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Gay & Bisex

Happy birthday, Mr President (Part 1)


di crigio
30.01.2022    |    4.994    |    3 9.3
"Lui che si gode lo spettacolo da una poltrona, senza poter intervenire..."
“Ama, me che cazzo gli hai fatto a quei due?”. Sono appena rientrato a casa dopo l’incontro con il presidente e Ramon, che Enrico mi chiama per informarsi.
“Perché? Che è successo?”, chiedo, spaventato dall’uscita del mio boy.
“Mi ha chiamato Edo dicendo che devi essere la sua troia per sempre e che guai se ti do a qualcun altro! Gli hai fatto perdere la testa!”.
“Ah… Io ho solo fatto il mio lavoro…”.
“Mi sa che stavolta lo hai fatto proprio bene! Non è uno che si accontenta facilmente. E mi diceva che anche il suo amico era in estasi per te”.
“Meglio così, no?”.
“Mica tanto! Adesso devo fargli capire che non può avere l’esclusiva su di te! Se devo mandarti da un altro cliente che ti ha richiesto prima, lui non può avere sempre e comunque la precedenza!”.
“E come farai? Non puoi mica litigarci?”.
“Pensavo di proporgli degli appuntamenti programmati, magari uno a settimana, in modo da soddisfarlo costantemente. Che dici?”.
“Sì, si può fare!”. Concordiamo sulla soluzione e poi mi saluta e mi dice che stanotte ha un cliente e che farà tardi. Io mi faccio una doccia e mi metto a letto.
L’indomani mi sento tutto rotto, ma devo comunque andare al lavoro. Quando rientro, Enrico mi dice che ha già chiarito con Edo e che, anzi, la prossima settimana sarà il suo compleanno e, per l’occasione, vuole organizzargli qualcosa.
“Hai già un’idea in mente?”, gli chiedo.
“Ovviamente sì!”, mi risponde, sfacciato. “Pensavo ad una nottatina in una sauna con tre stalloni miei colleghi. Lui che si gode lo spettacolo da una poltrona, senza poter intervenire. Se non ho capito male, guardare gli piace molto, giusto?”.
“Sì sì, eccome!”.
“Bene! Allora faremo così! Alla fine, chiaramente, potrà scoparti anche lui, ma non sarà un problema, vero?”, mi chiede con impertinenza.
“Certo che no!”, gli rispondo allora io, sfrontato. “Ma questi tre amici tuoi li conosco già?”.
“No. Ci faccio delle serate da poco tempo. Saranno una bella sorpresa, fidati!”.
“Ah, io mi fido! Eccome se mi fido!”, e gli schiocco un bacio sulle labbra.
“Ah! Ci sarò anch’io stavolta. Devo accogliere i miei colleghi e controllare che nella stanza non entri nessun altro. Sai, per la privacy del presidente”.
“Ok”.
Trascorrono i giorni tra un impegno e l’altro e tra un’orgia e l’altra. Poi, il giorno fatidico arriva e mi tocca prepararmi. Enrico mi istruisce su cosa fare: prima dell’ingresso degli stalloni ci sarà una introduzione da parte mia durante la quale farò dell’autoerotismo per eccitare il presidente. Quindi entreranno i ragazzi e lì saranno loro a guidarmi. Mi dice di indossare un jockstrap sotto e poi un jeans e una t-shirt, giusto per arrivare sul posto.
Si fa presto l’ora e ci dirigiamo verso la sauna. Enrico conosce tutti e saluta a destra e a manca, scambiando sguardi d’intesa e sorrisetti. Qualcuno mi squadra con sufficienza: forse sanno già che cosa mi aspetta e provano invidia? Chissà!
“Il tuo cliente è arrivato un paio di minuti fa”, dice il cassiere al mio boy.
“Bene”, risponde Enrico. Poi, rivolto a me: “Va’ a spogliarti ed entra. Corri!”. Io scappo verso i camerini, deposito i vestiti nell’armadietto e mi precipito all’ingresso della stanza. Lì c’è il gigantone che mi annuncia a Edo.
“Buongiorno, sig. presidente. Mi perdoni per l’attesa. Ecco la sua puttana!”. Enrico scosta la tenda e mi fa entrare. Edo è seduto in penombra su una poltroncina posta poco distante dai piedi di un lettone extralarge, rivestito con il minimo indispensabile. È completamente nudo e il cazzo è adagiato su una coscia.
“Buongiorno, bella troia! Ci rivediamo?”, mi fa con voce stentorea.
“Happy birthday, Mr. President!”, lo saluto io, con tono sensuale.
