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Lui & Lei

Incipit pt.2


di tongue81
28.02.2023    |    1.037    |    0 8.7
"Posso dire a un perfetto estraneo "spaccami il culo?" Deve essermi sfuggito, perché mentre la sua cappella mi dilata risponde "Con..."
La seguo. Non mi interessa che le valigie siano ancora nel portabagagli.
La inseguo, la bracco, voglio che senta il mio fiato sul collo e la mia erezione tra le natiche.
Le lascio tre passi di vantaggio, una distanza spazio-temporale sufficiente per poterla azzannare una volta chiusi nella piccola cabina dell'ascensore.
Sculetta, scuote il sedere in modo armonico, quasi ipnotico.
Se non fosse per gli altri condomini, mi verrebbe lo sfizio di incularla bloccata tra le porte dell'ascensore, con il seno finalmente nudo ed esposto alla vista di chiunque si trovasse a passare.
Se inspiro di nuovo il suo profumo a piene narici, rischio di farlo per davvero, tanto l'ho capito che lei è come me, una persona normale, quasi banale che si lascia travolgere dai sensi quando trova l'occasione giusta.
Siamo nella cabina, stretti l'uno all'altro, in attesa che si avviino le danze: si chiude la porta esterna e le mordo il collo come se ci fosse un capezzolo invisibile da stuzzicare, mentre la mano destra sbottona il suo giubbino.
Si chiudono le porte interne, lei mi afferra la nuca, io mi fiondo sulle tette insinuando la mano sotto il maglioncino.
Le sussurro all'orecchio una vecchia canzone degli U2: "At the corner of your lips, as the orbit of your hips, eclipse, you elevate my..." e mi arresto in attesa che completi la strofa, in attesa che gli argani e gli ingranaggi inizino il loro lavoro.

… my soul, I‘ve lost all self-control“ lo dico col fiato corto della verità, della fica che pulsa, dei capezzoli che hanno bisogno di essere straziati dalla sua bocca.
Siamo in due dentro di me una che controlla i piani e continua a chiedersi che sta succedendo, l‘altra che è già a carponi pronta a prendere tutto il cazzo che si merita, ed è tanto.
Gli premo le mani sul sedere per sentire tutta la sua durezza sul mio ventre, ma nemmeno me ne rendo conto che me le ha bloccate sopra la testa.
Sfacciato, occhi negli occhi, palpa, stringe e strizza, mi fissa come se volesse rubarmi l’anima e la sua mano piatta finisce fra le mie gambe. Si richiude sul mio sesso in modo possessivo.
“Tu non mi tocchi, altrimenti ti sbatto in ascensore.”
Sono passati appena due piani, glielo devo dire
“Non mi bastano tre piani di cazzo.”
Repentine due dita si infilano nella fica accompagnate da un imbarazzante rumore bagnato.
“Così arrivi almeno alla porta.”
Non posso farci niente, godo nella sua mano senza alcun controllo. Con le dita segue il contorno della mia bocca fino a scivolare dentro e farmi sentire il mio sapore.
Finalmente rilascia i miei polsi, siamo appena al terzo piano.
Si allontana di un passo, lasciandomi libera.
In qualche modo cerco di sistemarmi, mi chino per raccogliere la borsa caduta. È talmente stretta questa cabina che passo a meno di un millimetro dalla sua erezione. Indugio un momento e lo guardo da sotto in su. Il messaggio è chiaro: “Imboccami!” Risalendo passo la lingua sulla sua patta lasciando una chiazza umida di saliva che delinea perfettamente il suo uccello.
Abbiamo appena superato il terzo piano, si sentono voci di mamme che chiamano bambini, un cane abbaia. La normalità bussa alla nostra bolla.
Rialzata mi appoggio alla parete di fronte, forse due spanne fra di noi, due spanne di pura elettricità, una tensione che si taglia col coltello assieme al mio desiderio di essere scopata fino all’ incoscienza

