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Lui & Lei

M.M. ossia Il ricordo di una notte.


di petronius
18.06.2012    |    4.295    |    0 8.5
"E mi hai chiesto di entrare in te..."
- Meglio fare un po’ d’ordine in questo casino hard disk, c’ho roba ferma da anni.

Mi ero detto questo, stamattina, quando ho iniziato a scandagliare l’hard disk esterno che ho usato come archivio negli ultimi anni, non avevo però fatto i conti con tutto quello che avrei ritrovato al suo interno.

Dopo aver passato in rassegna qualche decina di gigabyte di pornografia varia ed eventuale, approdo alle varie cartelle di foto, per lo più di famiglia, feste comandate, riunioni, qualche foto delle varie compagnie, per arenarmi infine sui documenti.

Decine e decine di documenti word. Salvataggi di conversazioni avvenute via MSN, ognuna con la propria data e fonte, file di vecchi racconti, sfoghi e bozzetti, copie di e-mail di amiche, di lavoro e…ed una sottocartella siglata “m.m.”.

Non ne ho memoria. L’apro.

Files word nessuna foto…tutti siglati “m.m.”ed una data. Non ricordo.

Apro l’ultimo, datato 26 maggio 2005.

“ Grazie, grazie, grazie, grazie…

Sto ancora tremando per l’esperienza che abbiamo vissuto.
Sono in quello stato a metà tra lo stralunato, l’euforico ed il distrutto.

C’è solo un modo con cui posso definirti per questa notte: incredibile sex machine!!!

Sono spossata.

Ho ancora voglia di baciarti e non vedo l’ora di farlo ancora.

Ho voglia di te.

Grazie e grazie ancora, M.M.”

Folgorazione…ti avevo rimossa totalmente visto che eri divenuta un’ossessione per il mio desiderio.

Mi si riempiono le narici del profumo della tua pelle, la lingua sente prima il gusto della tua bocca e poi quello del tuo sesso, le mani ricordano la consistenza del tuo seno minuto e dei tuoi glutei torniti ma morbidi ed i miei fianchi si sentono per un istante ancor stretti nella morsa delle tue lunghissime gambe.
Cazzo, 7 anni sono passati da quell’unica notte.
7 anni da quando ho potuto amare il tuo corpo quanto amavo la tua mente.
7 anni…e ti desidero esattamente quanto allora.

Ricordo tutto, sin dal momento in cui ti ho conosciuta; i tuoi sguardi mentre chiacchieravo di lavoro per intrattenere i curiosi e filtrare i clienti, il tuo interesse verso di me, il tuo volerti descrivere, quasi a giustificare la tua bellezza, mentre scambiavamo poche parole. E ricordo il tremore della tua mano mentre mi scrivevi il tuo numero personale, il tremore nella voce quando mi salutasti…e quando alla prima telefonata ti rendesti conto che ero io.
Ricordo l’attesa trepidante ed il desiderio crescente di vederti, le complicazioni che ci tennero lontani per oltre un mese, i giochi avversi e soprattutto ricordo il giorno in cui ce ne infischiammo e ci vedemmo.

Oltre 100 km per arrivare nel tuo paese un giovedì sera dopo esserci accordati nel pomeriggio.
Ero eccitato, fremente, impaziente e l’aspettarti nel punto concordato dilatò i minuti in ore.

Un paio di baci amichevoli appena salito sulla tua auto e tu: - Andiamo a fare 4 chiacchiere mentre mangiamo un boccone.
- Come desideri, sono a tua totale disposizione
Ricordo anche lo sguardo a metà tra il rimprovero e la voglia che mi hai lanciato in quel momento.

Una piacevole conversazione in cui ci siamo reciprocamente messi a nudo e coccolati verbalmente sotto lo sguardo dell’oste che sembrava invidiarci…no anzi, che ci ha fatto i complimenti per la bella coppia che eravamo.

Uh…e ricordo il giro per le colline e la sosta davanti a quella villa veneta…ti sporgesti davanti a me per indicare meglio alcuni particolari…

- Quanto sono scemo!
- Perché?
- Perché avrei dovuto approfittarne per baciarti…che idiota che sono!

