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Gay & Bisex

Training per Silvia (Enrico) (4)


di crigio
10.04.2017    |    5.256    |    1 9.3
"Quando l’acido lattico mi scorre nelle membra, mi volto e la lascio cadere sulla poltroncina senza uscire da lei..."
Esausti, ci dirigiamo tutti verso i camerini per fare una doccia ristoratrice. Io raggiungo l’ultimo in fondo al corridoio. Mi asciugo con delle salviette e poi apro l’acqua nel box.
Tutto preso dalla mia stanchezza, non mi accorgo di essere osservato. Quando mi volto per prendere il telo, Silvia è appoggiata al muro accanto alla porta socchiusa del camerino e mi fissa accarezzandosi con un dito il seno destro. Fa dei giri intorno alla mammella soda, restringendo sempre più il diametro del cerchio, finché non arriva al capezzolo. Una volta lì, inizia a titillarlo. Il suo respiro si fa più pesante e geme di piacere. Chiude gli occhi per un secondo e poi li riapre guardandomi ancora come una gatta in calore. Si lecca le labbra e si morde quello inferiore ammiccando per farmi capire che vuole che mi avvicini.
Lo faccio. Qualche passo e sono incollato al suo corpo. Il mio cazzo, già barzotto, comincia a crescere al contatto col suo ventre. Raggiunge il suo ombelico e lo oltrepassa. Mi faccio indietro e, contemporaneamente, le prendo la gamba sinistra e la sollevo, facendole appoggiare il piede sulla toletta. Adagio, bacio col mio glande la sua fichetta fradicia e con una leggera spinta le entro dentro. Alla dilatazione lei sospira: chiude nuovamente gli occhi e reclina il capo, mentre affondo piano nella sua vagina affamata. Arrivato al termine della corsa, mi fermo qualche momento e lei inizia a tremare tutta. Poi, estraggo con la stessa lentezza il mio arnese e mi scosto, lasciandola a godersi le sensazioni che le ho provocato. Indietreggio e lei riapre gli occhi. Quando mi vede lontano, rimane delusa: si aspettava che la scopassi lì, in piedi, sbattendola contro il muro.
Tira giù la gamba e in un attimo è ancora attaccata a me. “Voglio che mi fai godere come hai fatto con Rita. Era così bella mentre aveva quell’orgasmo! Lo voglio anch’io uno così!”, mi sussurra implorante.
Io indietreggio ancora fino a sedermi su una poltroncina. Allargo le cosce e la invito: “Vieni a prendertelo se lo vuoi”. Silvia si inginocchia davanti a me e le sue dita avvolgono con cura la mia asta. La inclina verso la sua bocca e schiude le labbra per avvolgere la cappella. Succhia il bramato frutto come fosse una pesca succulenta. Quindi scende lungo il palo fino a metà della sua lunghezza e risale alzando lo sguardo a me. Quando torna giù, si ingozza con tre quarti della verga: si ferma un momento, inspira, e poi se la infila tutta in gola, rantolando e sbavando. Dopo un po’ che si gusta tutta intera la mia minchia, il suo corpo diafano inizia a vibrare. Un lamento soffocato si eleva alle mie orecchie e l’altra sua mano corre alla passera e ci si poggia sopra come per trattenere qualcosa.
Il lamento si trasforma in un urlo straziante e la mano sulla fica comincia a muoversi in senso circolare. Vomita il cazzo e alza la testa verso di me. Con la bocca aperta e la lingua penzolante mi grida contro. D’un tratto i suoi occhi esorbitano e si scuote tutta da capo a piedi.
Quando smette di godere si alza in piedi e mi scavalca. Impugna l’uccello e lo indirizza all’imbocco delle grandi labbra. Piega le ginocchia e sono subito in lei. Percorro questo canale caldo aderendo perfettamente alle sue pareti. Allo stesso modo, lei sente scorrere il mio palo duro e vibrante nelle sue intimità e intanto si china per baciarmi.
“Oh, com’è bello il tuo cazzo! E’ perfetto!”, si complimenta, mentre se lo gusta muovendosi a otto. “Ma è vero che sei un professionista?”, mi chiede, sorprendendomi, mentre io, per risponderle, le afferro le chiappe, gliele schiudo e allungo un dito fino al buco del culo, solleticandoglielo con piccoli colpetti cadenzati. Quando la mia falange le penetra lo sfintere, lei si abbandona su di me e bofonchia: “Sì che lo sei! Oh, sì che lo sei, merda!”. Le lecco il collo fino a raggiungere il lobo dell’orecchio, che prontamente mordicchio, infilando anche la lingua nel canale uditivo roteandola vorticosamente. Le si accappona la pelle e ride di gusto e di piacere. Sento le sue cavita intime rilassarsi e aprirsi maggiormente. Il mio cazzo le trapassa la figa e il mio dito raggiunge luoghi inesplorati.
