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Il maestro di sci (1)


di crigio
29.04.2014    |    21.268    |    3 8.5
"Non ho il coraggio di dirgli ancora quello che ho visto, perciò mi accoccolo accanto a lui per consolarlo e finisco per addormentarmi..."
Non sono un vero amante della montagna. Tuttavia, se si prevedono giornate di sole, non mi dispiace fare delle belle passeggiate all’aria aperta.
Così, in gennaio, Pino mi convince ad andare su. Prenotiamo uno chalet e, con Enrico E Knut, decidiamo di passare una vacanza rilassante. Alla reception ci danno la chiave della nostra casetta e poi ci accompagnano. Il posto si presenta bene: è molto accogliente e hanno già acceso il camino. Ci sistemiamo e poi andiamo a fare quattro passi in paese. Dopo cena torniamo in chalet a dormire.
Per l’indomani programmiamo una sciata. Cioè: loro tre sciano. Io abbozzo. Credo che il mio Enrico non abbia mai riso tanto in vita sua e per questo me la pagherà cara.
Pino, invece, non fa altro che stare dietro a un maestro di sci che lo attizza parecchio. Naturalmente condivido appieno i suoi gusti. Il tipo è alto quanto il mio ragazzone, ma più snello. Abbronzato dal sole di montagna e, inguainato nella tuta da sci, mostra un fisico niente male. Il biondino lo pedina praticamente per tutto il giorno, anche quando, tornati al rifugio, il maestro va a fare una sauna. Ma pare che lì dentro non sia successo niente, perché troppa gente entra ed esce, disturbando l’approccio di Pino all’oggetto dei suoi desideri. Si limitano a scambiare quattro chiacchiere.
Io, intanto, approfitto della sosta per andare al bagno e, mentre sono lì a svuotarmi la vescica, sento dei rumori provenire dalla cabina accanto. Mi volto e mi accorgo di una crepa nel pannello di legno che separa le due toilette. Sbircio attraverso e vedo qualcuno in ginocchio che fa una pompino ad un altro tipo seduto sul water.
“Dai! Muoviti, ché mia moglie mi aspetta!”, fa l’uomo seduto sulla tazza, e allora l’altro accelera il suo andirivieni. “Così, bravo!”, si complimenta sempre quello. D’un tratto, il pompinaro si stacca dal cazzo e ho un tuffo al cuore: si tratta proprio del maestro di sci! Che troia! Ecco perché non ha cagato Pino per tutto il giorno: è più vacca di lui!
Rapido, si rituffa sulla mazza e riprende a succhiarla con foga, tanto che l’uomo comincia a contorcersi e le sue gambe a vibrare. “Cazzo cazzo cazzo!!!”, rantola all’improvviso, e la bocca del maestro di sci si gonfia, riempita dalla sborra dell’altro. Quella troia ingoia tutto senza lasciare cadere neanche una goccia e poi si lecca le labbra alla ricerca di qualche residuo di seme. “Sei stato grande! Ripetiamolo prima che vada via, ok?”, chiede l’uomo.
“Ok!”, risponde il maestro, pronto. Poi escono entrambi.
A fine giornata, Pino rimane quindi a bocca asciutta e, deluso, va a dormire. Non ho il coraggio di dirgli ancora quello che ho visto, perciò mi accoccolo accanto a lui per consolarlo e finisco per addormentarmi. Enrico e Knut, invece, vanno in un locale in paese.
Nel cuore della notte mi sveglio per andare in bagno e, uscito dalla stanza, sento dei rumori strani provenire dall’altra camera. Un fascio di luce taglia il corridoio: mi accosto alla soglia e sbircio dentro. Il mio sguardo nota subito due chiappe tonde e muscolose rivolte per tre quarti verso l’uscio. Dietro, c’è Enrico, nudo e con la nerchia svettante verso il solco delle natiche. La infila in mezzo e quella sprofonda con facilità nello sfintere della puttana di turno che, senza indugio, inizia ad andare avanti e indietro per scoparsi quella meravigliosa asta. Il suo movimento accelera progressivamente, finché le sue chiappe sbattono con violenza contro il ventre del gigantone.
“MMMMMMMMMMMM!!! Quanto sei duro! E grosso! Adoro il tuo bel cazzone! Mi fa godere tanto, sai!”, mugola la troia, che, a un certo punto, torce il collo e si gira verso Enrico.
