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Lo STUPRO


di FantasticaMoana
13.01.2020    |    2.149    |    15 10.0
"“Sei proprio una gran troia, abbiamo notato come guardavi noi e gli altri ragazzi in sala, come stavi sempre con lo sguardo sul pacco ad altezza cazzo e..."
Erano passati due mesi da quando ero stata lasciata e la nostra storia finita ma nonostante tutto non riuscivo proprio ad andare avanti, passavo le giornate fra ricordi di lui, canzoni del cuore, regali fatti, fotografie di viaggi con noi due sorridenti e felici, vestiti suoi rimasti a casa mia che stringevo al petto e bagnati dalle lacrime. I miei amici, la famiglia non capivano cosa avesse tanto di speciale una persona, che mi aveva fatto soffrire e che a tratti era stato violento, possessivo, geloso e distruttivo nei mie confronti, d’altronde era solo il mio fratellastro con cui ero cresciuta e che avrebbe dovuto crescermi quando i miei ci lasciavano soli a casa. Ma l'amore è cieco e al cuore si sa non si comanda, sapevo quanto stronzo fosse e quante umiliazioni mi avesse arrecato ma bastava una sua attenzione per farmi perdere la ragione e ritrovarmi fra le sue braccia, anzi le sue gambe, eh si l'amavo ma ancora di più mi piaceva per come sapeva scoparmi; quel bastardo era un vero toro scatenato a letto e non si fermava se non dopo la sua 4a venuta, passavamo le giornate a letto, mi faceva dimenticare che esisteva il mondo, la famiglia, i problemi a lavoro, ogni cosa scompariva vicino a lui. Tutto questo ora non c’era più a causa di una trans più bella di me, ironia della sorte che da toro qual’era ora era diventato il cagnolino di una che nemmeno lo calcolava e gli dava importanza; tutto sommato magra consolazione. Dovevo riprendermi e in fretta, decisi così di andare in discoteca, un ambiente che non mi apparteneva ma volevo distrarmi e non pensare a lui; ne scelsi una lontana da casa e da luoghi frequentati in passato da entrambi, non volevo rischiare di rivederlo anche se la tentazione di ricaderci era forte. Arrivai in questo locale e devo dire riuscii a distrarmi abbastanza velocemente, sarà stato per via dei bei ragazzi e degli uomini che vedevo agitarsi in pista ma anche la musica anni 80’ fece la sua parte, rimanevo sempre una romanticona e un inguaribile sentimentale. Rimasi inizialmente a guardare chi ballava e a scambiare furtivi sguardi poi non so cosa mi prese e decisi di lasciarmi andare, iniziai a ballare e perdermi in quella musica assordante, ero di nuovo viva! Ai lati della sala c’erano due buttafuori degni di nota: uno di colore le cui forme lasciavano poco spazio all’immaginazione, una vera e propria scultura umana e un altro palestrato, occhiali scuri, calvo con pochi dubbi sulla sua fede politica, molto convinto nel suo essere squadrista; mentre col primo non riuscii mai a incrociare lo sguardo perché attento con quello che accadeva in sala, col fascistone (pur essendo simpatizzante di sinistra non dovrei dirlo ma mi attizzava moltissimo proprio pensarlo vestito da fascista, sarà che mi ricordava come atteggiamento il mio ex) ogni tanto capitava di fissarci. Erano ore che ballavo oramai e mi venne sete, andai al bancone e ordinai la consumazione, poco dopo arrivarono due ragazzetti che iniziarono a fissarmi e a sorridere fra loro, li avevo notati anche in pista non perché mi piacessero ma per via dei loro sorrisetti da ebeti e bulletti; uno di loro si avvicino e mi disse “Frocetto perché non vieni in bagno a ciucciarci i cazzi? Dai che ti riempiamo per bene!”, risposi stizzita: “No grazie!” e mi allontanai andando in bagno senza pensare a quanto prima successo, cosa che fece credere a loro l’avere accettato. Entrai in bagno e mi recai a un pisciatoio quando arrivarono i due di poco prima e tirarono fuori i loro cazzi, mi presero la testa a forza e mi fecero inginocchiare dicendomi: “Succhia, lo sapevamo che ci