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the final four


di amolafi
08.01.2013    |    11.931    |    2 9.2
"Da quasi quaranta anni sono nello sport e, da qualche anno, sono il Dirigente accompagnatore di un team che gioca (non calcio) a livello nazionale..."
Da quasi quaranta anni sono nello sport e, da qualche anno, sono il Dirigente accompagnatore di un team che gioca (non calcio) a livello nazionale. In occasione di una trasferta a Roma, con la squadra, avevamo trovato alloggio in un alberghetto in un comune dei dintorni. I ragazzi della squadra erano tutti sistemati in camere a due o a tre letti mentre io e l'altro accompagnatore, Gianni, avevamo due camere singole.
Una volta eravamo molto amici ed eravamo sempre insieme ma, da quando andammo a Monza per il Gran Premio e dormimmo insieme in una canadese a due posti non ci frequentavamo se non in occasioni ufficiali.
Era successo che la sera precedente il G.P., con altri ragazzi, avevamo bevuto un po' troppo ed io sfinito, appena in tenda mi ero addormentato subito per svegliarmi nel pieno della notte con Gianni accucciato sopra di me che mi stava ciucciando il cazzo, poi si era messo a pecora e io, mezzo ubriaco e addormentato ma con il cazzo in tiro, lo avevo inculato di brutto. Il giorno seguente, mentre io guardavo la corsa lui non faceva altro che guardare me strusciandosi come un gatto in calore. La cosa mi aveva dato fastidio e, per evitare di sputtanarci, gli avevo chiesto di non frequentarci più.
Ora era con me per seguire la squadra. Aveva proposto di metterci in una camera doppia ma avevo preferito le singole.
Messi a letto, si fa per dire, i ragazzi ci eravamo ritirati nelle nostre camere che, a differenza delle altre che si affacciavano su un corridoio, erano una di fronte all'altra su un mezzanino.
Era quasi la una di notte e io, dopo aver visto un vecchio film con la Fenech che mostrava culo e tette, ero un po' alterato con il cazzo mezzo in tiro dentro gli slip, quando sentii bussare leggermente alla porta. Incuriosito andai ad aprire e mi trovai davanti un troione con dei lunghi capelli neri, tutto truccato inguainato in una minigonna con uno spacco provocante sul fianco.
"Posso entrare?"
"Prego."
Al momento non lo avevo riconosciuto truccato com'era ma ci volle poco per arrivarci.
"Cos'è questa storia?"
"Amore, sono quarant'anni che sogno il tuo cazzo e muoio dalla voglia di sentirti dentro di me."
Rimasi un attimo perplesso pensando alle conseguenze se qualcuno ci avesse visto ma poi pensai che, anche se non era la Fenech una sborratina si poteva fare.
Gli chiesi di non spogliarsi e rimanere vestito per mantenere nella semi oscurità l'illusione e poi mi avvicinai a lui che, nel frattempo, si era seduto sul bordo del letto, mettendogli davanto alla bocca il mio cazzo diventato moscio nelle mutande. Cominciò a baciarlo e a carezzarlo fino a quando diede segni di risveglio, lo tolse dalle mutande e se lo fece sparire in bocca ingoiandolo fino in fondo. Me lo ciucciò e baciò per una buona mezzora prima di sfilarsi le mutandine di pizzo e girarmi il sedere. Aveva un culo niente male, bello tondo e pieno e senza l'ombra di un pelo. Lo puntai contro il buchino e spinsi con decisione.
"Assassino, così mi uccidi!"
Lo pompai prendendolo per i fianchi dandogli colpi forti e a fondo. Il puttanone godeva come un riccio.
Si girò e mi venne sopra dando il ritmo e la profondità alla pompata. Nella semi oscurità (l'unica luce era il televisore rimasto acceso) vedevo il mio cazzo che appariva e spariva in quel bel culo depilato e mi arrapavo ancora di più. Poi lo misi in posizione ginecologica e lo infilai tutto in un colpo. Abbassai lo sguardo e vidi il suo pistolino non più lungo di dieci centimetri e lo presi tra le dita per fargli una sega. Mi lasciò fare e dopo pochi colpi fece un getto di sborra che finì sul suo ventre. Accentuai le spinte e venni anch'io dentro di lui.
Ci ripulimmo e mi sdraiai per dormire pensando che se ne andasse. Si sdraiò vicino a me carezzandomi. E mi addormentai. Come quella volta in tenda mi risvegliai, non so dopo quanto tempo, che chinato su di me me lo stava succhiando di nuovo, lo lasciai fare fingendo di continuare a dormire. Lo sentii venirmi sopra e infilarselo ancora nel culetto e cominciare a pompare su e giù.
Nella poca luce vidi che se lo stava menando e dopo un po' sentii la sua sborra sul mio ventre. Lo presi per i fianchi per evitare che si togliesse e gli diedi il ritmo della pompata fino a quando venni ancora dentro di lui.
Solo allora, dopo avermi lavato con un asciugamano bagnato, si rimise l'accappatoio e tornò nella sua camera.
Il mattino seguente lo rividi a colazione fresco come una rosa nella sua tuta societaria mentre io sembravo uno straccio sbattuto.
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