“Porca puttana!”, impreca. “Non ho mai goduto tanto!”.
“Nemmeno con Michele?”, la provoco.
“No… no… Ma nemmeno con mio fratello!”, ribatte lei. Nonostante l’aspetto per niente appetibile di Andrea, l’immagine del fratello che si scopa la sorella accresce la mia libido e la mia verga aumenta di volume e si allunga ancora. Silvia se ne accorge e mugola. Mi preme una mano contro il petto come se volesse scacciarmi, ma è solo un riflesso incondizionato. Infatti, un attimo dopo mi fa: “Sì, ancora cazzo! Dammene di più, così!”. Si tira indietro e si guarda tra le cosce per capire che dimensioni ha assunto l’oggetto dei suoi desideri. Rimane sbalordita quando vede la minchia che le dilata innaturalmente la passera. Il clitoride eccitato fa capolino e le labbra sono completamente estruse e intrise di umori.
Con un colpo di reni e reggendomi forte sulle gambe mi alzo in piedi portandomi anche il suo peso. Piantandomi bene a terra e con le ginocchia piegate, la tengo per il culo e comincio a fotterla con movimenti sussultori decisi. Il suo corpo sobbalza sul mio ventre e ad ogni affondo lei sbraita e borbotta parole incomprensibili.
Quando l’acido lattico mi scorre nelle membra, mi volto e la lascio cadere sulla poltroncina senza uscire da lei. Continuo a scoparla e, nel frattempo, mi piego sul suo seno e le addento un’areola. Silvia si agita rischiando di espellere il cazzo, ma riesco a controllarla bene.
All’improvviso, avverto un calore crescente allo scroto: non può essere che stia già venendo! Non sento l’orgasmo montare!
Allora mi volto e guardo in giù. Inginocchiato alle mie terga c’è Franco tutto intento a leccarmi il perineo, fino ad arrivare alla mia rosellina dove si sofferma roteando la punta della lingua. Poi torna giù e imbocca entrambi i miei coglioni, succhiandoli voracemente. Così facendo il mio attrezzo cresce ancora di dimensioni, provocando nella troietta una reazione inaspettata: si irrigidisce e subito dopo trema come una foglia.
“Go… do…!”, fa in tempo a singhiozzare, prima che l’orgasmo le esploda in corpo e fuori dal corpo con una cascata di umori che mi imbratta l’asta e cola giù sul pavimento. Con la stessa rapidità la sua schiena si rilassa e ricade sulla poltrona. Ma, neanche un secondo dopo, si stacca nuovamente dalla seduta e la fica spruzza spernacchiando un liquido vischioso. Stavolta le si gonfia anche la gola, come se stesse per rimettere, ma in realtà è la potenza dell’orgasmo che la fa esplodere dappertutto.
Anche adesso sembra ancora rilassata, ma per la terza volta il suo corpo si solleva e detona sonoramente. Urla e si scuote tutta. Sbrodola dalla bocca e dalla fica. La spinta dei muscoli interni è talmente forte che sputa fuori anche il mio cazzo, il quale rimbalza verso l’alto, teso com’è per l’eccitazione. Il contatto con l’aria e lo sbalzo termico mi provoca uno shock e sento lo sperma risalire. Anche perché quel porco di Franco non ha smesso per un momento di lavorarmi lo scroto, stimolando la produzione di seme e la sua fuoriuscita.
Uno schizzo lungo e abbondante si infrange sul corpo vibrante della povera Silvia, ancora travolta dal piacere estremo. Seguono diversi spruzzi di sborra nebulizzata che si spargono dappertutto. Franco sguscia da sotto di me e compare alla mia sinistra. Con scatto felino inghiotte la mia verga e la succhia come se non ci fosse un domani, aspirando dai miei coglioni tutto il succo che contengono. Con un sonoro risucchio si tira indietro e si getta a capofitto sulla pancia di Silvia per leccare lo sperma che lo ho riversato addosso. Solo adesso mi accorgo che l’uomo è vestito: deve aver fatto già la doccia e forse avrà sentito dei gemiti provenire dal mio camerino. Non avrà resistito alla vista dell’amplesso che vi si stava consumando dentro.
“Ottimo dessert!”, chiosa, infatti, il porcone, rialzandosi e leccandosi le labbra. Mi supera ed esce, lasciando me e Silvia a sfogare gli ultimi spasmi di piacere.
“Voglio fare anch’io la professionista… mi insegni?”, mormora la piccola con un filo di voce, tanto che mi sembra quasi di aver avuto un’allucinazione uditiva.
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