No! Ma è ancora il maestro di sci!
“Vedo che avete iniziato senza di me!”. La voce di Knut si inserisce tra i gemiti della vacca e di Enrico e la sua figura, nuda, compare oltre il letto. Ci sale sopra e porge la sua minchia al maestro che, con voracità, la inghiotte per intero, cominciando a ciucciarla. “Ma sei insaziabile!”, aggiunge il tedesco, vedendo quanto impegno ci mette il pompinaro.
“Sì… glough!... mi piace tanto il cazzo… slurp!”, risponde, continuando a dedicarsi anima e corpo alle due mazze.
“E sei anche molto aperto! Ma hai già preso altri cazzi oggi?”, gli chiede Enrico, mentre lo fotte, instancabile.
“MMMMM… sì… slurp!... ne ho presi… glough!... tre…!”.
“Merda! Ma non sarai una ninfomane?”, sbotta Knut.
“Non lo so… glough!... ma so che mi piace… slurp!... il cazzo…!”, biascica il maestro, pasteggiando con la nerchia del tedesco. Quindi, con uno scatto felino, si sfila la mazza di Enrico dal culo, si volta e, impugnando quella di Knut, se la pianta in corpo. “MMMMMMMM! Sì! Anche questa è bella grossa! Dai, montani bel toro mio! Fammi godere!”, esorta il mio amico, che certo non ne ha bisogno. E infatti, Knut appoggia le mani sulle terga della troia e si solleva sui piedi, restandogli accucciato dietro. Poi, prende le misure e comincia ad assestare dei colpi potenti e profondi nelle sue viscere. Il maestro di sci tira su il capo e sgrana gli occhi. La mascella gli casca giù e un rivolo di bava gli cola dal lato della bocca. Enrico approfitta dell’apertura orale per infilarci la sua minchia che la puttana succhia con ingordigia.
Rivolgendosi al gigantone Knut sussurra ansimando: “Non ho mai conosciuto una vacca come questa! Non gli basta mai!”.
“Già!”, risponde Enrico. “Secondo me ci possiamo divertire per tutta la notte! Pensi di farcela?”.
“Eccome no! Sta troia mi fa infoiare come un mandrillo!”.
Lo sguardo del maestro di sci sembra preoccupato. “No… tutta notte no…. Domani ho… ah!... ho lezione…!”, protesta.
“Sta’ zitto, stronzo!”, lo riprende Knut, sbattendogli il cazzo negli intestini, mentre Enrico gli tappa la bocca col suo. “Non senti che stai sbrodolando? Lo vediamo che ti piace, quindi non rompere i coglioni e fatti scopare!”, soggiunge il tedesco, che sposta dalle cosce del maestro la sua mano fradicia di umori e la mette in faccia al mio ragazzone. Enrico lecca le secrezioni della puttanella e si inebria di quegli aromi forti.
D’un tratto, Knut cinge la vita della troia e, con un colpo di reni, si ribalta indietro, mettendosela sopra a smorzacandela. Enrico si alza in piedi sul letto e corre a riempire ancora la bocca della vacca, che, aggrappata ai fianchi del gigantone, inizia a cavalcare Knut.
“No, stronza! Non stringere così!”, urla poi il tedesco, che schiaffeggia una chiappa della puttana. Questa si ferma e se la strofina per smorzare il dolore. “Non provare a farmi venire subito, altrimenti di faccio male!”, aggiunge Knut, che riprende a fotterla al suo ritmo. Forse, il maestro di sci ha contratto i muscoli dello sfintere per fare sborrare più in fretta il suo stallone, avendo paura che davvero i suoi due aguzzini lo sevizino fino a domani mattina. Ma non sa con chi ha a che fare: Enrico è un professionista e Knut è un toro da monta e un gran porcone. Se anche dovesse venire subito, è capace di riprendersi in pochi minuti.
Neanche a dirlo, il tedesco improvvisamente comincia a digrignare i denti. “Merda, amico! Mi sa che sborro… ooooooooooo… ooooooooohhhhhhhhhhhhh!!!”, e, con un colpo profondo, incolla il bacino alle chiappe della troia, rimanendo fermo per qualche secondo e scaricandosi le palle nelle sue viscere.
