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Prime Esperienze

Tutti in taverna.


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
26.05.2022    |    13.725    |    4 9.9
"Non ci riesco e le vengo dentro ansimando..."
Questo è il seguito dei miei racconti:
Al tempo della vendemmia era ancora vergine.
e
Ritorno al Borgo
Buona lettura.
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Eleonora molto seria mi dice:
-Mi è piaciuto e sono soddisfatta di ciò che è successo tra noi due, chissà forse lo rifaremo, ma deve rimanere per sempre il nostro grande segreto. E ricordati che le donne possono donarti tanto di differente dagli uomini. -
- Me ne ricorderò.-

Prendo il cartoccio di biscotti. Saluto e affronto l’antipatica pioggerellina autunnale, impegnata a inzupparmi nei pochi minuti di camino che mi separano dall’abitazione di mia Nonna.

Mi apre la porta mia madre. Mi scannerizza dalla testa ai piedi, e in un nonnulla si rende conto sia dalla mia beatitudine, sia del disastroso stato del giubbotto, dei pantaloni, dei capelli e delle scarpe inzuppate. Nonostante questo mio “felice disastro” il suo viso s’illumina nel dolce sorriso posseduto solo dalle mamme.
Mi sospinge direttamente in bagno. Finalmente e serenamente dice:
-Hai bisogno di una gran ripulita. Spogliati e getta tutto in lavatrice-.
Senza commentare oltre, inizia a togliermi i vestiti. Via giubbotto, maglione, scarpe, pantaloni.
Mi sento sempre più investigato. Chissà che conferma cerca?
Rimango in mutande. Tento di svicolare oltre il vetro smerigliato del box doccia. Nulla da fare. Lei afferra e tira l’orlo delle mutande che volano per terra. Sono nudo davanti a lei, come tantissime altre volte, ma stavolta ho uno strano senso d’ingenua vergogna, mai provata con lei. Mi guarda “lì” scoprendolo con una minima agitazione. Con una sconosciuta espressione mi osserva compiaciuta, mi sorride, soffermandosi sul mio pisellino.
Non parla, non dico nulla, ma sento la sua felicità nell’aver fatto, e cresciuto, un nuovo giovane uomo: suo figlio.
Sblocca l’en pass con un deciso:
-Qui c’è l’accappatoio… i vestiti puliti, li troveri sul tuo letto… sbrigati che stasera siamo a cena fuori. -Ed esce dal bagno.

Tra un’insaponata e una sciacquata, non posso far a meno di pensare a Eleonora visualizzando la sua vagina valorizzata dai corti peli.
Il ricordo mi fa inalberare il pisello, e ritorno mentalmente al godimento provato nel pomeriggio. Il sogno viaggia senza tempo, che trascorre inesorabile.

La porta del bagno si spalanca, è la Nonna:
-Sbrigati lumaca, ho urgente bisogno del bagno. -
-Arrivo Nonna… Sono già fuori della doccia. -
Mi sporgo oltre la porticina della doccia per prendere l’accappatoio, senza rendermi conto che sono nudo e inalberato.
E la Nonna cinguettare:
-Santo cielo… che bel lavoro che ha fatto mia figlia. - Continuando a osservarmi “lì”, si dimentica delle sue premure fisiologiche, e aspetta pazientemente che mi asciughi sommariamente. Infilatomi nell’accappatoio, esco, e richiudo la porta del bagno.

Uffa ma oggi è la giornata delle donne che mi vedono nudo. Grazie mamma d’avermi fatto e cresciuto.

Tra un “dai sbrigati” di mio Padre, e un “Sei il solito ritardatario” di mia sorella, e anche un silenzioso sorrisone della mamma, raggiungo la mia camera, dove mi vesto il più velocemente possibile con gli indumenti amorevolmente preparati.
Bello e profumato raggiungo i familiari in attesa nella cucina-salone. Tutti insieme usciamo, scoprendo che non piove più, felici della cosa, e in chiassoso gruppo familiare raggiungiamo a piedi l’unico locale aperta fuori stagione.

La padrona della Taverna ci accoglie con tutto il suo sorriso, il suo buon umore, e le sue forme armoniosamente abbondanti, che da piccolo mi fecero “innamorare” di lei, anche se ancora oggi ci farei un “peccatuccio”.

