Racconti Erotici > Prime Esperienze > Tutto iniziò una mattina di Giugno.
Prime Esperienze

Tutto iniziò una mattina di Giugno.


di Membro VIP di Annunci69.it pierpatty6151
15.07.2023    |    692    |    2 9.6
"Dopo alcune giravolte Maria, sempre più seria, mi sussurra: “Devi assicurarmi che quello che ti dirò, o che ti chiederò, rimarrà per sempre un nostro..."
Dopo molti ripensamenti ho deciso di raccontare questa mia vera e strana storia, che sconvolse l’estate dei miei vent’anni.

Tutto iniziò in un’assolata mattinata di Giugno. Stavo correndo nel silenzioso bosco di castagni che sovrasta il mio paese, quando sentii dei lamenti e mi bloccai in ascolto. I lamenti erano discontinui e inframmisi a urletti acuti.
Che sta succedendo?
Sarà un cinghiale ferito?
Con timore, e molta curiosità, scesi nella radura, tenendomi nascosto dai cespugli.

Spostata l’ennesima fronda, vedo ciò che non avrei mai immaginato.
Più in basso a una ventina di metri vidi due corpi uno sull’altro.
Quello sotto è una donna piegata su un castagno, e ha la gonna completamente arrotolata in vita. Quello sopra è un uomo inginocchiato dietro l’altra, e ha la faccia immersa nelle bianche chiappe tenute spalancate dalla donna.
Ora capisco chi si lamenta, è lei-
Sarei dovuto andarmene, ma non lo feci, anzi continuai a guardare gli amanti, con l’effetto che il mio “amichetto” si agitò, spingendo a più non posso nei pantaloncini.
La donna continuò a incitare il suo amante, voleva godere.
Diedi un rapido sguardo in giro, non c’era nessuno, e con un unico movimento tirai giù pantaloncini e boxer liberando il mio “amichetto” che scattò diritto. Non perdendo di vista gli amanti, iniziai ad accarezzarlo su e giù.
Improvvisamente la donna urlò: “Scopami… brutto animale”.
Lui lasciò il fiero pasto, per tirarsi giù le braghe.
Lei aspetta tenendo le chiappe aperte offrendo le sue grazie al barbuto smutandato, che se lo menava per farlo crescere.
Io continuo ad accontentare il mio “amichetto”, che gradisce molto.
La donna stizzita incita l’amante urlandogli:
“Cosa aspetti…mettimelo dentro…essere insignificante… voglio essere chiavata”.
Sollecitato, il barbuto si sistema cavalcioni sulla donna, e fa sparire il modesto cazzo in mezzo alle desiderose chiappe.
Lui con impegno prova e riprova, senza centrare nessun buco.
Lei aprendo sempre di più le chiappe urla: “Che cosa fai? ci riesci o no?…infilalo dentro…Lo voglio dentroooo!”.
Che tragedia. Lui non ce la fa. Sudando spinge e rispinge per buoni cinque minuti, ma senza risultati.
Lei imprecando, con uno strattone si scrolla di dosso lo “inutile”, che rovina per terra, bestemmiando.
Io a stento trattengo una sonora risata, che mi avrebbe fatto scoprire.
La donna si raddrizza, e guardando sprezzante lo “stravaccato” a terra, inveisce contro di lui con frasi non proprio da signora della buona società.
-E si! E’ proprio incazzata-

