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Una mamma lo sa


di benves
21.01.2022    |    7.236    |    1 9.0
"Passando per casa tirai fuori quella vezzosa gonnellina e una delle camicette che tanto sapevo incontravano il suo favore ed indossai un paio di scarpe col..."
Fine anno scolastico.
Finalmente.
Il traguardo è ormai ad un tiro di schioppo.
Tra un mese tutto sarà finito. Resta l’ultimo ostacolo.
Uffa, quest’anno pare che hanno pure cambiato le regole. Ma vedi un poco se mi devo stare a preoccupare anche di questo.
E già, come al solito, se non me ne occupo io come al solito non se ne occupa nessuno ed il rischio maggiore è che mio figlio, Franco, ripeta l’anno anche quest’anno.
Già è stato bocciato al terzo anno, davvero vorrei proprio evitare di lasciarlo ancora un anno tra i banchi di scuola.
Tanto ho capito che lui ormai ci sta fin troppo bene alle superiori con tutte quelle sgualdrinelle dei primi anni che gli sbavano dietro.
Non per vantarmi ma Franco è diventato proprio un bel ragazzo, e sa di esserlo.
Perciò sono sicura che quest’anno non ha combinato proprio nulla e nemmeno l’avvicinarsi degli esami lo preoccupa più di tanto.
Ogni volta che provo a sollecitarlo a fargli mettere la testa a posto, perché i docenti suoi non sono contenti per nulla del suo profitto, mi sorride e basta, come se la cosa importasse solo a me.
E’ da tempo ormai che non abbiamo discussioni.
Esattamente da quando è diventato un vero e proprio “figlio di puttana”.
Essendo io la mamma beh, la puttana penserete voi, dovrei essere io, ma non è così.
Mi presento: io mi chiamo Ivana ed ho 43 anni. Sono sposata con Claudio da circa 22 anni.
Lavoro presso un’agenzia immobiliare e quindi sono molto curata sia nel fisico che nel modo di vestirmi e di truccarmi. Sono alta un metro e sessantacinque e ho una terza più che abbondante. Sono una bella donna nel pieno della vita con tutte le variabili significative al posto giusto.
Ho una bella bocca, una fluente chioma ramata perennemente in agitazione, gambe e sedere ancora tonici e un bel davanzale che spesso lascio aperto agli intemperanti apprezzamenti dei maschi e alle velenose occhiate di invidia delle donne.
Per il lavoro che faccio incontro molte persone e sono abituata ai corteggiamenti che quasi quotidianamente ricevo.
Ad essere onesta la cosa mi ha sempre lusingata. Mi soddisfa molto l’idea di muovere i desideri dei maschi, e perché no, anche di qualche donna, ma vivo in una cittadina di provincia in cui le voci corrono e morbosamente tutti sanno tutto di tutti.
Anche per questo, ma in verità anche per un’educazione molto bigotta e borghese ricevuta da bambina, ho appreso e utilizzo tutte le tecniche che le belle donne ben conoscono per declinare, non incoraggiare ed evitare i continui assalti degli uomini che incontro.
La verità è che mi diverto abbastanza anche così e rispetto all’idea di mettere a rischio la mia reputazione, mi sembra già abbastanza.
In fondo sono una donna emancipata anche se la maschera che indosso tutti i giorni è molto più spinta di quello che in realtà io mi sento di essere.
La mia vita sessuale è stata infatti ancorata al talamo nuziale e da esso ho tratto quello che di buono una vita coniugale può dare stimolando spesso mio marito, che invece è un tipo un poco tiepido e sempre concentrato unicamente sul lavoro.
Bene, questa sono io.
Ma cosa volevo raccontare? Ah già, della maturità di Franco.
Ho preso male questa storia che vivo proprio in questi giorni in cui scrivo.
Quasi che sia io a dover sostenere l’esame.
Forse anche perché lui, sostanzialmente, come vi ho già detto, “se ne fotte”.
Oggi, contrariamente al solito, sono ritornata a casa per pranzo intorno alle due.
Franco mi aveva detto che sarebbe ritornato presto da scuola per cominciare a studiare e allora io ho pensato di recitare almeno per una volta il ruolo di mamma premurosa che sta vicino al figlioletto che è impegnato nella prima grande fatica della vita.
Ho comprato un pollo al forno e delle crocchette in rosticceria e poi era mia intenzione preparare un primo e mangiare insieme a lui.
Giunta davanti casa ho parcheggiato fuori perché subito dopo pranzo dovevo ritornare al lavoro.
La musica ad altissimo volume si sentiva anche fuori dal cancello della piccola villetta bifamiliare in cui viviamo
Una volta dentro casa il solito campo di battaglia si è mostrato ai miei occhi.
Alla rinfusa tutto quello che Franco indossava stamattina era sparso per il salone.
Ho iniziato a raccogliere i diversi indumenti e, contemporaneamente, lo chiamo a gran voce senza ricevere risposta.
La musica è assordante .
Penso che è in camera sua, forse starà riposando
Tra una maglietta e un giubbino mi ritrovo tra le mani appallottolato un minuscolo slip bianco con i cuoricini gialli disegnati sotto l’elastico ed a stretto giro un reggiseno piccolo e anch’esso bianco, una seconda ad occhio e croce.
Li guardo per un istante come se non avessi mai visto una mutandina da donna.
Con la bocca aperta sento un calore partire non so da dove e raggiungermi devastante la testa e il viso.
Di là con il mio piccolo ci deve essere di sicuro una ragazzina, concretizzo in un baleno.
E’ così che pensa di studiare questo sciagurato! penso furibonda, ed io che sto a tribolare appresso a lui.
Quando mi arrabbio mi arrabbio
Parto come una locomotiva ed è difficile fermarmi.
Così brandendo l’indumento intimo tra le mani mi fiondo al piano superiore per avere la conferma dei miei sospetti (a mente fredda non so nemmeno io perché l’ho fatto , la situazione era così chiara).
Arrivo vicino alla porta della cameretta percorrendo le scale ed il corridoio al piano superiore, proprio mentre stavo per afferrare la maniglia avverto nitido un mugolio di soddisfazione e di piacere provenire dal suo interno, misto al sordo e monotono rimbombare della musica disco che mi aveva accolta al mio arrivo.
Al pensiero dello spettacolo che potevo scoprire aprendo la porta mi arresto, come se qualcuno una volta appoggiata la mano sulla maniglia avesse tirato il “freno di emergenza della locomotiva”, e resto lì ad origliare.
E’ il suono chiaro, lento e crescente di corpi in corsa verso il piacere quello che scorgo tra il dum dum dum emesso dagli altoparlanti dello stereo a palla.
Il rumore della spalliera del letto contro il muro si confonde con la “musica” quasi seguendone l’andamento. Ad ogni affondo un sospiro sempre più forte.
La corsa è continuata ancora per un bel pezzo e poi all’improvviso ho sentito un gridolino diverso, più acuto, più lungo, quasi nervoso e in contemporanea ho riconosciuto l’allegra risata di Franco.
La corsa era finita ed io ero ancora lì, confusa, sconvolta, con mille emozioni e pensieri che mi inseguivano e poi abbandonavano ancora con la mano poggiata sulla maniglia.
Il cuore sembrava impazzito.
Ho raggiunto le scale e sono fuggita via lasciando il pollo le patate e tutto il resto lì dove erano.
Mentre mi allontanavo da casa in macchina cercavo di razionalizzare.
Sapevo bene che mio figlio pur non avendo alcuna fidanzatina fissa, aveva storie con diverse ragazzine disponibili. Per questo mi ero già anni prima premurata di metterlo in guardia da possibili problemi aids e gravidanze indesiderate compreso, parlandone con lui, e beccandomi il classico “ma come sei antica, so già tutto, non ti preoccupare”.
In sostanza quindi non c’è stata alcuna sorpresa.
Mio figlio è un adulto che ha la sua vita sessuale e una mamma lo sa.
Ma essermi trovata per caso dietro quella porta a sentire mi ha mosso qualcosa dentro.
Non c’è in me solo rabbia per il tradimento ennesimo delle aspirazioni normali di una madre che vuole finalmente un figlio responsabile e diligente nello svolgimento dei suoi doveri di studente, che studia e che si deve prendere un diploma (almeno), c’è stata anche tanta eccitazione che solo ora riesco ad ammettere.
Sì mi sono eccitata come non mi capitava da tempo.
Avevo partecipato a quel rapporto sessuale e celato dietro la rabbia, mi era arrivato su su per le gambe, lungo la schiena un diffuso languore.
L’umido abbondante che avvertivo proprio in mezzo alle gambe lo testimoniava senza possibilità d’errore.
