivolosi e amplificava la sensazione di contatto tra di loro. Il sudore si mescolava con il calore e l'odore maschile, creando un'atmosfera avvolgente e intensa.

Nel momento in cui l'intensità dell'esperienza sembrava raggiungere il suo apice, Don Giosuè si fermò bruscamente, lasciando Giuseppe con un senso di vuoto e frustrazione. Abbassò il volto verso Giuseppe e gli mormorò all’orecchio: "Da ora in poi, voglio che tu mi chiami nonno…".

Giuseppe sorpreso pensò ad una bizzarria dell’anziano giusto per dare un tocco di eccentricità e vivacità alla situazione. Una specie di gioco legato alla notevole differenza di età tra loro. E con una leggera ironia rispose.

“Si… nonno”.

“Bravo figliolo! Il nonno sa di cosa hai bisogno!”, grugnì riprendendo a segarlo come prima.

La richiesta di essere chiamato "nonno" non era casuale.
Nonostante la sua semplicità e rozzezza, il contadino dalla sua esperienza, aveva una comprensione intuitiva della dinamica.

Chiedendo di essere chiamato "nonno", creava un legame emotivo e psicologico voluto. Il termine infatti evoca rispetto e subordinazione che l'anziano voleva sfruttare per aumentare il suo controllo. Giuseppe adattandosi al voglia di Don Giosuè, avrebbe influenzando sia le sue azioni che la percezione di sé stesso e della relazione.

Non ci volle molto perché l’ardore giovanile di Giuseppe venisse fuori prepotentemente.

"Adesso lascia andare tutto, ragazzo," sbottò l'anziano. "Svuota le palle e fai 'na bella scarica, che ormai ci sei! Non trattenere nulla!"

Giuseppe si abbandonò alle sensazioni che lo invadevano, lasciando che l’anziano lo guidasse attraverso questo nuovo territorio di piacere. Le loro respirazioni si sincronizzarono mentre il ritmo della mano si faceva più intenso.

Con una serie di movimenti veloci ed inarrestabili Don Giosuè spinse Giuseppe oltre quella soglia.

“Sputa tutto fuori, porcellino! Sbocca tutto il latte!”

L'orgasmo travolse Giuseppe in un vortice di piacere, mentre il suo corpo si sciolse in un momento di estasi.

“Ohhhh! Siiiii! Mmmmm! È bellissimo! Mmmm….“

I gemiti che aveva cercato di trattenere si trasformarono in un lamento di piacere incontrollato.

La sua verga pulsò fuori misura nella mano di Don Giosuè, un segno tangibile dell'intensità di quell'esperienza. Il liquido caldo, abbondante e viscoso si sprigionò liberamente dappertutto, segnando l'apice di quell'esperienza cruda e primordiale.

Don Giosuè emise un grugnito di soddisfazione e rilasciò un'esclamazione grezza e inarticolata.

“Oh cazzo! Sei un fuoco d'artificio, ragazzo! Bravo, così!! Svuotati completamente che ti farà bene!”, disse l’anziano con un tono rozzo e deciso, incitando Giuseppe attraverso il suo momento di piacere.

Don Giosuè continuò a tenerlo stretto, accompagnandolo attraverso le onde del piacere fino a quando Giuseppe svuotato si rilassò profondamente appagato.

La mano si ritirò lentamente, lasciando una sensazione di calore e intimità sulla verga del giovane e piccole abrasioni dovuti all'attrito e all'intensità dell’esperienza vigorosa al quale era stata sottoposta.

Giuseppe guardò il contadino, sorpreso di se stesso per aver reagito così intensamente a ciò che era appena accaduto. Il suo volto rifletteva una miscela di emozioni, tra imbarazzo e alcuni residui di eccitazione ancora presenti.

"Vedi? Facendo quel che dico io, le cose finiscono sempre a posto. E non c'è bisogno di fare il timido co' tu nonno. Il nonno sa di cosa hai bisogno. Qui, con il nonno, non ci sono segreti, ragazzo", disse Don Giosuè con un tono di autorevolezza, sottolineando la dinamica di potere che si era appena instaurata tra di loro.

Giuseppe rispose con un'incerta ma rispettosa affermazione e un po’ sorpreso dal modo in cui la loro relazione stava evolvendo.

"Non mi aspettavo che sarebbe andata così. E’ così strano…!"

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