Ed a momenti mi fai sbattere contro il cruscotto, talmente forte hai inchiodato l’auto per poi buttarmi le braccia al collo.
Dio che lingua, che sapore, che profumo…ne ho ancora narici e papille impregnati…

Altre 2 chiacchiere al chiaro di luna mentre insistevi per proseguire la schermaglia amorosa davanti a 2 pinte nel tuo locale preferito.
Quanto t’ho sentita mia in quel momento. Stessi gusti, stessi desideri e stesso piacere nell’attesa…

Riportandomi all’auto mi hai chiesto se volevo un whisky…che pretesto per portarmi a casa tua.

Bella casa, soprattutto la camera da letto sul cui matrimoniale ti sei trovata distesa in men che non si dica…e chi se ne frega del whisky!

T’ho infilato la lingua in bocca senza mezzi termini ed hai accettato di buon grado.
T’ho aperto la camicetta e slacciato il reggipetto e tu mi hai facilitato il compito.
Sono sceso alla gonna lunga sollevandola per poi infilarci le mani sotto e sfilarti le coulotte…mmm che ricordo quel culo talmente bello da meritare d’essere evidenziato solo da un paio di coulotte.
Ti succhiavo il seno e poi tornavo a succhiarti la lingua mentre armeggiavo per sfilarti quella gonna e che spettacolo mi si è presentato davanti agli occhi…invitante, appetitosa, tutta da leccare.
Mi sono fiondato a capofitto tra le tue cosce ed ho iniziato a leccarti con quella voglia che mi perseguitava da un mese.
Ricordo solo che devi aver cercato di fermarmi una volta appena ho iniziato e poi ti sei resa e ti sei goduto quella leccata vorace, quella golosità, quella fame atavica.
Avevi un gusto dolciastro con dei picchi di acidità, un po’ mielosa, con dei tocchi quasi agrumati.
Ti ho leccata finché non mi hai pregato di smetterla e t’ho lasciata riprendere fiato.

Mi hai spogliato lentamente e con delicatezza, mi hai fatto agonizzare prima di arrivare a sfilarmi i boxer e lasciare libero il mio gingillo che non ne poteva più di rimanere costretto sotto quella stoffa.


E mi hai chiesto di entrare in te.
La morbidezza della tua carne mi eccita ancora oggi. La lieve resistenza del tuo sesso, il suo adattarsi al mio mi danno sensazioni ancor oggi.
Il ricordo delle pareti della tua figa così ben aderenti al mio membro duro e le contrazioni che facevi per darmi piacere…
Ti ho scopata…no, ti ho amata, come non amavo più da tempo…con calma e foga allo stesso tempo, con voracità ed impeto, e dolcezza e già nostalgia.
Mentre affondavo un colpo dopo l’altro nel tuo sesso, ricordo i tuoi movimenti, il tuo opporti ai miei affondi, il tuo porgermi la figa, inarcarti e ritirarti, come a rendere più rapido e lungo il mio movimento dentro te.
Ti ho sentita ansimare, gemere e godere.
Ricordo le tue unghie conficcarsi nella mia schiena e la mia risposta nell’incunearmi più a fondo in te.
Le tue gambe mi cinsero i fianchi e tu mi trattenesti stringendomi forte convinta che fossi lì lì per arrivare anch’io…
Ho i brividi al solo ricordo di quelle lunghissime gambe e della forza con cui mi trattenesti piantato in te.
Eri stesa, eri sotto di me, eppure eri tu che mi stavi scopando, con desiderio, con foga e con tutta la passione che pretendevi mettere. Trattenuto in te, sentivo il movimento del tuo bacino che portavi avanti ed indietro, che muovevi in un modo che non ho mai più conosciuto.
Ricordo che mi stringesti ancor di più e mi baciasti, che mi attirasti a te per parlarmi con voce rotta dal godimento.
Ricordo i tuoi rantoli ed i tuoi gemiti, i tuoi gridolini ed il tuo ansimare crescente… ancora ed ancora fino al tuo vibrare sotto di me, attorno al mio cazzo…fino al crollare sfinita lasciando la presa sul mio corpo mentre godevi dei fremiti di quell’orgasmo.


