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Quella gran troia di Ahmed! (Giò) (3)


di crigio
26.02.2019    |    5.911    |    5 9.1
""Vedi anche tu quello che vedo io?", mi chiede Enrico..."
"Missione compiuta!", dico ad Enrico, avvicinandomi alla porta.
"Sei il diavolo!", mi fa lui, prendendomi per il culo e facendo eco al pelato. Mi asciugo alla bell'e meglio, indosso nuovamente il tanga e torno il sala. Ahmed è ancora a cavallo di Paolo, ma sembra stremato. Le sue gambe tremano, non capisco se per la stanchezza o perché sta provando anche lui un bell'orgasmo anale. Sicuramente è colto da un picco di libidine, perché con la bocca passa da un cazzo all'altro, succhiando e leccando, cercandone sempre di nuovi. Qualcuno deve avergli sborrato in faccia, perché è tutto impiastricciato. O forse è solo la sua saliva che gli è finita in ogni dove.
Il mio amico riccioluto, capita la situazione, se lo fa scendere di dosso, ma un altro stallone è subito pronto ad impalarlo, stavolta da davanti. Il turco non si fa pregare e, una volta ingoiata l'asta nello sfintere, si piega sul maschione e comincia a limonarlo.
"Ehi! Ci siamo divertiti di là, eh?". A parlare è Pino, che mi si è affiancato furtivo.
"Era una questione delicata. Bisognava intervenire", rispondo.
"Certo, certo. La vorrei anch'io una questione delicata come quella...".
"Davvero la vorresti?", gli chiede Faruk, che, in piedi accanto ad Enrico, ha il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.
"Ehi, amico! Ti senti bene?", gli chiede Pino.
"No! Quello stronzo di mio fratello mi sta facendo uscire di testa! Guardatelo: adesso si fa anche inculare da due cazzi contemporaneamente!". Mi giro ed è proprio così. Mentre il turco è chinato sullo stallone supino, un altro da dietro gli si sta avvicinando e sta armegggiando per penetrarlo a sua volta.
"Allora: davvero vorresti una questione delicata?", chiede di nuovo Faruk a Pino.
"Certo!", risponde il biondino.
"Allora andiamo di là, perché qui c'è una grossa questione delicata! Anzi, grossissima!", e si indica tra le gambe.
"Oh... porca... vacca!", singhiozza Pino, fissando l'uccello del turco che, pressato sotto la culotte di lattice, si allunga verso sinistra, stavolta per tutti i suoi trenta centimetri. Faruk gli stringe un braccio e lo trascina via. Prima di entrare nella cameretta fa ad Enrico: "Ci pensi tu qua per un po'?".
"Sì, tranquillo! Va' e rilassati!". Faruk e Pino attraversano l'uscio e il turco fa per chiudere la porta, ma non si accorge che il mio boy ci ha messo lo zampino: con una mano la blocca e la lascia un po' schiusa in modo che possiamo guardare dentro.
"Ma dove sono Enzo e Seby?", chiedo ad Enrico.
"C'è stato un altro problema e sono dovuti intervenire. Sono nell'altra camera, là dove c'è Tony. Ho chiesto a lui di dare un'occhiata mentre tu eri impegnato".
"Beh, dall'espressione di Tony direi che se la stanno cavando bene". Perciò, mi rifaccio gli occhi guardando un po' nella cameretta e un po' nella sala. Qui Ahmed è preso da due cazzi su per il culo che lo stantuffano alternatamente, da altri due stretti nei palmi delle mani, che sta masturbando con dedizione flemmatica, e da tutti quelli che gli passano per la bocca. Quando non ne ha davanti alla faccia si gira a succhiare quello di sinistra o quello di destra.
D'un tratto ha un mancamento. Si volta indietro a guardare lo stallone alle sue spalle e il suo viso ha un'espressione quasi preoccupata. Poi fissa noi e con il mento ci indica il suo corpo. Gli sta succedendo qualcosa che non si aspettava. Un brivido lo scuote tutto: lascia andare i cazzi che ha in mano e si appende al collo dello stallone dietro di lui. Schiude la bocca ed emette un lamento. Inarca la schiena in modo quasi innaturale e nella bocca aperta gli infilano un uccello. Lui si divincola e lo sputa, ma lo stallone lo strattona per i capelli e lo costringe ad ingoiarlo e a succhiarlo. Allora Ahmed si rassegna e obbedisce, ma questo non fa che aumentare la reazione del suo corpo.
"Vedi anche tu quello che vedo io?", mi chiede Enrico.
