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Lui & Lei

IPPOTERAPIA


di FantasticaMoana
16.10.2023    |    6.704    |    32 9.8
"Davide eccitato ormai all’ ennesima potenza mi disse: “Apri la bocc…” ma non fece in tempo a finire la frase che mi mitragliò della sua sborra, colpendomi in..."
Il pianto in lontananza di mia madre, fu la prima cosa che sentii al mio risveglio dal coma, subito dopo il suono di un campanello fastidioso che richiamava il personale medico; dopo di ché in seguito a quel via vai di medici ed infermieri ricrollai nel sonno con una lacrima che mi solcava il viso.
Ero stata in coma per 2 mesi dopo che un uomo aveva tentato di uccidermi investendomi con la macchina, scambiandomi per la sua ex; questo mi fu detto dai miei familiari senza che io potessi ribattere o dialogare con loro; i medici che mi visitavano di volta in volta mi dissero che avrei dovuto avere molta pazienza e fermezza perché i tempi della riabilitazione sarebbero stati lunghi ma che avrei potuto recuperare l’uso della parola e del movimento, come se nulla fosse accaduto.
Venne consigliato alla mia famiglia di farmi praticare l’ ippoterapia.
Era importante, gli fu detto dai medici ai miei, che la struttura che avrebbero scelto per la riabilitazione, avesse il meno possibile l’ aspetto di una clinica e che io fossi lasciata da sola, per recuperare le mie sicurezze, superare traumi, paure e riacquisire la mia indipendenza di movimento.
Cosi dopo diverse settimane di una prima riabilitazione ospedaliera venni dimessa.
I miei genitori cercarono subito una struttura adeguata alla pratica dell’ ippoterapia e ne venne individuata una adatta in Toscana, anche se lontana da casa.
Mi fu fatta vedere la locandina, era una bellissima struttura, ricca di animali, parchi, giardini, pascoli e stalle, una vera masseria.
Arrivai in quello splendido posto e già mi sentivo rinascere, l’ aria primaverile poi era quanto di più adatto per rifiorire anche io.
“Tranquilla, al di là del suo aspetto imponente non morde è molto dolce e socievole”…Fulvio il direttore del centro, un bell’ uomo di mezza eta’, riferendosi ad Hate, un alano arlecchino, che era posizionato vicino l’ entrata della struttura.
“Ti presento Davide, a lui farai riferimento per qualsiasi cosa tu abbia bisogno, terapie e quant’altro”.
Mi fu fatto visitare subito dopo, la parte principale della struttura, il refettorio e vedere la mia stanza.
La mia stanza era bella e ampia , arredata con mobili in stile Luigi XIV, priva di ogni tecnologia, adatta per ritrovare nel silenzio e senza distrazioni, la serenità.
Una finestra gigante dava sul retro della struttura con una vista sulle stalle, una siepe rifinita e ben curata assieme ad un roseto spettacolare facevano da cornice a un paesaggio mozzafiato, con in lontananza colline e vigneti.
Respiravo aria di una natura incontaminata da ogni poro.
Nel pomeriggio Davide mi invitò a fare un giro della struttura e ad avere un primo approccio con le stalle.
Isolata dalla tecnologia tutta quella natura mi smuoveva l’ animo, quegli odori così forti e presenti mi ricordavano che il mondo profuma e che io mi ero scordata di avere un naso.
Entrata nelle stalle mi fu presentato fra i tanti cavalli quello che avrei cavalcato per fare ippoterapia: Lowell.
A prima vista ebbi delle forti vibrazioni che Davide percepì: “E’ tutto apposto, vedrai che col tempo imparerai ad andarci d’ accordo fino ad amarlo”
“Amarlo?” risposi io.
“Si, amarlo” e rispondendomi Davide mi sembrò abbozzare un sorriso.
Davide mi turbava e non sapevo spiegarmi il perché, non era per la sua bellezza, né per il suo fisico atletico di stalliere e preparatore atletico oltre che di terapista.
