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ANITA, SUO MARITO, ED IO. (parte seconda)


di Stalio
01.07.2014    |    17.103    |    7 9.3
"" "Se ti do una notizia strabiliante, me lo dai il culo?" "Dipende..."
Il rapporto con Anita decolla, sono spesso a casa sua, due-tre volte alla settimana, il più delle volte sono incontri brevi, una mezz'oretta o poco più.
Ma organizziamo anche round più duraturi. È una fantastica donna da letto, e ci facciamo delle gran scopate.
Gianluca è tranquillo. Accetta il tutto.

Io sono sempre più convinto della sua omosessualità, troppi indizi. E mi piacerebbe smuoverlo, farlo uscire allo scoperto, giusto per vedere se ci ho visto bene.

Qualche volta usciamo insieme, tutti e tre. Andiamo al ristorante, a fare spese, ecc.
Un giorno lei mi propone di andare al cinema, c'è un film che vuol vedere. Acconsento, a patto che indossi una minigonna, che non metta le mutande e che mi faccia un piacere che gli dirò quando siamo lì.
Lei mi da del pervertito ma dopo qualche discussione accetta le mie condizioni.

Siamo nel cinema, ho scelto apposta dei posti dietro, tranquilli, senza gente intorno.
Lei è in mezzo, tra me è Gianluca.
Il film non è un granché. Presto comincio a smanettare Anita, la mano in mezzo alle gambe, un dito nel culo. Lei lascia fare, si abbandona, è un lago.
Prende l'iniziativa e mi palpa l'uccello da fuori, poi lo libera e via di sega, il marito ogni tanto butta l'occhio.
Nell'orecchio di Anita: "Quando ti decidi a darmi il culo? Non c'è la faccio più ad aspettare."
"Lo faremo quando sarò pronta, prima no."
"Se ti do una notizia strabiliante, me lo dai il culo?"
"Dipende."
"Si o no? È qualcosa che ti lascerà a bocca aperta."
"Mi stai incuriosendo, ok, dimmi."
"Il culo, me lo darai?"
"Ok, va bene. Dimmi."
"Tuo marito è gay."
Si gira verso di me: "Ma che cazzo dici?"
"Si, e così."
"Sai qualcosa che io non so?"
"Solo impressioni, intuito."
"Allora non è vero un cazzo."
"Ti va di fare la prova del 9?"
"Cosa? Che prova?"
Le prendo la testa e la spingo giù: "Fammi un pompino e quando vengo non mandare subito tutto giù, tienine un po' in bocca. Poi ti dirò cosa fare."
Sospira, si abbassa e comincia con i risucchi, non faccio resistenza, quindi nel giro di un paio di minuti le inondo la bocca."
La tiro su: "Non mandare giù."
Mi fa segno di si con la testa.
"Girati verso tuo marito, cacciali la lingua in bocca, e trasferisci la mia sborra nella sua bocca."
È smarrita, non se l'aspettava. È immobile, non sa che fare.
Poi, dopo qualche attimo, decide, si gira verso Gianluca e lo bacia.
Lui non si tira indietro, anzi, gradisce, eccome se gradisce, la tiene stretta a se, lingua in bocca.

Non avevo dubbi. Troppo strano tutto.
Ed ora?
Il film finisce ed usciamo dal cinema. Propongo di andare in una gelateria, marito e moglie sono d'accordo.
Neanche un accenno a quello che è successo nel cinema. Ma mentre siamo seduti al tavolino, rompo il ghiaccio: "Gianluca, non ti devi vergognare, non c'è niente di strano. Al contrario, è strano nascondersi."
A lui gli scappa una lacrima: "Perdonatemi, si, è vero. L'ho sempre saputo, ma mi vergogno. Non so che fare. Ti prego Anita, non pensare male, a me piacciono anche le donne, tu mi piaci e ti amo. Anche se non sono un gran uomo."
Lei gli accarezza il viso e le prende una mano.
"Non l'avevo capito, perdonami tu. Adesso mi spiego tante cose."
Io: "Se volete parlare da soli mi alzo e faccio un giro."
Lui: "No ti prego. Stai qui, tu l'avevi capito da subito vero?"
"Si, te l'avevo anche chiesto, ricordi? Ma sinceramente non pensavo che per te fosse un problema, altrimenti evitavo."
"Non ti preoccupare, tu sei sempre sensibile. Grazie."