Quanto tempo è che non mi faccio una bella sana chiavata con quel lumacone di mio marito, mi è venuto subito da pensare? Almeno due mesi. Troppi francamente.
Così ho deciso di organizzarmi e meno male che domani è sabato
Stasera comunque quel delinquente di mio figlio mi sente, tanto lo so come finisce.
Appena rientrata a casa noto che il pollo si è trasformato in un mucchietto di pelle ed ossa.
Il ragazzo ha gradito evidentemente. Poi l’amore mette fame.
Lo chiamo e vincendo le sue solite resistenze riesco a schiodarlo da quella maledetta play station . Gli dico di scendere perché dobbiamo parlare.
Lui scende sbuffando e mi guarda proprio mentre metto via i resti del fiero pasto.
Esordisco con la solita ramanzina e lui mi ascolta attento.
Gli racconto tutto il mio esame di maturità e di come mi ero preparata a sostenerlo.
Parto sempre da molto lontano
Lui non proferisce parola ed annuisce, se ne sta sul divano stravaccato con il telefonino tra le mani e invia messaggi a raffica.
Miracolo! Sembra d’accordo.
Ad un certo momento si alza di scatto e dallo zaino tira fuori una carta e me la porge.
“Questa è la lista dei commissari d’esame, se ti vuoi preoccupare del mio esame qualcosa che potresti fare è trovarmi una raccomandazione”.
Poi mi guarda con la sua solita faccia di bronzo e mi spara un sorriso irresistibile.
Io resto con il foglio in mano.
Mi ha colpito questo modo molto pragmatico di affrontare i problemi e gli dico “Va bene facciamo un patto però, io cerco di trovare una raccomandazione ma tu cerca anche di studiare”
Lui mi guarda, mi sorride e mi dice “grazie mami” e riprende a smanettare su quell’affare.
Mentre sistemo la cucina dopo cena ho la lista attaccata sul frigo e cerco di capire come muovermi. Uffa odio le raccomandazioni. Io non ne ho avuto mai bisogno. Non so proprio da dove cominciare.
Ultimate le faccende ho già deciso la strategia.
Ho notato che il Presidente della commissione viene dal liceo di una cittadina vicina alla nostra in cui abita una mia cara amica delle superiori che, se non ricordo male deve essere proprio una docente.
Magari mi può dare un consiglio.
E poi c’è in questi giorni quel vecchio rompicoglioni politico che mi sta tartassando per la casa che deve regalare alla figlia che si sposa, magari anche lui mi può aiutare.
Tiro fuori il telefonino dalla borsa e la mia rubrica e cerco il numero di Clara.
Non ci vediamo da tempo, ma non è un problema.
Dopo i primi trenta minuti spesi nelle solite chiacchiere le illustro il motivo della chiamata e lei troncando quasi la conversazione mi invita a parlarne il giorno dopo al circolo che lei frequenta, così ci vediamo anche e facciamo quattro chiacchiere.
Non posso fare altro che accettare.
All’indirizzo che Clara mi ha dato corrisponde un club abbastanza esclusivo a giudicare dai macchinoni che trovo parcheggiati fuori quando arrivo il giorno dopo in perfetto orario come al solito.
Chiedo alla receptionist se la signora Clara A. era arrivata, e la ragazza in divisa dietro al bancone mi risponde “lei è la signora Ivana F.? La sig. Clara A. si scusa arriverà con un poco di ritardo. Può attendere al bar o fare un giro per il club, come preferisce. Una sola preghiera tenga questo bene in vista” e mi porge un badge VISITATORE
Decido per un tour e la signorina mi affida ad un giovanotto sui trent’anni invitandolo a essere il mio accompagnatore. Si chiama Alfredo.
Mi squadra con discrezione abbastanza interessata, e mi porta a visitare gli impianti, sottolineando ripetutamente che il club ha tutto quello che serve per il tempo libero, il relax e lo sport.
C’è anche un campo di golf, c’è un’area per il fitness, una per il maneggio, una pista per il go-kart ecc. ecc.
“E poi signora i nostri soci sono tutti accuratamente selezionati, si viene ammessi solo se presentati da almeno due soci fondatori e con delle restrizioni”.
Proprio mentre si apprestava a spiegarmi il sistema delle restrizioni il cicalio della piccola trasmittente che portava in vita avvisava che Clara era arrivata e mi aspettava all’area bar.
Alfredo mi accompagna e giunti a destinazione mi saluta
Baci bacini bacetti ci accomodiamo al tavolo lei comincia a parlare dei compagni di scuola
Mentre parla fitto fitto come è suo solito la osservo e constato che è diventata una bella donna anche se, scusate l’immodestia, io credo di essere più fresca, più tonica.
Indossa un jeans lavato e una camiciola lilla aperta su un body bianco che si intravede.
Poi passa a parlare del suo matrimonio finito in separazione e dei due magnifici figli che ora si trovavano uno in Spagna e uno in America in soggiorni studio e termina quella piena di informazioni con un “e io sono qua, ma ora dimmi, cosa posso fare per te?”
Tiro un respiro di sollievo per essere ancora una volta sopravvissuta a tante chiacchiere, spiego il foglio della commissione d’esame di mio figlio e le rappresento la situazione.
Colgo anch’io ovviamente l’occasione per parlare della mia famiglia, del mio unico figlioletto, del mio lavoro ecc ecc.
Le specifico che non so proprio come muovermi e da lei vorrei un consiglio.
Faccio emergere tutta l’ansia che la cosa mi provoca come io mi senta coinvolta in questa vicenda.
“Ho capito tutto” mi dice lei guardandomi negli occhi.
“Non ti preoccupare, allora per prima cosa adesso pranziamo insieme poi ci rilassiamo un poco e studiamo il da farsi”.
Detto questo Clara chiama il cameriere e dice di prenotargli un tavolo nella sala ristorante e una seduta rilassante per due al centro benessere.

Al ristorante il servizio è stato eccellente come pure il menù. Tutto buono, molto buono, compresa una bottiglietta di Greco d’annata veramente squisito.
Il ristorante era abbastanza affollato, soprattutto da uomini soli la qual cosa mi sembrò per un momento alquanto strana. Ma c’erano anche alcune coppie.
Durante il pasto Clara mi ha raccontato di essere anche lei impegnata in commissione d’esame in una scuola. Lei insegna storia e filosofia e praticamente è stata assalita da segnalazioni e raccomandazioni di ogni genere.
“Che ci vuoi fare adesso funziona così” ha liquidato il tutto
“tutti hanno la raccomandazione così si parte dallo stesso punto di partenza”.
Poi siamo passate in veranda per il dolce e il limoncello e mentre stavamo uscendo al cameriere ha chiesto di verificare se era pronta la seduta rilassante che aveva prenotato.
All’ultimo sorso di limoncello a bruciapelo mi ha detto “hai visto come ci guardava quel signore all’angolo destro della sala?”
Io non avevo focalizzato questo particolare ma mi ero sentita osservata, molto osservata.
Clara esplose in una risata gioiosa e coinvolgente e mi disse che la mia era una sensazione giusta. Mi chiese se la cosa mi disturbava e se l’ambiente mi piaceva.
Io annuii sorridendo anche perché l’alcool assunto stava facendo il suo effetto e sentivo la testa veramente molto leggera.
Io non bevo alcoolici se non raramente e quindi forse avevo esagerato bevendo anche quel liquorino dolce dopo la bottiglietta di Greco.
Mi sono sentita tutta riscaldata e leggera.
Intanto seguivo Clara per avviarci verso l’area relax.
Ricordo benissimo solo che lei ad un certo punto mi ha detto di pensare a rilassarmi e di non preoccuparmi di nulla perché avrebbe pensato lei a raccomandare mio figlio.
Era molto amica del Presidente che è stato suo dirigente scolastico e intrattiene con lui ottimi rapporti.
Questo mi rassicurò non poco.
Clara intanto continuava a parlare ed io la seguivo sempre con maggiore difficoltà.
Mi sentivo come in fase pre abbiocco.
Il vino mi fa questo effetto.
Arrivate nello spogliatoio avevo qualche problema con i bottoncini e lei si avvicinò e mi aiutò, sfilandomi la camicetta, sganciandomi il reggiseno e aiutandomi ad abbassare il pantalone, le calze, gli slip.
Mi fece i complimenti sfiorandomi le spalle, i capelli e il sedere.
Avvicinandosi al mio orecchio mentre toglievo le calze mi sussurrò “Sei molto bella, mi piaci molto e mi diede un bacio sull’orecchio, sulla guancia, sulla bocca.”
Questo approccio mi ha colta del tutto impreparata, ero in un ambiente sconosciuto, con troppo alcool in corpo, in equilibrio instabile e mi sentivo eccitata. Nuovamente maledettamente eccitata.