Mi sembrava sempre che le sue parole andassero oltre il loro significato e che sapesse leggermi dentro.
Dopo una notte passata serena e un abbonante colazione rigenerante fu il momento di stringere amicizia con Lowell.
Arrivai alla stalla e non essendoci ancora Davide pensai di avventurarmi da sola, entrai e attraversai tutto il corridoio superando diversi box, fino ad arrivare a quello di Lowell.
Stava mangiando del fieno e lo osservavo in religioso silenzio.
Osservavo ogni centimetro del suo corpo rimanendo meravigliata di quanto belli siano i cavalli, muscolosi ed eleganti allo stesso tempo.
Il mio occhio non poté non andare poi a sbirciare in mezzo le gambe del cavallo che proprio in quel momento sfoderò il suo pene.
Alla vista di quel cazzone fui inebriata e sentii una vampata di calore percorrermi lungo tutto il corpo.
Venni rapita da tanta virilità e potenza sessuale, che quel membro trasmetteva, tanto da non accorgermi della presenza di Hate, che mi annusò dapprima la mano e poi in mezzo le gambe.
“Hai fatto colpo su entrambi”, rise Davide sopraggiunto alle mie spalle e facendomi diventare tutta rossa in viso.
“Scusami ho fatto tardi ma sono stato chiamato per un urgenza, visto che sono l’unico veterinario della zona, e c’ era una vacca che doveva partorire”.
“Hate basta così, non essere invadente con la nostra amica…”
“Devi piacergli molto se Hate non riesce a staccarsi da…te”.
Poco dopo Hate mettendosi su 2 zampe mi superò di molto in altezza mostrandomi il suo addome e non solo quello.
“Hai un piacevole effetto sugli animali”, rise nuovamente Davide.
“Andiamo oggi è tardi per iniziare la terapia, domani sul presto è l’ideale”.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, il cazzone equino prima e poi quello di Hate mi tormentavano.
Quei pochi minuti che dormii non migliorarono la serenità e mi svegliai tutta bagnata.
Feci una doccia calda sperando di rilassarmi ma le immagini di quei cazzoni non riuscivo a togliermele dalla mente, cosi dopo mesi di astinenza, mi toccai e masturbai.
Feci colazione e andai alle stalle, ero turbata ma mi feci forza, non avrei saputo come spiegare il mio stato.
C’ era Davide che stava spazzolando Lowell.
“Buongiorno”.
“Ciao”.
Hate che stava sdraiato, si alzò per venire verso di me, quando Davide lo riprese con voce ferma e lo fece mettere seduto.
“Vieni, inizia a prendere confidenza con Lowell, accarezzalo con movimenti lenti e affettuosi”.
Stavo esitando con la mano tremolante.
Davide si posizionò dietro me e prendendomi per il polso, mi guidò nel movimento.
Il contatto con la pelle del cavallo mi fece battere forte il cuore, tanto che Lowell si innervosì.
“Respira lentamente e cerca di entrare in sintonia con Lowell, se tu sei agitata lui si agita, se tu sei eccitata lui lo avverte, se tu ami lui ti ama”.
Cercai di concentrarmi e svuotare la mente da ogni pensiero e turbamento.
Accarezzai Lowell e stavolta andò molto meglio.
“Brava continua così”.
Quel giorno lo passai ad accarezzare Lowell, a dargli da mangiare negli orari prestabiliti e ad imparare come salire e scendere da lui.
Pochi giorni dopo feci la mia prima passeggiata a cavallo e…quando scesi di sella lo feci con Hate felicissimo di leccarmi e scodinzolarmi attorno.
Il movimento di bacino che dovevo fare per fare capire a Lowell di muoversi, mi fece bagnare di brutto e ad Hate non poté passare inosservato.
Ogni giorno finiva così dopo ogni cavalcata e le notti e le fantasie perverse non cessarono anzi aumentarono il mio turbamento.
Passarono le settimane e l’ ippoterapia mi stava facendo fare passi da gigante.
