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Ritorno al noccioleto - Parte 10


di LuogoCaldo
13.12.2021    |    8.739    |    18 9.7
"“Ti immagini se al noccioleto, invece di fare la raccolta, ti mettiamo a pecora? Uno ti martella la bocca e l’altro ti monta la fica?” Sussurrò con lascivia..."
Mi sentivo a pezzi.
“Devo andare via da questo posto”. Pensai. “Partirò domani stesso …”.
Corsi a casa e cominciai a radunare freneticamente le mie cose, ma non riuscivo a smettere di piangere.
Alfonso, il ragazzo di cui mi ero perdutamente innamorato, mio cugino, mi aveva usato.
Non aveva mai avuto alcuna intenzione di stare con me.
Per lui ero stato un capriccio, un’esperienza trasgressiva prima del matrimonio.
Ed il prezzo della sua trasgressione era stato il mio cuore.
Non sapevo come mi sarei ripreso.
Pensavo solo che non lo avrei mai più rivisto, che non lo avrei mai più baciato, che non lo avrei mai più stretto tra le gambe.
Mi mancava tutto di lui.
La sua voce.
Il peso del suo corpo.
Il pelo ispido.
Le spalle larghe.
L’uccello violento che mi aveva fatto sentire desiderato.

“Paolo … Paolo!” Dei colpi sordi risuonarono contro il portone di casa.
Mi affrettai ad asciugare le lacrime. Avevo un nodo in gola.
“Lo so che ci sei, ho visto l’auto qui fuori”. Riconobbi la sua voce.
“Apri per favore”.
Rimasi in silenzio, sperando che se ne andasse.
“Devo dirti una cosa e me ne vado. Giuro.” Insistette lui.
Emisi un sospiro profondo.
“Sei venuto a pestarmi di nuovo?”. Chiesi mentre spalancavo l’uscio.
Il suo viso era sfigurato dall’emozione. “Posso?”
“Non credo che ci sia molto da dire”. Risposi algido mentre lo lasciavo entrare. “Domani riparto”.
“Ah …”. Mi guardò deluso. “Beh, capisco …. Non sono qui per farti cambiare idea …”.
Sembrava sinceramente imbarazzato.
Mi guardò in silenzio per un tempo che non riuscii a calcolare e poi parlò con un filo di voce.
“Sono un coglione. È tutta colpa mia, ho rovinato tutto”.
Mi limitati ad assentire.
“Ascolta”. Proseguì. “La verità è che mi sono sentito in trappola ... LEI era lì … TU eri lì …
Non voglio giustificare quello che ho fatto … non ti sto chiedendo neppure di perdonarmi … io stesso non riuscirò MAI a perdonarmi … voglio solo che tu capisca quello che mi è passato per la testa. Tutto qua …”.
Era sul punto di piangere.
“La verità è che ho avuto paura, Paolo. Una paura fottuta…”.
Non sapevo cosa rispondere.
Mi diressi verso la cucina, aprii la porta dello sgabuzzino e cominciai a tirare giù le valige.
Volevo mostrarmi inflessibile, ma le gambe mi stavano tremando.
Lui mi seguì e mi venne così vicino che riuscii a sentire il calore del suo fiato. “L’ho lasciata Paolo. Le ho detto tutto. L’ho fatto per lei… l’ho fatto per me …ma soprattutto l’ho fatto per te … io non ci riesco a stare senza di te”.
Cominciai a singhiozzare.
Alfonso chiuse la porta dello sgabuzzino dietro di sé, accostò il suo corpo al mio, e mi baciò, schiacciandomi contro la parete.
Ero confuso. Lo lasciai fare e mi abbandonai completamente a quel bacio che aveva il sapore delle mie lacrime.
Lui mi sfilò i calzoni e la maglietta lasciandomi nudo.
Le sue mani si posarono sopra al mio petto e strinsero con forza i capezzoli tra le dita
Poi risalirono sulle spalle, scivolarono lungo la schiena e sfiorarono la colonna, fino al solco delle natiche.
Le strinsero con desiderio e le sollevarono, appiattendomi contro il muro.
In quella posizione mio cugino sosteneva tutto il mio peso del mio corpo, mentre io intrecciavo le braccia sopra alle sue spalle e serravo le gambe intorno al suo busto.
Continuava a baciarmi, dimenandosi sopra di me e infilando le dita dentro al buco del culo.
“Ti amo, Paolo. Mmmh … Ti amo ...” Ripeteva in estasi. “Che fica che hai …”.
Riuscivo a sentire la sua erezione contro la mia.
Ero sopraffatto dal desiderio.
Il timore recente di averlo perso mi rendeva ancora più smanioso.
Allargai le cosce per sentire l’ampiezza del suo bacino e premetti il cazzo duro contro il suo.
“Non te ne andare mai più”. Gli dissi, mordendogli le labbra.
“Mai più!” Rispose lui infilandomi la lingua in gola.

