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RICORDI e DESIDERI ... Parte quarta " Io piccolo paziente, e le due dottoresse "


di Nathan69
18.03.2021    |    1.572    |    2 8.7
"Avevo fatto una goduta che mi ricordai per molto tempo..."


L'estate 1973 era finita. Si tornava a scuola, iniziavo la prima media, e anche il tempo per i giochi con gli amici ed amiche del quartiere diminuiva. arrivò l'inverno, le giornate diventavano buie presto e fuori il freddo si faceva sentire. non mi restava che andare a casa del mio amico, dopo i compiti, divertirsi con i soliti giochi da tavolo, e sperare che tornasse presto le belle giornate, la primavera e quindi l'estate. Logicamente con l'inizio della scuola media, anche i compagni e compagne di classe cambiano. Nei corridoi della scuola nelle ore di ricreazione, ti incroci con ragazzi più grandi, di seconda, di terza. Fai qualche nuova amicizia, o semplicemente amicizie del quartiere ma più grandi di me. Arriva il carnevale, le feste in classe, e qualche nuovo invito a compleanni. Certo che le ragazze, hanno sempre una marcia in più, si dice. sono spesso mentalmente più avanti di certi ragazzi, a volte troppo bambini o forse come nel mio caso, troppo timidi. Venne il compleanno della ragazza più bella della classe. Lei, Lorena, che tutti correvano dietro come pulcini, ma molto furba, sapendo di essere la " reginetta della classe " ed avendo una sorella maggiore che la sapeva ammaestrare bene, in tema di ragazzi. Andai anch'io a quella festa. come sempre si porta il regalino, gli auguri, il bacetto sulla guancia, seppur diventando rosso come un papavero in fiore, e ci si mette nella mischia dei compagni, coetanei e non. Non ero mai in grado di prendere iniziative, causa la mia maledetta timidezza, ma ad un tratto, una mia compagna, Antonella, mi si avvicinò chiedendomi di farle compagnia, che anche lei si sentiva un pò come un pesce fuori dall'acqua, che non sapeva ballare come iniziavano a fare tutti gli altri, e soprattutto si vergognava come il sottoscritto, quando i più furbetti mettevano i lenti. Così restammo in compagnia a parlare un pò, visto che poi sarebbe pure stata lei la compagna con cui certi pomeriggi andavo io a casa sua per fare certi compiti insieme. In varie occasioni mi parlava di due ragazze gemelle, più grandi di noi, con cui qualche volta durante le belle giornate, si giocava nel quartiere. Ogni volta che andavo da lei per i compiti, si finiva sempre o quasi, a parlare di queste due, e i suoi discorsi, sicuri perchè mi raccontò averle più volte viste, così pure il fratello maggiore, giocavano spesso alle dottoresse. Io, quasi imbranato, capivo e non capivo. mi disse che anche a lei le sarebbe piaciuto giocare a fare la dottoressa, e che da grande le sarebbe pure piaciuto farlo per mestiere. Spesso mi fece notare che eravamo a casa soli, finchè venne il giorno in cui apertamente mi chiese senza timore di farle vedere il mio pisello. Mi disse che mai aveva visto un pisello da vicino, nonostante qualche volta il fratello uscendo dalla doccia nudo, andando verso la camera, lei lo aveva visto, ma da vicino e toccato mai. Sinceramente il mio pensiero di tirar fuori il pisello e metterlo nelle sue mani, mi portò a ricordare ciò che zia mi aveva fatto, e a quanto mi era piaciuto. Andammo dalla cucina al salotto, ci sedemmo sul divano, e piano prendendo tempo con un pò di timore, imbarazzo e paura che qualcuno entrasse a casa sua, magari la madre, mi vedesse in quello stato. chissà quante parole avremmo preso, e ciò che ne sarebbe uscito fuori. sua madre era pure amica della mia. Un fratello aveva sposato una cugina di mia madre, e chissà chi lo sa..... Un disastro. con tale pensiero in testa continuavo ad abbassare i jeans, restando con gli slip. Lei continuava a fissarmi, incuriosita e premurosa che da li a poco, avrebbe visto e toccato il mio pisello. E così poco dopo, fu. La guardai in faccia, e le dissi: " ecco il pisello. E ora cosa vuoi vedere? " Non mi rispose, guardava, e con tono basso di voce, mi disse: " Posso toccarlo? Vorrei prenderlo in mano. Sai è la prima volta che ne sono così a contatto." Pronunciando queste parole, lo prese in mano, ed iniziò a menarlo su e giù. insomma, stava per iniziare la mia seconda sega fatta da altre mani che non fossero le mie, senza cataloghi di foto o giornali di moda che prendevo a mamma per andare in bagno a masturbarmi come mi aveva insegnato zia. Rimasi li immobile sul divano a farmi smanettare il pisello, chiedendole dove avesse imparato a farlo,pensando ed immaginandola come una ragazza timida e che mai mi sarei aspettato tanto. poi ad un certo