Venne l’ ultimo giorno della mia terapia e la nostalgia di non vedere più Lowell mi pesava.
Non potevo andarmene e rimanere coi dubbi e quel pallino, così anche se era notte mi recai nelle stalle.
Hate che ormai era diventato il mio migliore amico non abbaiò quando mi vide, si mise affianco a me e mi seguì come un complice di marachelle.
Entrai nelle stalle e vidi Lowell che non dormiva ma era sveglio, quasi mi stesse aspettando.
Entrai nel suo box lo abbracciai, accarezzai e baciai.
Ma un tarlo mi ruotava in testa, il suo cazzone.
Sentivo Hate ansimare e scodinzolare e la cosa mi fece eccitare ulteriormente.
Dovevo farlo e scoprire…
Lowell capì tutto e sfoderò il cazzone.
Le tempie mi stavano scoppiando, un calore pazzesco invase il mio corpo, Hate continuava a girarmi attorno tutto agitato, ero lì che guardavo e non avevo il coraggio di allungare la mano.
“FALLO”.
Davide mi comandò di dare spazio al mio desiderio.
Al mio esitare mi prese la mano e la indirizzo’ verso quel palo di virilità.
“Non morde può solo darti piacere come te puoi darne a lui” mi sussurrò nell’ orecchio sfiorandolo con le labbra ed eccitandomi ulteriormente.
“Stringilo dolcemente e muovi la mano come faresti con qualsiasi altro cazzo” poi si posizionò dietro me e mi calo’ i pantaloni.
“Hate vieni qua’ guarda cosa ti faceva impazzire”.
Hate si mise a leccare avidamente fra le mie gambe procurandomi un piacere esagerato.
Davide si calo’ le braghe e mi piazzò il cazzo nell’ altra mia mano per farselo segare.
Non pensavo potessi godere così tanto: un cazzone equino esagerato in una mano, una lingua canina che slurpava avidamente e un PORCO come Davide a dirigere quella strana gang bang.
Davide si spostò da dietro posizionandosi davanti a me e con le mani mi spinse ad abbassarmi a smorzacandela, così mi trovai col cazzone di Lowell nella mano sinistra, il cazzo di Davide in bocca e Hate che leccava ovunque anche il cazzo del PORCO assieme a me.
Chiusi gli occhi per godermi tutto quel marasma di sensazioni, emozioni e godimenti, quando mi sentii spruzzi di sborra colpirmi addosso.
Hate fu il primo a godere di tale orgia.
Non smetteva di leccare ovunque e a distanza di poco tempo rispruzzare sborra.
Leccava e schizzava in continuazione a intervalli di tempo regolari.
Il secondo a venire fu Lowell e non credevo che un animale potesse sborrare litri di sborra tutta assieme.
Subito dopo come per magia il suo mega cazzone si ritrasse nel fodero, gocciolando ancora sborra creando una pozza.
Davide eccitato ormai all’ ennesima potenza mi disse: “Apri la bocc…” ma non fece in tempo a finire la frase che mi mitragliò della sua sborra, colpendomi in viso, negli occhi, in bocca.
Avevo gli occhi chiusi quando sentii il dito del PORCO raccogliere la sua sborra sul mio viso e dirigerla verso la bocca per poi farsi leccare la mano.
Hate continuava a leccare ovunque e scodinzolare felice e contento.
“Sei una fantastica troia, l’ ho capito subito così come Hate, sti giorni l’ hai fatto impazzire, non dovresti limitarti, domani te ne andrai ma torna a trovarci quando vuoi”.
Ritornai nella mia stanza e mi feci una doccia, da quella notte nulla fu più come prima.
L’ indomani mattina salutai tutti, Lowell che ritrovai a cazzo penzolone nella stalla, Hate che non smetteva di tirarsi su 2 zampe e leccarmi il viso e Davide che accostandosi mi fece sentire il suo cazzo duro.
“E’ ancora felice per ieri notte”.






















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