E così ho ceduto a quella bocca e a quelle mani esperte. Ero di nuovo in un lago.
Un cicalino ci avverte che la sala è pronta e mano nella mano entriamo.
Sentivo il mio odore di femmina in calore spandersi ad ogni mio passo intorno a me e mi vergognavo.
Quella sensazione faceva però crescere in me l’eccitazione e Clara contribuiva a peggiorare la situazione quasi divertita dalla mia difficoltà evidente.
“Ma dimmi un po’ quanti maschietti fai contenti con quella ficona che ti ritrovi?” mormorava a bassa voce
“ E’ così che vendi le case? Adesso mi dovrai dire tutto, voglio sapere tutto di te. Lo sai che hai proprio una bella faccia da troia per non parlare poi del culo e delle tette”
Il turpiloquio è una cosa che non mi piace, sulla bocca di una donna poi è per me inconcepibile. Quel linguaggio da camionista arrapato mi feriva, mi stracciava le vesti (che poi non avevo).
Stavo per reagire non una ma tante volte poi, mi sono trattenuta, anche perché pensavo che Clara mi doveva aiutare ed ho cominciato lentamente ad assaporare qualcosa a cui non riuscivo a dare un nome, una sensazione nuova.
Lei vedendomi in quello stato ha smesso di parlare
Mi ha lasciata in preda al tumulto e all’estasi, almeno così mi è sembrato.
Poi mi ha portato per mano fino al lettino ed una volta arrivati mi ha fatto stendere.
Lei si è stesa vicino a me.
La massaggiatrice era una ragazza giovane e carina.
Ha iniziato il suo lavoro sulle mie gambe sui glutei sulle spalle sulle braccia.
L’effetto di quel tocco su di me è stato devastante.
Ogni volta che mi sfiorava faticavo a rimanere rilassata.
Tendevo tutti muscoli automaticamente, fino a che, mentre la signorina mi spalmava l’olio su tutto il corpo, mi sono rilassata completamente tutta, tranne “Lei”, la parte più intima di me.
Non mi era mai capitato prima, sono una donna matura che sa controllarsi, ma ad un certo momento “Lei” è partita da sola, ha cominciato a pulsare autonomamente, ed io le correvo dietro, arrancando in tutti i miei sensi di colpa, con gli occhi chiusi e la mente a folle, perduta
La signorina è passata poi a curare il corpo di Clara ed io ho aperto gli occhi.
Il sorriso di Clara mi ha rassicurata.
“Tutto bene cara, è stato bello ? ti è piaciuto?” – mi ha chiesto Clara -
“Molto” le ho risposto a voce bassa, arrossendo vistosamente e volgendo lo sguardo verso la massaggiatrice .
“Non ti preoccupare, Marta è una professionista e poi ha l’i-pod nelle orecchie e praticamente non sente nulla, possiamo parlare liberamente”
Non mi ero resa conto, la ragazza aveva gli auricolari nelle orecchie e ascoltava evidentemente musica. Ma comunque non le erano sfuggiti i segni della mia eccitazione.
Stavo pacificando con il cuore e soprattutto con “Lei” che aveva finalmente arrestato la sua corsa.
Mentre ero assorta ancora in questi pensieri Clara riprende a parlarmi mugolando di piacere tra una parola e l’altra e strizzandomi l’occhietto sinistro.
“Bello vero Marta mi riconcilia con la vita, con il mondo, con tutto, tranne che con quel pederasta di mio marito, è lei che mi ha fatto scoprire tante cose di me che nemmeno pensavo esistessero, mi ha fatto rinascere, le devo molto” insiste Clara, e così dicendo inaspettatamente si lascia andare ad un orgasmo, chiudendo gli occhi.
La sala massaggi era piena di noi, dei nostri odori. Al mio profumo intenso si era aggiunto quello di Clara che aveva una sfumatura diversa. Si distingueva dal mio e dal profumo dell’olio utilizzato da Marta per il massaggio.
Lo spettacolo che mi ha offerto la mia amica Clara mi ha scaldato, anche perché per i miei falsi pudori non ero riuscita a lasciarmi andare fino in fondo.
Con un cenno Clara ha congedato Marta, facendoci restare sole nella stanza.
Clara allora ha ripreso il gioco in mano, alzandosi dal suo lettino e avvicinandosi al mio mi ha detto “Adesso siamo sole io e te, chiudi gli occhi e fatti fare un massaggio da me, ma soltanto se lo vuoi quanto lo voglio io. Lo so che sei piena come una pentola a pressione e che sei cotta a puntino. Ho voglia di godere di te e di togliere il coperchio. Ma non voglio se tu non lo vuoi altrettanto. Quindi ora, se lo vuoi fare, spalanca le gambe, metti il cuscino sotto il culo e preparati. Te la voglio mangiare tutta quella ficona dolce che hai. Se non ti va non ti devi preoccupare o sentire in colpa con me. Non fa nulla. Ci alziamo e andiamo a fare la doccia. Siamo amiche e resteremo amiche e per tuo figlio. non ti preoccupare ci penso sempre io”.
Poi tacque, aspettando una mia risposta. Con il suo ultimo ragionamento mi aveva tolto ogni scusa, ogni protezione, ogni alibi.
Incredibile ma mi sono sentita, ora sì, davvero nuda. Ho pensato che io, insomma, io non sono lesbica, poi alla mia età . Ma avevo troppa troppa voglia che mi saliva ancora e si impadroniva di me e mi privava di ogni decisione e, come se non bastasse, Lei si era già avviata a massaggiarmi senza che io avessi mosso ancora un muscolo.
Lei era in piedi accanto a me, completamente nuda.
Così con uno scatto deciso ho aperto tutte le mie gambe, le ho spalancate oscenamente, con frenesia ho peso la sua mano e l’ho guidata tra le mie cosce e con l’altra mia mano sono andata alla ricerca della sua fica, come se null’altro al mondo contasse di più, come se lo avessi sempre desiderato.
Quando le dighe rompono gli argini è alluvione, e così è stato almeno per me con Clara.
Le sue dita che mi aprivano e toccavano con la sapienza che solo le donne hanno, la sua lingua mi leccava facendomi tremare e venire tremare e venire.
Davvero non ho contato quante volte sono venuta.
Anzi a dire il vero mi è sembrato un lungo ed interminabile orgasmo.
Bellissimo, Clara è stata con me divina.
Siamo state due ore intere a darci e a prenderci.
Mi sono scoperta, alla mia età veneranda, una urlatrice incredibile.
Ho goduto allo sfinimento, e mi è piaciuto tantissimo.

Ero rilassatissima quando siamo uscite dalla sala relax.
Buffo sarebbe stato il contrario, o no? ;-))
Clara mi ha salutato con un dolcissimo bacio sulla guancia.
Solo quando ero già salita in macchina si è avvicinata e mi ha detto sorridente “torna quando vuoi ho altre piacevoli sorprese per te se ne hai voglia. Per tuo figlio poi, ti chiamo e ti faccio sapere, vedrai che sarà un successo clamoroso”.
Sulla strada di casa pensavo a quello che era successo e sorridendo tra me e me rivedevo come in un film tutto quello che mi era successo.
L’esperienza appena vissuta riuscivo a riconsiderarla solo adesso, che la vedevo da esterna.
E’ stata una bella botta di vita, niente male per la mia età. Ancora non ci credo se ci penso.
La verità è che non ho mai pensato di fare, sì, insomma, di farlo con una donna.
Non rientra nelle mie fantasie, eppure è successo, ed è stato magnifico !!!
Io non sono una tipa trasgressiva.
Non lo sono mai stata, nemmeno quando ero ragazzina.
La trasgressione più grande che ho fatto è stata marinare un giorno la scuola che poi ho trascorso a studiare per preparare quell’infame interrogazione di scienze.
La prima volta che ho fatto l’amore è stato con il mio attuale marito, poi è nato mio figlio e, insomma le mie esperienze in fatto di sessualità sono sempre state ben definite.
Una serie di dubbi mi ha assalito quando un inconfondibile beep mi ha segnalato l’arrivo di posta sul telefonino.
- Sei esplosiva, hai una sessualità profonda e inesplorata, vergognati di avere aspettato tanto tempo prima di scoprirlo tvtb- Clara
Aveva aspettato mezz’ora prima di inviarmi questo messaggio.
Mi aveva dato tempo di elaborare in autonomia.
Poi mi aveva colpita ed affondata.
Mi aveva fatto sbandare e quasi finire fuori strada con quelle poche parole.
Ha dimostrato di leggermi dentro, di essere penetrata nel mio inaccessibile fortino di normalità condito di rassicurante perbenismo.
Io non amo le persone invadenti ma Clara, Clara non la sentivo come una persona estranea. Apparteneva già alla mia vita e non percepivo in lei alcun rischio.
