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Gay & Bisex

Dieci ragazzi per me (1)


di crigio
04.12.2013    |    16.557    |    4 9.4
"Incuriosito, tiro la maniglia del mobile e infilo dentro la mano..."
Mi stropiccio gli occhi e mi stiro. Allungo il braccio alla mia destra ma non c’è nessuno. Mi volto: vuoto. Enrico deve essere uscito presto.
Sul cuscino c’è un biglietto: “Buongiorno, amore! Ieri sera sei stato fantastico! Nel cassetto del comodino c’è un regalo per te. Scaldati bene… A più tardi! Ti amo!”.
Incuriosito, tiro la maniglia del mobile e infilo dentro la mano. Una roba morbida ma tosta riempie il mio palmo. La tiro fuori: è un dildo dalle proporzioni spaventose, che, invece di intimorirmi, mi eccita tantissimo. Voglio provarlo subito.
Vado in bagno per svuotarmi e pulirmi gli intestini. Poi torno in camera, prendo il lubrificante e mi spalmo bene il buco del culo. Ne verso anche sul cazzone posticcio e lo lucido a dovere. Già solo sentirlo tra le dita mi fa pulsare la rosellina.
MI sdraio, spalanco le cosce e punto l’attrezzo in mezzo al mio solco. Spingo, ma non ne vuol sapere di entrare. Anzi, scivola dappertutto. Con una mano tengo la cappella e la indirizzo bene al mio anellino, che comincia a cedere.
Oddio, com’è grosso! MMMMMMMMMMM!!!
Mi pistono piano per abituarmi alle dimensioni e il mio sfintere si dilata e si ingoia via via tutti i centimetri del dildo. Quando arriva in fondo, un sussulto mi fa saltare sul letto: ho colpito la prostata e qualche goccia di sperma spunta fuori dal mio glande. Lo raccolgo con le dita e me lo porto alla bocca, gustandomelo con voluttà.
Ho il culo sbragato da quell’enormità, che tengo un po’ dentro per godermela per intero. Poi, inizio a fottermi: ne afferro la base e mi sbatto. Gemo e ansimo. Il mio corpo inizia a scaldarsi. Mi titillo un capezzolo e quello si indurisce rapidamente. Poi raggiungo la rosellina spampanata e la accarezzo, mentre il palo va avanti e indietro sempre più veloce.
Il mio piacere cresce di secondo in secondo e sento un formicolio alle gambe, che progressivamente risale lungo i miei fianchi, le braccia, il collo e mi ubriaca il cervello.
D’improvviso, squilla il cellulare. Cazzo! Ma chi è che rompe!
Lo prendo: è Enrico!
“Pronto, amore!”, rispondo, tradendo un po’ di eccitazione. “Ma dove sei?”.
“Sto andando ad un appuntamento: una vacca che si prende fino a dieci cazzi in una volta! La vedessi…!!!”.
“MMMMMMMMMM!!! Anche a me piacerebbe tanto!!!”.
“Ci credo! Hai trovato il mio regalino?”.
“Oh, sì! E sta già adempiendo al suo dovere, sai?”.
“Sei il solito birichino! Vorrei guardarti mentre di scopi!”, mi fa. “Dai, metti a videochiamata!”, e, un po’ a fatica, con quell’affare piantato in culo, converto la telefonata. Appena il mio viso paonazzo appare sul display, Enrico sbotta: “Cazzo, amore! Ma sei tutto un fuoco!”.
“Sì, sì! Sto coso è diabolico! Torna presto che ho voglia di te!”.
“Non ti è bastato ieri sera?”.
“Lo sai che non mi basta mai. E poi, con questo dildo mi sto eccitando ancora di più. Non vedo l’ora di averti dentro di nuovo!”.
“Resisti! Più tardi ti do una ripassatina”, e sghignazza. “Merda! Mi stai facendo tirare il cazzo!”, e ride ancora.
“MMMMMMMMMMM!!! Se stai guidando, sta’ attento! Non vorrei ti trovassero sul ciglio della strada col cazzo duro!”, e mi unisco alla sua risata.
“Dai, torno in serata! Nel frattempo, divertiti! Un bacio!”.
“Un bacio, amore! Ciao!”.
Chiudo, butto il cellulare da un lato e riprendo a stantuffarmi. Mi metto seduto e mi sparo una bella cavalcata. L’attrezzo mi finisce fino in fondo alle viscere: reclino la testa e rivolto gli occhi. Muovo il bacino in senso circolare e mi faccio massaggiare tutte le pareti dello sfintere. Poi, ricomincia a saltare sul letto e mi faccio fottere come una vacca.