Non appena la schiena di Knut ricade sul letto, la troia si accascia sul suo corpo, esanime, ma lo stallone sguscia veloce da sotto lasciando la puttana tra le grinfie di Enrico. Il gigantone si abbatte su quella, le solleva le gambe e, impugnandosi la mazza, gliela pianta in fondo nello sfintere. Il seme di Knut cola fuori insozzando il lenzuolo, mentre la vacca si tira su, sorpresa dalla nuova e immediata penetrazione. Si aggrappa alle spalle di Enrico e sbatte la testa a destra e a sinistra, urlando “NO! NO!”, come un ossesso. Ma Il mio ragazzone non si fa intenerire e continua a fotterla, prima solo con la cappella, poi con tutta l’asta.
“Lasciami andare! Basta! Basta!”, protesta il maestro, ma, quando Enrico torna a scoparlo solo con il glande, si rilassa e ricomincia a godere. “MMMMMM!!! Oh sì, così!”.
“Ma guardala! Ma allora sei proprio troia!”, lo insulta Knut, seduto sulla poltrona a smanettarsi per recuperare l’erezione.
“Sì, una gran troia!”, geme quello, travolto dalla libido.
“Bene, perché abbiamo una sorpresina per te, sai?”.
“Che… che sorpresina…?”, chiede il maestro, un po’ spaventato.
“Vedrai…”, ammicca Knut con un sorriso sfrontato, mentre il suo cazzo riprende velocemente vigore. “Amico, io sono pronto!”, dice, poi, rivolgendosi ad Enrico. Allora il gigantone abbraccia la puttanella e si ribalta indietro mettendosela sopra. Knut balza su letto e si porta alle spalle del maestro di sci; si impugna la verga e gliela spinge in culo, facendola scivolare su quella di Enrico.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!”, grida la porca, come trafitta da una spada. Questa è la volta che Pino si sveglia, penso. Mi giro verso la porta dell’altra camera, ma non vedo nessun movimento. Ritorno sulla scena dell’amplesso e i due stalloni stanno scopando alternatamente la loro troia scorrendo avanti e indietro nel suo sfintere.
“Oddio! Che figataaaaaaaa!!!”, sbraita la vacca, che non si aspettava di poter prendere due cazzi contemporaneamente. “Non l’ho mai fatto prima d’ora, ma è bellissimoooooooo!!!”, grida mentre gode.
Povero Pino! Che delusione! Per fortuna non deve assistere a questa scena! Ma, d’altra parte, chi si sarebbe mai aspettato che quell’affascinante maestro di sci fosse in realtà una baldracca di tale portata?
“Sììììììììììì!!! Riempitemi di cazzi, dai!!!”, mugola, incitando i suoi stalloni. Col capo tutto reclinato indietro fissa Knut sopra di lui e spalanca la bocca tirando fuori la lingua. Il tedesco fa colare della bava nelle sue fauci e poi inizia a limonarlo profondamente, mentre continua a svangargli il budello. “Così, così!”, lo esorta e poi, rivolto ad Enrico, aggiunge: “Anche tu, anche tu! Scopami, dai!”.
D’improvviso, Knut si ritrae e gira intorno alla troia. La prende per i capelli e la affoga con tutta la sua mazza. “Succhia, succhia, che ti disseto!”. Intanto, sotto, Enrico, ora più libero nei movimenti, inizia a sbattersi la puttanella. La afferra per le chiappe e, tenendogliele aperte, gli ara gli intestini. “Ecco che arriva, stronzo! Eccolaaaaaaaaaaa!!!”, urla il tedesco , e, con la nerchia ben piantata nella gola della troia, si svuota i coglioni. Contemporaneamente, le guance di Enrico si gonfiano e il suo corpo vibra. Lo sguardo del maestro si volge alle sue terga e un sorriso birichino mi fa capire che sta percependo il nettare del gigantone irrigargli le viscere. Dopo avere ingoiato tutto il seme di Knut, scende dal cazzo di Enrico e, portandosi al suo ventre, lo inghiotte e lo ripulisce a dovere dello sperma e delle sue secrezioni.
Quando ha completato il suo lavoro, si sdraia sul letto a gambe divaricate, si infila un dito in culo e poi lo succhia con avidità. “Ancora! Ne voglio ancora!”, chiede smaniando di lussuria.
Immaginando il prosieguo della nottata, lascio che i miei due amici si godano la loro troia e vado finalmente in bagno a svuotarmi la vescica.
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