La sala grande, riscaldata dal camino a legna, è tutta per noi. Il tavolone è apparecchiato alla “marinara” per una quindicina di commensali. Non ci sono sedie ma file di panche che offrono più intimità. Una gran parte della sala è stata svuotata dai tavolini, e in un angolo c’è un po’ di strumenti musicali. La serata si presenta bene.
Ci ritroviamo nella solita piccola ressa per accaparrarsi il migliore posto a tavola.
Per me qualsiasi posto va bene, non ho obiettivi e aspetto che gli altri si siedano.
-Buona serata, a tutti…- E arrivata anche Eleonora con famiglia.
E ora che faccio? Li guardo sbigottito. Un brivido di gelida paura-felice percorre tutta la mia schiena. Nel pomeriggio lei mi ha “sverginato”. Mesi fa ha visto Aldo incularmi.

E Bingo… Entra anche Aldo con padre e madre sorridenti.
Ci siamo quasi tutti! Se qualcuno parla, scoppierebbe un casino innervabile, e nelle serate invernali del Borgo, se ne chiacchiererebbe per decenni.
Questi pensieri scivolano nel cervello rimbecillendomi.

-Che hai? Stai male?-
E’ la preoccupata voce di mia Nonna.
Provo a giustificarmi con la più classica delle bugie: - Non ho nulla… sto bene…tutto ok…-
-Allora vatti a sedere vicino a Luisa che ti sta chiamando.-
-Non ci ho fatto caso, vado.-

Finalmente siamo tutti seduti intorno al tavolone, e il chiacchiericcio aumenta.
Io, con le spalle al muro, sono a fianco di Luisa, diciasettenne sorella di Aldo. E sulla mia sinistra si è sedute quella pettegola della Chiara, mia sorella diciottenne.
Davanti a noi sono seduti vari parenti, che conosco a mala pena.

Guardo in giro, scoprendo Eleonora seduta tra mia madre e mia nonna, sistemazione strategica per pettegolare tra amicone inseparabile dai tempi dell’asilo. Solo il trasferimento dei miei in città le ha un po’ separate, ma si sentono spessissimo e chiacchierano al telefonino per ore.

A proposito di pettegolezzi. Nel Borgo circolava una leggenda metropolitana. La quale racconta di mio padre che alla partenza per militare era il fidanzatino segreto di Eleonora.
Mesi dopo, mio padre con un permesso di tre giorni torno a casa, accompagnato da un suo amico-commilitone di Trento, per fargli vedere sia il Borgo, sia il mare. In quell’occasione conobbe anche Eleonora, innamorandosi sia di Lei, sia del mare, e non lasciò più nessuno dei due. Nello stesso periodo mio padre s’innamorò seriamente di Gianna, la mia futura madre.
La leggenda racconta anche che lo “scambio” avvenne sugli scogli in riva al mare durante una calda notte di Luglio con la luna piena.
Nessuno sa, o vuol rivelare le vere motivazioni del cambio di fidanzati. Comunque alcuni “mal pensanti del Borgo” affermano che i quattro fecero il bagno nudi, e vuoi per la giovane età o per gioco o per foglia di sesso fecero l'amore tutti insieme. E lo rifecero ogni qual volta ebbero la possibilità, ma è certo che tra i quattro, o le relative famiglie, non ci fu mai alcun rancore o discussione. Anzi negli anni rafforzarono l’amicizia, fino a far da testimoni ai reciproci matrimoni.
Comunque sia andata, stasera le due donne stanno chiacchierano fitto fitto, sbirciando sorridenti verso di me. Mi piacerebbe sentire i commenti che mi riguardano.

Luisa mi riporta per terra con una valanga di domande, della serie scuola, professori, amici in citta, e finalmente spara la domanda che più le interessa:
-Hai una ragazza in città?-
Le confermo ciò che più le interessa:-
- Luisa ti assicuro che non ho nessuna situazione! Esco con amiche e amici, senza alcuna storia in corso. D’altronde di belle ragazze come te non ce ne conosco. Tu sei la più carina che conosca.-
I suoi occhi s’illuminano. Con un respirone i suoi seni, già ben sviluppati, si gonfiano evidenziando i capezzoli.
Per approvazione Lei mi prende una mano stringendola forte. Non le sono insensibile.

