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Lui & Lei

Voglio scoparmi il figlio del fruttivendolo


di pierpatty6151
07.07.2019    |    24.010    |    15 9.2
""Se stai bravino ti racconto, o non vuoi sapere com'è andata?" Rinuncio..."
" Voglio scoparmi il figlio del fruttivendolo".

Parole che mi arrivano dritte in faccia violente e improvvise come pugni sferrati con rabbia.
Il bicchiere scivola sul divano, inzuppandolo di wyshy, per poi rimbalzare sul pavimento andando in mille pezzi, come me.
Lo squillante rumore del vetro precede il silenzio assurdo.
Io bloccato sul divano, non ho né la forza né la volontà di riprendermi dalle folli parole di mia moglie.
Lei in piedi, lì davanti, un sorriso ironicamente emblematico, senza le solite scenate per il disastro.
Continuo a guardarla senza vederla, con l'unico pensiero "E' impazzita, colpa del caldo, poverina".
Finalmente mi esce un fievole: "Che cazzo dici! Vuoi scoparti il Mauro. Sei pazza è un pivellino, e, per me, è ancora vergine".
"Appunto, per questo che voglio scoparlo, godendomi l'imbranata verginità di un uomo."

Potrei continuare ad annoiarvi con i nostri discorsi. Io contrario. Lei vogliosamente decisa a traviare il giovane Mauro. Il quale, per dirla tutta, è un ragazzino diciannovenne, mingherlino, e anche un po' sbruffoncello con i suoi atteggiamenti da straccia braghette.
E sì, spesso lo ritroviamo nel negozio della famiglia, a fare cretinerie con le clienti, che gli richiedono banane, zucchine, o melanzane lunghe e sode. Non ho mai capito se è lui o le signore a provocare, comunque sia ho già assistito a fantasiosi teatrini sul filo del doppio senso sessuale.

Dopo un po', mette in atto uno sporco stratagemma, infilando le mani nei pantaloncini, tirando fuori il mio sonnecchiante pisello. Lo accarezza, mi sorride, inizia a tintinnarlo, lo riempie di bacini e leccatine.
E' finita, ha vinto Lei. Scoperà il Mauro con la mia benedizione. Ma per ora mi godo un voluttuoso pompino.

I giorni passano e non se ne parlò più. Avevo archiviato il suo folle desiderio, come una delle sue provocanti buttate, che mi eccitano un casino, e la birichina lo sa e ci gioca.
Fino a quando, una sera per cena trovo una fumante e succulenta parmigiana.
E lei esordisce con:
"Assaggia le melanzane le ha scelte una per Mario".
Cazzerola ha iniziato il suo giochino.
"A sì. Sei riuscita a traviare il ragazzino?"
"No amore, cosa dici mai, mi sono divertita a farlo un po’ ingriffare". E ride divertita.
"E che hai combinato? Gliela hai fatta annusare?"
"Avrei voluto, ma non era possibile, troppa gente, e c'era anche quel maialone di suo padre, che sempre mi tampinava per toccarmi il culo."
"E che hai combinato?" Conoscendola, la curiosità saliva, seguita dal mio pisello.
Con il suo solito sorriso da birbante erotico mi spiazza con un:
"Ora mangia che si raffredda, poi ti racconto tutto."

La serata scivola via normalmente. Parliamo della giornata, delle solite brutte notizie sciorinate dal TG. Una doccia veloce e mi spaparacchio nudo sulle fresche lenzuola. Mentre Lei è in bagno a fare le sue cose.

Finalmente appare nel vano porta. Ha una lunga camicia da notte bianca, semitrasparente, retro illuminata dalla luce del corridoio. Che spettacolo erotico. Lei lo sa e ci gioca si sofferma a farsi ammirare, eccitandomi.
Sembra una pantera che gioca con la preda, che non potrà e non vorrà salvarsi.

Siamo insieme da anni, ma ogni volta che si propone mi agito, mi eccito, la voglio, e il mio Lui svetta voglioso del suo conosciuto corpo sessuale.

