tradimenti

Giovanna


di amolafi
01.02.2013    |    23.690    |    1 9.6
"Il viso ricordava ancora la sua bellezza di quando ci eravamo lasciati ma, putroppo, il resto erano le forme abbondanti di una donna di sessanta anni con due..."
Giovanna è stata il vero grande amore della mia vita, purtroppo per colpa di una mia cazzata (vedere il racconto "L'influenza") era andato tutto in malora ma non l'ho mai dimenticata.
La scorsa settimana cercando su Facebook vecchie amicizie, ex colleghi di lavoro ed anche ex amori, avevo digitato il suo nome e sul monitor si era aperta un'immagine che mi aveva sconvolto. Come presentazione c'era una fotografia che le avevo scattato io quando eravamo insieme, nella quale si vedeva il suo bellissimo volto che tanto avevo amato. Sono rimasto qualche minuto a fissarla mentre mi passavano nella mente tanti ricordi e tanti rimpianti, poi le ho scritto quattro parole:
"Ti ricordi di me?"
Dopo un paio di giorni era arrivata la sua risposta:
"Come potrei dimenticarti, sei stato il mio primo uomo e il grande amore della mia vita. Come stai?"
Le avevo risposto dicendole che anch'io la penso sempre e che, dopo quarant'anni, mi sarebbe piaciuto vederla. Prima di sera mi ha risposto che abitava ancora nella casa di sua madre, i suoi figli erano sposati, lei, separata dal marito, viveva da sola e potevo andare a trovarla quando volevo.
Risposi che sarei andato da lei il mattino seguente.
Il mattino seguente, uscita mia moglie, avevo fatto la doccia e, conoscendomi, per evitare che in caso di necessità l'emozione poteva giocarmi brutti scherzi, ero passato in farmacia dal mio amico Vincenzo a prendere il Viagra. Non si sa mai.
Mentre percorrevo i pochi chilometri per andare da lei avevo il cuore che batteva come un tamburo. Arrivato davanti alla sua casa vidi che il cancello e il portoncino erano aperti e pensai di farle la sorpresa di farmi trovare davanti alla porta.
Suonai il campanello e dopo pochi secondi la porta si aprì.
"Sei tu?"
"Si, sono io." Le risposi.
Il viso ricordava ancora la sua bellezza di quando ci eravamo lasciati ma, putroppo, il resto erano le forme abbondanti di una donna di sessanta anni con due tette immense (le aveva grandi anche quando era magra) e tutto il resto in proporzione. Se l'avessi incontrata per strada non l'avrei riconosciuta. Però era lei, Giovanna, e il mio cuore continuava a battere forte.
"Pensi di fermarti sulla porta o vuoi entrare?"
Appena dentro e dopo aver chiuso la porta mi venne vicino e, come faceva sempre lei, prendendomi con dolcezza il bavero della giacca mi aveva dato un bacio sulle guance.
"Dopo tanto tempo ti sei ricordato ancora di me."
Le dissi che non l'avevo mai dimenticata e che, finalmente, avevo avuto il coraggio di cercarla.
La abbracciai e la strinsi forte a me. Anche lei mi abbracciò forte.
Non era più la bella ragazza che conoscevo ma per me era come se il tempo non fosse passato, l'avevo ancora fra le braccia e questo mi faceva felice.
Cercai la sua bocca che rispose subito al mio bacio. Sentii che mi stava diventando duro e glie lo appoggiai per farglielo sentire.
Mi fece togliere il cappotto e la giacca, mi fece accomodare sul divano e si sedette accanto a me. Ci baciammo ancora e, senza parlare, la feci sdraiare e le andai sopra. Era tanta e morbida.
Mentre la baciavo cominciai a palparle le tette e a spogliarla mentre lei mi slacciava la cintura dei pantaloni.
In un attimo ci ritrovammo nudi uno sopra l'altro. Le guardavo il viso che mi ricordava la mia Giovanna e mi accomodai tra le sue cosce mettendoglielo subito dentro e cominciando a muovermi con dolcezza. Le sue reazioni erano sempre quelle che ricordavo e io mi sentivo felice. Mi tirai fuori e scesi a baciarle e leccarle i grossi seni per poi andare giù in mezzo alle cosce. Il suo sapore era quello che ricordavo e che, come le avevo scritto quarant'anni fa, avrei riconosciuto tra mille. La leccai a lungo e poi fu lei a prendermelo in bocca per succhiarlo a lungo.
"Avrai anche sessantacinque anni ma è sempre bello duro come una volta."
Feci finta di niente e le andai sopra ancora mettendoglielo dentro. Era morbida e calda. Facemmo l'amore a lungo e alla fine venimmo insieme come una volta.
Rimasi dentro di lei mentre continuavamo a baciarci.
Si alzò, si infilò una vestaglia e andò in cucina a preparare un caffè mentre io mi ero coperto il cazzo mezzo ammosciato con un cuscino. Quando tornò si sedette ancora accanto a me e da come mi guardava riconobbi lo sguardo innamorato di una volta.
"Certo che me l'hai fatta proprio bella, cosa ti è saltato in mente di provarci con mia madre? Non hai pensato che me lo avrebbe detto? Pensa se ci fosse stata e avesse fatto finta di niente, avrei avuto un marito che mi faceva le corna con mia madre."
Capii che la madre le aveva detto solo una parte di verità, quella che faceva comodo a lei ma che, però, non avrebbe potuto fare altrimenti. Cosa le diceva, che si era fatta scopare dal suo fidanzato?
Le dissi che quella sera avevamo bevuto troppo tutti e due e che mi ero reso conto di quello che avevo fatto solo quando ero uscito per tornare a casa.
Dopo il caffè l'effetto della pillola blu continuò e la abbracciai ancora mentre le andavo sopra e glie lo infilavo un'altra volta. Non riuscivo più a venire nonostante ci dessi dentro con colpi forti e profondi, la feci girare e le puntai il culo e, con mia sorpresa mi lasciò fare. La pompai a lungo stropicciando quel grosso culone che mi ballava davanti a ogni colpo fino a quando riuscii a venire un'altra volta mentre lei era già venuta almeno un altro paio di volte.
Prima di andarmene mi disse che potevo tornare ogni volta che volevo, anche in piena notte, Potevo stare con mia moglie e la mia famiglia senza che lei mi avesse rotto le scatole, purchè ogni tanto mi potesse avere tutto per lei.
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