Finalmente la vedo in piedi, anche se il morbido e lungo vestito a fiori nasconde abbondantemente le sue forme. Comunque intuisco che è una donna non molto alta, con forme morbide, e qualche kilo in più. Ha il seno abbondante e ben modellato, forse grazie al reggiseno. Ha neri capelli lunghi. Comunque posso definirla una quarantenne abbastanza piacevole.
Mentre il Lui, ancora spaparacchiato in mezzo all’erba, ha braghe a mezza gamba e il pisello a riposo.
Lei con fare scocciatissimo, sta sistemando alle belle e meglio il largo vestito, urla: “Io me ne vado… qui non si combina un cazzo…Se vuoi un passaggio… sbrigati che tra poco arriva mio marito”.
Senza aspettare risposta, raccolto un cesto, s’incammina di buon passo su un sentierino tracciato dai cinghiali.
Il barbuto brizzolato, tra un aspettami e un non fare così, tirate su le braghe, e imbarazzo segue la donna.
Guardando la coppia mi accorgo che il sentierino che percorrono, li porta davanti al mio nascondiglio. Terrore!
Sono bloccato a pantaloncini giù. Il “mio” si è rammollisce velocemente. E provo a rannicchiarmi il più possibile nel cespuglio, sperando di non essere scoperto.
La donna percorse le poche decine di metri. Arriva proprio davanti al mio precario nascondiglio.
-Cazzo mi ha visto- Trattenendo il fiato e cerco di farmi ancor più piccolo.
Lei urla “Vai avanti…cretino… devo fare pipi”. E aspettato che la sorpassi, si arrotola la gonna in vita, accucciandosi mi mette in bella vista la sua depilata patata, e lascia andare la voglia, mancandomi per un no nulla.
Mi verrebbe voglia di sostituire il “fallito”, ma sono terrorizzato e resto fermo ammagliato dalla figa che ho davanti.
“Cazzo… e tu da dove cazzo salti fuori?”
Io ancora smutandato, rovino per terra balbettando un qualcosa d’incomprensibile.
Lei interviene decisa rivolta all’uomo che sta risalendo:
“Vai alla macchina… Un po’ di rispetto… sto facendo pipi, arrivo appena finito.”
Lui capito l’antifona, non dice nulla e riprende a risalire il sentierino.
Lei ancora a gambe larghe e figa gocciolante. Mi bisbiglia:
“Hai visto tutto?”
“Si vi ho visto.”
“E smetti di guardarmi la figa…siete tutti degli inutili maiali”.
Impettita si alza, lascia cadere la gonna e ripreso il cesto, se ne va.
Finalmente sento un motore avviarsi e partire. Ora posso uscire dal mio scomodo nascondiglio.

