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NINFOMANE


di FantasticaMoana
24.02.2023    |    736    |    11 9.8
"Mentre pompavo il cazzo da dietro lo sconosciuto iniziò a fottermi, ogni tanto si fermava per togliere il cazzo sputare sulla figa e poi rituffare il membro..."
Essere ninfomane è come essere un killer seriale, in entrambi i casi si punta la vittima e finita con essa si passa alla successiva, cosa spinga a scegliere una persona piuttosto che un'altra è solo questione di sensi, una voce che accende fantasie, un fisico muscoloso o particolare che ci sturba, un attitudine che ci colpisce.
L’ estate per noi mai sazie di sesso è poi come la benzina per il fuoco; andare al mare è liberare l' idrovora che si nutre del nostro buonismo e ci tortura finché non gli si dà ciò che vuole: un corpo da spolpare.
Stare in spiaggia e vedere quei corpi che ci attraggono come calamite senza poterli toccare perché: non si desidera l uomo di un'altra, non si fa sesso con sconosciuti e altre diavolerie del genere, ci massacra da dentro.
Il barista che si atteggia da piacione con i clienti, l abbronzato bagnino muscoloso, il padre di famiglia virile, il simpatico venditore africano fino al nuovo maggiorenne tutto ormoni, me li farei tutti e non separatamente.
Da quando misi il costume a casa fino alla spiaggia avevo avuto un solo pensiero: il pacco, il bozzo, la mazza, Er cazzo di chi avrei guardato e desiderato mi scopasse, per togliermi questa arsura de cazzo!
Prima ancora che avessi la mia prima esperienza di sesso ho sempre guardato quel bozzo fra le gambe, per me è un buco nero, non riesco a distogliere lo sguardo, in palestra poi negli spogliatoi è diventata estasi, vedere il cazzo libero da impedimenti e immaginarlo crescere fino ai suoi limiti.
Col crescere e conoscendo la dipendenza che mi genera, stare in spiaggia quella mattina era pura tortura.
Già ne avevo puntati 6-7 che avrei voluto avere in figa e il numero cresceva man mano che la gente arrivava e si apparecchiava sugli asciugamani.
Alcuni vedendo dove il mio sguardo puntava si mettevano a gambe aperte nella mia direzione e si strofinavano il pacco, inconsapevoli del pericolo che correvano.
Qualche stronzetta accortasi delle mie intenzioni verso il proprio ragazzo lo sottraeva da me portandoselo in acqua e spupazzandoselo.
Più cercavo di resistere dall’ essere troia più la voglia di cazzo mi affogava, mi ero ripromessa di prendere solo il Sole dopo quanto successo dopo l’ultima orgia a casa di amici…niente, mi contorcevo sull’ asciugamano come una cotoletta e se chiudevo gli occhi vedevo solo cazzi!
Andai al bar e chiesi la chiave per andare al bagno, mi venne risposto che era rotto e che l’ alternativa era andare dietro una duna e così feci.
Mi inoltrai verso l interno della spiaggia passando diverse dune quando iniziai a vedere gente che faceva sesso, dietro ogni duna corpi avvinghiati, pecorine, bocchini di salvataggio…
Inebedita e in estasi guardavo il Paradiso a pochi passi da me.
Mentre ero lì a guardare, da dietro una bocca si appoggiò sul mio collo e iniziò a baciarlo, mentre una mano scansò lo slippino e si insinuò fra le mie gambe; immediatamente inarcai la schiena alla ricerca del pacco che non tardò a fare sentire la sua imponente presenza.
Iniziai a strusciare il mio culetto sul pacco e a mugolare di piacere, mentre guardavo gli altri scopare davanti a me…”ti piace proprio il cazzo eh troia” disse il barista, “ho capito subito che cazzo di ninfomane sei, ormai sento la puzza lontano un km quando vi vedo”.
Si sdraio' su di un asciugamano che si era portato e mi ordinò di sedermi con la figa sulla sua faccia, così feci.
Le sue mani allargarono le chiappe per leccarmi meglio e disegnarmi tutto l alfabeto con la lingua il buchetto che di lì a poco sarebbe fiorito.
La testa mi girava dal piacere, continuare a vedere altri scopare mentre un bastardo mi stava slappando la figa da sotto, non so quanto avrei resistito ancora.
Ad un certo punto mi prese con le sue grosse braccia pelose e mi pianto’ sul suo cazzo che nel frattempo aveva liberato.
Lo divorai all’ istante e come una scalmanata iniziai a saltare su quel cazzo di marmo, andando avanti fino a sentirlo schizzare dentro e sentire lui gridare: “Porc. D..!”.
Mi alzai dal suo cazzo, misi una mano sotto la figa e vi squirtai sopra, poi presi quel seme e me lo strusciai sul seno, ciucciando i rimasugli dalle dita.
Come successo a me appena arrivata dietro le dune, vidi altra gente che aveva assistito alla mia cavalcata.
Diversi ragazzi si stavano masturbando, così mi misi a 4 zampe figa per aria e inizia a succhiare il cazzo del barista, subito dopo sentii delle mani sui miei fianchi e una cappella sbattere sul mio culo.
Mentre pompavo il cazzo da dietro lo sconosciuto iniziò a fottermi, ogni tanto si fermava per togliere il cazzo sputare sulla figa e poi rituffare il membro in quel buco fiorito.
Non tardò molto a venirmi sulla schiena con lunghi fiotti.
Anche il barista venne una seconda volta e stavolta potei gustarmi la sua venuta in bocca.
Per un attimo rimasi sola sull asciugamano ma durò pochissimo, mentre continuavo a squirtare la sborra dalla mia figa e a leccarmi le dita si avvicinarono altri, fra loro anche venditori ambulanti.
“Viva l Italia e le troie italiane” disse un africano mentre con le sue lunghe dita mi smucinava la figa fradicia, un altro di colore mi si piazzò davanti con la sua ciolla e presa la mia testa me la mise in bocca.
Arrivarono subito altri venditori africani che posata la merce si denudarono e mi offrirono i loro cazzi scuri.