Per questo mi ero lasciata andare tra le sue braccia.
Stringevo il cellulare tra le mani e spaziavo con la mente e la fantasia in una nuova dimensione
Una volta a casa ho abbracciato teneramente mio figlio prendendolo alle spalle mentre lui era naturalmente intento a cazzeggiare alla play station.
L’ho sentito aderire a me come non avveniva da tempo, ho realizzato la distanza che si era creata tra me e lui e perbacco, mi domandavo come era potuto accadere.
Lui era l’altra parte di me. Mi sentivo in colpa mentre Fabio cercava di liberarsi perché non capiva e voleva continuare la sua partita.
“ Ehi ma che ti piglia, sei fuori, ti sei calata una pastiglia?”-
“ Zitto e se non vai subito a studiare e poi ti bocciano agli esami giuro che ti mando in collegio questa volta” gli ho risposto assaporando il calore della sua pelle che era la mia pelle.
Lo sentivo una madre lo sa
Poi l’ho lasciato a continuare la sua guerra virtuale dopo avergli chiesto cosa voleva per cena.
Mio marito era immerso nel nuovo giallo di Grisham, mi chiedevo come per tanti anni sono riuscita a sopportarlo. Quei thriller che divorava uno dietro l’altro ora mi rendevo conto erano il muro che metteva tra me e lui. Ne ero sempre stata follemente gelosa, ma oggi, mi è sembrata addirittura incomprensibile la mia assurda gelosia.
Mi sentivo più tollerante, buffo, la mia trasgressione mi aveva reso più incline ad accettare le manie di quell’uomo che mi stava nel bene e nel male accanto.
Che un poco di trasgressione potesse giovare al nostro rapporto di coppia o almeno a quello che restava?
Lo guardavo e con la mente gli ho raccontato tutto. Gli ho detto della straripante felicità che una donna che si era riuscita ad infilare nella mia mente prima e tra le mie gambe poi, che mi aveva donato la sua anima e di tutto quanto il resto.
Non ho trascurato alcun particolare. Ed è stato come riviverlo.
Ho chiuso gli occhi e ho sentito le mani di Clara, la sua voce, ed un brivido profondo mi ha percorso. Una sensazione fantastica che mi ha messo in circolo un mix di eccitazione e un senso di vuoto che mi ha costretto a...ebbene sì, sono andata nel bagno mi sono seduta sul bordo della vasca, ho abbassato il pantalone, poi le calze e lo slip, ed ho affondato le dita, come non facevo da anni, nella mia liquida femminilità, mentre con insistenza e con rudezza mi tormentavo i capezzoli.
Me li sono leccati e stritolati, carezzati e sfiorati. Ho soffiato per raffreddarli e poi ho ricominciato come aveva fatto Clara con me.
Davo dare alla mia pratica solitaria nuove cadenze, nuovo ritmo.
Controllavo la soglia dell’orgasmo montante, buttandolo indietro ogni volta che si avvicinava. Proprio come Clara aveva fatto con me, portandomi sulla soglia del baratro e facendomi camminare sul suo perimetro senza caderci dentro.
Quel nuovo modo di fare l’amore mi faceva letteralmente perdere il senno e il controllo dei miei muscoli, dei miei sensi.
Lungo le gambe scorrevano i segni della mia eccitazione e dalla mia bocca un lungo filo di saliva scendeva a bagnare il mio seno.
Finito il percorso di circumnavigazione, uno degli orgasmi più potenti che ricordo di avere sperimentato mi ha sepolto.
Avevo le mani bagnate e la fica pulsante ed aperta.
Mi sono retta a fatica attaccandomi al lavabo e rimirando la mia immagine sconvolta riflettersi nello specchio. (mod. in out)

Ho dormito tutta la notte senza bisogno di ricorrere ad alcuna goccia di xanax.
Non accadeva da tempo immemorabile.
Sono caduta come in trance mentre sdraiata sul divano lasciavo scorrere le immagini sul video.
E sul divano sono rimasta tutta la notte.
Ho intravisto solo ad un certo momento l’ombra di mio marito che ad un certo punto è sfumata come dietro un sipario con i suoi occhialini da lettura e il suo libro tra le mani.
La notte mi è stata compagna ed amante, mi ha cullato e riconciliato.
Al risveglio ero piena di energia ed una luce nuova illuminava la scena.
Sono andata in camera di mio figlio che ancora dormiva, come faccio di solito.
Ho rassettato le cose sparse, poi mi sono seduta accanto a lui e mi sono appoggiata al suo torso nudo perchè avevo bisogno nuovamente di sentirlo vicino.
Poi gli ho sussurrato nell’orecchio “oggi che fai? Perché non studiamo un poco insieme, così mi rassicuri”
Lui non mi ha risposto nemmeno, ha messo la testa sotto il cuscino ed ha continuato a dormire.
Stavo esagerando con il rischio di innescare una reazione sfavorevole. Ma era più forte di me. Mi metteva in agitazione il bisogno di partecipare in qualche modo a quella che era la prima vera sfida che mio figlio viveva.
Mi ha fatto sorridere l’immagine di mio marito che era già alle prese con il suo libro.
Aveva distratto lo sguardo da quelle pagine solo per un saluto e poi timoroso quasi di una qualche mia reazione aveva ripreso la lettura.
Ma la cosa ora, invece che farmi imbestialire come al solito, mi faceva semplicemente sorridere.
Il suo interesse verso i libri che mi aveva anche affascinato all’inizio della nostra relazione, ora lo trovavo morboso, inspiegabile.
Non voleva sapere altro e null’altro avrebbe saputo. E forse era quello che a livello inconscio voleva. Lui è un isolano.
A questa definizione ci sono arrivata quasi subito.
Se vai sulla sua isola ti ospita, ti tollera, è anche carino ma è troppo lontano dal continente
Ma sono così anche gli altri uomini, fino a che ti devono conquistare è un discorso poi subito dopo il discorso cambia.
Ehi ma non è che sto diventando lesbica e ninfomane? Ridacchiai dentro di me pensando alla storia con Clara.
Certo che le attenzioni ricevute erano state sublimi, mi ritornavano in mente ed io continuamente ero costretta a respingerle indietro.
Un pensiero volgare quest’ultimo che mai fino a pochi giorni fa ho pensato di poter ospitare dentro di me.
Ho l’abitudine di scaricare la posta elettronica la domenica mattina in modo da avere chiaro il programma di lavoro della settimana seguente.
E mentre ero intenta in questa operazione mi è comparsa dal nulla una e-mail con allegati. Nell’oggetto c’è solo – vedi allegati – e sospettosa mi guardo bene dall’aprirla subito. Ho paura di infettarmi ed a mie spese ho imparato che le e-mail con allegati sono molto sospette.
Ma il testo recitava – Buona visione. Clara –
Il cuore ha ricominciato a correre a mille, il mio corpo ha cominciato ad ardere al fuoco lento e costante di una vergogna diffusa.
Nervosamente ho scaricato gli allegati.
Mi è saltata subito agli occhi una foto in cui Clara mi baciava e mi toccava.
Il servizio che mi è stato inviato è completo. Tutto è stato evidentemente ripreso e dalle riprese sono stati tratti i fotogrammi più significativi. Una ad una ho sfogliato tutte le pose. Guardavo le mie impudiche posizioni e quelle di Clara. Cosa significava?
Per tutta la giornata ho guardato e riguardato quelle pose e il mio imbarazzo cresceva, la mia vergogna anche.
Adesso che cosa poteva succedermi? A sera ero totalmente distrutta ma non potevo non registrare anche una crescente eccitazione che scorreva latente e che prepotente si affermava.
Cento volte ho preso in mano il telefono per chiamare Clara e chiederle spiegazioni.
Ma temevo la sua risposta.
Avevo paura di sapere la verità.
Proprio io che ho sempre fatto della libertà, almeno formale, la bandiera di tutta una vita.
E alla fine non ce l’ho fatta a chiamare Clara, ma ho risposto all’e-mail. - Cara Clara, sono sicura che avrai una spiegazione. Non ti nascondo che mi sorprende vedere tali immagini. Spero che siano al sicuro nelle tue mani. Come ti ho detto sono una donna sposata, un bacio Ivana.-
Ho aspettato una risposta ma la risposta non c’è stata.
Il giorno dopo mentre ero al lavoro, ho ricevuto una telefonata da Clara.
Il suo nome sul display mi ha fatto esplodere le meningi.
Il momento della verità era arrivato, tra poco avrei avuto una spiegazione.
Clara era al telefono, sensualissima, modulava il suo timbro di voce in modo divino. Mi sarei fatta dire da lei qualunque cosa. Ho avuto la netta impressione che lei avesse la netta consapevolezza di ciò.