Con passi felini si avvicina, salendo sul letto dal fondo, carponi si arrampica sulle mie nude gambe. Bacino dopo bacino, arriva al mio Duro svettante. Lo saluta con una lenta leccatina, che risale fino alla vibrante cappella desiderosa di essere imprigionata nella sua carnosa cada bocca.
Continua a risalire lentamente sul mio corpo, un saluto ai capezzoli, e prosegue fin che le bocche s'incontrano, e riconoscendosi si schiudono vogliose. Le lingue scivolano nella bocca dell'altro e si attorcigliano in una spasmodica danza, coinvolgendo i due corpi spiattellati uno sull'altro.
La stringo a me. Cerco di far salire la camicia. Le accarezzo le sode abbronzate gambe. Lei freme. Il Mio è schiacciato dal suo corpo. Metto a nudo le sue chiapette, le accarezzo, mi infilo nello spacco e raggiungo il fiorellino.

"Ma dai, non volevi sapere cosa ho combinato oggi con il figlio del fruttivendolo?"
Brutta stronzetta, proprio adesso le viene di raccontarmi la tua troiaggine.
Senza attendere risposte, si svincola, si sistema la camicia, e si accoccola vicino a me. Abbandonando il mio duro e voglioso al suo destino.
Provo a riabbracciarla. Il mio tentativo va a vuoto. Lei ridere felice, vuole raccontare.
"Stai buonino, che ti racconto"

Ok la cosa le piace troppo. Vuole farmi impazzire di desiderio. E' proprio una stronzetta vogliosa di sesso birichino. E sa che mi piace un casino così vera e femmina.

"Se stai bravino ti racconto, o non vuoi sapere com'è andata?"
Rinuncio. "Certo che voglio sapere cosa hai combinato". Mi metto comodo al suo fianco con il mio Lui, un po imbronciato.
Anche lei si è sistemata comoda e inizia a raccontare:

"Stamane, in doccia, mentre m'insaponavo, mi è tornata la voglia di scoparmi il figlio del fruttivendolo. Mi lavavo, a occhi chiusi e mi sembrava che lui mi accarezzasse tutto il corpo. Sognavo il suo cazzo infilato nella patata. Ero in estasi. Più sognavo, più non volevo sprecare la mia troiagginosa eccitazione masturbandomi. Apro l'acqua fredda e mi salvo.
Mi ritrovo asciutta in camera davanti all'armadio, scelgo le mutandine di pizzo, jeans avvolgenti e la camicetta bianca attillata.
Sai quella che ti piace un casino quando, messa senza reggiseno, andiamo in giro a far guai."

Lei racconta, sussurrando le sue emozioni.
Io le accarezzo delicatamente i capezzoli.
L'eccitazione di entrambi sale.

"Arrivata davanti al fruttivendolo, parcheggio, aspetto sperando di vederlo. I minuti passano. Le gambe non vogliono saperne di scendere. Mentre la patata freme e si bagna. Vorrei andarmene, e, in effetti, metto in moto e guidando a caso mi ritrovo nel parcheggio dell'Ipermercato. Mi sento inutilmente fradicia, sensazione che odio. Vado nei bagni del centro commerciale, voglio ripulirmi e ritornare in me.
Entro nel primo bagno libero, fazzolettini intimi profumati ripuliscono la mia patata, facendomi rinsavire dalla follia.
Un caffè completa l'opera. Sono rinsavita. Anche se non passo inosservata a quel gruppetto di giovincelli, che si scambiano brevi frasi e capibili occhiate. Sono desiderata, e mi scoperebbero tutti e quattro.
Le occhiate vogliose si ripetono anche tra gli scaffali, del mercato. Ho l'impressione di essere nuda. O di essere spogliata con gli occhi. Non cambia nulla l'età, ogni età mi scoperebbe lì tra gli scaffali. Eppure non sono una figa stratosferica. Forse la voglia di sesso che ho addosso è riconosciuta dai maschi.".

Emozionata, parla con voce eroticamente sicura. Mentre fa scendere la mano sul mio Pisello duro, e interdetto tra la voglia di saltarle addosso, e il desiderio di sapere la fine della sua mattinata. Lo afferra, lo accarezza dolcemente.
Io rimango immobile nel mio godimento.

"Fatta la non programmata spesa, raggiungo la macchina. E riprendo la strada per casa. Mi sento tranquilla. Passo davanti al fruttivendolo e lo vedo indaffarato a servire una donna. Riesplode tutto. Fermarmi, posteggiare, scendere e trovarmi al suo fianco è un tutt'uno.
-signora desidera?-
-Vorrei delle melanzane, quelle lunghe, grosse e sode-
Mi guarda, osserva la camicetta con i capezzoli che vogliono bucarla. Mi sorride malizioso.