Sentiamo il mondo esterno pronto a violare la nostra intimità ma chi se ne frega.
Vuole succhiarmi il cazzo quanto io voglio che lo faccia e non trovo alcuna motivazione per negarle questo desiderio, tanto sul piano saremo soli.
La reazione alla vista del mio arnese è sorprendente: nonostante la leggera fimosi, lo osserva con lo stupore di una bambina che scarta i regali di Natale prima di inghiottirlo voracemente, prima di farsi riempire la bocca senza la minima esitazione.
Questa reazione mi porta a pensare che davvero dovrei incularla sul pianerottolo senza pensare alle conseguenze, tanto i miei arzilli vicini sono partiti, tanto la sconosciuta di cui non conosco neppure il nome non offrirebbe alcuna resistenza.
Il gioco si è evoluto in modo repentino e ormai non posso più essere identificato come il cacciatore e lei come la preda, siamo due lottatori che cercano solo di guadagnare la propria dose quotidiana di sesso, di orgasmo, di piacere.
Il tempo si è dilatato: i pochi secondi di permanenza nella cabina sembrano interminabili nonostante siano piacevoli ed eccitanti. Scopro il suo seno sollevando il maglioncino e rivelando un reggiseno grigio, comodo ma vezzoso quanto basta anche per situazioni come quella in cui ci troviamo.
Accenna una debole protesta a cui non rispondo, non voglio che sappia che nessun altro possa vederci.
"Succhia e non ti preoccupare" le dico strizzandole forte un capezzolo che svetta fiero davanti ai miei occhi.
Inarco la schiena non appena il freno ci avvisa di essere arrivati a destinazione.
"Fottimi" mi implora rialzandosi e appoggiando una mano alla porta esterna dell'ascensore e brandendo con l'altra il mio arnese inzuppato della sua saliva.
Devo gestire quella richiesta, devo riuscire a non farmi travolgere dal pensiero della sconosciuta che mi cavalca forsennata, che graffia il mio petto mentre la sbatto con tutta la forza che ho in corpo, che raccoglie il rivolo di sperma con le dita colato nel solco delle sue tette.
Siamo sul ballatoio, a pochi passi dalla porta di casa mia, oscenamente scomposti nell'abbigliamento.
La sconosciuta si adagia al cancello chiuso che porta al terrazzo di copertura, infila due dita tra le sue gambe per raccogliere i suoi umori, poi li porge alle mie labbra.
La faccio girare e le schiaccio la testa contro le grate, infilo la mano dentro i pantaloni per iniziare a preparare il suo buchetto a ciò che accadrà non appena avrò trovato le chiavi di casa.

Come ha potuto offrirmi il suo cazzo in ascensore? Come avrei potuto resistere alla tentazione?
L'ascensore si è fermato e sembra una punizione divina. Mi sta frugando il sedere, preannunciando piaceri incommensurabili.
Sfila la mano, lo sento trafficare con la grata, e poi si fruga le tasche frenetico. Finalmente un tintinnio.
"Ricomponiti o ti scopo sul ballatoio!"
Mi scappa da ridere, mi vedo piegata davanti a tutti i condomini mentre lui mi stantuffa di gran carriera, ma è una risata roca e bagnata intrisa dalla voglia di essere posseduta non importa dove.
Mi spinge contro la porta mentre la apre, come a non voler perdere nemmeno un istante di contatto fisico.
Allo scatto della serratura mi trascina in casa tenendomi per i fianchi consapevole che non avrei fatto la minima opposizione. Mi appoggia al muro come un mobile inscatolato, si allontana e mi studia. La sua giacca cade a terra, seguita da camicia, pantaloni e qualsiasi altra cosa abbia addosso. Nudo si accarezza il cazzo duro mostrandosi. Credo di dover ricambiare. Sfilo il maglioncino, i pantaloni, il reggiseno, ma alle mutandine perdo il controllo. Le mie dita si fanno strada sotto al tessuto e scivolano nella fessura bagnata. Ho davvero bisogno di un sollievo immediato, sguazzo nel mio sesso.
Non me ne rendo conto, ma lui è già lì, le sue dita di fianco alle mie a violarmi. Quasi rabbioso mi dice: "Non ce la fai più? Dillo che non ce la fai più dalla voglia di essere scopata!" Non posso rispondere sull'onda dell'orgasmo, e non riesco nemmeno a rispondere mentre mi gira, mi cala gli slip a mezz'asta e divarica le natiche prima di sbattermi il palo nella fica affamata. Mi bacia, mi morde e mi lecca le spalle aggrappato ai miei seni che paiono esplodere dal piacere. I suoi colpi sono lenti, fondi, animaleschi.
"Devi perdere la testa e lasciarti scopare l'anima." Sono in uno stato pietoso, i gomiti appoggiati al muro, la saliva mi cola dalla bocca assieme ai gemiti, tutta la mia attenzione si riduce alla corsa della cappella dentro e fuori dal mio corpo. Non oso muovermi per non perdermi nemmeno un centimetro di piacere.