L'indomani Anita mi telefona in caserma: "Mauri, puoi venire dieci minuti a casa? Gianluca sta male."
"Arrivo immediatamente."

Gianluca è a letto, sua moglie dice che ha pianto tutta la notte.
Porca miseria, per avere il culo di Anita ho scatenato un putiferio.
Vado in camera: "Gianluca, perché fai così?"
"Mauri, è un casino. Cosa farò adesso?"
"Cosa farai? Ma farai la vita che hai sempre fatto, perché ti metti dei problemi?"
"Non è così facile, e poi credo di essere innamorato."
"Ecco, questo complica le cose. Posso sapere chi è? Ti posso aiutare in qualche modo?"
Mi guarda fisso con le lacrime agli occhi. Capisco.
Si è innamorato di me. Incredibile.
"Gianluca, io sono etero. Mi piacciono le donne, mi dispiace."
"No, non pensare male, tu sei così caro."
"Gianluca, io, se vuoi ti posso far conoscere un mio collega che è come te. Lui ti può introdurre nel giro. Ti posso aiutare solo in questo modo."
"Chi è? Lo conosco?"
"Non lo conosci, lavora a Bologna. Credo abbia una quarantina di anni, ed è un bell'uomo."
"Ci voglio pensare, adesso sono troppo confuso."
"Ok, ma adesso alzati, vai a farti una doccia, che dopo andiamo al bar a prendere un caffè. Ok?"
Si alza e si infila nel bagno.

Vado da Anita: "Hai sentito la conversazione?"
"Si, e vorrei non aver origliato, devo essere gelosa di mio marito?"
"Tranquilla, non c'è pericolo. Ma tu cosa farai adesso?"
"Non lo so, non sto capendo più niente."
"Non prendere decisioni in questo momento, potresti pentirtene."
"Si,hai ragione. L'istinto mi dice di continuare con lui se resta nei limiti. Se mi diventa una checca conclamata, no, no, quello no."
"Aspetta,mquando sarai più serena, forse vedrai le cose in modo diverso."
"Si, farò così,mti ascolto sempre? Mauri ho voglia di stare con te, vieni stasera?"
"Certo, ma finisco tardi. Alle 22,00."
"Ti aspetto."

Alle 22,30 sono la lei. Gianluca è fuori.
Ci sistemiamo sul divano, lei prima mi abbraccia poi si stende di traverso, con la testa sulle mie gambe.
Silenzio, poi lei: "A cosa stai pensando?"
"Niente di particolare."
"Dai, dimmi."
"Sto pensando che fino a qualche giorno fà, in un momento così, di sicuro mi saresti saltata addosso, adesso invece siamo qui su questo divano, rilassati. Mi sto anche chiedendo se ti faccio ancora un certo effetto."
"Tu mi farai sempre quel certo effetto, di questo puoi essere sicuro.
Per il resto cerca di capire il mio momento. Ti chiedo un po' di pazienza. E comunque, chi l'ha detto che nel giro di qualche minuto non ti salti addosso?
E poi devo pagare pegno, no?"
"Anita, io desidero molto il tuo culetto, mi fa impazzire. Ma per ottenerlo ho fatto scoppiare un casino, e sono pentito. Perciò, se vuoi ritieniti libera di non farlo."
"Se non lo faccio con te non lo farò più e, tutto sommato, mi hai molto incuriosita e voglio provare. Ho letto qualcosa e non dovrebbe essere un dramma. Poi in edicola ci sono delle riviste molto chiare. Mi devi solo promettere che farai piano, solo questo."
Al solo pensiero l'uccello reagisce immediatamente.
Lei: "Eccoli lì, certo che voi due formate una bella coppia. Praticamente siete uguali. Sempre a pensare a quello."
"Cioè, mi stai dando del testa di cazzo?"
"Oplalla, gaffe, mi faccio perdonare."
Si gira di lato, sposta la testa più verso le ginocchia, slaccia i pantaloni, la cerniera, lo tira fuori e parte con la sega, le labbra lungo l'asta, usa anche la lingua, dopo un po' si tira su e se lo infila in bocca, parte con i risucchi. Mamma che forza.
Ho intenzione di resistere a lungo, voglio farla lavorare. Respingo più volte l'orgasmo, ma dopo 45 minuti buoni mi tocca capitolare.
Anita, gran pompinara.