Arrivano le teglie di tradizionale “fugassa au furmaggiu de Reccu” bollente, che ci interrompe e distrae.
Mio padre si è alzato e tintinna la forchetta sul bicchiere attirando l’attenzione di tutti. Vuol dire alcune parole:
-Siamo un gruppo di amici “birbanti”, scresciuti sbucciandosi le ginocchia sui ciottoli del nostro Borgo. Poi ognuno di noi ha seguito la sua strada, alcuni rimanendo, altri si sparpagliandosi per il mondo. Tuttavia la nostra amicizia è rimasta intatta. E con questa cena lo dimostriamo sia a noi, sia a chi ci ha amato, insegnato e purtroppo preceduto. E questa cena annuale è il ringraziamento per quanto hanno fatto per noi. Ho già parlato troppo. Per questo smetto, e invitandovi a brindare alla loro memoria con il bianco delle loro centenarie vigne. -
Spuntano un po’ di lacrime. Scrosciano gli applausi. Si svuotano i bicchieri dal bianco fresco. Le forchette raccolgono la focaccia al formaggio. I chiacchiericci riprendono. Il fornaio compiaciuto si prende i complimenti per la sua arte.

Luisa non ha ancora liberato la mia mano. Anzi stringendola ancor di più, la sposta sulla sua gamba inguainata da setose calze. Lascio che mi guidi molto volentieri. La vedo sorridere ammiccando. Apre leggermente le gambe, e sposta le nostre mani sotto la minigonna, lentamente inizia a risalire. Cassio, sotto le dita sento finire la seta e iniziare la pelle nuda, quasi mi prende un coccolone. Lei, con la faccia da Tola, continua a farsi accarezzare le gambe.
Ho il braccio storto, e dolorante, ma non posso e non voglio abbandonare la posizione. Arrivato a contatto con le calde umide mutandine, Lei, stringendo le gambe, mi abbandona al mio destino. Ho la mano felicemente imprigionata tra le sue cosce e le sue mutandine.
Sudo freddo, se mi scoprono, scoppia un casino nero.
Ho difficoltà a mangiare con la mano libera! Siamo pazzi! Siamo a fianco di suo fratello Aldo, che chiacchiera di calcio con suo e mio padre.
Nonostante tutto, muovo lentamente le dita accarezzando la seta che imprigiona la sua patatina calda. Vorrei scostare il cavallo delle mutandine, per liberare e conoscere la sua patatina, ma è impossibile. Lei sorride, mangia e beve bianco, inebriata dalla situazione pericolosa in cui mi ha cacciato.

I minuti passano lentissimamente, e lei non molla la presa.
Mia sorella, dandomi uno sberleffo sulla gonfia patta dei pantaloni, mi bisbiglia nell’orecchio: - Il vino ti fa brutti effetti!-.
E scoppia in una sonora risata, attirando l’attenzione dei commensali più vicini.
Questo fa sì che Luisa liberi la mia mano che velocemente porto sul tavolo.

Dal fondo del tavolone arriva la voce di Eleonora:
-Hehi ci si diverte da quelle parti, beata gioventù… mi raccomando fate i bravi. –
Io con noncuranza annuso la mia mano, sentendo profumo di donna.
- Fai sentire. La mia insolente sorellina mi agguanta la mano e la annusa.
- Non male…- E si ferma. Conoscendola, chissà che commento a luci rosse s’inventerebbe, se fossimo soli.

La serata di “commemorazione” continua con piatti tipici, e vino bianco fresco del posto.
Il quartetto “Squinternati” (è il nome che si sono dati) ha iniziato a suonare languide e romantiche musiche degli anni 70/80.

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Questa cena, con musica dal vivo, per molti lettori può anche essere giudicata inopportuna e forse blasfema. Per noi è un momento di ricordo per i “Nostri cari” che ci hanno preceduto nella vita. Ed è la commemorazione e il sentito ringraziamento per tutto quello che, pur con errori, hanno saputo realizzare con impegno e duro lavoro, migliorando la loro vita di pescatori-contadini.
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Alcune “coppie datate” si alzano, e barcollando un po’, accennano alcuni passi di ballo. Sono carini e c’è molto rispetto per loro.
I più giovani, la mia combriccola per prima rimane ben seduta. Vuoi per non saper muoversi nei balli dei genitori e tanto meno dei nonni, o vuoi per pura paura di far brutte figure.