Candidamente mi ha detto che quella delle foto era solo una sorpresa e la dovevo considerare null’altro che un omaggio alla mia bellezza.
Il tutto con mille complimenti e avance spinte e galanti sapientemente alternate.
Ero succube della sua capacità di muovere le mie emozioni.
Lo faceva con stili diversi, toccando corde del mio essere mai raggiunte da nessuno.
Mi confondeva, ed io mi sentivo come una scolaretta alle prime esperienze.
Tutti i ragionamenti e le paure che si erano affollati dentro di me erano stati spazzati via per incanto. Le sue parole mi rassicurarono da un lato ma dall’altro aprirono una crepa nelle mie certezze.
Ma che cosa voleva dire? Quelle foto le avevo già viste e riviste ma non capivo.
Seguendo alla lettera le sue indicazioni aprivo e chiudevo quelle pose, ma non capivo.
Tutto il resto era passato in secondo piano.
Quelle immagini riempivano i miei pensieri commentate dalle parole di Clara che mi rimbombavano dentro.
Avevo un problema come conseguenza di quella scappatella?
Questa era forse la mia principale preoccupazione.
Non capivo cosa Clara voleva ancora da me.
Nelle foto che mi ritraevano riuscivo a vedere il volto del piacere, dell’estasi amorosa e nient’altro. Per cui non chiamai più Clara e sono così trascorsi diversi giorni.
Ma un giorno mio figlio mi ha detto a fronte del mio ennesimo richiamo allo studio “ Ma tu il dovere tuo lo hai fatto?” alludendo all’impegno che mi ero presa di raccomandarlo.
“Certo non ti preoccupare, pensa a studiare” sto facendo quello che mi hai chiesto
Le parole di mio figlio mi riportarono con il pensiero a Clara.
Dovevo chiamarla per sapere se era riuscita a contattare qualche membro della commissione.
Ero sicura che Clara non mi aveva più cercata e non si era fatta più sentire perché convinta che l’avrei dovuta cercare io.
Ma non mi sono mai tirata indietro dinanzi agli impegni assunti e quindi … la chiamai.
“Aspettavo una tua chiamata” esordì Clara “e, correggimi se sbaglio, chiami per sapere se ho provveduto a raccomandare tuo figlio. Vedi Ivana questo è quello che pensi, ed in parte è anche vero, ma dentro di te sono certa muori dal desiderio di sapere anche che cosa intendevo in quella e-mail con cui ti ho spedito le nostre foto. Allora innanzitutto ti rassicuro perché ho contattato tutti i membri della commissione e quindi non ti preoccupare per tuo figlio. Soltanto il docente di lettere non lo conosco e non ci sono riuscita a ad arrivare. Poi tornando a noi, mi farebbe molto piacere se tu mi venissi a trovare al club così ti spiego da vicino, non amo parlare per telefono, soprattutto di certe cose intime, non sai mai chi è che è in ascolto e non vorrei trovarmi in difficoltà. Allora ci vediamo, se sei d’accordo sabato prossimo stessa ora dell’altra volta. D’accordo? Ma certo che sei d’accordo, non ti mangio mica e poi mi fa sempre molto piacere vederti”
Alle sue parole ininterrotte e puntuali non riuscii ad opporre null’altro che una flebile risposta sbiascicata “va bene ci vediamo sabato, ma per questo docente di lettere come devo fare?”.
“ Amore non ti so dire, io non lo conosco, prova a chiedere a qualcun altro se ne hai la possibilità, ma considera che potrebbe andare bene anche così, fai tu insomma”
“Ok ci vediamo sabato” risposi.
Questa proprio non ci voleva. Io sono una tipa pignola che esegue per intero gli impegni e almeno non lascio nulla di intentato.
Mi venne incontro il piano B, quello che avevo ideato all’inizio.
L’on. Cavol*** forse mi poteva aiutare, avrei chiesto a lui. Il giorno seguente lo dovevo incontrare per fargli visitare una villetta e quell’incontro capitava proprio a fagiolo.
Mancavano tre giorni al sabato e l’idea della visita al club mi metteva agitazione.
Cosa che incredibilmente ebbe a notare anche il mio attentissimo coniuge, per intenderci quello sconosciuto libro dotato che veniva a coricarsi tutte le sere con me (ancora non so bene come ciò accade, ma accade).
Lo stroncai subito chiedendogli se aveva finito il libro e se l’assassino, come si conviene, era il maggiordomo.
Lui mi sorrise e cercò di stabilire un contatto, andando ad appoggiare la sua mano sulla mia spalla sinistra, visto che gli avevo voltato le spalle.
Quello era il segnale tra di noi per dire che voleva scopare.
Io declinai gentilmente adducendo che avevo mal di testa ed ero stanchissima.
La cosa finì lì.
Prima di spegnere la luce gli suggerii il titolo di un giallo che mi era capitato di leggere nella classifica dei libri più venduti.
Al ché lui voleva avviare una conversazione che io troncai sul nascere, dandogli la buona notte.
La mattina dopo, all’orario stabilito, puntualissima come sempre, ero dinanzi alla villetta che dovevo far visitare all’on.. Cavol*** che mi raggiunse dopo pochi minuti.
Ho illustrato tutte le caratteristiche dell’immobile che collimavano con le esigenze esplicitate dal cliente e, mentre stavamo per salutarci perché era opportuno che anche la figlia prendesse visione di quella che sarebbe stata la sua casa, esposi brevemente la mia necessità di segnalare il mio ragazzo all’attenzione del docente Ferr*** dell’Istituto M****.
L’on. mi ascoltò e senza dire altro, ed evitando anche di prendere il bigliettino sul quale diligentemente avevo annotato il nominativo che mi interessava e quello di mio figlio mi mostrò grande disponibilità.
“Signora, per me sarà di sicuro un piacere darle una mano in questa sua esigenza e vedrà che troveremo di sicuro come fare, non si preoccupi. Ora però devo scappare, che ne direbbe di venire a prendere un caffè alla mia segreteria verso le 14,30? Ne parliamo con calma e valutiamo il da farsi”
Io non ho potuto far altro che assentire e confermare che sarei andata all’appuntamento.
L’on. è un uomo vicino più alla sessantina che alla cinquantina, con il ventre prominente, pochi capelli unti con molta brillantina e spessi occhiali da vista che lasciavano pensare ad una forte miopia.
Un sorriso di circostanza perennemente stampato sulla bocca chiude il quadro.
Una persona viscida in definitiva, che negli ultimi tempi ho visto di frequente.
Non lo nascondo, l’ho fatto sbavare un poco per catturarlo, come cliente si intende.
Ma non è questo poi il vantaggio competitivo di noi donne.
Lo avevo fatto morire sulle trasparenze delle mie camicettine che lasciavano tutto alla immaginazione.
Saper nascondere è più intrigante di mostrare secondo me.
E così l’on. che il primo giorno mi aveva inviato un suo factotum, poi ha cominciato sempre a venire di persona agli appuntamenti.
I suoi occhi addosso li avevo sentiti tante volte.
Appena voltavo le spalle mi squadrava.
Per il suo deficit visivo poi, si concentrava e sbavava letteralmente.
Ricordo che un giorno in una bifamiliare con mansarda, approfittando del favore di una scaletta a chiocciola abbastanza ripida era rimasto dietro di me guardandomi le gambe fin dove era possibile anche per la sua debole vista.
E anche quella volta lo avevo non aiutato direttamente perché non ne sarei stata capace ma. non mi sono sottratta. Indossavo una gonna appena sul ginocchio ma con uno spacco “ panoramico” abbastanza profondo.
Arrivati sulla terrazzina l’on. era arrivato molto vicino ad una sincope cardiaca importante, ma poi si calmò e riuscimmo a venire via.
Così non so nemmeno io perché ma mi preparai con cura per l’appuntamento pomeridiano con l’onorevole.
Passando per casa tirai fuori quella vezzosa gonnellina e una delle camicette che tanto sapevo incontravano il suo favore ed indossai un paio di scarpe col tacco.
Poi calcai un poco il trucco ed appena realizzai davanti allo specchio che non ero affatto male per la mia età, ero pronta per l’incontro.
Fu proprio lui ad aprirmi la porta e la cosa mi meravigliò.
Immediatamente si affrettò a spiegare che a quell’ora fino alle quattro e mezza era solo, i membri della segreteria erano tutti in pausa pranzo.
Concretizzai immediatamente che ero finita nella tana del lupo vestita come cappuccetto rosso.
Ci accomodammo in salotto e lui subito iniziò a farmi domande e a leggere il bigliettino che gli porgevo.
Mi rassicurò e poi mi disse che avrebbe fatto tutto.
