Lui & Lei

Rita


di pierpatty6151
29.07.2019    |    17.278    |    12 9.5
"Ci salutiamo con più entusiasmo del solito..."
Sarei rimasto a crogiolarmi nel solitario letto, ma il frigo reclama le provviste settimanali. Una veloce doccia. Mi infilo, distrattamente, un qualcosa di leggero, e sono già sul pianerottolo ad attendere l'ascensore, che con i suoi tempi raggiunge il sesto piano.

Il rumore delle antiche serrature annuncia l'uscita della signora Rita, vicina di pianerottolo e proprietaria del mio alloggio.

Da quanto ne so, è vedova da una decina di anni, è molto riservata, e scontrosa. L'età è indecifrabile, probabilmente vicina ai sessanta più o meno, ha corporatura grossa ma anche questa è indefinita, porta sempre vestiti neri, grandi con gonne lunghe fino all'impossibile.

Comunque, metto su il sorriso di circostanza, e con il miglior buongiorno che trovo, le apro le portine dell'ascensore. Lei senza proferire parola, si schiaccia sul fondo della stretta cabina, cercando la massima distanza possibile tra noi due. Il silenzio è rotto solo dal cigolio degli stanchi meccanismi. Finalmente siamo atterrati, e con una veloce "buona giornata" mi libero dall'imbarazzante situazione. Lasciando la signora Rita indaffarata con il trolley da spesa grossa.

La partenza senza capricci della mia vecchia 500, mi mette di buon umore, e fischiettando m'immergo nel caotico traffico della città del Sud.

Poche decine di metri e rivedo la signora Rita, nel suo nero, lungo, voluminoso vestito, alla fermata del tram. Spero che il semaforo rimanga verde. E invece no! Solita sfiga mi devo fermare. Caspiterina sono davanti a Lei.

Per cortesia, mi sporgo chiedendole se sta andando al supermercato, ma dove vuoi che vada con quel voluminoso trolley.
Non aspettava altro. Con tutta la sua lenta velocità si avvicina, infila il trolley e si accomoda pesantemente sul sedile.
"Grazie", è tutto quello che dice, ed è già molto per Lei. Si appiccica con tutto il suo voluminoso vestito alla portiera, ma la macchina è piccola e una gamba rimane vicino alla leva del cambio, e inevitabilmente la sfioro a ogni cambio di marcia.
"Mi scusi, ma siamo nello stretto". Lei prova ad allontanarsi ulteriormente, ma nulla da fare, e continuo a sfiorare quella gonna, a difesa delle gambe, senza darle alcuna forma femminile.

Stamane è la seconda volta che mi ritrovo nello stretto, nel silenzio, nell'imbarazzo, con Lei che mal sopporta la situazione. Mi domando se ha il terrore di essere violentata.
Fortunatamente, in un quarto d'ora scarso arrivo. Posteggio al -1, recupero dei carrelli, ascensore con bimbi urlanti, e finalmente siamo oltre la barriera d'ingresso ai reparti di vendita.
Lei si dirige da una parte, ed io velocemente svicolo in un altro corridoio, perdendola di vista. Con sollievo inizio a gironzolare per i corridoi cercando, scegliendo e riempiendo il carrello. Senza trascurare l'osservazione delle signore agghindate a festa, e super interessate a raccogliere confezioni, per depositarli nei carrelli spinti da svogliati mariti.

"E bravo il nostro massaio trasfertista, anche tu a far spesa!!"
Mi giro, e solo grazie alla squillante voce la riconosco. Abituato a vederla in tuta informe non l'ho riconosciuta. Chi si poteva immaginare che sotto quella tuta bianca si nasconde una donna in perfetta forma. Oggi esaltata da una maglietta con collo a "V" profondo, e con vista su abbondanti seni, e gambe avvolte in elasticizzati jeans che valorizzano lo sporgente sodo culino.
Ci salutiamo con più entusiasmo del solito. Dopo i soliti che ci fai qui; non ti ho mai visto; decidiamo di prenderci un caffè, naturalmente dopo la spesa.