Tuttavia mia Nonna mi trascina in un ballo tipo valzer, o qualcosa del genere.
Questa “uscita” della Nonna, trascina i “matusa” che coinvolgono ragazzi, e ragazze, nei balli della loro gioventù. Le pedate si sprecano. Le risate si rincorrono.
Gli "Squinternati" iniziano una canzone sentimentale. Le coppie non ufficiali si dividono, lasciando l’improvvisata pista alle coppie consacrate. Io le sto osservando quando qualcuno mi afferra per un braccio e mi trascina in pista. E’ mia madre.
-Per nulla al mondo, perderei l’occasione di ballare con mio figlio.-

Sono sbalordito. Lei mi stringere nelle sue braccie, e inizia a muoversi, strascinandomi in un ballo, a me sconosciuto.

Non ho mai visto mia madre cosi serena e felice. Intravedo anche mio padre che a mo’ di approvazione alza il bicchiere verso di noi due.

Qualcuno dei “Squinternati” urla: -Cange le dame-. - E mo’? Scappo a posto!
Non ce la faccio le bracce di Eleonora m’imprigionano e mi stringe a se. In modo diverso da quello di mia madre. Appiccica il suo burroso corpo al mio. I suoi formosi seni si spiccicano su mio petto. Sento la sua patata spingere nel punto giusto. Il mio pisello reagisce e nei jeans
-Tienilo buono… ne ho voglia anch’io…, ma non è il momento, né il posto…- E sorride birichina. Sembrando che si diverta a ballare e stuzzicandomi
Finalmente la musica cessa. Dandomi la possibilità di correre a sedermi.

-Ehi il Don Giovanni… ha fatto colpo sulla vecchietta!-
E’ mia sorella Chiara, che spettegola con la sua amica Luisa.

Posso solo sperare che siano le uniche a essersi accorte degli stretti abbracci di Eleonora, ma ci credo poco. Infilo il naso in un bicchiere di bianco e lo trangugio, per darmi un contegno indifferente.
Nonostante gli insistenti inviti femminili, non mi muovo più dal mio posto, fino alla fine della serata.
Mentre Chiara e Luisa se non ballano pettegolano ora su questa, ora su quello.
Finalmente la serata è finita. Non è neanche mezzanotte. Tutti s’ingiubottano e dopo le solite promesse di rivedersi presto per questo o quel motivo, con gli ultimi baci della serata tutti usciamo dalla Taverna.

Fuori incontro mia madre con Eleonora, stanno concordando di rivedersi l’indomani mattina, ma non comprendo la motivazione.
Mio padre prende sotto braccio mia madre, e mia nonna abbraccia da una parte mia sorella e dall’altra me. Serenamente ci avviamo velocemente verso casa, è una notte fredda.


Il borbottio della caffettiera mi sveglia, e il profumo del caffè mi attira in cucina. E va beh, arrivo.
Nella grande cucina Mamma e Nonna si danno da fare col bollitore del latte, la caffettiera, le tazze, ilm pane fresco, i vasetti di marmellata casalinga, e il burro nostrano.
Arrivo ancora addormentato, e silenzioso.
-Un buongiorno, ci starebbe anche bene.- Primo bonario rimprovero della Nonna.
-Scusate…Buongiorno a tutti.- E mi siedo a tavola.
-Alla sera leoni-leoni, al mattino coglioni-coglioni.- E’ mio padre, che ritorna dal fornaio con una “teglia” di focaccia genovese calda.
Non so se è il profumo meraviglioso della focaccia calda, ma so che mia sorella spunta, dicendo di avere una fame da leonessa.
La mamma taglia focaccia in strisce.
Tutti facciamo colazione tipica delle nostre parti: focaccia inzuppata nel caffè latte.
Poche battute di circostanza sull’evento di ieri sera. Siamo abbastanza abbacchiati, nel tardo pomeriggio torniamo in città, domani ci aspetteranno gli impegni.
Finita la colazione, le stoviglie spariscono dal tavolo.
Mio padre esce, va a salutare amici, e a far rifornimento di verdure, vino e salumi da portare in città.
Mia madre, iniziando a occuparsi del riordino della cucina, prende in mano l’organizzazione, mandando mia sorella e la nonna a resettare le camere, e ordina di mettere tutte le lenzuola in lavatrice.
Per me decide: prima la doccia e poi preparare il mio zaino, e anche velocemente perché sta per arrivare Eleonora che vuol parlarmi.