-Certamente signora, abbiamo solo melanzane di quel tipo. Le vado a prendere subito.-
Sparisce nel retro negozio, per riapparire alcuni minuti dopo. Ha un sacchetto in mano. Mi mostra il contenuto. E dice che se non vanno bene posso sceglierle da sola nella cassa del retro. Non aspettavo altro. Lo seguo. M'indica una cassa di melanzane poggiata a terra. Mi chino a inizio a scegliere. Il culo è in bella evidenza. Mi attardo sperando di sentire qualcosa sulle chiappe.
Finalmente due mani mi stringono le tette, e un qualcosa di lungo e duro si poggia sul mio culo, e mima di scoparmi.
-Signora è tanto che volevo toccarla, accarezzarla-
-E magari scoparmi? Che fai di là c'è tuo padre.-
-Non ti preoccupare, sappiamo che non dobbiamo disturbare, quando uno di noi due accompagna qualcuna nel retro bottega.
-Brutti porci siete d'accordo, e quante donne avete scopato qui?-
-Alcune-
Mentre parla cerca di slacciarmi i jeans, non riuscendoci. Lo aiuto e finalmente sono a culo scoperto. La figa si è ribagnata. E sono sempre a culo all'aria. Mi sposta la mutandina, sento una calda lingua che s'intrufola nelle chiappe, iniziando a leccare a caso passando dal "buchino" alla "sbrodolona". Le gambe tremano, ho timore di cadere, ma resisto alla goduriosa tortura.
Si stacca. E dopo alcuni secondi sento un qualcosa di morbidamente duro e caldo che cerca la strada per entrare in me. Non ci riesce, devo dirigerlo io tra le labbra della figa. Spinge e lo sento entrare tutto in me. Non so quanto è grosso, ma è abbastanza per sentirmi la figa piena e vogliosa. Mi sta stantuffando con la foga di un giovane voglioso. Per non cadere mi devo appoggiare alla traballante cassa delle melanzane.
Continua, senza sosta mi porta a mugolare, lui insiste a stantuffarmi, e lo sento sempre più nel mio profondo. Vengo tremando tutta.
Lo sento tutto dentro, si ferma e capisco che sta per venire mi sposto appena in tempo per sentire il suo caldo nettare arrivarmi sulle chiappe.
Sono sconquassata per il godimento, lo guardo, mi sorride felice per la sveltina di mezza giornata.

Lui veloce si risistema ed esce. Io mi pulisco e sto risistemandomi, quando entra il padre. Un omone. Mi sorprende senza mutandine. Mi blocco mentre lui tira fuori il cazzo ancora mollo. Si avvicina e mi fa capire che vuole un pompino.
Cazzo prima il figlio e ora il padre. Ma, si dai e quando mi ricapita.
Lo prendo in bocca, è ancora mollo, ma le mie labbra e la mia lingua sanno bene come ringalluzzirlo. Una manciata di secondi ed è grosso, duro, e pronto per scoparmi. Lo voglio. Metto il culo all'aria. Lui non perde tempo apre le chiappe, trova la figa bagnatissima e lo spinge tutto dentro, senza gentilezza. Mi sbatte senza ritegno. Lo sento mugolare più del figlio. Ed io mi sento più soddisfatta.
Alcuni minuti dopo lo tira fuori e sborra anche lui sulle mie chiappe, lasciandomi sconvolta dalla seconda chiavata.
Senza parole, si risistema lasciandomi sola, a vestirmi.
Esco dal retro bottega, soddisfatta e indifferente chiedo il conto.
-Nulla è offerto dalla casa- Mi dice il padre.

Mentre raccontava, accarezzava il mio pisellone che diventava sempre più grosso e duro. Non volevo venire.
Il silenzio si è impadronito di noi. Lei fa sparire la vestaglia, e nuda si arrampica su di me, si siede sul Mio. Lo afferra e se lo struscia sulle grandi labbra, per poi farlo scivolare lentamente dentro l'inondata calda figa.

Io non mi muovo, capendo che vuol godere, con suo unico amore.
Tutto il resto è gioco. E che gioco si è fatta figlio e padre.
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