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Il buono, il brutto, il cattivo


di FantasticaMoana
27.08.2021    |    473    |    6 9.8
"Carlo sentii poco dopo quasi ritirarsi all’ irrigidimento del suo cazzo, capii che stava per venire e tenendolo per le gambe, continuai a ciucciare e..."
Il buono, il brutto, il cattivo
Il PADRONE era partito e aveva lasciato me, la sua inutile schiava a guardare la sua villa. Gli ordini e la lista delle cose da fare erano chiari e suddivisi in base alle ore della giornata, in più c’era da prestare la massima attenzione al campanello perché ogni dì, un corriere avrebbe consegnato pacchi o importanti lettere per la ditta dove lavorava, tutto questo sempre vestita in abiti sexy e con i tacchi altissimi, ci teneva all’etichetta dell’ eleganza e a fare vedere che la sua inutile troia era un gran bel vedere. Così tra pulizie di pavimenti, lavatrici e sistemazioni varie di armadi e scarpiere, ogni mattina suonava il corriere e io tutta in ghingheri gli aprivo la porta e lo facevo accomodare come richiesto dal PADRONE: ”Sii sempre gentile e sexy altrimenti ti aspetta la frusta al mio ritorno”. Di solito la posta la portavano i soliti tre, corrieri o postini che fossero: Carlo il primo postino che venne era piazzatello, dalle forme abbondanti, sempre sorridente e gran simpaticone; Marco lo scuro, così soprannominato da me era il secondo postino, sgarbato e brutto allo stesso modo ed infine Roberto il corriere palestrato e omofobo, sempre sprezzante e dalle battutacce pronte.
Ogni giorno era un terno a lotto, sperando che avrei incontrato sempre e solo il simpatico Carlo ma il più delle volte mi andava male, difficile scegliere fra l' antipatia di Marco e la cattiveria di Roberto; certo il mio pensiero era concentrato al resto della giornata e alla pulizia e sistemazione della casa.
L’ unico svago che mi veniva permesso era l’ allenamento che il PADRONE voleva non cessasse mai: il deep troath con falli sempre più grossi, gli squat su dildi XXXL e le passerelle con tacchi sempre più vertiginosi ovviamente tenendo il plug anal con vibrazione incorporata.
Finita l’ ora di svago a seconda del giorno, avevo per rifocillarmi e integrare vitamine e proteine, ghiaccioli di sborra o piscio, ovviamente tutta proprietà artigianale del PADRONE.
Un giorno in pieno allenamento squillò il campanello e come da disposizione del PADRONE andai ad aprire così come mi trovavo: tacchi altissimi, cintura di castità, plug anal e sopra un babydoll trasparente.
Aprii la porta e mi trovai Roberto col suo sguardo schifato e dall’ insulto facile; “ Frocione sono 132,70€”…”Ho 133,00€” risposi…”Cazzo me ne frega a me, o me li dai precisi o il pacco lo riporto dietro” mi disse…”Entra per favore vedo se ci sono gli spicci”…”Sbrigati non ho tempo da perdere con i ciucciacazzi come te”…Mentre cercavo gli spicci sentii: “Robe’ non fa lo stronzo”…mi girai e vidi Carlo nel salotto e Marco sulla porta d’ entrata!
“A Ca’ non rompe er cazzo”
Ero stupita, che ci facevano tutti e tre dentro casa e che stava succedendo?
Non ebbi il tempo di pensare oltre, Roberto e Marco mi vennero contro e con forza mi portarono in camera dove solo poco prima mi stavo allenando con dildo e falli giganteschi.
“Anvedi er frocione gli piacciono belli grossi i cazzi…e mo l' accontentamo”.
Subito Marco si calò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzo equino, chi l’ avrebbe mai detto brutto un colpo, secco come un chiodo ma con un cazzo davvero esagerato, si poteva dire che era tutto un cazzo.
Roberto invece corpo palestrato e tatuato e con un cazzo circonciso e dalla cappella piramidale.
