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Lui & Lei

incontri al buio


di amolafi
05.11.2012    |    16.817    |    2 8.9
"Ci ricomponemmo e tornammo a ballare continuando a limonarci di brutto..."
Per quanto potrà sembrare surreale, quello che racconterò è veramente accaduto.
Quel sabato eravamo tutti invitati per l'inaugurazione della nuova casa di Pino, nella quale sarebbe andato ad abitare dopo sposato. Una specie di addio al celibato.
Ordine tassativo: "Non portate ragazze, mogli e affini, Ho invitato una quantità industriale di troie e se portate le vostre finisce il divertimento."
Ero andato a prendere la mia ragazza e mi ero presentato da subito con un'espressione sofferente. Le avevo detto che era dal pomeriggio che avevo vomito e diarrea e stavo malissimo. Mi aveva "convinto" a riportarla a casa ed a tornarmene a casa per mettermi a letto. L'avevo scaricata dopo neanche mezzora fingendo di volere stare ancora con lei ma con l'espressione più sofferente che potevo ed ero partito sparato.
Arrivai che la festa era già cominciata e mi ritrovai subito immerso in un ambiente quasi del tutto buio. Unica luce un piccolo abat jour velato da un foulard che illuminava la zona mangianastri e la scarsa luce di un quarto di luna che entrava dalla porta finestra del balcone che si affacciava sui prati della periferia.
Mi diressi verso il balcone dove era stato allestito il buffet e, mentre sorseggiavo una bibita cercavo di abituare l'occhio all'oscurità. Nello scarso controluce del piccolo abat jour, tra le coppie che ballavano più o meno avvinghiate, vidi una ragazza che ballava da sola e, con movenze quasi da danza classica, agitava le braccia al cielo. pensai che fosse l'unica rimasta libera e che, logica conseguenza, fosse quella destinata al ritardatario, cioè a me.
Andai verso di lei e le misi le braccia intorno alla vita e cominciammo a ballare. Aveva messo la testa sulla mia spalla e continuava a dondolarsi esageratamente come se stesse ancora ballando da sola. Dopo poche parole, giusto per presentarci e sapere che abitava in zona Loreto e non era findanzata perchè le piaceva divertirsi senza avere menate, strinsi un po' la presa per farle smettere il dondolamento che mi stava facendo venire il mal di mare. Cominciai a baciarla sul collo e sull'orecchio e sentii il suo corpo aderire di più al mio. Le misi le mani sulle natiche e la tirai a me facendole sentire il cazzo che, a quel punto, mi era diventato duro e anche lei contribui cominciando un movimento di "struscio" contro di me.
Infilai la mano nella gonna e dentro gli slip e cominciai a palparle le natiche "a pelle" e lei ricambiò infilandole nella mia patta per giocare con il mio fratellino che non vedeva l'ora di scoppiare.
Sempre ballando ci dirigemmo verso il corridoio e ci appoggiammo al muro cominciando a limonarci selvaggiamente. Le alzai la gonna e le sfilai lo slip, era estate e non portava calze, mi abbassai e cominciai a leccargliela mentre lei alzava un po' la gamba per facilitarmi l'operazione. Mi rialzai e mandai giu lei che me lo tirò fuori dalla patta e cominciò un pompino come ne avevo avuti pochi. Lo ingoiava tutto per poi leccare tutta l'asta e ritornare a pompare fino a farselo sparire ancora tutto in gola.
Si appoggiò al muro e, alzandole una gamba glie lo infilai tutto con un colpo secco. La pompai a lungo facendola venire almeno un paio di volte e quando sentii che non riuscivo più a trattenermi le chiesi se potevo venirle dentro. Mi disse che non prendeva la pillola e le piaceva farsi sborrare in bocca. Ingoiò tutto e rimase a lungo accucciata a ciucciarlo succhiando fino all'ultima goccia.
Ci ricomponemmo e tornammo a ballare continuando a limonarci di brutto.
Ero esaltato. Non mi era mai capitato di trovare una ragazza che dopo neanche mezzora che ci conoscevamo, si fa per dire, si faceva fare e mi faceva tutto questo. Comunque prima che finisse la festa pensai bene di fare un altro giro.
Ritornammo nel corridoio e cominciò lei a farmi un pompino. Lo succhiava con avidità e quando si alzò lo volle subito dentro. Mentre la pompavo e avevo afferrato le sue natiche per aiutarmi a dare colpi più forti e profondi, con un dito, andai sull'ano e ve lo infilai.
"Non dirmi che ti piacerebbe avere anche il mio culetto."
Con, finto, tono romantico le risposi:
"Mi piace tutto di te. Voglio averti tutta."
Senza aggiungere altro si girò e si curvò un poco in avanti e, prendendomelo in mano, se lo puntò sul buchino.
Spinsi trattenendola per i fianchi e lo sentii entrare in un buco stretto e caldo. Cominciai il movimento avanti e indietro mentre sentivo le contrazioni dei suoi sfinteri che me lo stringevano e lo rilasciavano come se ci fosse stata una mano a masturbarmi. Nella foga del momento le strizzai le tette fino a farle male e , come sentii che stava raggiungendo l'orgasmo mi lasciai andare e venni anch'io dentro di lei per poi rimanere a lungo avvinghiati in quel modo. Con il fazzoletto mi pulii.
Dopo pochi minuti Pino ci disse che era ora di andarsene per non disturbare troppo i vicini e, dopo avere lasciato qualche minuto per ricomporsi a quanti avevano approfittato del buio e della compagnia, riaccese le luci.
Finalmente potevo vedere Isabella, questo era il suo nome, aveva un corpo bellissimo con una minigonna che le evidenziava le belle gambe e il bel culo, aveva un bel paio di tette ma il viso... Un mostro.
Per dare un paragone mi viene alla mente Donatella Versace, però ancora più brutta. Molto più brutta.
Provai una sensazione di ribrezzo che però seppi contenere quando mi salutò baciandomi in punta di labbra dicendomi un languido:
"Chissà se ci ritroveremo."
Le risposi romanticamente:
"Anche se non ci incontreremo più sarai sempre nei miei ricordi."
A casa, mentre mi spogliavo mi accorsi che avevo il giro patta tutto bianco dei suoi umori che si erano essicati.
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