punto, mi lascio li mollando il mio pisello per correre al bagno. Ci rimasi male, così tutto ad un tratto, ma le era venuta tra le gambe una voglia spaventosa di toccarsi la passerina. sentii provenire dal bagno un certo lamento, che non era altro che il suo momento in cui stava godendo. Si perchè corsa in bagno non chiuse totalmente la porta, e curioso com'ero mi alzai dal divano con gli slip ed i jeans abbassati per andare a vedere. La vidi mentre si passava la mano e due dita sparivano dietro di lei, sicuramente infilandosi nel suo bel culetto. Mi vide mentre la guardavo, si pulì la passerina dei sui stessi umori, e venendo verso di me, mi chiese scusa per avermi lasciato lì in quel modo, facendo cenno di tornare sul divano a finire il lavoretto che mi aveva iniziato a fare. Ma sfigato come sono sempre stato, sentimmo la voce di sua madre mentre sulle scale che salivano al piano del suo appartamento, stava parlando con la sua coinquilina. Fui svelto a ricompormi e insieme a rimetterci al tavolo in cucina, dove avevamo i nostri libri e quaderni dei compiti che in precedenza avevamo iniziato a fare. un attimo dopo, entrò in casa la madre, noi finimmo i compiti, e salutando me ne tornai a casa. Ebbi perso quella mia sborrata pronta, a cui avrei potuto riempire la mano della mia compagna di scuola. Il giorno dopo durante la pausa delle lezioni, mi disse che le era dispiaciuto dell'accaduto contrattempo, e di come ci fui rimasto male io. Intanto i giorni passavano, ed io continuavo a pensare di poter andare dai nonni anche per un saluto giornaliero, sperando sempre di incontrare zia, e chissà, magari se fossi stato fortunato qualcosa sarebbe potuto succedere. avevo voglia di una bella masturbata. Ma niente di che. ecco però che con l'allungarsi delle giornate, le uscite pomeridiane a giocare nel mio quartiere, successe quello che forse mi aspettavo, forse mi era stato preannunciato e che non ricordavo. Le due gemelle più grandi di me, mi disserò che spesso nonostante il crescere dell'età, a loro piaceva ancora giocare a fare le dottoresse. ma in quell'occasione non avendo nessun altro con cui poter divertirsi un pò, mi proposero se avessi voluto essere il loro paziente. Colto da pensieri strani subito risposi di si. Andammo quindi a chiuderci dentro il mio garage, dove al momento era il posto più sicuro e indisturbato da tutti. Con loro portarono un astuccio pieno di penne, matite, pennarelli. Mi chiedevo perchè, visto che nel giocare non servivano a nulla. Non eravamo a scuola, anche se loro ormai le medie le avevano terminate e frequentavano le superiori, ma quell'astuccio portato con se, non me lo spiegavo. In garage dove normalmente si tiene un pò di tutto ciò che serve e non serve, papà aveva portato un materasso che a suo giudizio avrebbe sempre potuto servire. Ebbene si. Quel pomeriggio diventò l'essenziale per quel gioco così a me ancora un po misterioso, ma che l'idea mi stuzzicava molto la fantasia. Insieme prendemmo il materasso, dalla parete dove stava sistemato e ben coperto da un telo di nailon, lo mettemmo a terra, e " l'ambulatorio medico " era creato. In quel periodo, già indossavo pantaloncini corti, mentre ricordo perfettamente il loro abbigliamento, uguale, essendo gemelle, composto da una maglietta e una minigonna abbastanza corta come andava di moda per le giovani ragazze in quegli anni. Per iniziare il gioco mi fecero stendere sul materasso a pancia in giù. per prima cosa mi dissero che avrebbero dovuto visitare i fianchi, battere sui polmoni facendomi respirare profondamente come di solito fa un vero medico, e che se era il caso avrebbero dovuto guardare il mio culetto per farmi una puntura. ( Ovviamente finta ) Quindi mi tolsero i pantaloncini, mi sfilarono gli slip, e ridendo tra di loro, iniziarono ad accarezzarmi il culo. Io sempre li fermo mi godevo le loro quattro mani che mi coccolavano e scivolavano sulle mie chiappe. Ad un certo punto una di loro, disse all'altra di prendere il termometro perchè avrebbero dovuto misurarmi la febbre. Dentro di me, in quella posizione, con le chiappe al vento, pensavo cosa sarebbe stato il termometro. A quel punto una delle due appoggiandosi su di me, mi intimò di stare fermo, per non farmi male, e che l'altra mi avrebbe messo il termometro nel culo. subito dopo sentii spingere nel mio buchetto, una cosa fine e lunga, bagnata di saliva, che non era altro che una matita. A dire il vero le imploravo di fare piano, ma la cosa non mi dispiaceva. Levato il " termometro " dal mio culo, dissero che dovevano per forza farmi un clistere, e che la cosa che mi avrebbero infilato nel buco, sarebbe stata un