Carlo era dapprima rimasto in disparte a vedere la scena e poi dopo un iniziale masturbazione su invito degli altri due si era fatto vivo.
Roberto si era piazzato davanti a me col suo cazzo dal sapore forte, evidentemente non si lavava chissà da quanto, “Aprì sta cazzo de bocca, ingoia lurida cagna, manda giù che poi te ubriaco de sborra”.
Marco armeggiando dietro di me che ero stata messa a pecorina, si accorse del plug anal e me lo sfilò senza tante accortezze per poi infilare la capoccia del suo randellone, Roberto glielo prese dalle mani e me lo infilò in bocca contemporaneamente al suo cazzo, “Assaggia che sapore ha la figa di un frocio”.
Carlo timidamente era ancora in disparte e con la voglia di partecipare, si vedeva aveva un debole e una cotta per me.
Roberto a Carlo: “Vuoi rimanere a guardare o vuoi godere?”
Roberto mi tolse il cazzo dalla bocca e preso Carlo per un braccio lo mise davanti a me “Troia fai godere il mio amico o te faccio del male fisico”
Presi il cazzo di Carlo in bocca mentre Marco si stava facendo strada nella mia figa aiutato da Roberto che mi allargava le chiappe; non avevo mai assaggiato un cazzo così dolce e cicciotto, corto ma massiccio, sempre bagnato di squisito precum.
Carlo sentii poco dopo quasi ritirarsi all’ irrigidimento del suo cazzo, capii che stava per venire e tenendolo per le gambe, continuai a ciucciare e slinguazzargli il cazzo, finché non mi venne in bocca, una venuta copiosa e generosa tanto di gusto quanto a sapore.
Anche dopo venuto il cazzo di Carlo non perse l’erezione e con un gesto gentile per il godimento mi accarezzò dapprima la testa e poi si chinò e mi baciò appassionatamente.
Roberto e Marco presi dal delirio dei piaceri che la mia figa slabbrata gli stava procurando non si accorsero di nulla, continuando a martellarla con i loro cazzi.
Essere fottuta da Marco equivaleva ad essere fistata, il suo cazzo equino era imponente, venoso e nodoso, praticamente una quercia; probabilmente l ‘ unica virtù di Marco era il suo cazzo e dubito che qualsiasi persona potesse dargli importanza se non per quello, visto che era di una bruttezza unica.
Roberto invece era un’ animale da letto, porco, brutale, diretto, senza mezze misure, oltre al suo cazzo completamente depilato mi mise in figa contemporaneamente, anche parte della sua mano e alla fine riuscì grazie alla precedente visita del cazzo di Marco, a segarcisi dentro.
Dopo avermi devastata la figa i tre (anche Carlo era passato dalla parte del nemico) decisero di darmi da bere: messami in ginocchio iniziarono a masturbarsi tutti e tre con i loro cazzi verso il mio viso “Rimani con la bocca aperta e la lingua di fuori” mi intimò Roberto, “Aspetta” disse Carlo “ Perché non sborriamo in quella ciotola per cani, visto che è una lurida cagna?”
Marco sorrise con i suoi denti tutti storti, dando una pacca sulla spalla di Carlo.
A turno si segarono e vennero nella ciotola con me in ginocchio ad aspettare che il loro divertimento finisse.
Mi presero la faccia e mi obbligarono a leccare la ciotola stando sempre in ginocchio a 4 zampe, mentre stavo succhiando le ultime gocce i tre non contenti si misero a pisciare nella ciotola “bevi tutto cagna”.
Quando ogni loro divertimento e sfogo finì si rivestirono e mi minacciarono: “Prova solo a dire mezza parola che la prossima volta non finirà così bene per te”.
Sbattuta la porta se ne andarono.
Ero ancora frastornata, dolorante, umiliata che mi arrivò un messaggio su WhatsApp dal PADRONE: “Piaciuta la posta?”




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