Stiamo scopando come animali, con un trasporto raro per due sconosciuti, come due amanti di vecchia data che da troppo tempo non ci concedevano a vicenda.
Stiamo scopando a pelle, senza nessuna barriera tra i nostri sessi, godendo ciascuno dei grugniti dell'altro come fossimo una coppia regolare che si fa trascinare dalla passione.
Ho le mani pieni dei suoi seni nudi, le narici violentate dal profumo delicato della sua pelle ma anche da quello pungente della sua vagina.
Se qualcuno potesse vederci, penserebbe che si sta consumando uno strupro senza riuscire a distinguere chi stia facendo violenza all'altro, dato che entrambi cerchiamo di aumentare il proprio piacere a dismisura.
Torno ad infilare il dito nel suo culetto, so che le piace e le piacerà anche quando ci infilerò il pene e magari desidererà sentire il mio caldo nettare riempire il suo anfratto proibito.
"Voglio scoparti la fica, il culo, la bocca e le tette. Voglio scoparti fin quando il tuo corpo e la tua anima non saranno sazi"
Le mie parole sono benzina sul fuoco, geme in modo sempre più profondo, sento i suoi umori colare via sulle sue gambe e sulle mie.
Potrei venire da un momento all'altro, sono troppo infoiato e una donna del genere è una cometa di Halley, non merita di essere trattata come una delle tante troiette che mi ronzano attorno.
Vorrei vedere i suoi occhi affogare nella lussuria e riemergere dal gorgo ancora più bramosi di prima, voglio vedere il suo corpo percorso dalle scosse elettriche del sesso ma non riesco a smettere di stantuffarla contro il muro anche perchè la sua vagina mi risucchia dentro di lei dopo ogni singolo affondo.
Eccolo, il suo orgasmo sta per arrivare: lo preannunciano le contrazioni delle pareti uterine e il suo volto paonazzo di cui vedo riflessa una piccola parte nello specchio.
Eccolo, i muscoli iniziano a cedere, l'acido lattico li rende incapaci di resistere in quella posizione.
Eccolo, il respiro diventa sempre più pesante, le dita si serrano e si stringono per darsi forza, per appigliarsi a qualcosa sapendo che a breve arriverà la tempesta.