"Direi di sì", rispondo. Il turco sta avendo, finalmente, un orgasmo anale. E non solo anale, visto che quando gli hanno dato una minchia da succhiare il suo piacere è cresciuto. Il godimento lo attraversa anche tramite le fauci e la gola. Con la bocca piena non riesce a voltarsi, ma ci cerca ancora con la coda dell'occhio. Di colpo gli si gonfia il gozzo: deve essergli partito un altro spasmo dallo stomaco. Sbava insozzandosi il muso e il mento. Gli occhi gli si riempiono di lacrime e una scivola giù lungo la guancia. Poi, lo coglie una convulsione: dapprima sussulta e si irrigidisce, esorbitando le pupille, poi inizia a tremare da capo a piedi facendo sbarellare anche lo stallone che lo fotte da dietro e che protesta. Quello sotto, che vede tutto, sembra preoccupato e comincia a schiaffeggiargli il petto, ma non si rende conto che, stuzzicandogli i capezzoli, non fa che alimentare il fuoco che gli arde dentro.
Tra le chiappe si vede un luccicore: sta emettendo umori che vengono tirati fuori dallo stantuffo del cazzo, a sua volta lucido di liquido vischioso. Sputata la verga che stava succhiando, il turco si volta di nuovo verso di noi, ma stavolta ha un'aria soddisfatta e ha ripreso il controllo del suo corpo. Una volta provato il piacere estremo conosce completamente se stesso e può spingersi oltre ogni limite. E infatti, rimanendo appeso al collo del maschio alle sue spalle, comincia a muoversi e a scoparsi entrambe le minchie. Quando qualcuno gliene dà una da succhiare non si tira più indietro, anzi la ingoia interamente e la succhia come se non ci fosse un domani. Poi, riagguanta quella ai suoi lati e le mena di brutto e, quando sente che stanno per esplodere, spalanca la bocca e riceve fino all'ultima goccia tra le fauci, leccandosi le labbra di gran gusto.
Quindi, volge il collo indietro ed esorta lo stallone a fotterlo. Raggiunge le sue labbra e lo limona. Si struscia contro il suo corpo e lo porta all'orgasmo come una troia navigata. Mentre si scarica, il tipo affonda la faccia nel suo collo e lo lecca e lo bacia, ansimando e rantolando. Svuotatosi, si sfila e cede il posto ad un altro, che Ahmed accoglie con desiderio.
Mi distrae un urlo proviente dalla cameretta. Mi volto e Faruk sta addentando e masticando una tettina di Pino. Il turco è alto quasi il doppio del biondino, per cui lo sta praticamente sollevando da terra e si sta pascendo dal suo seno come un lattante. Le sue guance si incavano per poi rilassarsi e mostrare gli incisivi stretti attorno all'areola. La troietta si abbandona tra le braccia dello stallone e il suo capo è riverso indietro e il suo volto è in estasi.
Adesso lo regge una sola mano, tanto è leggero, mentre l'altra scivola in basso tra le sue chiappette pallide, scosta il filo del tanga e cerca il buchetto rosa. Un dito lo trova e ci si infila dentro, strappando un altro lamento a Pino. Poi, d'un tratto, Faruk libera il corpo del biondino che stramazza al suolo con un tonfo. La sua faccia finisce davanti al pacco gonfio dello stallone. Le mani si infilano nel latex, lo dilatano e tirano giù, liberando la bestia. Il viso di Pino si accende. I suoi occhi brillano.
"Non me lo ricordavo così... grande!", sussurra basito. Un attimo di terrore colora il suo sguardo, poi si lecca le labbra e impugna l'asta con entrambe le sue manine. Anche così facendo un buon terzo rimane fuori. Se ne occupa la bocca che comunque più di tanto non riesce a fare, visto lo spessore dell'asta. Già solo il glande gli fa gonfiare le guance e quando prova a spingerselo in gola, si soffoca e tossisce.
Compresa l'antifona, Faruk si rassegna: tira su la troietta e la spinge sul divano. La ribalta e si tuffa tra le sue chiappette iniziando a lavorargli la rosellina con la lingua e con la bocca. "Questa sembra più aperta", commenta analizzando la mucosa raggrinzita, che deve essere stata sfruttata abbastanza in passato. Quindi si alza e si sputa sull'uccello. Lo lubrifica e lo accosta al buco di Pino. Spinge e la cappella sparisce immediatamente. "Visto! Che ti dicevo?".
