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Un cazzo pantagruelico


di Membro VIP di Annunci69.it anita69
08.03.2021    |    19.987    |    14 9.9
"Dopo cena nudi sul nostro lettone abbiamo giocato tutti e tre con le nostre lingue, loro sulla mia fica, io sui loro cazzi..."
In queste giornate di Pandemia, dove hai poche occasioni di fare cose divertenti e passi il tuo tempo libero sul divano a guardare la TV, mi vengono in menti episodi piacevoli della mia vita passata.
L’altra sera, sdraiata con Gius sul divano, provavo a ricordare quale fosse stato il cazzo più grosso, più invadente che avessi provato
Nella mia vita sessuale ho avuto l’occasione di vedere e anche assaggiare molti “uccelli” di uomini giovani e meno giovani.
Molti di dimensione considerevole ad iniziare da quello del mio compagno Gius, massiccio e tappante.
Ma l’uccellone da record l’ho conosciuto prima di Gius, anche se durante la nostra convivenza ho avuto occasione di qualche replica assieme a lui.
Fabio, questo il nome, era un bel ragazzone moro, alto, robusto, giovane all’epoca, che faceva l’imbianchino con occasioni di conoscenza di spose e madri di famiglia, durante il suo lavoro.
Lo conoscevo perché amico di mie amiche, tutte passate sotto le sue nodose mani e non solo.
Amiche che esaltavano tutte le dimensioni sovraumane del suo coso, un tappo enorme unito alla sua abilità nel maneggiarlo e quindi del suo successo in amore.
Quelle malelingue di amiche parlavano di lui come un “puttano” perché se durante il suo lavoro casalingo, trovava, una attempata padrona di casa vogliosa, si faceva fare dei regali o addirittura pagare, per le sue prestazioni extra.
Incuriosita da questi racconti decisi che sarei riuscita a provare la grande mazza, riuscendo a concupirlo e a sedurlo.
Avevo allora circa 35 anni e quando mi mettevo in tiro, facevo la mia “porca figura”.
Fattomi dire dalle amiche in quale casa lavorava, mi piazzai al bar più vicino all’ora in cui gli operai si fermano per mangiare e dopo un paio di volte, lo incontrai “per caso”.
Saluti, bacio, un panino assieme, facile per me fare la stupidella e strappare un appuntamento per una cena il sabato sera successivo.
Fu una cena simpatica, con ambedue visibilmente interessati solo al dopo, per lui l’ennesima conquista di una bella signora, per me la curiosità di questo uccellone da provare.
Devo dire che le attese non furono deluse, appena entrata nella sua casa da scapolo, una garconniere invero molto professionale, ci siamo fiondati su lettone enorme e abbiamo dato sfogo alla nostra comune curiosità: la sua di vedere le mie nudità, la mia di vedere e toccare il suo decantato cazzo.
Il suo uccellone, immediatamente ritto alle mie prime carezze, superava ogni più rosea aspettativa: mai visto un cazzo simile.
Un palo della luce, incredibilmente massiccio alla base, manteneva la sua grossezza per 23 cm (in una occasione l’ho misurato)
Ho avuto difficoltà a metterlo in bocca, le mie labbra faticavano a coprirlo, per lavorarlo al meglio.
Dovetti ripiegare sull'uso prevalente della lingua, a leccarlo come un cono gelato per non slogarmi la mascella.
Pensai allora che non ce la avrei mai fatta a fare entrare quel coso nella mia fichetta, che allora, come ora, è stretta, nelle labbra e nell’apertura.
Devo dire che Fabio, coscio del suo problema, è stato quella sera, ma anche le volte dopo, molto prudente e sensibile nell’entrare e nel trombare.
Lui consapevole della cosa era bravo: metteva la punta del suo uccellone fra le labbra della mia fica, stava fermo e aspettava che la stessa si bagnasse sempre più, poi entrava per un centimetro, lentamente e si fermava, aspettava, calmo e poi avanti un altro centimetro fino a quando, senza particolari problemi, riusciva a metterlo tutto dentro.