Mi porta via la testa, non sono piú qui. Sono un punto luce che esplode nella mia fica, risale la mia spina dorsale e mi fa sbattere la testa indietro come una frustata. Mi scompongo e ricompongo in una frazione di eternità, immemore della mia persona mi lascio andare a questa violenta deriva che risucchia ogni forza e rigenera ogni energia.
Mi tiene forte in questo trip istantaneo, mi tiene per i fianchi mentre cavalco l'onda, mi strazia i seni per non farmi volare via.
Riprendo fiato come se avessi nuotato sott'acqua, e non mi basta ancora.
Non ci sono parole, sappiamo già cosa vogliamo.
Migriamo su un letto. Avido mi beve tuffandosi tra le mie gambe e mi offre la sua asta da succhiare. Mi piace il mio sapore che mi scende in gola, mi piace come spinge per entrare di più, mi piace come mi apre il culo con le dita, come indaga il mio piacere. Sono impaziente, sono avida, voglio sentire come si fa strada, voglio sentire il suo fiato corto sulla nuca mentre il mio ano divora il suo uccello.
A carponi spinge le mie spalle sul letto, sono completamente esposta. La sua saliva che cola tra le natiche mi manda fuori di testa dall'aspettativa. Posso dire a un perfetto estraneo "spaccami il culo?"
Deve essermi sfuggito, perché mentre la sua cappella mi dilata risponde "Con piacere!" e scivola dentro fino ai testicoli.

Sono dentro questo anfratto caldo, tortuoso e stretto ma a suo modo accogliente. La sua richiesta è stata musica per le mie orecchie e per il mio cazzo, che non aspettava altro dopo averla vista sculettare vogliosa nel parcheggio.
Ripenso al primo sguardo scambiato alla stazione e adesso mi ritrovo riverso sulla sua schiena a spaccarle il culo.
È un sogno? Mi risveglierò con il bastone barzotto e con una sensazione di umido nei boxer?
No... È cruda realtà. Inarco la schiena e le afferro le caviglie per aumentare il vigore dei colpi mentre lei parla, geme e gode grazie a me.
La sculaccio, sento la sua carne e la vedo colorarsi di una tonalità vermiglia.
Non sto sognando, sto inculando questa sconosciuta come se fosse la cosa più normale del mondo, i suoi mugolii vengono assorbiti dal mio cuscino, le sue mani stringono violentemente le mie lenzuola riscaldate dal suo corpo.
"Sborrami in faccia" mi implora con la voce flebile di gattina in calore, con la vocina di una bimba che chiede un succulento dolce al genitore.
"Al tempo..." sospiro, consapevole che non manchi molto al momento in cui il suo desiderio sarà soddisfatto, specie se vedessi nuovamente alla tentazione di afferrare il suo seno.
Tentazione irresistibile quest'ultima: difficilmente nella mia vita ho avuto il piacere di ammirare un paio di tette più attraenti di queste.
Quanto potrò resistere? Mi mordo il labbro e cedo alla tentazione, facendola sobbalzare come colpita da una spinta verso l'alto, come se intendesse disarcionarmi.
Non posso vedere il suo volto ma lo immagino trasfigurato da un'estasi blasfema ed immorale: ancora un paio di colpi e lo vedrò, lo inonderò del mio seme e poi...

Lo sento che é al limite, a un passo dal suo personale paradiso e non voglio perdermi nulla. Lo disarciono e mi giro verso di lui. Voglio tutta la sua attenzione, voglio che mi guardi mentre la mia lingua gira attorno al suo glande, deve ricordarsi di questa bocca che cala sul suo cazzo lasciando colare fiotti di saliva, deve sognarselo tutte le notti come le mie mani accompagnano l'asta fino a scomparire del tutto. Siamo occhi negli occhi, i suoi si spalancano un po' di piú al primo schizzo che entra dritto in gola. Succhio tutto fino alla fine senza lasciarne traccia alcuna e cado esausta e soddisfatta di fianco a lui.
Penso al treno, al tepore del mio corpo che non vuole essere rivestito, alla fortuna di due estranei che si incontrano cosí. Ho gli occhi chiusi, rilassata, potrei fare le fusa talmente sto bene.
Lui cala alla mia altezza, mi abbraccia e appoggia le sue labbra fresche sulla mia pelle. Labbra morbide e accoglienti, baci che hanno un che di affettuoso e grato.
Nel silenzio dei nostri respiri mi sfiora un pensiero: sarà possibile replicare?
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