stavi frocio del cazzo”, cercavo di resistere ma non era facile per me vista la superiorità numerica e il mio fisico esile, in bagno fra l’altro in quel momento non c’era nessuno; ero andata in discoteca per uscire dalla depressione e non pensare alla mia storia finita male e mi ritrovavo a subire la violenza di due beceri omofobi che di lì a poco mi avrebbero schizzato addosso il loro viscido seme; tutto ad un tratto li vidi volare violentemente contro il muro e essere presi a calci dal buttafuori fascistone che gli inveiva contro: “Morti di figa vi avevo avvertito di non rompere più i coglioni…”; li riempì di botte e li lasciò tramortiti a terra poi venne da me e mi disse gentilmente sfoderando un bel sorriso: “Tutto ok? Sei fortunata che ti seguissi con gli occhi e che conosco le bravate di questi due coglioni che già una volta hanno rischiato di farmi perdere il posto di lavoro”. Ero frastornata e ancora tremolante tanto che quando il buttafuori mi toccò mi ritirai impaurita e mi rannicchiai nell’angoletto del bagno, lui se ne accorse si levò il giacchetto verde mimetica e me lo mise addosso con molta tenerezza e cura, si tolse gli occhiali forse per accorciare le distanze e dimostrarmi calore, guardai i suoi decisi e profondi occhi verdi e rividi quelli del mio fratellastro, fu quello che mi fece smettere di tremare come un fogliolina. Ci alzammo da terra e messomi un braccio sulla spalla come a proteggermi e coccolarmi mi portò fuori dal bagno, mi disse: ”Ti prego non sporgere denuncia col gestore del locale mi darebbe addosso e ho bisogno di questo lavoro, vieni passiamo per questo corridoio, ti pago io un taxi e speso tutto, ti faccio riportare a casa, tranquilla baby”; gli diedi l’indirizzo e mi fece riaccompagnare come detto.
Arrivata a casa andai subito a sciacquare il viso, non volevo l’odore di quei luridi vermi addosso, continuavo a vederli davanti agli occhi e non riuscivo a togliermeli dalla testa, quei sorrisetti, quella prepotenza, quell’arroganza di pensarmi un loro divertimento…non riuscivo proprio a rilassarmi e chiudere occhio quando vidi sul divano il giacchetto del buttafuori, nella confusione e per la preoccupazione del datore di lavoro doveva essersi scordato di chiedermelo indietro; guardai nelle tasche per vedere se ci fosse qualcosa che mi potesse essere d’aiuto e trovai il suo biglietto da visita, lo chiamai e dopo diversi tentativi andati a vuoto mi rispose dapprima con frasi di circostanza e poi aggiunse: “Se non è troppo tardi per te passo dopo il lavoro a riprendermelo”, gli risposi che tanto non sarei riuscita a chiudere occhio quella notte per cui l’avrei aspettata sveglia. Passarono tre ore e sentii suonare il citofono, gli aprii e lo feci salire “Secondo piano, uscito dall’ascensore prima porta a destra”. Suonò la porta e aprii senza neanche vedere chi fosse, non era solo c’era anche l'altro buttafuori, l‘uomo di colore, mi bloccai lì sulla porta, non me l’aspettavo e non mi aveva detto che ci sarebbe stato pure qualcun altro, mi sorrise e mi disse: “Possiamo entrare?”, mi sembrò scortese non accettare e seppur titubante li feci accomodare. Seduti gli chiesi se volessero un caffè, potevo offrirgli solo quello visto che ero astemia e non ero potuta andare a fare la spesa in settimana, “Va benissimo il caffè non ti preoccupare…non ci siamo ancora presentati io sono Darko e lui Joackim”; uscito il caffè chiaccherammo del più e del meno e neanche lì Joackim si dimostrò molto sociavole, “Non parlo molto bene l’italiano…però vi ascolto…posso andare un attimo in bagno?”, si allontanò, passarono una decina di minuti e ancora non tornava, chiesi a Darko di andare a controllare, magari si era sentito male o semplicemente gli serviva qualcosa; andai in cucina a riporre le tazzine del caffè e quando uscii non erano ancora tornati in sala, mi recai verso il bagno preoccupandomi, la porta era