La troietta, però, spalanca occhi e bocca in un'espressione di dolore misto a piacere. Un cazzo di quelle proporzioni, per quanti tu ne abbia presi, non può certo lasciarti indifferente. Faruk, però, non si lascia intimorire e prosegue la sua corsa verso la profondità delle viscere del biondino. Pino, sentendo che la sua mucosa cede facilmente, si rilassa e si lascia attraversare dal mostro di carne. Giunto a metà incontra un ostacolo: il biondino comincia a diventare più stretto. Il suo intestino, a quella altezza, non è abituato a questi calibri.
"Rilassati", gli sussurra il turco, chinandosi sul suo petto e leccandogli delicatamente una tettina. Pino sembra sciogliersi e la minchia continua la corsa, lentamente.
"Oddio! Erano secoli che nessuno arrivava fin là!", geme la troia. "Me lo sento fino in gola!", aggiunge, e ne manca ancora un quarto. Fa una certa impressione vedere una verga come quella dentro un culetto piccolo e pallido. Per terminare il percorso, Faruk decide di usare tutto il suo fascino e si piega sulle labbra del biondino e lo bacia appassionatamente. La troia diventa un tutt'uno col divano e il ventre dello stallone si adagia sulle chiappette diafane del mio amichetto. Le sue gambe si intrecciano dietro la schiena del turco e lo trattengono a sé. Lui si muove piano, ma ad ogni breve affondo il corpicino della troia trema come una foglia sferzata dal vento.
"Se godi poi sarà più facile", gli suggerisce Faruk.
"Ok", annuisce Pino e si abbandona al piacere. Il turco si tira su e, reggendo il biondino per le caviglie, inizia un lento e corto andirivieni. Nonostante il movimento flemmatico il piacere estremo di Pino non si lascia attendere. Si porta una mano sulla rosellina e se la sfrega. Digrigna i denti, geme e si irrigidisce. Dal culo fiottano goccioline di umori che si spargono per ogni dove.
"Oh, brava puttanella! Ora sì che ci divertiamo!", mormora il turco, che passando le braccia sotto il corpo di Pino, lo solleva e se lo carica addosso. La troietta finisce letteralmente impalata sullo stallone il quale, in piedi, molleggia sulle gambe e scopa il biondino. Pino si aggrappa al collo dello stallone come una scimmietta e intanto l'obelisco di Faruk sale e scende quasi per intero nel suo sfintere, scivolandoci dentro con facilità, grazie agli umori che l'orgasmo ha prodotto in abbondanza.
Il turco molla la presa: Pino si regge da solo abbarbicato a lui. Lo stallone si limita - se così si può dire - a dare dei colpi secchi di bacino che ogni volta impalano la puttanella spezzandole il fiato. Un affondo più forte degli altri fa scivolare Pino che finisce sul divano, privo del cazzone. Si dondola a destra e sinistra cercando di smorzare i dolori allo sfintere, ma non ne ha il tempo perché lo stallone lo fa girare a pecorina e, saltando sul divano, lo incapretta di brutto. La troietta vomita bava e le pupille esorbitano. Uno spasmo lo spinge indietro e il palo gli finisce tutto in corpo. Sopraggiunge una convulsione che gli fa muovere nervosamente il culo avanti e indietro, così scopandosi e alimentando il nuovo orgasmo.
"Godo... go... do... go... do... an... co... ra...", singhiozza il poveretto. Si infila una mano sotto la pancia, raggiunge la rosellina spanata e se la strofina forte. Gli umori schizzano dappertutto e gode sempre più. Solitamente, dopo il primo spasmo che ti fa dilatare oltremisura, la convulsione che segue ti fa stringere i muscoli interni intorno al cazzo. Ma con una minchia di quella portata i muscoli sono fiaccati e non riescono a concludere il loro lavoro, per cui il piacere diventa interminabile. L'ho provato anch'io, proprio con Faruk, e si potrebbe anche impazzire per un godimento di tal sorta.
Per fortuna il turco è attento a queste cose, soprattuto con gli amici. Perciò estrae l'uccello dal corpicino della troia e la fa inginocchiare a terra. Gli prende le mani e gliela fa stringere intorno all'asta. Si fa masturbare e succhiare per quando possibile, mentre lui si strizza i capezzoli, finché un lungo ed infinito schizzo non spruzza in alto e ricade perfettamente dentro le fauci spalancate della puttanella, in ansiosa attesa di tutto quel nettare.
Lo stallone si fa ripulire l'asta per bene e poi si china a baciare Pino. "Bravo. Grazie! Adesso va meglio".
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