Raggiunta la strada, controllato che non ci sia nessuno in giro, riprendo a camminare verso casa, ho ancora un’oretta di scarpinata.
Le gambe vanno, e il cervello gira in una marea di pensieri.
Maledetta curiosità! Ma chi me l’ha fatto fare di capire l’origine di quei lamenti. Ma non potevano far sesso in un posto diverso. E’ probabile che i due amanti siano conosciuti in paese? Che stupidi. E poi non è neanche riuscito a scoparla. E ora che faccio? Forse è meglio non fare cazzate vantandomi dello spettacolino visto.
Il resto della giornata trascorre tranquilla senza pensarci più. Mentre la sera, nella mia cameretta, mi sono lasciato scivolare nell’eccitante ricordo del bianco culo e della figa depilata e gocciolante della sconosciuta. Inevitabilmente devo finire quello che ho interrotto nella mattinata. Le mutande spariscono. Il mio amichetto s’ingrossa, lo accarezzo, lo scappello, e mi bastano pochi minuti per sporcare il lenzuolo. Poco male a vent’anni può succedere, domani tutto in lavatrice.
Nei giorni successivi il ricordo dell’accaduto non mi molla. E quasi senza accorgermene m’invento il gioco “ricerca dello sconosciuto culo”. Osservo il fondo schiena di tutte le donne che incontro, confrontandoli con il ricordo del culo visto nel bosco. Quello è grosso, non è lei. Quello è piatto lascia stare.
Se questo mio osservare è iniziato per puro gioco, ben presto divenne la mia segreta ossessione. I giorni passavano scartando ogni culo valutato, ma anche se lo riconoscevo che avrei potuto fare? Mica potevo fermarla e dirle “scusa ti ho vista nuda mentre scopavi, anch’io voglio scoparti”. Questa folle ossessione mi rese scontroso, e nervoso con tutti. Anche la mia fidanzatina dell’epoca mi mollo, dopo l’ennesima e stupidissima discussione sul mio cambiamento di umore.
Comunque sia, le settimane estive volavano veloci. E arrivò anche Agosto con la sagra organizzata dal Proloco. Appuntamento irrinunciabile per i paesani, che si ritrovano tutti, o quasi, nel parco comunale a mangiare e bere buon vino locale. Il tutto cotto, preparato e servito dai “Volontari”. Mentre l’orchestrina strimpella gli anni settanta e ottanta.
Anch’io e famiglia non potevamo mancare quella sera. Arrivati nel parco comunale, troviamo tanta gente conosciuta. Soliti saluti e scambi di battute. Finalmente troviamo la sistemazione a tavola.
Senza nascondere la scocciatura compilo i moduli d’ordinazione. Raggiunta la coda della fila davanti alla cassa, e aspetto.
Nella folla intravedo un vestito con grossi fiori multicolori. Che sia Lei?
Si avvicina passandomi a canto. Sta portando un vassoio vuoto nelle cucine. Pochi secondi e sparisce oltre le porte.
Rimango folgorato! Il mio cuore sbattere forte. Le scene nel bosco riaffiorano. Rimango imbambolato. Il “mio”, di moto proprio, si agita nei pantaloni.
“Ehi! Che fai lì imbambolato? Muoviti”
E’ un vecchietto, che con voce stridula mi sollecita di andare avanti.
“vado…Vado…”
Con fare rimbecillito, ordino le cene, pago, indico il tavolo, e vado a sedermi, sistemandomi in modo da vedere chi entra ed esce dalle cucine.
I minuti passano ed io rimango estraneo sia ai discorsi, sia a ciò che mi succede intorno. M’interessa solo non perdere la donna dal vestito a fiori.
I dubbi si accavallano. Sarà veramente Lei? E adesso che faccio? E’ più grande di me. La devo conoscere, ma come fare? Vado da Lei, e che le dico? Adesso che ho incrociato il vestito a fiori non voglio, e non posso, lasciarmelo sfuggire. Non so, e forse non m’interessa, se gli altri capiscono la mia agitata ansia.
La rivedo uscire dalle cucine. È una Volontaria che porta la cena ai commensali.
Ma quanto è bella. Cammina sinuosa. La gonna lunga sembra ballare attorno a quel favoloso culo. Sorride e chiacchiera gentile con tutti. Sicuramente in zona è conosciuta, forse abita in una frazione su in montagna.
Mia madre a ragione mi rimbrotta, per la mia “assenza” mentale, dicendomi che sembra che sia sulle nuvole.
“Mi fai un po’ di spazio, che appoggio il vassoio”.
Girandomi verso la voce, me la trovo sorridente a pochi centimetri. Il suo dolce profumo buca la puzza di fritto. Una sua tetta sfiora il mio braccio. Tremo tutto mi sembra di svenire. Per istinto dico “Prego”, e mi sposto il minimo. Lei si allunga. Gli occhi mi s’incollano alla pudica attaccatura del seno, che mi sembra, ed è uno spettacolo irraggiungibile.
Raddrizzata, mi guarda per alcuni secondi, con occhi neri da cerbiatta e dolce sorriso.
“Ciao…Ci conosciamo?”.
Il mio cervello veloce come non mai blocca ogni risposta rivelatrice, e mi ordina di mentire spudoratamente.
“Non credo…non l’ho mai vista.”
“Beh…io sono Maria, e tu?”
“Io sono Pier”