socchiusa e lasciava filtrare la luce accesa, li chiamai ma non mi rispose nessuno, sentii il corpo gelarsi e appesantirsi, il respiro annullarsi, mi girai verso la porta d’uscita, qualcosa mi diceva che dovevo subito uscire di casa e scappare quando sentii Darko dirmi dal bagno: “Joackim deve aver preso qualche pasticca non si riprende, ti prego aiutami a distenderlo sul letto” e intanto gli dava degli schiaffi sul viso chiamandolo per nome. Andammo in camera da letto e lo adagiò, poi mi chiese di andargli a prendere un bicchiere d’acqua, così feci, ritornai di corsa in stanza ma mi accorsi che Joackim non era più sul letto, mi girai d’istinto e me lo trovai davanti con affianco Darko, entrambi nudi che mi fissavano senza dire una parola, feci per accennare uno scatto per riuscire a guadagnare la porta d’uscita, quando mi bloccarono e mi scaraventarono sul letto, mi furono subito sopra mettendomi una mano sulla bocca, mi spogliarono facendomi molto male e si avventarono sul di me come cani randagi affamati. “Sei proprio una gran troia, abbiamo notato come guardavi noi e gli altri ragazzi in sala, come stavi sempre con lo sguardo sul pacco ad altezza cazzo e stanotte ti riempieremo per bene come meriti, guarda che cazzoni che abbiamo”. Darko era quello più dominante fra i due e i tatuaggi sul corpo ora avevano un senso, tutte quelle svastiche, quegli stemmi nazisti, la voglia di comandare e guidare il mio stupro; Joackim era molto animalesco, istintivo, rozzo ma passionale e caldo, ero lì in mezzo a loro due e…”La troia gode guarda come è tutta bagnata, se fai la brava e non urli ti tolgo la gag ball (messami poco prima, si vede avevano organizzato tutto o erano soliti effettuare stupri o giochi bsdm) e ti gusti i nostri cazzoni”, annui con gli occhi e così feci, iniziò così la notte più bella mai vissuta: due statue greche con due enormi bazooka, due veri stalloni da monta, maschi alfa che sprigionavano ormoni da ogni cm del corpo e che quella notte non avrei lasciato andare via senza provare con loro ogni cosa, fantasia o porcata.
Darko amava soffocarmi col suo grosso cazzo, vedermi lacrimare mentre lo affondava cingendomi con le mani il collo, il suo corpo muscoloso teso e massiccio a schiacciarmi di peso quasi a volermi fare sparire; Joackim era molto più potente, bestiale, pochi complimenti o accortezze verso la mia figa ormai sconquassata dal suo incessante martellamento, senza mai nessuna pausa o incertezza fisica; sarebbe bastato solo uno di loro a fare godere la troia più incallita ed io ero lì felice e mai sazia dei loro cazzoni.
Non so se avessero preso qualche pasticca o droga ma i loro cazzi non mostravano cedimento alcuno, turgidi e di marmo dopo ore di monta selvaggia e ancora continuavano a ingravidarmi ovunque loro capitasse e avessero voglia di farlo; Darko veniva in maniera abbondante con schizzi potenti e gli piaceva vedermi affogare nella sua sborra, poi farsi ripulire la cappella, alternava sputi e schiaffi sul mio viso per poi riprendere il mio faccino imbrattato fra le sue possenti mani e centrarlo con la sua verga fin nella parte più profonda della mia gola; Joackim veniva senza schizzare ma colando un seme cremoso e copioso, bianchissimo in netto contrasto con la sua pelle nero ebano e gustoso come una prelibatezza di alta pasticceria, ben più dolce di quello di Darko, grugniva quando godeva e il suo corpo si inturgidiva come l’acciaio, i suoi ultimi colpi erano secchi e decisi, con vero vigore sovrannaturale. Io da par mio non volevo essere da meno e da ninfomane h24 quale sono sempre stata, continuavo a farmi cavalcare e a muovermi sulle verghe per procurare a loro il massimo piacere, dopo avere preso i loro cazzi separatamente decisi di strafare, li volevo sentire muovere entrambi nella mia figa ormai diventata un colabrodo, non sapevo se ce l’avessi fatta ma non mi importava, dovevo farlo!