Un brivido gelato mi lascia senza respiro. E balbetto un:
-Scusa mamma, che vuole Eleonora da me?-.
-Non me l’ha detto, e se anche lo sapessi, non ti direi nulla, sarà lei a parlarti. D’altronde sei grande. O no?-.
Potevo anche immaginare che mia madre non mi avrebbe detto nulla. Mi sarei risparmiato la sua battuta sarcastica. Poco male si vedrà. Silenziosamente vado in bagno. Mi spoglio ed entro nel box. Appena in tempo, è entrata mia sorella. –Scusa ma non la tengo più-. Non aspetta risposte, si siede sul wc e urina.
Ma quanto traffico c’è in questo bagno. Finita la doccia, apro con circospezione la porticina del box, non si sa mai che si sia qualcuno. Nessuno. Infilo l’accappatoio, lo stringo bene e mi dirigo in camera. Mia madre m’intercetta con un urlato: -Sbrigati a vestirti Eleonora è già per strada. A minuti è qui-. Non rispondo, perderei tempo.

In camera mi guardo allo specchio, senza accappatoio, mi piaccio e rivolto al mio pistolino lo sgrido mentalmente: tutta colpa tua. Proprio con la migliore amica di mia madre hai voluto perdere la verginità, con tutte le milf che ci sono in giro. Sei uno stupido, vedi un po’ di pelo e perdi la testa. Si! Sei una testa di cazzo.-

-Sbrigati… Eleonora è arrivata e ti aspetta-.
-Arrivo!- M’infilo qualcosa e corro in cucina, con il cuore in gola.
Spunta anche mia sorella annunciando che ha finito e va a salutare le amiche, e tornerà prima di pranzo.
La nonna è già andata da una sua amica che sta poco bene.

Bene siamo rimasti solo noi tre. Organizzato da mia madre? Ci giurerei.
Ok…affrontiamo le mie responsabilità.
Prende la parola mia madre:

-Precisiamo alcune cosette: Eleonora mi racconto subito quello che ti ha visto fare con Aldo e Mario, al tempo dell’ultima “Festa della vendemmia”. Scoprire che mio figlio fa sesso con altri maschi e si fa sodomizzare mi ha sconvolto. E solo grazie all’aiuto di Eleonora ho potuto attenuare lo sconforto in cui sono caduta. Solo un’amica unica poteva raccontarmi anche della sera in cui nel vicoletto te la fece vedere, e costatando che non sei “allergico” alla vagina.

Eleonora: -Ti ricordi della notte in cui ti tirai nel vicoletto e mi feci riconoscere?
Io: -Si me lo ricordo.
Eleonora: -Ti ricordi che sollevai gonna fin sopra le bianche mutandine, che le spostai di lato lasciando apparire il mio folto ciuffo di peli neri. Che mi confessasti che era la prima vera figa che vedevi, e te la feci toccare velocemente. Ti ricordi che mi promettesti di non lasciare che nessuno ti facesse il culo, quale condizione per giocare con la mia figa.
Di tutto questo ne parlai per mesi con tua madre. E insieme abbiamo seguito il tuo evolversi.
Lei sapeva che mi sarei fatta scopare da te quando ieri sei uscito a fare un giretto.

Il silenzio prese campo. Mi ritrovo di fronte a due donne complici e amiche.
Guardo mia madre con più amore di quanto sapessi di avere.
Vedo Eleonora come la donna che sverginandomi mi ha regalato tutto di Lei. E anche oggi la vorrei stringere, baciare e ringraziare.

Le due donne si guardano e senza parole si capiscono. Alzandosi mi accompagnano in camera mia.
Nessuno parla, forse non c’è né bisogno, forse per non rompere l’incantesimo.