Sentii che la porta della cucina si apriva.
“Dio mio Marzia, ma dove eri finita …?”.
“Cazzo! È mia madre.” Sussurrai. “È con zia Marzia”.
“Mmmmh!” Alfonso mi sorrise con malizia e spinse le dita ancora più dentro alle mie viscere.
“Abbiamo pensato al peggio Marzia … Gaetano è preoccupatissimo”.
“Gaetano non è preoccupato per me. Ha solo paura che parlo”.
“Adesso ti rompo la fica proprio sotto al naso di tua madre”. Disse Alfonso, mentre, mantenendomi in quella posizione con una mano sola, si abbassava la zip e tirava fuori l’uccello.
La sua verga scivolò dentro al buco come un coltello nel burro.
Stavo impazzendo dal piacere.
Serrai le braccia intorno al collo di mio cugino gli leccai il lobo dell’orecchio. “È meglio questo o la passera di Anna?” Sussurrai per provocarlo.
“Non dire stronzate troia”. Rispose cominciando a pompare.
“A lui non interessa nulla di me”. Proseguì la zia piangendo.
“Per favore, Marzia, calmati. Cosa stai dicendo? Che ti è preso adesso? Fammi capire.” Disse mia madre.
Avevo gli occhi fuori dalle orbite, il culo impalato sopra al cazzo duro.
“Ti ricordi quando, appena dopo sposati, ti dissi che avevo scoperto che aveva una relazione?” Disse zia Marzia.
“Si, certo che si …” Rispose mia madre. “Allora lo allontanasti. Ma ormai sono passati moltissimi anni … Il tempo ha dimostrato che hai fatto bene a perdonarlo ...”
“Si … cioè no …”. Disse la zia. “Allora non ti dissi tutto, mi vergognavo”.
Alfonso estrasse la verga dalle mie viscere, mi mise in terra e mi ordinò di girarmi.
Quando fui in quella posizione il porco serrò i glutei con le mani, li allargò con violenza e, flettendo le ginocchia, mi sfondò lo sfintere.
Spingevo la fronte contro la parete ed ero costretto a mordermi le labbra per non gridare.
“Scoprii che aveva un'altra relazione per puro caso”. Proseguì zia Marzia. “Eravamo sposati da poco. Li sorpresi a letto insieme. Nel NOSTRO letto. Capisci?” Disse isterica. “Volevo morire. Lui mi giurò che mi amava. Che tra noi non sarebbe cambiato niente”. Sospirò. “Minacciai di lasciarlo, di raccontarlo in giro”. Parlava con voce rotta. “Era terrorizzato ... Mi disse che avrebbe risolto tutto. Che LORO se ne sarebbero andati per sempre”.
“Ma LORO chi Marzia …?” Chiese mia madre. “Mi sembra di conoscere già questa storia … Fui io stessa a consigliarti di riprenderlo. Perché me la stai raccontando di nuovo?”
Alfonso continuava a scoparmi contro la parete. Sentivo il peso del suo corpo, l’ingombro delle sue cosce, il sudore della sua pelle. Il pelo spesso mi pungeva le gambe.
Mi infilò prima una, poi due ed infine tre dita in bocca, passandomele sopra le gengive. “Succhiamele troia, fammi vedere come succhi…”. Non l’avevo mai visto così eccitato.
“Quello che non sai, però, è che LORO erano tornati al paese ...”. Proseguì la zia. “Ho scoperto che non hanno mai smesso di vedersi. Che lui mi ha presa in giro per tutto questo tempo …”. Urlava zia Marzia. “Ho scoperto che hanno avuto un figlio. LUI LA SCOPAVA PERCHÉ LORO DUE POTESSERO AVERE UN FIGLIO”.
“Ma di cosa stai parlando Marzia?” Disse mia madre sbigottita.
“A quanto pare quel maiale di tuo zio s’è spaccato tutte le fighe del paese”. Sussurrò Alfonso.
Le sue mani si strinsero sul mio petto alla ricerca di un seno che non avevo, scivolarono all’interno delle cosce e presero ad accarezzarmi in mezzo alle gambe.
“Cazzo quanto ti desidero”. Mi disse.
I suoi coglioni rimbalzavano contro i miei. Erano enormi. “Mmmmh … Toccami le palle, troia, senti come me le hai fatte diventare grosse”.
“Non sto capendo niente Marzia”. Sbottò mia madre. “Gaetano ha un figlio? Con la stessa donna con cui ti ha tradito vent’anni fa?”.
“No …”. Disse zia Marzia piangendo. “Questo è quello che ti ho lasciato credere. La verità … Oddio, non so da dove cominciare … la verità è che quella donna non è mai stata la sua amante”.
“Non può essere …”. Pensai preoccupato. “Che significa?”.
“Lei era solo una copertura”.
“Ma cosa stai dicendo?” Chiese mia madre confusa.
La voce della zia si fece sottile, appena percettibile.
Poi, d’un tratto, lei riuscì a pronunciare il segreto che l’aveva tormentata per tutto quel tempo.
“Gaetano mi tradiva con un uomo”. Disse calma. “CON UN U-O-M-O …”.
Ci fu un attimo di silenzio. Il respiro del mio amante era così forte che credetti che ci avrebbero scoperti.
“QUESTO non sono mai riuscita a dirti”. Concluse zia Marzia.