“Piacere” e mi allunga un castissimo e velocissimo bacino sulla guancia. Non ho il tempo di rispondere che lei è già andata.
La serata prosegue nel chiacchiericcio generale, ed io cercavo d’essere presente anche con la mente, pur non perdendo occasione di cercare e osservare Maria, che andava avanti e indietro. Il mio sguardo la segue osservando la sua lunga gonna che avvolge il suo fondo schiena, e nasconde le gambe.
Più volte, arriva dal nostro gruppo con calde pietanze, e intrufolandosi tra me e i miei vicini, appoggia “involontariamente” per alcuni secondi il suo seno sul mio braccio, morbido contatto che apprezzo molto.
Io mi perdo nei suoi occhi, lei mi sorride, forse maliziosamente, e scappa veloce al suo lavoro.
Manovre non commentate, e forse non notate, da nessun commensale. Tranne mia madre che ogni volta che succede il contatto fa una smorfia di disapprovazione, ma non commenta, e continua a chiacchierare con sorelle e amiche.
E già tarda sera quando finita la cena. La compagnia si sparpaglia per la Sagra. Io mi sposto con mia cugina al bordo della pista da ballo all’aperto. L’orchestrina suona. I più svegli, o i più alticci, stanno prodigandosi in balli romagnoli. Alcune coppie sono affiatate ed è piacevole vederle volteggiare, ma i più sono in pista per provarci o allungare le mani su culi compiacenti. Intanto è solo ballo.
Lo speaker invita a partecipare a una serie di balli di gruppo. Sembra l’attrazione aspettata da moltissime donne, che anche senza partner, riempiono la pista.
Un’amica mi vorrebbe con lei in pista, ma io rifiuto, non so muovervi a tempo di musica.
Lei insiste, ed io cedo, ritrovandomi a muovermi maldestramente in mezzo ai ballerini.
Finalmente, cambiano tipo di musica e ritornano le canzoni romagnole.
Cerco di scappare dalla pista, ma la mia amica mi blocca, dicendomi:
“Dove vai… non puoi lasciarmi sola!”
Provo a divincolarmi con un poco credibile “Sono stanco…trovati un ballerino bravo”. Provo a divincolarmi
Nulla da fare lei mi afferra, mi abbraccia e inizia a muoversi trascinandomi nel valzer. Mal volentieri inizio a muovermi cercando di seguire i suoi piedi, che schiaccio più volte.
Nel girare per la pista intravedo il vestito a fiori ballare con un tizio barbuto.
Che sia “l’inutile” del bosco? Li seguo con la coda dell’occhio, ma più che ballare confabulano animatamente.
Finalmente la musica fa una pausa, e riesco a sganciarmi dall’amica, e scappando al bar. Mi ci vuole una fredda birra.
“Mi offri una birra ?”
Girandomi affondo nei suoi occhi. Il mio cuore ha un tonfo. Le parole non mi escono. Che faccio? Senza risponderle ordino una birra per lei, che ingoia un lungo sorso direttamente dalla bottiglietta.
Io continuo a perdermi nei suoi occhi, annegati nel suo sorriso.
“Grazie, ne ho bisogno…ho appena discusso con uno stronzo”.
Finalmente mi esce un balbettante: “Di nulla…è un vero piacere”.
“Sei proprio sicuro di non conoscermi?”
E adesso, che rispondo.
“Eppure sono sicura che ci siamo già incrociati. Non so bene dove, ma ci siamo conosciuti”.
L’ho cercata, e mi ha fatto impazzire di seghe, per mesi. E adesso è lì davanti a me, e non riesco a dire nulla. Maledetta timidezza.
“Aspetta…aspetta. Mi è venuto un flash…Fammi un favore accucciati un attimo”.
Come un automa, eseguo il suo desiderio.
“Ehi Pier, che ci fai lì accovacciato, sei sbronzo?” è la voce imbronciata di mia madre.
Alzandomi, imbarazzato, le rispondo: “Mi erano caduti dei soldi”.
“Ciao Maria, come ti vedo stanchissima? Ho visto che avete avuto molto da fare”.
“Un po’. C’era tanta gente a mangiare…com’è andata la cena?”.
“Si molto buona e particolare…Pier noi andiamo a casa, è ora, e tu vedi di non fare l’alba”.
Rispondo a mia madre rassicurandola che non farò tardissimo. E lei, rasserenata, saluta Maria e va via.
Maria finita la birra. Le sparisce il sorriso e molto seriamente dice: “Andiamo a ballare, ti devo parlare, è importante”.
Non aspetta risposta e si avvia. Ci ritroviamo nel mezzo della pista, pudicamente abbracciati.
Seria, mi guarda fissa negli occhi, sembra che cerchi in me le giuste parole. Io non ho il coraggio di chiederle nulla. Sembriamo soli in mezzo alla folla di ballerini. Dopo alcune giravolte Maria, sempre più seria, mi sussurra:
“Devi assicurarmi che quello che ti dirò, o che ti chiederò, rimarrà per sempre un nostro segreto. Non ne dovrai parlarne con nessuno, neanche in confessione. Se sei d’accordo? Giuramelo".
In realtà non capisco bene la sua imposizione, ma comprendo che è importantissima per lei, che rimane in attesa delle mie rassicurazioni. Che improvvisamente mi escono decise e sincere. Lei si rasserena un po’ e inizia a parlare:
“Ci siamo intravisti alcuni mesi fa. Tu eri accovacciato seminascosto dentro un cespuglio. Ricordi?”.