Corro per gli scaffali, velocemente scelgo e carico il carrello, solita antipatica coda alla cassa, al -1 carico le sportine nella 500. Volo al bar, c'è l'ho fatta, sono arrivato prima di Lei.
Anche se non lo ammetterò, neanche con me stesso, sono emozionato e agitato come un ragazzino al suo primo appuntamento galante.
Eccola, arrivare con il suo carrello super pieno, e un bimbo le sgambetta a fianco.
Ci sarà anche un marito nei paraggi?
Nel tempo di un caffè, mi racconta che il padre del bimbo è sparito, non appena ha saputo che era rimasta involontariamente in cinta, ma la gioia di essere mamma l'ha aiutata a superare quasi tutto, dimostrandole che una donna può essere serena e figa, anche se alle spalle ha una triste storia.
Tra un discorso e l'altro ci promettiamo di rivederci fuori del lavoro, magari per una cena, alla condizione di non modificare il nostro rapporto sul lavoro.
Come una comune coppia, spingo il carrello, con il bimbo accoccolato sul seggiolino, al -1 riempio la sua utilitaria:
"Ciao mi ha fatto piacere incontrarti… ci vediamo Lunedì".
"Anche a me ha fatto piacere vederti… Ciao piccolo… Ciao, a Lunedì"

Lei parte, ed io resto a guardare l'utilitaria sparire tra i pilastri, con la faccia di chi, alla stazione, saluta un parente che espatria.

Ci vuole un altro caffè. Quale errore tornare indietro. Incrocio la signora Rita, che tira lo strabordante trolley da spesa grossa. Addio caffè rigenerante, sarò gentile o troppo imbecille dilemma che non lo risolverò mai. Comunque sia, mi offro di aiutarla, dandole un passaggio a casa.
Altro muto e schiacciato viaggetto, nella super zeppa 500. Altri involontari sfioramenti alla nascosta gamba.
Davanti all'ascensore, piccolo dilemma saliamo insieme o separati? Decide lei, e siamo schiacciati nella piccola cabina. Ma tra sportine, trolley, e noi, siamo appiccicati. Lei non si sforza di starmi distante, ma lo spazio è poco.

Forse sto sognando, ma i sui seni sono appiccicati alla mia schiena. Li sento caldi, morbidi, e lentamente si micro-muovono massaggiandomi. Mentre il suo caldo e profumato alito si cosparge sul mio collo.

Che faccio? Rispondo alle provocazioni? Mi sto immaginando tutto? Ok è meglio abbozzare, e subire stando tranquillo.

La risalita è più lunga del solito. Finalmente le portine si aprono liberandomi da ogni dubbio.
Con un insolito sorriso, la signora Rita mi ringrazia, mi saluta, mi augura un buon fine settimana e sparisce dietro la sua pesante porta.

Interdetto entro in casa, abbandono sportine, vestiti e intimo in cucina, e nudo inizio a sistemare le provviste acquistate.

Ripenso alla mia collega che ha accettato l'invito a cena, è fantastica e al solo pensare l'eventualità di spogliarla, di scoprire il suo corpo, e le sue tette sode, mi si risveglia il Giacomino.
Tutt'altro effetto hanno fatto le vere tette della signora Rita, che poco prima avevo spiattellate sulla schiena.

Pulendo e riordinando arriva il pomeriggio, e finalmente mi concedo un meritato riposino sul divano, continuando a sognare l'incontro con la mia collega.
Quando, il richiamo dal terrazzino in comune, della signora Rita mi strappa dal piacevolissimo sogno.
Caspita, sono nudo, e a "Giacomino" duro. Afferrato al volo un asciugamano, cerco di coprirmi, e rispondo sporgendomi il meno possibile. Lei, sconvolgendomi, mi chiede di raggiungerla per un caffè. A mala voglia, ma per buon rapporto di vicinato, accetto.
M'infilo un paio di pantaloncini, dimenticandomi i boxer, una maglietta e vado da lei.

La sua porta è socchiusa, titubante chiedo permesso ed entro. Sento la sua voce che m'invita a raggiungerla in cucina.
Che vorrà? Probabilmente ha necessità di qualche favore, o un lavoretto di manutenzione casalinga.
Arrivato in cucina, la scopro indaffarata con la caffettiera.
E questo sarebbe normale, se non fosse avvolta in una vestaglia rosa semi trasparente, e stretta al punto giusto per evidenziare sia le grosse tette libere dal reggiseno, sia il rotondo culone, forse senza mutandine. Va beh fa caldo, ma mai potevo né immaginare, né sperare, di trovarmela davanti con quell'abbigliamento.