Non volevo perdere né la possenza fisica di Darko né la potenza devastante di Joackim, così il primo si sdraiò a terra ed io mi distesi su di lui dandogli la schiena e con le mie gambe richiamate al petto,da sotto avrebbe guidato i movimenti, Joackim invece l’avevo frontale e potevo sentire in viso il suo alito bestiale da toro (la cosa mi eccitava oltremodo), inoltre mi sarei goduto la vista di quel pezzo di profonda Africa che invadeva e sconvolgeva la mia figa.
Il cazzo di Darko era largo e bello grosso, sembrava un cero da cimitero e chissà quante fighe e sfinteri aveva mandato al campo santo, con una cappella quasi triangolare,ad occhio e croce per esperienza penso fosse sui 23cm, un vero tre colonne, un carro armato potente e massiccio, in linea col resto del suo corpo; Joackim non smentiva le voci che volevano i neri superdotati, il suo cazzo era equino e non bastavano 2 mani per prenderlo, era ipnotico, un pendolo gigantesco e la cosa più impressionante era che non fosse solo lungo ma anche molto largo.
La mia figa non era mai stata così profondamente violata e provata, dolore e piacere si alternavano in maniera costante e repentina, ad ogni loro affondo sentivo cedere e aprirsi sempre più la mia passera sfranta, come se non potesse mai giungere oltre ma le loro bestie non volevano sentirne di porre fine a quel massacro e ad un certo punto fecero anche a gare a chi spingesse più profondamente o velocemente senza mai rinunciare al vigore degli affondi; stavo per svenire dal piacere e ormai non mi sentivo più una figa quando mi scansarono di colpo dai loro cazzoni e messami in ginocchio con le loro mazze davanti la mia bocca iniziarono a masturbarsi, passarono pochissimi istanti ed entrambi eruttarono, prima Darko coi suoi 11 schizzoni centrandomi anche un occhio e coprendo il mio viso interamente di sborra, bestemmie e sputi a condire il tutto, per poi passare al solito affondo in gola fino a soffocamento, subito dopo venne Joackim che mi fece spalancare la bocca e mi riversò uno tsunami di sperma, un vero e proprio montblanc. Ero lì per terra che non vedevo nulla con gli occhi che mi bruciavano, sentiì aprire una cerniera di borsone e subito dopo mettermi un boccaglio, stavo ancora cercando di capire cosa stesse accadendo quando sentii violenti schizzi di piscio centrare l’imbuto collegato al mio boccaglio e una marea di pioggia dorata iniziare a scendermi in gola, quei 2 bastardi dopo avermi farcito di sborra continuarono col piscio, anche se qualche volta avevo provato il pissing, non mi era mai capitato di bere contemporaneamente da 2 cazzi che fra l'altro sembravano averne molto in vescica, non so quanto durò ma ne bevvi davvero molto e come ciliegina sulla torta sputarono, scatarrarono e si soffiarono il naso entrambi nell’ imbuto. Ora ero davvero uno straccio di puttana, li sentii rivestire e darsi il cinque per la performance, poi Darko aggiunse aprendo il mio portafoglio: “Questi soldi sono pochi per la nostra prestazione ma ci hai fatto divertire e godere da gran troia quale sei, il mio numero lo hai quando vuoi chiama che ho tanti amici come me e Joackim che sarebbero felici di sfondarti come stasera ma prepara molti più soldi, il primo giro è stato gratuito per così dire”, io con il boccaglio ancora in bocca e gli occhi pieni di sborra non riusciì a rispondere, sentii chiudere la porta di casa; mi sdraiai a terra e mentre una mano si accarezzava la passera sventrata, l’altra cercava ancora piacere andando a raccogliere ogni goccia di sborra sparsa sul mio corpo per poi assaggiarla, leccarla, succhiarla, degustarla e così godetti ancora una volta ma non mi bastò così feci il numero di un mio scopamico, una guardia notturna e gli chiesi: "Ti va se quando stacchi passi da me coi tuoi colleghi come l'altro giorno?".
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