Quando le gambe non mi reggono più, cado indietro e il dildo viene sputato fuori. Mi riposo qualche secondo. Poi lo prendo e, osservandolo bene, mi accorgo che alla base ha una ventosa. Allora, scendo dal letto e lo attacco al muro, proprio di fronte allo specchio a figura intera. Avvicino una sedia, ci metto sopra un piede e mi penetro nuovamente. Comincio a dare colpi secchi e profondi contro la parete: si sentono le mie chiappe percuotere il muro. La mia immagine riflessa mi fa apparire come una troiona impazzita che ne vuole sempre di più.
Mi fotto e mi struscio la rosellina, come fosse una fica sbrodolante. Assaggio i miei umori e mi inebrio del loro aroma. Uno spasmo mi scuote e do un calcio alla sedia che cade rumorosamente. Con le gambe divaricate continuo ad andare incontro alla parete, aumentando sempre più l’intensità dei colpi.
Tremo. Sudo. Sbavo. Godo. Oh sì, come godo!!! Un altro spasmo e il mio sfintere si stringe intorno al dildo. Non riesco più a farlo scorrere. Mi sollevo e mi attacco al muro in preda alle convulsioni. Con uno strattone mi sfilo l’attrezzo e cado a terra rovinosamente, continuando a contorcermi per il piacere. Con una mano tra le cosce serrate, mi rotolo a destra e a sinistra finché l’orgasmo non si smorza.
Rimango sul pavimento qualche minuto. Poi, vado in bagno a fare una doccia. Mi vesto e vado al lavoro.

È sera. Enrico ha appena chiamato: sta arrivando. Per tutto il giorno non ho fatto che pensare a cosa mi sono preso su per il culo stamattina e in ufficio non sono riuscito a concentrarmi su niente.
Ho deciso di farmi trovare già pronto e quindi sono completamente nudo sotto le lenzuola, in attesa che il mio amore rincasi.
Mi distraggo guardando la tv; dopo circa mezz’ora Enrico infila la chiave nella toppa. Sento i suoi passi nel corridoio e lo vedo spuntare sull’uscio della camera da letto. Io mi giro sulla pancia, tiro via il lenzuolo lentamente e scopro le mie chiappe rotonde. Lui si leva la giacca e si sbottona la camicia, senza distogliere gli occhi dalle mie terga. Si lecca le labbra e, impaziente, con ancora indosso i pantaloni, si tuffa sul letto e mi agguanta le natiche. Le separa e affonda la faccia in mezzo. Percorre il solco con la lingua, regalandomi un brivido intenso per tutta la schiena.
Sospiro. Ripete la lappata diverse volte. Stringo e mordo il lenzuolo, rigirando la testa a destra e a sinistra. Sollevo un po’ il culo, agevolandogli il lavoro. Si concentra sul buchino: lo sferza, lo stuzzica e lo penetra con la lingua. Ci sputa sopra e mi fotte con due dita, massaggiando l’esterno col pollice.
Poi, scende dal letto e si leva i calzoni. Mi fa voltare sulla schiena e mi monta sul petto, dandomi il suo bel cazzone barzotto da succhiare. Con le mani mi afferra le caviglie e mi solleva le gambe, incastrandole sotto le sue braccia. Ho il culo completamente esposto: sento la rosellina aprirsi e una corrente d’aria salirmi su per lo sfintere. Il buco è rimasto dilatato tutto il giorno, sia per il dildo che ho preso stamattina che per l’eccitazione che non mi ha mai abbandonato.
All’improvviso ho come la sensazione che non siamo soli nella stanza. Mi pare di sentire un altro respiro. La mia visuale è limitata, perché il corpo del mio gigantone mi impedisce di vedere oltre lui. Poi, le molle del materasso cigolano: qualcun altro è salito sul letto. Guardo Enrico e lui sghignazza.
Un palo mi sfonda il buco. Un fuoco mi pervade le viscere. Vengo sbattuto violentemente e sento un ventre percuotermi le chiappe. Non posso protestare, perché il cazzone di Enrico mi riempie la bocca. Mugolo, ma senza alcun esito. L’altro respiro si fa più affannoso: il tipo ci sta dando dentro di brutto. Due mani bianche appaiono sui fianchi di Enrico: lo stallone si sta reggendo da lui, mentre mi cavalca a più non posso.