Avevo il cuore in gola. In quel preciso momento mi pentii di non essere riuscito a parlare prima con Alfonso. Sapevo che ora era troppo tardi.
“Pare che se dai il culo allo zio te lo sfonda”. Disse.
La rivelazione di zia Marzia lo aveva eccitato come un maiale. “Ti immagini se al noccioleto, invece di fare la raccolta, ti mettiamo a pecora? Uno ti martella la bocca e l’altro ti monta la fica?” Sussurrò con lascivia. “MMMMMH … Li vorresti due cazzi?”
Serrò la mano con forza intorno al mio mento. “Rispondi puttana” Li vorresti due cazzi o no?”
Il culo mi stava letteralmente bruciando. Sentivo che avrebbe potuto lacerarlo da un momento all’altro.
Gli affondi erano sempre più impetuosi e l’uccello era così gonfio che il mio sfintere a mala pena riusciva ad accoglierlo.
“Si …” Risposi sfinito. “Vorrei due cazzi anche adesso …”
“Che troia …”. Lui mi sputò in bocca, senza allentare la morsa, appoggiò la nuca sul mio collo e continuò a spingere.

“Era il suo migliore amico”. Disse zia Marzia. “Almeno come tale me lo aveva presentato. Era sposato con una donna del paese. Una che sapeva tutto …”. Fece una piccola pausa. “Una che si era prestata”. Aggiunse con disprezzo.
“Quando li trovai a letto insieme la mia vita si spaccò in mille pezzi. Provai rabbia, delusione … vergogna. Avevo fallito … come moglie, come donna … Gaetano giurò che mi amava. Disse che era stato un momento, che non sarebbe mai più successo. Lo cacciai di casa … Ricordi? Minacciai di raccontare tutto in giro. Lui mi scongiurò di non farlo, mi garantì che QUELLI se ne sarebbero andati dal paese. Alla fine non riuscii a lasciarlo … Oh, non guardarmi così, ti prego … lui è stato l’amore della mia vita ... Io avrei fatto qualunque cosa per lui … ancora oggi farei qualunque cosa per lui … Volli credere che lui amasse perchè IO lo amavo! Mi sono solo illusa”.

“Senti che storia”. Disse Alfonso. “Tuo zio deve essersela scopata come una bestia. Dopo tutto quello che ha combinato lei ancora lo ama …”.
“Un po' quello che fai tu con me …” Risposi senza pensare.
“Ah si …?” Sussurrò lui avvicinando le labbra al mio orecchio. “Quindi avevo capito bene … Tu mi perdoni solo perché non riesci a stare senza il mio cazzo?”
“Quanto ha ragione …”. Pensai.
Mi fece inarcare la schiena, serrò le cosce con forza intorno al culo e, aprendomi le natiche con le mani, avviò la monta più violenta che avessi mai ricevuto. “Ahhh … sei durissimo … ahhh … si ... amore …”. Ansimai.

“La distanza non ostacolò quella relazione”. Proseguì la zia con voce rotta. “Hanno continuato a vedersi per tutti questi anni … Loro erano addirittura tornati al paese senza che io sapessi niente”.
“Dio mio Marzia … Ma ancora adesso?”. Sussurò mia madre.
“No, lui è morto. È morto qualche mese fa”.
“Cazzo ora glie lo dice!” Pensai.
Provai a fermare Alfonso. “Aspetta un attimo …”.
Ma lui non ne volle sapere. Continuava a scoparmi ed era chiaramente sul punto di esplodere.
Appoggiai i palmi delle mani contro la parete per reggere la furia dei suoi colpi e strinsi forte il buco del culo risucchiandogli tutta la verga.
L’uccello si gonfiò a dismisura.
“MMMH… MMMMH … MMMMH …” Ansimò lui, aggrappandosi con le unghie alla mia schiena e mordendomi le spalle per soffocare i gemiti.
“Hanno fatto un figlio …” Disse la zia con tono isterico. “Gaetano l’ha messa incinta perché l’altro non ci riusciva neppure. Adesso capisci che MOSTRO mi sono sposata?”

Mio cugino si dimenava come un animale dentro una gabbia.
Voleva urlare ma era costretto al silenzio.
La sua bocca era premuta contro la mia schiena. I denti conficcati nella carne. La lingua scomposta dall’eccitazione.
Capii che non avrebbe resistito oltre.
Serrò con forza le dita intorno ai miei fianchi, sollevò il ginocchio e spinse l’uccello in fondo al culo, scaricando tutto il frutto dei suoi lombi dentro le mie viscere.
“Amore … amore …”. Ansimava.
La sborra era così tanta che la sentii traboccare dal buco e colare lungo le gambe.
“E il bambino?” Chiese mia madre.
Il porco era stravolto dal piacere.
Il suo cuore batteva velocissimo dentro alle mie spalle.
“Me l’ha portato in casa …”. Urlò zia Marzia piangendo. “Me l’ha portato in casa”.
“No … no … no… Non così”. Pensai
“È il ragazzo che ha assunto al noccioleto … l’amico di Paolo”.
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