Così non mi faceva male, ma mi sentivo tutta riempita, come avessi dentro un braccio intero. Come se il cazzo mi arrivasse fino in gola.
Rimaneva fermo, non mi scopava subito, aspettava che la mia fica si abituasse a quell’ingombro.
Dopo poco ero io, che così impalata, cominciavo a muovermi per la necessità di dare sfogo alla mia libidine e a farmi scopare.
Allora anche lui si muoveva, ma non scopava come gli altri, con forza o violenza.
Muoveva il suo cazzo, che aderiva strettamente alle mie pareti vaginali, di lato, con un movimento circolare, che faceva andare in fiamme la mia fica, che colava come una fontana aperta. Si muoveva lento, senza colpi violenti, strusciava più che spaccare.
Fece così per molto tempo: piccoli movimenti del suo cazzo nella mia fica che era tutta riempita così che mi faceva l’effetto di essere scopata selvaggiamente.
Solo nel finale, dava qualche colpo più forte e sbrodava urlando fra miei orgasmi continui.
Ho scopato con molti uomini, ma con lui è stato sempre una cosa molto diversa: la mia fica veniva mantrugiata internamente da un bastone enorme più che scopata.
Come un mattarello fa nello stendere la pasta.
Ho scopato con lui una decina di volte, poi abbiamo preso, da amici, strade sessuali diverse. Lui aveva troppe richieste.
Anni dopo, quando con Gius decidemmo di mettere del piccante nei nostri rapporti sessuali di convivenza, mi tornò in mente quell’uccellone.
Ne parlai con Gius che si dichiarò disponibile a giocare a tre ma il maiale mi pose come condizione di farmi mettere quell’uccellone nel buchetto posteriore, che a Gius piaceva tanto ma che usavamo poco proprio perché il suo cazzo era, come detto, non lungo ma molto massiccio e mi faceva male.
Gius disse: così uniamo l’utile al dilettevole e vediamo di allargare il tuo culo per i nostri futuri rapporti.
Chiamai Fabio, mi riconobbe dopo quasi una decina di anni e accettò l’invito a cena a casa nostra, sapendo bene come sarebbe finita.
Dopo cena nudi sul nostro lettone abbiamo giocato tutti e tre con le nostre lingue, loro sulla mia fica, io sui loro cazzi.
Poi Gius, invidioso del cazzo di Fabio, mi ha voluto scopare per primo per poi lasciare la mia fica bagnata a lui.
Sono venuta molte volte, con Gius, che continuava a baciarmi sulla bocca, mentre Fabio agitava il suo uccellone nella mia fica.
Poi la svolta, Fabio mi gira con il culo all’aria ed io, pensando di dover soffrire, se non piangere per il dolore, chiesi a Gius di uscire dalla stanza e guardare da fuori la porta.
Fabio con la sua tecnica, faccio un centimetro e mi fermo, cominciò la sua opera, lentamente ma mi faceva un male cane.
Lui si fermava e chiedeva se doveva smettere, ma io ormai era partita di testa, prima due cazzi grandi nella fica, ora questo bastone che violava il mio culetto, mentre Gius guardava da fuori, segandosi.
Incredibile ma vero, piano piano, soffrendo sempre meno, il cazzone entrò tutto.
Mi sentivo in estasi, come se il suo cazzo mi avesse invaso tutto il corpo, come l’avessi in bocca e gli facessi un pompino dall’interno.
Quando uscì dal mio culo, Gius rientro nella stanza a guardare il mio buchetto che invero sembrava una caverna tinta di rosso.
Ambedue dicevano che era un buco enorme e i due porci lo vollero fotografare per ricordo, ma Gius volle anche approfittare della ghiotta occasione e mise il suo uccello, questa volta senza problemi, nel mio culo, dove venne a breve di nuovo, mischiando il suo seme con quello di Fabio.
Sono sul divano di casa e il ricordo di quell’uccellone e di quella duplice e sofferta inculata mi ha fatto bagnare la fica, anche perché le mie mani si sono strette su lei, senza accorgermene.
Speriamo che questa Pandemia finisca presto e si possa ricominciare a vivere realmente del buon sesso e non solo ricordarlo.

Anita


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