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02-Arrivo nel nuovo cantiere


di pierpatty6151
21.10.2013    |    12.686    |    4 9.3
"Automaticamente apro l’acqua calda , che scorrendo sulla pelle mi riporta alla realtà..."
Il cantiere, che gestivo al Sud dell’Italia, è finito da alcune settimane. Finalmente la consegna ufficiale e da domani solo riposo per settimane dell’ultimo sole di questa calda e umida estate; che purtroppo tristemente se ne va, salutando chi malinconicamente rientra nelle trafficate e nervose città. Anch’io, al mio rientro, dovrò iniziare l’anno lavorativo. Un mio collega aspetta con impazienza il mio rientro, per correre in pensione. Mi recherò in un cantiere di una cittadina del Nord/Ovest, a qualche centinaio di Km da casa mia. Almeno per questo “giro” niente viaggi in treno (leggi “treno notte”), solo macchina e autostrada.

Finite le ferie! Torno a casa! Sostituisco nelle valige i costumi con i maglioni! Che tristezza!

E’ arrivato il gran giorno. Stamane mi ritrovo nella mia macchina, avvolto dalla musica e dagli annunci di Isoradio, penso malinconicamente quanto siano veloci le ferie; Che l’orologio corra di più in ferie? Mah!
Sto guidando da un paio d’ore in mezzo ad una fastidiosa e fredda pioggerellina, accompagnata da un’antipatica nebbiolina. Sorpasso a raffica Tir gran produttori di spruzzi di acqua sporca. Difficile orientarsi. Solo il fido navigatore mi sta dirigendo con sicurezza alla mia nuova destinazione per i prossimi due anni.

Finalmente il cantiere che sorge grigio e silenzioso al centro della città, nel retro di case basse di mattoni a vista inzuppati di fredda nebbia.

Entro in un piazzale fangoso. Posteggio vicino alla baracca-ufficio. Sotto la sgocciolante tettoia, spunta il collega, futuro pensionato, che tutto inzuppato si sbracia invitandomi a entrare velocemente. Guardo in giro che tristezza sto cantiere fangoso, nebbioso, freddo. Reprimendo l’istinto di scappare, corro verso il mio futuro ufficio di cantiere. Stretta di mano con diplomatici sorrisi e frasi della serie “come va?" ” Fatto buon viaggio?” Ma, non vede che tutto è fradicio; è freddo; è inospitale. Entrando nella baracca scopro quanto l’ambiente sia triste. Al centro troneggia il ripiano riunioni, realizzato artigianalmente dai carpentieri con le caratteristiche tavole gialle di cantiere, è pieno zeppo di faldoni, disegni. Messi lì in bell’ordine, tutti pronti per me. Un vecchio e impolverato PC fa bella mostra su una spoglia e scricchiolante scrivania; che si rannicchia nell’angolo più distante della baracca. Nell’angolo opposto un vecchio e scrostato calorifero a olio, tenta, invano, di scaldare e asciugare l’ambiente.

Coraggio! Ci arrampichiamo su gangherati sgabelli. E lì scomodamente appollaiato sono informato della situazione del cantiere. Con il supporto di documenti, diagrammi, disegni che velocemente mi passano sotto il naso; aprendosi e richiudendosi, come se
avessero vita propria; delle varie situazioni: programmi, ritardi, costi e personale. A dire il vero ciò che capisco e percepisco è solo che il mio collega, è già mentalmente in pensione e un po’ lo invidio.

Dopo un paio d’ore d’informazioni, di dati, di disegni che sono visionati a valanga e intramezzati da vari caffè.
Devo ricordarmi di cambiare la marca delle cialde queste proprio non mi vanno. Finalmente le firme sui verbali e con mia gioia le consegne ufficiali sono finite e ora è tutto mio. Dovrò ricominciare a rivedere tutto con calma, mica sono un PC che memorizza al volo.

Ultima situazione da trasferirmi, il mini appartamento dove vivrò. Esso è nelle vicinanze del cantiere in un edificio datato; ultimo piano con cigolante ascensore. Un ingresso con cucinotto e salotto; una camera con letto matrimoniale, un bagno con doccia. Il tutto con mobili quasi nuovi e originari di una notissima catena di arredamento fai da te.

Il mio “amico” futuro pensionato, chiaramente, vuole accelerare le formalità e andarsene. Le due rigonfie borse, per terra vicino alla porta, me lo confermano. Capito la situazione, tralascio tutte le domande di approfondimento, permettendogli di ultimare velocemente le sue scarse informazioni e spiegazioni.