Eleonora si siede sul letto, mia madre mi sospinge davanti a lei. Non so che fare, meglio non muoversi. Sento le mani di Eleonora che tirano giù i pantaloni della tuta, mettendo in mostra il mio pisello già quasi sull’attenti.
Non ho vergogna, sto vedendo la lingua di Eleonora che si avvicina alla mia cappella. La lecca con sapienza. Apre la bocca e accetta tutta la mia asta in bocca, mi sembra si essere tutto assorbito nel suo corpo.
Mia madre si è seduta vicino all’amica, iniziando ad accarezzarle i seni ancora nascosti dai vestiti.

Davanti a queste due donne, sto impazzendo dal godimento. Le gambe mi tremano, e non reggeranno per molto. In effetti, cedono e cado sul tappeto, ritrovandomi con le braghe a mezz’asta, il duro pisello aggrovigliato alle mutande e la testa dolorante.
Mia madre si lancia su di me, chiedendomi ansiosamente dove mi fa male.
La tranquillizzo dicendo che non mi sono fatto male, ma lei sdraiata su di me cerca il dolore, si muove mi accarezza, ritrovandosi la gonna parzialmente arrotolata in vita. Il mio pistolone continua a svettare e non volendo sento le sue cosce nude sulla mia cappella.
Ci guardiamo imbarazzatissimi. Lei si alza e dice:
-Vi lascio soli-. Ed esce dalla stanza.

Sto per alzarmi, ma Eleonora ordina:
-Non ti muovere.-
Si toglie gonna, collant, mutandine e si siede vicino a me. Prende in mano il mio rammollito e accarezzandolo lo risveglia velocemente. Mi cavalca, dirige il mio durissimo all’apertura della sua bagnatissima, che lo accoglie volentieri. Lentamente si abbassa facendomi entrare nel paradiso. Io rimango fermo, lei dirige e decide le velocità, le quantità, il suo piacere, e quello di di tutte e due.
Non ho esperienze ma questo che mi fa è favoloso. Lei mugola, io respiro forte, lei accelera l’entra ed esci, io cerco di resistere il più possibile, aspettando che lei goda. Non ci riesco e le vengo dentro ansimando. Lei lo tiene dentro e si accarezza, cercando il piacere definitivo. Ci riesce godendo come una lupa in calore. Si accascia su di me per alcuni minuti.
-Ora vai in doccia, e per cortesia mandami Gianna-.

Mi sistemo un po’ i pantaloni ed esco. Mia madre è seduta in cucina che aspetta.
- Mamma…Eleonora ti aspetta.-
Senza dire nulla lei va in camera, chiude la porta a chiave dietro di lei.

So che non lo devo fare, ma è più forte di me. Origlio alla porta sentendo sommessi sospiri, che mi fanno pensare al piacere sessuale.
Ascolto per alcuni minuti, poi il buon senso mi fa andare in bagno a lavarmi.
La doccia mi fa riprendere. Mi vesto pronto per partire, e mi sistemo sul divano davanti alla TV, e aspetto.
Dopo una buona mezzora sento la porta aprirsi, e la voce di mia madre che mi domanda:
- C’è nessuno?-.
-No mamma non è ancora rientrato nessuno.-
Senza aspettare altro esce dalla camera. Ha indosso solo la camicetta, mentre il resto l’ha in mano ammucchiato. E corre verso il bagno. Seguita velocemente da Eleonora nuda. Si chiudono in bagno e sento la doccia funzionare.

Alcuni minuti dopo arriva la nonna con mia sorella, e chiedono dove sia mia madre.
-Sono in bagno a far ala doccia-.
-Come! chi c’è con mia figlia?-.
-Eleonora.-
-Ha!! Capisco.- La nonna sorride maliziosa e va in camera.

Intorno alle tredici, mio padre rientra dai suoi giri. Ha il portabagagli pieno di genuine vettovaglie. E chiedendoci se siamo pronti per rientrare in città, ci sollecita di portare i nostri bagagli in macchina.
Una sberla di focaccia imbottita con prosciutto crudo è il nostro veloce pranzo.
Raccomandazioni alla nonna che rimane sola in quella grande casa, abbracci, saluti e tutti in macchina per tornare in città.
Sono triste ma mia madre mi accarezzandomi una guancia con la sua dolcezza, dice:
-Su non essere triste… alla fine della scuola torneremo nel nostro Borgo… per tutta l’Estate.-





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