po più grossa. Le raccomandai di non farmi male come sempre, sentivo loro ridere ma capivo che la cosa le piaceva molto ad entrambe. Dopo poco un pennarello grosso penetro il mio ano. Era bagnato di saliva come sempre, ma non potendo essere un vero clistere, lo facevano andare dentro e fuori. Ogni tanto il mio " aia " le facevano fermare, mentre girando un po lo sguardo vero una di loro, vedevo che con la mano infilata sotto la minigonna per l'occasione tirata un po su, si stava palpeggiando la fighetta. Quel bel vedere mi fece eccitare e non poco. Il mio pensiero andò al ricordo del mio primo clistere vero fatto da zia, e sinceramente della cosa iniziavo a prenderci molto gusto. sfilato il pennarello dal mio buco, mi vollero a pancia in su. senza pensarci molto, mi girai, così anch'io avrei potuto vedere loro e chissà sicuramente le loro mutandine, o meglio ancora qualcosa di più. " Ora vedrai che la visita ti piacerà ancora di più " mi disse una delle due, inginocchiandosi davanti a me sul materasso. L'altra intanto la vidi che si stava togliendo le mutandine. quella davanti a me, prese il mio pisello in mano, ed iniziò a farmi scivolare la pelle fino a scappellarlo del tutto, dicendomi: " Vedo che già sei un pò grandino e ti sta diventando duretto. Non è che per caso ti scappi la pipì? " Entrambe si misero a ridere, io avevo caldo, e pensavo a quella prima sega di mia zia, quella della foresta nera .... Intanto la ragazza continuava a masturbarmi, mentre l'altra rimasta senza mutandine, continuava a toccarsi in tutte le parti, davanti e dietro. Vedevo bene la sua fighetta bagnata, e ciò mi esaltava da morire, oltre al piacere della sega che stavo subendo. Poi venne il turno dell'altra, che dopo avermi fatto sentire la mano bagnata, ed il suo gusto passandomela improvvisamente sulla mia bocca, dopo essere venuta gemendo e godendo, mi prese lei il pisello e continuò il lavoro iniziato dalla sua gemella. L'altra nel frattempo fece la stessa cosa della prima. Si tolse le mutandine che io vidi bagnate come se si fosse fatta la pipì addosso, e cominciò anch'essa a masturbarsi. Intanto quella che mi smanettava, andava più velocemente della prima. Gli dissi che avevo caldo, e che sentivo il mio " ora sapevo che si chiamava sperma " salire e che a momenti sarei esploso.Si fermò un po, e mentre l'altra stava sospirando e gemendo di goduria perchè stava venendo, mi mollo il pisello, mi venne sopra dicendomi che ora mi avrebbe fatto provare una bella cosa. Lo prese e cercò di infilarselo nel suo buchetto del culo, in quanto essendo sicuramente vergini ancora, il mio pisello non sarebbe stato quello giusto per fare ad entrambe una penetrazione vaginale per sverginarle e farle ulteriormente godere. Cercò di infilarlo, ma il mio pisello non riusci ad entrare in quel culo. Ci provò pure l'altra, ma niente. Allora una delle due lo prese in bocca senza dire niente. Io sembravo in quel momento al settimo cielo. Poi lo lasciò un po alla gemella che nel frattempo mi stava mettendo il suo culo in faccia e potevo sentire tutto il suo essere bagnata sulla mia faccia e soprattutto bocca. quasi non respiravo, mentre sentivo il mio pisello passare da una bocca all'altra. Non capivo più niente. Cominciai a godere, ad ansimare, capirono che stavo per sborrare, quindi tolsero la bocca, lo presero in mano e con pochi colpi ancora, videro il mio sborro uscire e schizzare andando pure un po sulla faccia di una di loro. avevo fatto una goduta che mi ricordai per molto tempo. Sistemammo tutto, ci rivestimmo, e tutti rossi in faccia, uscimmo dal garage, stando bene attenti che nessuno, soprattutto mia madre dal terrazzo, potesse vederci.... Loro andarono a casa, mentre io aspettai un pò a salire, per paura di essere visto tutto così affannato e rosso in faccia, e subire le domande di mamma. Certo che mi sarebbe piaciuto ancora nei giorni seguenti a giocare con le dottoresse dell'occasione. Ma dopo poco tempo, si trasferirono di casa, e da quel giorno le ho perse di vista. L'unico rimpianto non essere riuscito a piantare il mio pisello nei loro culi. Sicuramente per me, era ancora troppo presto. Ogni sera, ogni volta che andavo in bagno a masturbarmi, i miei pensieri per anni, furono sempre gli stessi. Il primo clistere di zia, l'infermiera sorella di mamma. La prima sega con sborrata della zia ex suora. E quel pomeriggio di gioco, con quelle visioni fantastiche di culi e fighette, delle due gemelle dottoresse.
Se il racconto veritas, vi è piaciuto, sono contento. se non vi è piaciuto, sono contento ugualmente di averlo raccontato.
Nathan 😇
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