Prendendo le valige m’informa che le pulizie dell’alloggio e della baracca sono affidate a una signora, moglie di un capo muratore, che lavora in cantiere. Abitano al terzo piano dello stesso palazzo e vorrebbe presentarmela.

Insieme scendiamo le scale di due piani; suoniamo il campanello. Alcuni istanti e spunta una tipica signora del Sud. Mi sembra di conoscerla, ma non so né dove né quando l’ho conosciuta. Breve presentazione, e velocemente concordiamo che lei continuerà le pulizie con gli stesse modalità a suo tempo concordate.

Dove ho conosciuto, sta donna?

Nel pomeriggio. Sono presentato al cliente finale. Soliti discorsi conviviali e formali; molto spesso falsi, ma fanno parte dei giochi. Poi tutti di corsa in cantiere per l’ultimo incontro formale della giornata. Nella baracca-ufficio mi aspetta la riunione di presentazione e cambio della guardia. Presenti una decina di persone. Sono i vari capi area; capi muratori, carpentieri, idraulici e quant’altro. Originari da ogni parte dell’Italia. A uno a uno stringo le loro callose e forti mani.

Solo il capo carpentiere mi colpisce. I suoi occhi scuri, profondi da uomo fiero del Sud, che mi guardano fisso e sembrano scavarmi dentro per conoscermi o comunicarmi un qualcosa. L’uomo è un tipo non moto alto, di corporatura grassetta con pancetta
allegata; capelli neri corti; carnagione scura; per il tanto sole preso in barca o nei cantieri. Mi sento a disagio, ma proseguo a salutare e conoscere le varie persone. Finite le presentazioni; che regolarmente non sono memorizzate; dico alcune parole della serie: ringraziamenti distribuiti a pioggia; ricerca della collaborazione di tutti per il buon esito del lavoro; ecc. ecc. Mentre io parlo, il capo carpentiere non mi perde di vista.

Improvvisamente un suo sorriso mi squarcia la memoria. E’ il marito del treno-notte. (leggi “treno notte”) La voce se ne va. Panico. Che faccio? Scappo? Non posso! E ora che succederà?

Un suo sorriso mi fa intuire che anche lui mi ha riconosciuto. Mi riprendo e da scavato attore chiudo velocemente i discorsi diplomatici. Qualcuno ha portato del buon vino rosso, pagnotta e salame del posto.

Questo fa scivolare la riunione in un conviviale incontro di amici. Ottimo inizio di cantiere!
Il lui si avvicina con due bicchieri di vino e offrendomene uno mi dice:
“Ma, noi ci siamo già visti? Ho l’impressione di averla già conosciuta, forse su un treno dal Sud?“
“Non saprei; forse; anche la sua faccia non è nuova! Ho fatto molti viaggi in treno! Probabilmente in uno scompartimento ci siamo conosciuti!”
“Si forse in viaggio, io sono salito al Nord con la moglie quest’estate, comunque ben arrivato!”

E’ fatta. Ci siamo riconosciuti e abbiamo entrambi confermato che eravamo i “viaggiatori” di quella famosa notte! In cui abbiano fatto sesso insieme alla sua donna. Una gran bella notte trasgressiva e goduriosa. Con questi ricordi e con i nervi in tensione tento di affrontare al meglio la situazione. Non mi accorgo che il mio predecessore si è avvicinato a noi, sorridente e alzando il bicchiere semi pieno, dice:
“Vedo che vi siete conosciuti! Stamane ti ho presentato la sua signora, ottima persona, ora hai conosciuto il marito, anche lui ottima persona e buon lavoratore. Loro sono una coppia unica e molto affiatata!”
Lui mi guarda e con un sorriso complice sgela la situazione dicendo:
“Sono onorato dei suoi complimenti Ing.………. e ringrazio anche per la mia dolce ………. Vedremo di assecondare e accontentare anche l’ing.…………..in tutti i suoi desideri”
Mi guarda negli occhi e velocemente mi fa l'occhiolino. Ringrazio contraccambio con un complice sorriso. Mio gran sollievo.

Tra alcuni bicchieri di buon barbera e fette di pagnotta ripiene di ottimo salame si è fatta notte. Il mio collega saluta tutti e dopo l’ultimo brindisi sfreccia via verso la sua pensione.
Io affronto la buia e piovosa nebbia per raggiungere l’alloggio. L’ascensore scricchiolante mi porta all’ultimo piano. Richiudo la porta alle spalle con gran sollievo per la fine di questa giornata piena zeppa di tensione ed emozioni. Mi accoglie un silenzioso calore profumato di pulito. Qualcuno ha acceso la caldaia e fatto le pulizie da poco. La signora del secondo piano si è data da fare nel pomeriggio. Grazie. Questo mi mette di buon umore. Lanciando a pioggia sul divano tutti gli indumenti mi spoglio e nudo scivolo in una ristrutturante doccia.