Ti ricordo accoccolata sotto di me, madida di sudore, accaldata e tremendamente rilassata. Una tigre rilassata dopo una caccia fruttuosa.
Ricordo lo sguardo che mi rivolgesti in tralice…interrogativo, ma eccitato, voglioso, ma stanco. Uno sguardo che sottintesa il desiderio di proseguire, ma il bisogno di riprendere fiato e soprattutto la tua voglia di farmi godere.

Come Diavolo tu abbia fatto proprio non lo so, ma con un gancio, una leva ed una rotazione, mi hai ribaltato sulle lenzuola e mi sono ritrovato a guardarti negli occhi dal basso con te a cavalcioni giusto sul mio sesso ancora duro e desideroso di venire.
Con lo stesso movimento eri persino riuscita farmi entrare in te…cazzo, ma quant’eri eccitata?!

Mi guardasti con occhi di sfida, eccitata da morire e curiosa delle mie reazioni.

Ed iniziasti a cavalcarmi.
Prima con studiata lentezza, per sentire le reazioni del mio cazzo, il suo penetrare in te, il limite entro cui farlo uscire e la profondità degli affondi.
Poi con maggiore intensità, accompagnando ogni oscillazione con una contrazione delle pareti vaginali ed ogni affondo con un sospiro quando la mia cappella arrivava a toccare il tuo utero.
Sentivo la punta del cazzo strusciare contro la tua cervice.
Accelerasti ulteriormente, arrivando veramente cavalcarmi con foga, con forza e con voglia.
Ti afferrai il culo, ma mi allontanasti le mani portandole sopra la mia testa. Con lo stesso movimento ti trovasti con le tette sulla mia bocca e ne approfittai succhiandoti un capezzolo per poi morderlo quando cercasti di costarti.
Sapevo che l’avrei pagata.
Ti tirasti su drizzandoti con uno scatto repentino e mi piazzasti le mani sul petto usandolo come punto d’appoggio per accelerare la cavalcata.
Mi piantasti le unghie sul petto ed al mio gemito di protesta stringesti ancora afferrandoti meglio alla mia carne per scoparmi il cazzo con più intensità e foga.
Ricordo il tuo ritmo accelerato fino allo spasmo, le unghie uscire dalle ferite ed il tuo ventre piatto tendersi nello spasmo mentre t’inarcavi emettendo un rantolo strozzato ed inondavi il mio sesso dei tuoi umori.
Crollasti all’indietro mentre rimanevo piantato in te ancora pochi secondi prima che la scomoda posizione mi costringesse ad uscire per sentirmi le palle inondate dal tuo succo.

T’avrei leccata subito se non mi avessi fermato ed allontanato.


Ora ero io a voler venire, e tu te ne saresti dovuta occupare, ma eri stremata, tremante e distrutta.

Pazienza, non è la prima e non sarà di certo l’ultima volta che una donna non mi porta al dunque.

T’accoccolasti addosso a me, sentivo il tuo cuore rallentare gradatamente, il tuo respiro farsi più calmo e le tue membra più rilassate.

S’erano fatte oltre le 5 ed io avevo poco più di 2 ore per tornare a casa, farmi una doccia ed andare in ufficio.
Quella serata purtroppo si concluse così, con te rivestita in maniera sommaria, senza intimo a scatenare le mie voglie insoddisfatte, per riaccompagnarmi alla mia macchina ed io con una violenta erezione che pretendeva attenzioni e sfogo.

Sarei rimasto a scoparti fino allo sfinimento, lo sapevamo e volevamo entrambi, ed invece il dovere chiamava…che coppia d’idioti…

Dio…che nostalgia e che voglia ho di averti ancora una sola volta, ma sarà impossibile che tu, assoluta tra le mie tentazioni, talmente grande da essere divenuta ossessione, torni a cercare me.

Quindi è meglio che faccia ciò che già avevo deciso e ti riponga nel dimenticatoio per tirarti fuori tra altri 7 anni e godere di nuovo del tuo ricordo e delle tue parole.


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