“Cosa ci vuol far i figli sono figli e vale la pena aiutarli, ma non si preoccupi al professore di lettere ci penso io, è stato un mio elettore e gli ho anche fatto un grande favore personale anni fa, lei mi capisce”
L’onorevole si era seduto vicino a me e mentre io parlavo dicendo che anche io (non era vero) ero una sua elettrice e che apprezzavo le linee programmatiche del suo partito, si avvicinava pericolosamente con la testa, mostrando di gradire particolarmente le linee dei miei seni
La cosa mi metteva in grande difficoltà, ma continuavo a parlare quasi a vanvera e, fingendo che tutto era a posto fino a che … la sua mano si poggiò sul mio ginocchio.
Ed io sono saltata come colpita da una scossa elettrica.
Alla mia reazione l’onorevole mi ha detto con la solita cadenza “cara signora mi scuserà per la franchezza, io pensavo che lei comunque potesse gradire le attenzioni di un uomo che può garantirle riservatezza assoluta e dedizione. Sono separato da anni e, come lei capirà ho le mie esigenze. Poi lei mi ha colpito subito per l’eleganza e lo stile che la distingue. Mi scuserà se per un momento mi sono fatto prendere dall’idea che potevamo mettere insieme le nostre esigenze e trarre da ciò reciproca soddisfazione”
Al limite del divano rigida come una statua di marmo ascoltavo e deglutivo ad ogni parola
“sono lusingata dai suoi apprezzamenti e, veramente, io sono sposata e, non voglio, non posso tradire la fiducia di mio marito, anche se lei è una persona interessante
Quello che dicevo non corrispondeva per nulla a quello che pensavo.
L’idea delle sue mani addosso mi faceva senso.
Fino a che guardava e basta andava tutto bene ma, non volevo fare altro, non volevo andare oltre.
Le mie ultime parole furono però evidentemente fraintese dall’onorevole che tornò alla carica, avvicinandosi ancora ed in contemporanea tuffò la sua bocca sul mio collo, ed intrufolò una mano sotto la mia gonna.
“Ti voglio, adesso !!!” mi disse aggressivo mentre con la bocca mi scorreva lungo la linea del collo andando a mordere l’orecchio.
“Ma che fa onorevole, mi scusi ma non posso, io non sono una puttana, ma che fa mi lasci stare la prego” mormoravo io belando come un agnello il giorno di Pasqua.
L’onorevole era partito e non ci pensava nemmeno a smettere, soffiava come un mantice.
Io subivo quella mano che sentivo sempre più vicina al centro delle mie gambe.
Con un gesto improvviso con l’altra mano mi piegò con il busto verso di lui e mi ritrovai distesa sul divano.
Emisi un gridolino timido che non lo impressionò per nulla.
La sua azione in mezzo alle mie gambe e la saliva che sentivo scorrere dal mio orecchio lungo il collo le subivo stoicamente.
Ma non riuscivo a liberarmi né a ribellarmi.
La sua stazza mi soggiogava come la sua prepotenza.
La gonna era risalita grazie all’aiuto della mano dell’onorevole al centro vita e con strette sempre più rudi cercava di eccitarmi.
Reduce delle delicate attenzioni di Clara non c’era verso che potessi eccitarmi con quelle carezze maldestre
Ma una donna lo sa quando si trova in una situazione in cui è preferibile andare avanti e sperare che il tutto finisca il prima possibile piuttosto che tentare ritirate inutili e pericolose.
Così a mente lucida mi abbandonai al mio destino ed allargai le gambe.
Era come quando lo facevo con mio marito.
Provavo le stesse cose: cioè niente.
Scesi i collant e le mutandine sollevando il culo dal divano e aiutai l’onorevole a calare le braghe e a infilarlo dentro di me.
Tra me e me invocai l’aiuto della dea della meccanica dell’amore e con tre quattro colpi l’onorevole si scaricò dentro di me grugnendo come un cinghiale che corre via all’inseguimento della sua preda. La forza per portare avanti quelle situazioni io credo risiede nella cassetta degli attrezzi di tutte le donne ed è molto utile a non soffrire, a non morire dentro.
Finito di godere l’onorevole si rivestì rapidamente e mostrava chiari sensi di colpa
Io mi recai in bagno e l’onorevole mi disse che gli ero piaciuta molto e che voleva rivedermi con maggiore tranquillità, io declinai l’invito e lui insistendo nuovamente mi disse di tornare il lunedì successivo per sapere come era andata con il docente di lettere.
Al che dovetti abbozzare, ed uscendo dalla porta gli dissi “a lunedì allora”
Uscendo da quella vicenda avevo preso coscienza della fine dell’erotismo e di quel modo di consumare emozioni.
Ritenevo di aver fatto un sacrificio importante per il futuro di mio figlio, se non indispensabile.
Due botte e via e “avevo così fatto quello che dovevo fare”.
In fondo era stato meno peggio di quello che mi aspettavo.
L’ho detto, non è che scopare con mio marito mi da soddisfazione diversa.
Un flash nella mia testa si accese e adesso capivo che cosa Clara voleva dire.
Adesso con quel pomeriggio d’amore con lei sapevo come poteva essere e potevo raffrontarlo alle altre esperienze in materia che già avevo fatto.
E sapevo con certezza che “solo tra le sue braccia ho goduto davvero fino in fondo”.
Lei mi aveva amata, mio marito mi usava, l’onorevole mi usava, non per cattiveria intendiamoci, ma solo per mancanza di quel qualcosa che trasforma una scopata in qualcosa di unico e magico.

Molte donne rinunciano alle emozioni che fanno della vita un sacrificio sopportabile, a volte cadono in depressione e si fanno prendere da pensieri e sentimenti negativi.
Per fortuna basta poco per recuperare, ma non tutte hanno la capacità di capire e la possibilità di reagire positivamente.
Questo è il vero male che attanaglia la nostra società perduta dietro a tanti inutili feticci sintetici e innaturali.
Il club nasce per questo per ridare la vita a chi l’ha perduta e restituire la giusta dimensione alle cose.
Questo è l’estratto della lunga conversazione che oggi, al club che lei frequenta abitualmente, ho intrattenuto con la mia amica Clara, depurato delle citazioni letterarie storiche e filosofiche che non mi ricordo, né mi interessano.
E’ stato come al solito molto piacevole stare ad ascoltare Clara.
Tra me e lei si è rinsaldato un legame che viene da lontano, dai tempi della scuola, ma che solo da poco tempo è diventato diciamo “speciale”.
Ho raggiunto Clara verso le 10.30 e lei era già lì al club.
Prendeva lezioni di nuoto, ed appena mi ha vista arrivare mi ha accompagnato nello spogliatoio della piscina.
Dopo avermi sottratto uno ad uno tutti gli indumenti che indossavo mi ha tenuto lì nuda, per un tempo che mi è sembrato una eternità.
Intanto lei lentamente cercava tra tanti piccoli scaffali tirando fuori costumi e costumini di tutte le fogge e di tutti i colori, ogni tanto mi guardava come a voler prendere le misure per capire se poteva essere adatto a me.
Mi sono sentita esposta al rischio di essere vista da altri nuda ed era un mix eccitante fatto di un solido senso del pudore e di diversi sensi di colpa.
Tutti sentimenti che sentivo arrivare alle spalle attraversarmi ed abbandonarmi.
L’ansia e l’agitazione iniziale si sono lentamente trasformate.
Mi sono rassegnata, la tranquillità di Clara mi ha contagiato .
Ho allentato le maglie delle mie sovrastrutture.
E lì sul pavimento di quello spogliatoio della piscina le ho viste sgretolarsi e cadere ancora una volta, abbattersi minate dalla inevitabilità e dalla eccitante sensazione che provavo.
A piedi nudi avvertivo un contatto con il mondo che non avevo mai avuto e la rassicurante nenia impostata da Clara contribuiva a liberarmi distraendo quella parte di me che mi bloccava.
A mente fredda credo che a Clara piaccia mettere a nudo le mie debolezze ed è bravissima a fare saltare i miei rassicuranti schemi.
Così quando sorridendo mi ha offerto un costume l’ho preso e l’ho indossato.
Era un costumino veramente carino ma che giuro non avrei mai acquistato né avrei mai pensato di poter indossare.
Molto sgambato, troppo per me.
Copriva appena il pube celando a fatica e nemmeno completamente il pelo che io per fortuna abitualmente mantengo sempre ridotto ad una strisciolina.
Il reggiseno poi era due triangoli di stoffa legati da una stringa dorata. Semplicemente indecente. Ancora di più se indossato da una donna della mia età, con le mie forme da donna non più giovanissima.