“Grazie, tesoro! Che regalo mi hai portato?”, mi chiede lui. E allora mi avvicino al letto e mi inginocchio sopra, cominciando ad accarezzarmi dappertutto. Mi sporgo in avanti con fare provocatorio e mi infilo una mano tra le cosce mentre con l’altra mi massaggio il petto. Risalgo sul viso e mi metto due dita in bocca, succhiandole dapprima lentamente e poi incavando le guance e mugolando. Con le falangi umide vado a solleticarmi un capezzolo: abbasso lo sguardo per scrutarlo e poi lo sollevo di scatto verso il presidente, ammiccando e leccandomi le labbra.
Dalle cosce la mano passa dietro e si infila nel solco: mi solletico la rosellina e mi strappo un gemito di piacere. Poi me la porto alla bocca per bagnarmi le dita e quindi di nuovo tra le chiappe. Mi premo il dito medio contro la mucosa e lo lascio entrare: mi scappa un sospiro e vedo una prima reazione nel presidente, che si sistema sulla poltrona e si schiarisce la gola. Il suo uccello comincia a spostarsi in su lungo la coscia, per poi staccarsi e impennarsi leggermente. Mi sfugge un sorrisetto di soddisfazione e allora creo nuovi stimoli.
Mi metto di tre quarti, in modo che Edo possa vedere le mie dita entrarmi in culo e quelle dell’altra mano giocare con la mia bocca e col petto. Quindi, torno a inumidirle e le riporto nel solco. Il medio mi scivola in corpo con facilità e comincia a farmi un ditalino lento, sospirando e contorcendomi. Con l’altra mano mi accarezzo le labbra, il collo, le areole. Arrivo giù tra le cosce: mi sporgo ancora in avanti e cado sul letto rimanendo col culo per aria. Il medio della seconda mano si unisce al primo e insieme giocano con la mia rosellina. Entrano ed escono alternatamente, come due minicazzi che mi fanno una doppia penetrazione. I miei lamenti aumentano di intensità, per esplodere in un urletto quando decido di usare le falangi come dei piccoli arpioni e dilatarmi il buco.
“Orca vacca!”, esclama il presidente. Mi volto verso di lui e adesso il suo cazzone svetta orgoglioso tra le sue cosce. Il suo respiro si è fatto più pesante e i suoi occhi sono spalancati per non perdersi nulla dello spettacolino che gli sto offrendo.
“Se lo ricordava così, signor presidente?”, gli chiedo lascivo.
“Cominciavo a dimenticarlo. Avevo proprio bisogno di una rinfrescatina alla memoria”, risponde, e si china in avanti per scrutare meglio il mio canale. Allora, io lo sottraggo alla sua vista girandomi di fronte a lui. All’inizio sembra deluso, ma quando comincio a insalivarmi ben bene le dita di entrambe le mani si incuriosisce. Si tira su e si appoggia allo schienale della poltrona. Io mi porto le mani ai capezzoli e inizio a fare dei movimenti circolari sulle areole. La stimolazione mi fa andare in orbita: inarco la schiena, reclino indietro il capo ed esorbito le pupille. Torno ad infilarmi una mano in bocca tirandola fuori fradicia di bava e la riporto al seno. Faccio lo stesso con l’altra e continuo a giocare con la mia saliva e il mio petto. Poi comincio a titillarmi le punte con le unghie, lasciate appositamente un po’ lunghe per intensificare l’effetto.
E infatti, dei chiari gemiti escono dalla mia gola e mi sto infoiando di brutto. Quando mi infilo la mano in bocca, mi strozzo e tossisco, ma senza problemi continuo a massaggiarmi il petto e a pizzicarlo. I gemiti diventano dei veri e propri lamenti e il mio corpo è percorso da brividi. Mi dimeno e faccio la troia fissando il presidente, il quale cerca di smorzare l’eccitazione passandosi una mano sul volto. Si asciuga la bava dagli angoli della bocca e poi sgrana di nuovo gli occhi per godersi lo spettacolo.
“Sono tutta bagnata, signor presidente”, gli sussurro.
“Lo vedo, cazzo! Ah, se sei troia…!”, mi apostrofa lui, sopraffatto dalla libido.
D’improvviso, qualcosa richiama la mia attenzione all’ingresso della stanza. Con la coda dell’occhio vedo Enrico che mi fa capire che gli stalloni sono arrivati e pronti ad entrare. Io annuisco lentamente e sibilo verso Edo: “Signor presidente, è pronto per il vero spettacolo?”.
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