La calda e insaponata pioggia fanno scivolar via la stanchezza e il batter d’animo dell’incontro con il capo carpentiere. Lasciando posto a un’eccitazione che sveglia il mio amichetto. Lo insapono e dolcemente lo accarezzo e mi abbandono a questa intima sensazione di goduriosa rilassatezza che lentamente si irradia in tutto il corpo. Il mondo non c’è più. A occhi chiusi mi lascio trasportare nel tempo e nello spazio fino al treno notte. Lasciandomi riempire di dolce languore. Voglio assaporare queste sensazioni istante dopo istante, in compagnia del mio dolce e svettante “amichetto” che si crogiola tra le mie dite insaponate.
Sto accarezzando tutto il mio scivoloso corpo. Raggiungo il mio fiorellino che pretende la sua parte, essendo stato protagonista della notte in treno. Tutto il mio corpo è un vibrare di nuove sensazioni mescolate a vecchi ricordi. Sto per godere.

Il campanello della porta squilla. Che palle. Chi se ne frega. Lascia suonare ho da fare. Altro squillo. Altro mio silenzio. Io continuo a non voler uscire dal mio erotico momento.
Sento qualcuno che armeggia nella serratura. Riconosco lo scricchiolio, la porta è stata aperta. Una voce femminile chiede “C’è nessuno? scusi sono ……………”. E’ la signora delle pulizie e del treno. Ora che faccio sono insaponato e col cazzo duro. Automaticamente rispondo “Ci sono…sono in doccia….chi è?”
Lei affacciandosi alla porta aperta del bagno risponde:
“Sono la ……, scusi l’ho vista entrare e volevo chiederle se ha bisogno di qualcosa, visto che è arrivato solo oggi?”

Con imbarazzante sorpresa mi accorgo che lei mi può vedermi attraverso le plastiche pareti trasparenti del vano doccia. Lei si avvicina e fa scorrere il pannello. Mi guarda ispezionandomi dalla testa ai piedi. I suoi sguardi mi procurano uno strano imbarazzante piacere, che non rifiuto, anzi. Mi lascio coinvolgere da un gran piacere dalla sua suadente frase:
“Complimenti, hai un gran bel fisico, non mi ricordavo quanto era bello il tuo cazzo……….già stamane ti ho riconosciuto; la tua scopata me la ricordo benissimo ……… e stasera anche il mio uomo ha detto chi sei…….ne siamo felici entrambi”

Parlando e guardandomi fissa negli occhi con la mano raggiunge lo “svettante” che le lente e scivolose carezze della piccola mano.
Con gli occhi piantati nelle mie pupille e senza lasciarmi spazi decisionali m’informa che ho una mezzoretta per rivestirmi e andare a cena da loro.
Dopo un’ultima carezza e uscita in silenzio com’è entrata, lasciandomi insaponato, stordito ed eccitato. Un brivido di freddo mi risveglia dallo splendido torpore. Automaticamente apro l’acqua calda , che scorrendo sulla pelle mi riporta alla realtà. Il Giacomino, a malincuore, ritorna “normale” e senza altre pretese si lascia risciacquare. A lui piace essere pulito e profumato.

Con un’arrotolante confusione in testa in cui si rincorrono disordinatamente pensieri, sensazioni gradevoli, ricordi eccitanti, e dubbi sulla mia presenza in quel luogo. Ad alta voce come parlando con un grande amico, mi dico:
“Non è la complessità del lavoro che ti preoccupa. Non è la sistemazione logistica che ti rende nervoso. Ti preoccupa l’aver tra i piedi i due del treno-notte e per buon peso fanno parte del personale del cantiere. Io ti conosco bene tu sai reggere la parte nel gioco rapporti umani; ma loro? Che vuoi fare? Belle domande! E le risposte chi me le dà?”

Sapendo che non posso e non so scappare dalle mie irresponsabilità. M’infilo una tuta e scarpe comode ed esco per scendere nella tana del leone.

Quelle rampe sembrano troppe corte, troppo ripide e in un tempo zero mi ritrovo con l’indice tremante davanti al pulsante del campanello. Ok vai indice suona e portami nel mio prossimo futuro.

ps. un vostro commento sarà graditissimo
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