E come faccio a non ricordare? La scena con Lei accucciata che fa pipì a pochi centimetri da me. La ricordo benissimo. Mi ha fatto eccitare mille volte, ed è stata la mia ossessione negli ultimi mesi.
Continuando a ballare. La guardo. Mi osserva e aspetta la risposta. Finalmente:
“Certo ricordo! E come potrei dimenticare le tue nude grazie?”
“Bene neanch’io ho dimenticato. Eri troppo ridicolo stravaccato e nudo nel cespuglio!”
Parla e ride, in una sincera e strascinante risata, che mi coinvolge. La tensione tra noi si allenta.
La stringo a me, lei dolcemente lascia fare. I suoi seni si appiccano al mio petto. Il suo pube scopre il “mio” in fase d’erezione, gonfiando i miei leggeri pantaloni.
Lei se ne accorge e dice:
“Stai buono, qui non possiamo, ci guardando… Avremo tempo. Aspettami”

L’orchestrina cambia canzone. Lei ne approfitta per tornare a bordo pista, avvicinandosi a un uomo attempato, con cui chiacchiera fitto.

E’ quel “avremo tempo” che mi rimbomba in testa, regalandomi sogni erotici, e impedendo al “mio” di ritirarsi, e questo imbarazza molto.
Al bar odino un’altra birra, e continuo a seguire i due che chiacchierano agitati, a bordo pista. Vorrei sapere che si dicono. Un’idea me la faccio vedendo Lei che spesso da occhiate, vero di me.
II due si dividono, lui va verso l’uscita del parco, e lei si avvicina al bar. Arrivata, mi sussurra:
“Seguimi, senza farti notare”.
Non aspetta risposta e si dirige verso la zona più buia del parco.
Lentamente, la seguo, arrivato nel buio, quasi completo, non la vedo.
“Stupido sono qui”
E’ dietro un grosso albero. Mi avvicino e la intravedo mentre si alza la gonna. Mi prende la mano e la dirige in mezzo alle sue gambe. Ha la figa nuda e bagnata.
Velocemente apre la mia cerniera e tira fuori il “mio”, già in azione. Lo accarezza, lo soppesa e inizia una leggera sega.
Io non capisco nulla. Sono a sua disposizione. Dopo pochissimo abbandonato il “mio”, si gira, si piega in avanti, rialza di più la gonna, e allarga con le mani le chiappe, mettendo culo e figa a mia disposizione.
“Svelto scopami”.
Obbedendo infilo il mio “durissimo” in mezzo alle sue calde chiappe, e spingo.
“No nel culo no, mettilo in figa, e sbrigati”.
Abbassata la mira, con la cappella cerco le grandi labbra, trovate, sono già bagnatissime, mi basta una leggera spinta per scivolare nel tanto agognato paradiso. Io sospiro, e lei anche.
“Che bel cazzo!.sbattimi forte…voglio goderti!".
Glielo spingo tutto dentro, con impeto. A momenti perdiamo il precario equilibrio. E’ morbidissima, è calda. Inizio un vai e vieni a tutta velocita e forza.
Dopo mesi di ricerca e desiderio la sto scopando. Mi sembra di essere in una bolla di goduriosa felicità.
Lei segue i miei movimenti, e spinge indietro il culo per non perdere neanche un centimetro.
Pochi sconvolgenti minuti ci bastano. Sto per godere e lei se ne accorge:
“Non ti fermare…vienimi dentro…voglio la figa piena”. E continua a mugolare sommessamente.
Con un’ultima decisa spinta godo, reprimendo un urlo, venendole dentro la figa.
Lei mugolare, e gode con urletti, morsicandosi le labbra per non farsi scoparie.
Rimaniamo fermi un attimo uno dentro l’altra.
Lei si sfila, e lascia cadere la gonna. Si gira e dandomi un bacio veloce sulla bocca, sussurra:
“Finalmente una scopata come si deve…Veloce ma goduriosa… ora scappo… ciao”.
Lascia cadere la gonna e scappa. Lasciandomi imbambolato appoggiato all’albero.
Risistemato alle belle e meglio le braghe, esco dal buio stralunato, incredulo. La cerco con lo sguardo, le vorrei parlare, capire, ma è già a fianco del tizio con cui discuteva prima. E mano nella mano spariscono nel parcheggio.
Alcuni amici mi chiamano al bar, per l’ennesima birra della serata.
Un amico, notando la mia faccia stravolta, mi chiede che ho, rispondo nulla, mi schernisco dicendo che ho già bevuto troppo.
Saluto gli amici e vado a casa. Ho necessità di una doccia per riprendermi, almeno un po’.
Arrivato a casa trovo mia madre che mi sta aspettando.
“E si…hai bevuto troppo…vai a fare una doccia…domani ne parleremo…Buona notte”.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Tutto iniziò una mattina di Giugno.:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni