tradimenti

pinuccia


di amolafi
03.08.2012    |    27.194    |    4 9.1
""Ciccio, credi che non sappia che appena senti odore di trifola ti lanci come un cane da tartufo? Oltretutto è ancora una bella donna..."
Quando Angela, una cara amica di gioventù, si ammalò gravemente, tutti i giorni l'andavo a trovare per farle compagnia e mi fermavo da lei anche per due o tre ore.
Un giorno, entrando, vidi che non era sola.
"Se non vi conoscete vi presento. Lui è Paolo, uno dei miei migliori amici e lei è Pinuccia, una mia coinquilina e anche amica."
Come al solito si parlava un po' di tutto. Politica, gossip, sport, cinema... tutto per fare passare un po' il tempo e non farla pensare alla sua malattia.
Da quel giorno, capitò sempre più spesso di trovare Pinuccia anzi, tutti i giorni ci trovavamo insieme a fare compagnia ad Angela. Una mattina, appena entrato in casa, Angela mi disse:
"Scommettiamo che fra meno di tre minuti arriva la Pinuccia? Da quando vi siete conosciuti non fai in tempo ad arrivare che piomba come un falco. Secondo me se ci provio te la dà. E' vedova da più di dieci anni e ha una fame che non ci vede più. E poi mi ha detto che sei simpatico e che le piaci."
"Sai che sono una persona seria, sono sposato." dissi mentendo. E lei rispose.
"Ciccio, credi che non sappia che appena senti odore di trifola ti lanci come un cane da tartufo? Oltretutto è ancora una bella donna. Io te l'ho detto, adesso vedi tu..."
Non fece in tempo a finire di parlare che, dopo lo squillo di campanello, entrò Pinuccia.
"Ma tu sei sempre qui." mi disse.
Facendo l'occhiolino ad Angela risposi;
"Dove ci sono belle donne Paolo cerca sempre di non mancare."
Anche quel giorno parlammo, come al solito, un po' di tutto però si sentiva che nell'aria c'era qualcosa di diverso dal solito. Quando il discorso cadde sulla letteratura e sui libri Angela mi fece un assist;
"Ma tu che hai una sacco di libri che non sai più dove metterli, perchè non ne porti qualcuno a Pinuccia, lei legge di tutto. Vai a casa ne prendi qualcuno e glie lo porti. Ora andate che voglio riposare."
Uscimmo insieme e le chiesi se non era un problema che le portassi su i libri.
"Non vorrei che vedendo un uomo entrare in casa qualcuno malignasse."
"Non preoccuparti, se vuoi vieni pure. Non devo rendere conto a nessuno."
Dopo un quarto d'ora ero da lei con quattro o cinque libri. Mentre salivo con l'ascensore mi tremavano le gambe. Mi fece accomodare in cucina ma io rimasi in piedi e lei di fronte a me. Posai i libri sul tavolo e le dissi che avevo portato i primi che mi erano capitati a portata di mano ma che, se non erano di suo gradimento, ne avevo altri. Fece finta di sfogliarli ma si capiva che era più tesa di me.
Improvvisamente la presi e la tirai a me quasi con violenza e mi ritrovai le sue braccia al collo e la sua lingua in bocca. Non aspettava altro.
Mentre la baciavo cominciai a spogliarla senza troppi preamboli e lei mi lasciava fare. Quando fu completamente nuda la presi in braccio e mi diressi verso l'anticamera cercando la camera da letto.
La posai sul letto e, in piedi davanti a lei cominciai a spogliarmi, Per primi tolsi i pantaloni e le mutande, le presi la testa e glie lo feci prendere in bocca mentre mi levavo la maglia.
Glie lo lasciai ciucciare per un bel po' mentre le palpavo le tette, piccole ma belle sode, volutamente non la toccavo in mezzo alle gambe anche se lei si agitava e faceva di tutto per mettemela a portata di mano o di bocca. La feci mettere supina sul letto e le aprii bene le gambe quasi a spaccata, mi inginocchiai tra le sue cosce e cominciai a leccarla partendo dal clitoride che era gonfio e duro dall'eccitazione. Quando le infilai la lingua nel buco ebbe un sussulto e mi prese la testa con le mani spingendosela contro. Continuando a leccarla mi girai e andai sopra di lei mettendoglielo in bocca e cominciando a pompare.
Sentii che stavo venendo ma non mi fermai e le riempii la bocca mentre continuavo a leccarla con lunghi colpi che andavano dal clitoride fino al buco che era inondato dei suoi umori. Continuò a ciucciarlo fino a quando venne anche lei.
Mentre riprendevamo fiato le chiesi da quanto tempo non faceva l'amore e mi disse che da quando era mancato suo marito aveva avuto una sola storia e che erano passati sette o otto anni.
Le presi la testa e la rimandai giu a ciucciare fino a quando non fu di nuovo bello duro, poi le aprii le gambe ed entrai in lei. Mancò poco che mi svenisse tra le braccia, per un attimo sembrò perdere conoscenza ma si riprese subito e mi si avvinghiò con gambe e braccia mugolando come un capretto attaccato alla tetta della mamma. Spingevo forte fino a fondo mentre lei continuava a ripetere:
"Dai amore, finalmente sono tua. Dai spaccami. Rompimi."
La presi in parola e, alzandole le gambe per aria, glie lo puntai sul buco del culo e spinsi con forza. Era assatanata e mi invitava, anche li, a spingere forte e a romperla tutta.
Quando venni sembrò quasi delusa che fosse finita.
Andai in bagno e mi lavai, quando uscii per andare a rivestirmi mi bloccò nel corridoio e mi si inginocchiò davanti prendendolo ancora in bocca. Le promisi che sarei tornato dopo cena e riuscii a vestirmi e andarmene.
Ci siamo frequentati per quasi un anno ed ad ogni nostro incontro, due o tre volte la settimana e a volte anche quattro, il trattamento era sempre lo stesso ed anche peggio, ogni volta ne uscivo sfinito. Poi, finalmente, la figlia, sposata, la volle vicina a se e si dovette trasferire a cinquanta chilometri di distanza e per me fu quasi una liberazione.
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