Quell’impudico simulacro mi ha coperto per tutto il tempo che sono stata al club, con un prendisole praticamente trasparente che mi arrivava appena all’altezza del sedere rendendo il tutto ancora più indecente.
Anche Clara era vestita/svestita in modo abbastanza simile e così pure le altre donne ho avuto modo di incrociare in quell’area del club.
La mia amica mi ha poi condotta in una nuova zona del club in cui solo pochi dei soci erano ammessi.
L’accesso era sorvegliato da un addetto che verificava il pass degli ospiti.
Attraverso una scala a chiocciola si scendeva ad un livello inferiore a quello del livello del terreno. Clara mi spiega che si tratta di una struttura antiatomica modificata ed ampliata attrezzata per contrastare “l’insostenibile leggerezza dell’essere”.
Mi ha guidato attraverso un lungo corridoio fermandosi dietro una porta.
Prima di entrare mi ha guardato negli occhi e mi ha detto “amore, tu sei ospite e sei qui sotto la mia responsabilità, quindi tutto quello che vedrai dimenticalo e fai quello che ti senti di voler fare. La libertà è tutto per noi ed è soprattutto libertà di scegliere”.
Poi ha aperto la porta e ci siamo trovate in un nuovo corridoio con una porta ogni cinque metri su ciascun lato.
Tutte le porte erano dotate di vetro a specchio attraverso il quale potevamo guardare dentro senza essere viste.
Nella prima camera due donne intrecciate in un 69 godevano visibilmente mentre alla porta successiva due uomini possedevano una donna e la donna sembrava proprio stravolta dal piacere. “La scoperta del corpo e la scoperta del piacere nelle sue diverse forme è il cammino che proponiamo per arrivare alla liberazione dell’uomo dalle prigioni in cui si è chiuso spesso senza nemmeno rendersene conto e soltanto per un problema di ordine sociale inspiegabile in natura” mi ha sussurrato Clara avvicinandosi a sfiorarmi il lobo dell’orecchio destro mentre io guardavo lo spettacolo dei corpi che si avvicinavano e allontanavano oltre il vetro.
La donna era magra e dimostrava intorno ai trent’anni e l’uomo che la prendeva alle spalle era alto e piazzato, robusto, circa trent’anni anche lui. Ma era lei che si muoveva, avanzava e indietreggiava ondeggiando il sedere, leccandosi le labbra. Una scena oscena e eccitante.
Clara mi ha appoggiato la mano sulla schiena facendomi tremare, spingendomi con un cenno della testa ad aprire quella porta.
I due amanti hanno continuato imperterriti come se noi non fossimo mai entrati anzi ancora più scatenati.
La donna con un occhiolino ha salutato il nostro arrivo prima di tornare a serrare tutti e due gli occhi continuando la sua azione vigorosa intorno al perno del suo godimento.
La scena mi rimescolava .
L’intimità di persone sconosciute non mi era mai stata prima così vicina.
Mi provocava eccitazione vederli e soprattutto sentire i sospiri affannati e le voci del loro piacere che salivano con la loro eccitazione.
Mi sono ricordata di quanto mi sono eccitata quella volta, circa sette anni fa, in montagna ascoltando le evoluzioni amorose di una coppia che aveva la camera in albergo vicina alla nostra. Anche mio marito si era eccitato e cercò, circostanza rara per lui, un approccio trovando la mia netta indisponibilità.
Ma in quella occasione mi sono toccata arrivando ad un solitario e muto piacere.
Ho distolto per un attimo gli occhi dallo spettacolo che mi veniva offerto da quella coppia di sconosciuti per vedere cosa Clara stesse facendo.
Aveva scostato lateralmente la stoffa del piccolo brasiliano che indossava e lentamente si toccava la sua amica sfiorandosi con una mano mentre con l’altra si stringeva un capezzolo tormentandolo. Anche io ero arrivata al limite avevo voglia di essere toccata e con la mano sono andata a liberare dal piccolo pezzettino di stoffa la mia fica.
Ho fatto appena in tempo a compiere questa operazione che ho sentito la mano di Clara impossessarsi della mia e sussurrarmi “vieni da me”
Lei era rimasta appoggiata al muro vicino alla porta un passo dietro di me.
Mi ha tirato verso di lei e mi ha baciato profondamente la bocca, poi collo.
Ho sentito il suo umido bacio tempestato di piccolissimi bacetti che partendo dall’attaccatura del seno sono arrivati al padiglione auricolare per poi discendere e risalire dall’altro lato.
Ero nuovamente in balia completa del piacere.
Clara ha preso tra le mani le mie mani e le ha fatte salire verso l’alto.
Ha preso a baciarmi la spalla destra andando lentamente verso la mano destra.
Io ho guardato verso di lei, lei mi ha sorriso e ha passato la mia mano in un braccialetto nero che era assicurato al muro da un supporto.
Così ha fatto anche con la mano sinistra.
Poi si è staccata da me e mi ha guardata.
Ero nuovamente preda di una nuova situazione di cui mi sfuggiva il controllo perché totalmente estranea a me stessa. Ma stavo godendo.
“ti ho legata per farti assaporare se vuoi un piacere che non ha bisogno di mani. Sempre se tu sei d’accordo” ha detto Clara.
Poi con un piccolo gesto deciso ha tirato verso l’alto le stringhe laterali del costumino che indossavo.
Le labbra bagnate della bocca della mia intimità si sono separate lasciandosi penetrare dalla poca stoffa sintetica del mio costume e provocandomi una fitta reale alla mia parte più tenera che ha avuto l’effetto di caricare ancora di più la molla del mio desiderio.
Non riuscivo ad alleviare il mio desiderio.
Le mani assicurate al muro me lo impedivano.
Sono stata sul punto di impazzire.
Mai provato nulla del genere!
Sono caduta nell’orgasmo più pazzesco che credo si possa raggiungere. Non credevo possibile raggiungere il piacere in quel modo. Sono svenuta, ho perduto i sensi per un momento lungo Quando mi sono ripresa Clara era vicino a me, gli amanti esibizionisti erano scomparsi, un senso di spossatezza mi appesantiva la testa, le gambe, le braccia.
Come se avessi fatto sesso sfrenato per una notte intera.
Mi sentivo a pezzi.
Clara mi massaggiava teneramente e appena si avvide che avevo aperto gli occhi ha avvicinato alle mie labbra un bicchiere e mi ha invitato a bere un poco.
Ho bevuto avidamente anche perché mi sentivo disidratata.
“E’ una bevanda multivitaminica miracolosa, non so cosa c’è di preciso ma è quello che ti serve ora” mi ha detto la mia amica. Rapidamente mi sono ripresa.
Siamo passate all’area bar in cui ero già stata durante la mia prima visita al club e abbiamo amabilmente chiacchierato.
Mi sono aperta totalmente a Clara raccontandole di me come non ho mai fatto con nessuno prima. Sono molto riservata e gelosa della mia privacy.
Ma lei, lei era ormai dentro di me e non volevo che ci fossero segreti.
Forse avevo bisogno di confidarmi con lei, mi soffermai a parlarle del mio bambino e dell’ansia che mi provocava il suo esame, lei mi rassicurò dicendo che le statistiche sono così positive che non c’era davvero ragione per essere timorose.
Sono andata via verso le cinque e mezza e alle sei sono arrivata a casa, pronta ad aiutare Fabio a mettere insieme la tesina multidisciplinare che lui porterà all’esame.
Sono un poco più rilassata e un poco più felice, anche perché mentre stavo ancora sulla strada del ritorno un sms di Clara mi ha raggiunto la felicità come il piacere è prigioniera di noi stessi, ma nessuno ha nemmeno mai provato a insegnarci come liberarla.
Le donne libere fanno troppa paura

Sono stata alle prese con la tesina multidisciplinare per due giorni. Ho dovuto imparare come fare una mappa concettuale e tante altre cose. Proprio non riesco a dire di no a quel testone. Io a sgobbare e lui … a cazzeggiare come al solito. Ma l’impegno mi distende. Sto facendo tutto quello che secondo me va fatto per affrontare un esame. Ma servirà? Boh!
Ho comprato una serie di mini libri che adesso sto ripiegando e spero poi di riuscire a far capire a Fabio come utilizzarli.
La prova d’italiano è sempre importante, no? Boh! Vai a sapere, ormai tutto è cambiato.
E’ vero,. anche io mi sento cambiata, mai e poi mai avrei pensato di finire tra le braccia di una donna e di provarne estremo appagamento, né di sottomettermi ad un “potente” in cambio di favori.
Ho letto dal parrucchiere uno di quei giornali frivoli per donne che ho sempre ripudiato.
In un articolo c’era scritto che una donna su due tradisce il marito, e così ho concretizzato che sono passata dall’altra parte.
