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Essere femmina - parte 2°


di doriana
20.03.2021    |    679    |    1 9.0
"Sentii il caldo di quel liquido biancastro sulla pelle, il che mi provocò quel sottile eccitamento che nella mente mi si presentò così: però, da riprovare..."
L'episodio descritto nella parte 1° mi ha fatto prendere coscienza di essere gay passivo femminile. ne ho preso atto, non avevo più dubbi, né complessi psicologici o diatribe interiori psico morali. Da quel giorno mi sono recato, appena potevo, in quel luogo diverse volte. Ho avuto diversi incontri con uomini di ogni età, quell'anno e l'anno successivo. Facendo il nudista con una disinvoltura che non pensavo di avere, mi sono concessa passivamente alle loro voglie erotiche, mettendo serenamente a loro disposizione il mio corpo. Sono diventata anche attiva, nel senso che ho preso io l'iniziativa, quando un bel giorno, ho fatto per la prima volta un pompino. Ero stesa al sole pancia in giù, semi addormentata, quando, all'improvviso mi sono vista davanti al viso un cazzo enorme, splendido, dritto, eretto come una stalattite. Grosso e lungo come fino ad allora non avevo mai visto. Sono trasalita ed in pochi secondi mi è partita una irresistibile scheggia di furore erotico. L'ho preso in mano, anzi, con entrambe le mani, una sovrapposta all'altra tanto era lungo, l'ho portato alla bocca e con vogliosa ingordigia l'ho preso in bocca. Me la riempiva tutta che, quasi, non riuscivo a respirare, ma pure in apnea mi gustavo, pompandolo per bene, il soave sapore di quel magnifico membro. Non lo lasciai sborrarmi in bocca quando sentii che stava per venire, non ero ancora pronta per questa pratica. Mi ritrassi in tempo quando, con un gemito, spruzzò dall'enorme cappella un getto di sborra che mi prese di striscio il petto. Sentii il caldo di quel liquido biancastro sulla pelle, il che mi provocò quel sottile eccitamento che nella mente mi si presentò così: però, da riprovare. In quel periodo non mi capitò mai nessuno che si proponesse per sverginarmi fino a quel giorno fantastico in cui fui sverginata per la prima volta. Tale episodio l'ho già descritto dettagliatamente nel mio primo racconto intitolato "la mia prima volta". In quel racconto accenno che a fornirmi gli indumenti intimi femminili è stata una mia cara amica. Si, con lei ebbi il piacere di indossare per la prima volta capi ed indumenti da donna. Si, perché gli incontri, pur gradevoli, erotici omosessuali non completavano il mio vero essere. Le mie fantasie erotiche dominati erano quelle di potermi vestire da donna senza patemi di essere vista da chi non doveva ma di essere, comunque, vista da qualcuno. L'occasione capitò con questa mia amica di nome Lucia (il nome è di fantasia, non è quello reale). Ero al primo anno di Università, era una bella ed ancora caldina mattina di metà settembre. Intorno alle otto mi sono messo sul balcone di casa mia a studiare in vista del primo esame che avrei sostenuto a fine ottobre. Lucia abitava di fronte al di là della via e la sua camera da letto dava sulla strada. Aveva tre anni meno di me, la conoscevo, ovviamente, quale vicina e compagna di giochi dall'infanzia. Era una bellissima ragazza, mora con con ammaglianti occhi azzurri, alta come me (1,70), un corpo slanciato, longilineo, ben tornito e proporzionato, cosce lunghe, culetto in giusta evidenza, tette piccole ma sode, all'in su a coppa di champagne. Insomma, una gran figa. Dico era solo per esigenza descrittiva temporale ma c'è ancora ed è ancora una splendida signora che, sposatasi, è andata a vivere, purtroppo, in una città piuttosto lontana. Quella mattina, un quarto d'ora dopo che iniziai a studiare, sentii il rumore della tapparella della sua camera da letto alzarsi. Mi girai e guardai. Mi sentivo un guardone, ma non me ne importò nulla. La intravidi solamente dietro alle tende semi trasparenti all'interno dell'ampia finestra. Troppo poco, pensai, quando, alcuni minuti dopo, comparve alla finestra, con tende aperte, del corridoio prospicente alla sua camera. Una visione angelica. Si guardava allo specchio che aveva di fronte con indosso solo un paio di mutandine alquanto ridotte ed una corta camicetta semi trasparente che lasciava intravedere le graziose tettine.