Le tazzine si riempiono. Diplomaticamente parliamo del più e del meno.
Con il passare del tempo, la scollatura della vestaglia si allarga lasciando abbastanza spazio per osservare l'inizio delle sue tette. Improvvisamente un bottone cede, e un seno trasborda fuori, mostrando l'enorme capezzolo.
Lei, con finto imbarazzo, si scusa, e prova a rimediare, ma vuoi maldestramente, o vuoi volontariamente, anche l'altra tetta salta allo scoperto.
Mi ritrovo con due grosse tette davanti agli occhi sbalorditi. Silenzio assoluto tra noi. Lei mi guarda in attesa di una mia reazione, che non arriva. Io guardo i seni sperando che sia Lei a sbloccare la situazione.
Finalmente succede qualcosa.
Lei si alza, si abbassa la vestaglia fino alla vita, mettendo in mostra la pancia con il grosso ombelico.
Mi raggiunge, dall'altra parte del tavolo. Si avvicina e morbidamente appoggia il seno sulla mia faccia.
Sbalordito, non posso fare a meno di baciare quei grandi, morbidi e disponibili capezzoli. Scopro che mi piacciono quei seni che mi tolgono il respiro.
Lei ansima sempre più forte, dimostrando, che la situazione che ha voluto, e creato, le piace.

Annaspando sulla mia gamba, cerca di raggiungere il bordo dei pantaloncini, e riuscendoci infila la mano, sale quel poco che basta per scoprire che il Mio è ancora a riposo. Con delusione mi tira via i pantaloncini, e s'inginocchia davanti a me. Velocemente risucchia il mio "addormentato" nella sua vogliosa calda bocca.
Vuoi per le leccate, vuoi per essere risucchiato, o per la situazione, e anche per la sua esperienza, il mio Lui reagisce e s'indurisce nella sua bocca, con suo gran compiacimento sottolineato da piccoli gridolini di vittoria.
Continua a giocherellarci, a baciarlo, a risucchiarlo, a farlo uscire ammirando compiaciuta del suo bel lavoro, ma purtroppo, il gioco non può continuare all'infinito. Sto per venirle in bocca. Se ne accorge in tempo. Si ferma. Si alza, solleva la vestaglia mette in bella vista il nero ciuffo di peli. Sorride soddisfatta, e girandosi mi regala anche la vista del nudo e disponibile culone.
Piegandosi il più possibile, si appoggia al tavolo, apre le gambe e le chiappe offrendomi la figona.

Non c'è da parlare, vuole essere chiavata.
Alzandomi, con le mani le apro ancora di più le chiappe e appoggio la capella sulle grandi labbra, che subito risucchiano tutto il mio cazzo dentro di lei.
Entrando lentamente in lei, assaporo lo scivoloso calore della morbida e vogliosa figa. Arrivato in fondo, mi fermo godendomi la conquista. E' lei che inizia ad andare avanti e indietro. Chiavandosi il mio cazzo. Mugola, gode, m'incita a spingerlo tutto dentro, mi supplica di non fermarmi. Ed io l'assecondo volentieri, godendomi questa estemporanea e assurda scopata.
Mi chiede di venirle dentro, e dopo una breve serie di spinte più profonde del solito le riempio la figa. Lei urla di piacere, si scuote violentemente. E venuta. Lo tiene tutto dentro assaporando ancora un po il mio caldo regalo.

Passano i secondi, lo fa uscire, si gira lo bacia ringraziandolo con un sorriso di soddisfazione e gratitudine.
Alla mala peggio si ricompone e sparisce nel bagno. Io aspetto. Passano i minuti e quando esce, è completamente ricoperta da una vestaglia orribile. E' sorridente. E' felice di avermi scopato.
Riempie ancora le tazzine col caffè ormai tiepido. Non dice nulla, non dico nulla, e come se non fosse successo nulla, mi accompagna alla porta e dandomi un bacio sulle labbra mi saluta dicendomi "Al prossimo caffè, se vuoi".
"Certo… il tuo caffè è favoloso… a presto".
E corro sotto la ristoratrice doccia.
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