Dopo una vita adesso mi sento dall’altra parte. Perché dall’altra parte c’è quel brivido che mi ha fatto sentire nuovamente viva.
Questa cosa nuova che mi è successa la devo a Clara.
Ogni volta che penso a lei sorrido come una scema. Sono diventata lesbica, alla mia età.
Clara mi ha preso in giro quando le ho detto che amo solo lei, voglio solo lei e non mi importa anche se si viene a sapere.
Ma Clara mi ha confuso le idee.
E’ scoppiata in una fragorosa risata e mi ha detto “Ivana io ti ho sempre amata, e sempre nello stesso modo, perché c’è un solo modo di amare. Si ama con la mente, con il cuore e con il corpo. Con la mente ti ho amata da quando ti conosco, con il cuore anche, è solo con il corpo che ti ho amata da poco tempo. E’ stato esattamente come credevo sarebbe stato, ma questo non fa di me o di te una lesbica. Io agli uomini non rinuncio e nemmeno tu devi. Perché è bello farlo anche con loro. Guardati intorno Ivana, vivi, perché il tempo scorre e non si torna indietro”
Le sue parole mi hanno colpito, hanno fatto breccia, mi hanno fatto pensare.
Così ho cominciato a guardarmi intorno.
In effetti mi sono resa conto di essere in grado di fare un elenco di tutti gli uomini che volendo potrei facilmente avere.
La lista è facile, ma solo a dirsi.
Non mi sento libera come Clara, e poi l’esperienza con l’onorevole è stata molto deludente.
Ah già l’onorevole, mi ha chiamato ieri mattina e mi ha fatto un’avance telefonica poco elegante e priva di immaginazione, per la verità.
Voleva un nuovo appuntamento. Ho tergiversato. Non me la sento.
Anche mio marito mi ha fatto qualche avance.
Figuratevi, non se ne parla nemmeno.
Poi a dire la verità non lo lascio solo per non dare una sofferenza a mio figlio.
Per me ormai è come un fratello.
Ma io adesso so che c’è di più e non voglio più accontentarmi.
Ora voglio di più !!!
Stamattina sono stata ad acquistare intimo al solito negozio.
Il titolare che mi conosce da anni mi ha proposto i modelli che lui già sa che io uso.
Sono una cliente scontata per lui, abitudinaria.
Quando gli ho detto che questa volta volevo qualcosa di più frou-frou si è illuminato in viso, come se gli avessi dato una buona notizia.
Credo che sia un po’ (molto in verità) gay quindi davvero non capivo il suo entusiasmo.
In un momento mi ha tirato fuori tutto il campionario. Man mano mi ha proposto capi sempre più audaci saggiando la mia reazione.
La mia scelta è caduta su due tanga minimali completi di reggiseno push-up.
Mi ha fatto anche un notevole sconto del tipo prendi due paghi uno.
Ho comprato anche calze e reggicalze molto sexy.
Tutte cose che per la prima volta hanno trovato spazio nel mio guardaroba.
Scegliendo quei capi di intimo mi sono eccitata ed è stata una bella sensazione.
Per la prima volta avevo pensato a premiare la mia intima natura femminile e avevo messo in secondo piano la praticità e la comodità.
Mi sono concessa quello che mi piaceva in fondo. Ma perché non l’ho mai fatto prima?
Mi sono finalmente liberata di insulsi condizionamenti e mi è piaciuto molto.
Tutti capi che però vanno mostrati ma il punto di domanda è: a chi?
Adesso ero armata ma nemmeno intravedo la possibilità di utilizzare quelle armi di seduzione. Questa è l’amara verità.
Al contempo ogni tanto sento montare nella pancia e nella testa l’oscuro desiderio di godere, di abbandonarmi. Ma subito scatta l’inibizione e il controllo duro da combattere perché certe cose le signore perbene nemmeno le pensano. Ma sarà vero? Per me è una balla.
Adesso però ho acquisito la consapevolezza dei condizionamenti e cui non avevo mai fatto caso.
Ho fatto un altro passo importante e ne sono cosciente.
Con il pacchettino in mano contenta come una pasqua sono andata in ufficio.
Lo sky line della mia vita si è ampliato notevolmente.
Mi sono scoperta a guardare colleghi che praticamente non avevo mai visto e, ad essere sincera fino in fondo, anche qualche collega donna.
Ho guardato tutti con occhi nuovi ed il risultato è stato superiore alle mie aspettative.
Ho raccolto sorrisi più o meno sperticati e qualche benevolo ammiccamento.
Mi ha colpito molto Franco, un giovanissimo collega, ha solo 22 anni, muove i primi passi nel mio mondo.
“Uno che ha preso ancora troppo pochi mattoni in testa per poter dire che sarà questo il lavoro della sua vita”. Questo è quanto diciamo dei giovani con poca esperienza.
Ma la sua aria impacciata e la sua palese inesperienza chissà, hanno fatto scattare il mio istinto di maternità.
In effetti potrebbe essere tranquillamente mio figlio.
Ha due occhi neri profondi come un pozzo ed i capelli corti come tante puntine.
Mentre mi illustrava le clausole di un contratto mi sono accorta che mi sbirciava nella scollatura e la cosa mi ha fatto piacere.
Non mi sono sottratta. Ho fatto in modo che rimirasse perbene tutto il panorama.
Ma alla fine credo proprio che non ha capito assolutamente nulla delle mie spiegazioni.
Così gli ho stampato un memorandum con la lista dei controlli da fare in presenza di una simile tipologia contrattuale e gli ho detto: “ fai tutti questi controlli e poi dopo ne riparliamo”.
Mi ha ringraziato e felice è andato via.
Mi sono fatta subito una autocritica stringente per tenere i piedi per terra e non correre il rischio di diventare la favola dell’agenzia.
Con tutte le ragazzette che di sicuro gli bazzicheranno intorno …
Sono uscita di corsa dall’ufficio, domani è il grande giorno e voglio stare vicino al mio piccolo (si fa per dire).
Sono appena salita in macchina e sento qualcuno che mi chiama, mi volto e vedo Franco con mia grande sorpresa.
Apro il finestrino e lui impacciato mi dice “Ivana ti volevo ringraziare per la tua disponibilità, mi farebbe piacere bere qualcosa insieme a te, un caffè o quello che vuoi”
Mi guarda con quegli occhi ai quali proprio non so dire di no, ma il richiamo del dovere mi costringe a declinare gentilmente l’invito.
L’ho lasciato lì sul marciapiedi, un po’ deluso, un po’ imbronciato.
L’ho visto nello specchietto retrovisore diventare sempre più piccolo dietro di me.
E’ proprio piccolo ma mi piace! Ma adesso non ho tempo. Speriamo che il mio giovane eroe abbia studiato, almeno oggi. Non vedo l’ora che faccia questo maledetto esame di stato.
Solo una madre lo sa che cosa voglio dire …

Oggi è tempo di relax.
E' stata una settimana veramente intensa.
Tra gli esami di mio figlio ed il lavoro c'è stato poco tempo per me. Ma una donna ha bisogno di tempi in cui dedicarsi a se stessa per recuperare, soprattutto quando si fa il doppio lavoro (in casa e in ufficio).
Perchè poi questo è il risultato della parità.
Grande inculata secondo me per noi donne. Oltre a lavorare in casa dobbiamo anche sgobbare in ufficio.
Poi dobbiamo essere sempre linde e pinte, se non vogliamo passare per trascurate e zotiche.
Così oggi, approfittando che Franco è andato fuori con alcuni suoi amici e che mio marito Claudio è ad una mostra di pittori emergenti (bah! le solite porcherie), sono finalmente tutta per me.
Sono stata dal parrucchiere e poi via verso il mare.
Abbiamo una piccola casetta sulla costiera a noi vicina 15 Km circa e lì mi sono rifugiata. Ovviamente anche lì ho trovato del lavoro.
Il mio angioletto è passato e dove passa lui ed i suoi amici si vede subito. Lasciano la scia, come le navi.
Ma oggi ho voglia solo di mare e di sole.
Così ho incaricato il portiere. Se la vedrà lui con la pulizia.
Io ho preso le mie cose, ho indossato il costume e mi sono fiondata.
La spiaggia è vicina. Ma per ingannare il tempo ho portato la radiolina e sono passata per l'edicola a prendere un magazine. Il negozio di fianco all'edicola vende costumi e ne ho visto uno molto carino. Quello che ho indosso mentre lo vestivo mi è sembrato retrò.
Sto diventando molto più critica sulle scelte vestiarie negli ultimi tempi, ma forse questo già ve l'ho raccontato.
Tant'è che quei laccettini arancio e quei triangolini mi sono piaciuti subito.
Sono entrata e l'ho comprato.
La commessa (o titolare non so) mi ha f
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