Un colpo più profondo mi fa sussultare. Poi, uno strattone e il mio retto si svuota. Enrico mi guarda, annuendo: mi accarezza una guancia per rassicurarmi, ma rimane sopra di me continuando a tenermi le cosce aperte. Il letto cigola di nuovo e per la seconda volta la verga mi entra in corpo. Avverto, però, una maggiore pressione sulla parete destra dello sfintere. Non è lo stesso cazzo di prima, ma un altro! Le mani che adesso si reggono dalle spalle di Enrico sono nere e la scopata è più animalesca. Mi sta lacerando. Con gli occhi imploro il gigantone, ma lui mi fa capire di stare tranquillo.
Lo stallone si incolla alle mie chiappe e ci struscia contro, ravanandomi le viscere con la sua mazza. Dà qualche altro colpo e poi esce lentamente. Il mio buco rimane aperto come se ne chiedesse ancora. E non deve aspettare molto, perché qualche secondo dopo una cappella si fa strada attraverso il mio anellino. Stavolta il cazzo rimane dentro per metà e inizia a pistonare lentamente. Poi esce e subito sento delle labbra succhiarmi e mangiarmi la rosellina.
Contraggo il viso e fisso Enrico, che si muove sopra di me scopandomi la bocca. Qualcosa scorre giù per il mio solco. È saliva: il tipo che mi sta leccando mi inonda di bava. Poi due mani afferrano le braccia di Enrico e subito ho ancora lo sfintere pieno di cazzo. Ed è un altro cazzo, un terzo! Sì: è più grosso degli altri due, anche se meno lungo. Ecco perché il tipo mi ha lubrificato ben bene! La maggiore dilatazione che mi provoca comincia ad accendermi di piacere. Gemo e succhio la verga di Enrico con più passione, mentre il mio culo viene solcato lentamente ma con vigore.
Il cazzo esce da me e mi spennella un po’ il buco. Poi rientra fino in fondo, si ferma e inizia a pulsare. Mi fa un massaggio interno sublime. Sento il calore aumentare nel basso ventre. Ho come la sensazione che cresca sempre più di spessore, per poi ridursi e andar via definitivamente.
Protesto con un mugolio: lo stallone mi ha abbandonato proprio quando cominciavo a godere. Le mie lamentele, però, vengono messe a tacere in un secondo, perché vengo ancora impalato e con tale irruenza da sbattere quasi la testa contro la sponda del letto. E non una sola volta, ma più e più volte!
Il cazzo di Enrico mi scivola fuori dalla bocca. “Oh! OOOOOOHHHHHH!!! OOOOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, urlo di piacere. Il mio sfintere spinge in fuori e si dilata, e lo stallone mi precipita tutto dentro e mi fotte. Poi se ne va.
“NOOOOOOO!!! NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, mi incazzo. Stavo per esplodere e lo stronzo mi sottrae la mazza. Allora Enrico mi lascia andare le gambe, che cadono pesanti sul letto, e mi smonta di dosso. Si intrufola tra le mie cosce, me le apre e mi sprofonda dentro col suo obelisco ben rintostato dalla mia lunga ciucciata. Il mio busto schizza verso l’alto e mi stringo a lui, che parte subito con una cavalcata da cowboy da rodeo. Mentre gemo di godimento, scruto la stanza per cercare chi mi ha scopato fino a poco fa, ma, oltre noi due, non c’è nessuno.
Enrico è come impazzito: mi sta scavando dentro. È un toro, il mio toro. Un lamento esce spontaneo dalla mia gola e cresce sempre più di volume, fino a che una convulsione mi fa stringere lo sfintere e strizzare il suo cazzo.
Io tremo. Lui rantola. Il mio petto colpisce spasmodicamente il suo. Gli agguanto le chiappe e gli spingo il culo verso di me, ordinandogli di non smettere di fottermi. La sua mazza si gonfia: il suo caldo nettare innaffia le mie viscere e cola fuori dal mio buco, rigandomi il solco. Il capo mi crolla indietro: Enrico si attacca al mio collo e lo lecca fino al lobo dell’orecchio. Un brivido si unisce alle convulsioni e l’orgasmo esplode in tutta la sua violenza, mentre un fiume di sborra rompe gli argini del mio sfintere e forma un laghetto sul lenzuolo.
Rimaniamo uno dentro l’altro per un po’, vibrando di piacere, in attesa che i nostri orgasmi si esauriscano. Enrico mi bacia dolcemente e ansima per la fatica. Io lo abbraccio forte e vorrei non lasciarlo andare mai.
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