APRO PARENTESI…
Il cazzo nero non solo mediamente è più generoso rispetto alle altre razze, ma ha anche una venuta più cremosa e densa e quando ti scopa ti devasta.
CHIUSA PARENTESI.


Aprii gli occhi ed era sommersa di africani e dei loro cazzoni, tutti addosso a me a spartirsi un brandello della mia carne, della mia ormai distrutta fighetta e della mia bocca strapiena di sborra.
Finito di fottermi uno, iniziava un altro mentre le mie mani cercavano un cazzo da smanettare e la mia bocca un cazzo da assaggiare e svuotare.
Non so a quale orgasmo mentale arrivai ne quanti di loro mi avevano ingravidata ma sapevo che ancora non ero sazia.
La mia fighetta slabbrata ne voleva ancora, così presi una bottiglia di vetro di coca cola che era stata lasciata nella sabbia e iniziai a infilarmela in figa.
Godevo come una vacca quando sentii schizzi di piscio caldo colpirmi sulla figa prima e poi sul corpo fino ad arrivarmi in bocca; aprii gli occhi e gli africani erano lì a pisciare liberamente, feci loro gesto di indirizzare le loro pisciate in bocca.
Essere un urinatoio umano è l altra mia dipendenza e quel giorno battei ogni mio record di pissing.
Non so quante ore passai dietro le dune, mi ricomposi e tornai al mio ombrellone, raccolsi le mie cose e andai al bar, passai dal barista e gli dissi: “Ci vediamo domani, nessun ombrellone per me, vado direttamente dietro le dune!”.
Sorridendomi mi disse: “Ci sarò e stavolta porterò molti più amici”.
Gli sorrisi e dissi: ”GRAZIE 😘💄”.












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