Sapeva di certo che la stavo guardando e, consapevolmente, si esibiva. Fece alcuni movimenti sinuosi come per stirarsi la pelle che, di colpo, giudicai invitanti. Era a casa da sola perché i suoi erano al lavoro. Chiusi i libri, scesi, attraversai la strada e suonai il campanello. Mi aprì, salii le scale, mia accolse in camera da letto e, con uno splendido sorriso, mi disse "ciao, come mai qui?" "ho visto che ti eri appena svegliata ed ho pensato di farti visita" risposi. "Ah, vuoi giocare al dottore?" rispose lei ridendo mostrando splendidi denti di un bianco smagliante. "scherzo" aggiunse. "io non scherzo affatto" replicai e, preso da raptus erotico, le balzai addosso, la spinsi sul letto, le misi la lingua in bocca e la baciai. Le misi una mano sulla figa e la palpai. Le feci sentire la durezza del mio grosso cazzo sul ventre. Lei acconsentì, gemette qualche istante poi, come per una sorta di intuito reciproco, ci distaccammo. Ci sentivamo attratti, ma di un'attrazione particolare, trasgressiva, lo intuimmo. Si confidò e mi disse "ci credi se ti dico che mi piacerebbe avere un'esperienza lesbo, saffica?" "davvero?" risposi. "si, davvero" disse ed aggiunse "a te no un'esperienza omosessuale?" A quel punto decisi di confidargli tutto. "ti confesso lucia, che tali esperienze le ho già avute e vissute" e così cominciai a raccontarle alcuni episodi da frocio senza tralasciare i particolari. Non si scompose per nulla, anzi, mi ascoltava di gusto ponendomi anche domande piccanti su quello sentivo. Infine le confessai il desiderio che più mi assillava "Lucia, non sono solo gay, mi sento soprattutto donna, femmina e come tale sogno di potermi vestire liberamente da donna" Con sorpresa, si alzò dal letto e mi disse, con tono perentorio "spogliati, completamente nudo" Non mi pareva vero, mettermi a nudo davanti ad una bella figa. L'eccitazione mi fece venire il cazzo semi duro e, senza esitazione, ubbidii. "Però, sei ben dotato Doriano" sentenziò. Con mio sommo stupore, lei si sfilò le mutandine, me le porse e mi ordinò "mettile" Le presi, le infilai mentre, allibito, guardavo quella giungla di pelo scuro che le ammantava la figa. Riavvenni e la sensazione di indossare le sue ridotte mutandine mi riportò alla mia essenza femminile e ne godetti. Sculettando il suo bel culetto, Lucia prese da un cassetto del comò una coulotte bianca di raso lucente e dall'armadio una camicetta bianca finemente ricamata di pizzo argentato sugli orli del collo a V e del giro passera. Me le porse e mi invitò ad indossarle, cosa che feci immediatamente. Mi portò davanti allo specchio in corridoio, dopo aver chiuso le tende. Mi guardai, mi piacqui, mi sentii donna. Non mi interessava più la figa pelosa di Lucia che vedevo allo specchio, dietro di me. Sentivo solo una gran voglia di essere posseduta da un uomo, da un maschio. Interruppe i miei pensieri Lucia, dicendomi "stai bene, sei una bella gnocca, come ti senti? Te li regalo ma non la camicetta a cui tengo, indossali alla prossima visita in quella spiaggia, chissà" "Grazie a te Lucia mi sento figa, li indosserò senz'altro, poi ti racconto" Il quando li indossai è ben resocontato nel citato "la mia prima esperienza" Nei mesi e nell'anno successivo le nostre confessioni ed i nostri racconti continuarono con vera soddisfazione per entrambi fino a quando, aimè, non si innamorò di un bell'uomo che mi fece conoscere e si trasferì.
Fine parte 2°
continua......
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