Ci vediamo la mattina del giorno dopo in edicola. Mi informa che Gianluca è stato fuori quasi tutta la notte, e che è rientrato alle sei.
Non è da lui, che stia cominciando a frequentare certi localini?

Lui mi chiama nel pomeriggio: "Un caffè Mauri?"
Ci vediamo nel bar vicino alla caserma.
Lui: "Parlami di questo tuo collega che vuoi farmi conoscere."
"E cosa ti devo dire? Si chiama Marco, è più alto di me, magro, capelli neri, un bel ragazzo, è originario della Sicilia, non so che altro dirti. Si, ecco, un'altra cosa, è un po' rozzo, autoritario. Sul lavoro è bello tosto."
"Autoritario? Anche tu lo sei, un po'."
"Lo vuoi incontrare?"
"Si, ma prima gli devi dire che, se non mi gusta, ciccia."
"Senti Gianluca, io non ho una gran confidenza con lui. Lo posso chiamare, questo si, poi per il resto parlerete voi. Ma non credo che uno, al primo appuntamento, si aspetti chissà cosa."
"Ok, che dici se organizziamo una cena da noi sabato sera?"
"Per me va bene, tua moglie l'hai avvisata?"
Sorride: "Ci pensi tu? A te non dirà di no."
Mi sembra quasi di doverglielo: "Ci penso io, comunque a me dice di no parecchie volte."

Prima di sera vado da Anita e la convinco ad accontentare suo marito per sabato sera. Accetta con qualche riluttanza.
Adesso c'è solo da chiamare Marco, ma forse è meglio parlarci di persona. Questa storia mi mette fortemente a disagio.
Farò quest'ultima cosa per Gianluca, poi si dovrà arrangiare.

La mattina del giorno dopo vado a Bologna, meglio togliersi subito il dente.
Trovo Marco in ufficio, ci conosciamo perché abbiamo fatto insieme qualche servizio. "Ciao Marco, scusami, hai cinque minuti, anzi dieci?"
"Certo Maurizio, è successo qualcosa? Mi sembri preoccupato."
"No, è solo che non sono abituato.Senti Marco, non so da dove cominciare. Comunque il succo è questo: c'è un mio amico che da qualche giorno ha scoperto di essere gay. Lo sapeva già da prima ma lo negava anche a se stesso e lo ha sempre tenuto nascosto. È sposato con una mia amica, un po' più di amica. Insomma mi è scappato di dire che c'è un mio collega, cioè tu, che può aiutarlo, inserirlo nel vostro ambiente."
Mi guarda stranito: "Scusami non so neanche quello che dico, non so niente di questo mondo. Ti va di darci una mano? Lui è una brava persona, e mi sono offerto di aiutarlo. Ma io conosco solo te."
"Certo che si. Toglimi solo una curiosità: come fai a sapere di me?"
"No, non me lo ha detto nessuno, se intendi quello. Lo so perché sento queste cose. Ho una specie di sesto senso. Anche a Gianluca, si chiama così, l'ho beccato subito. Ma in quell'occasione lui negò."
"Ma cosa dovrei fare esattamente?"
"Guarda, non lo so. Se sei libero sabato sera andiamo a cena da loro, poi quello che verrà. Metti in conto che lui non ha alcuna esperienza in questo campo."

Sabato sera.
Marco viene in caserma ed insieme, a piedi, andiamo a casa di Gianluca e Anita.
Subito le presentazioni. Lei è splendida, minigonna, camicia scollata, truccatissima.
Forse vuole difendere la posizione. È lei la donna.
Gianluca è emozionantissimo, trema, quando si danno la mano diventa rosso. Marco lo guarda con interesse, si piacciono. Sono sicuro.

Al solito fa da mangiare Gianluca. Noi ci sediamo sul divano, lui è indaffarato in cucina. Parliamo del più e del meno. Anita è di fianco a me, quelle gambe mi fanno impazzire. Allungo una mano in mezzo alle cosce, ma realizzo subito che c'è Marco e la ritiro.
Poi gli dico: "Marco, ma cosa fai qui? Dai, vai da lui."
"Così? Subito?"
"Si subito. Dai che gli piaci."
Si alza e si dirige verso la cucina, io mi avvicino ad Anita e gli caccio la lingua in bocca, un bacio appassionato, caldo, eccitante, ma interrotto da un rumore metallico proveniente dalla cucina. Mi alzo, d'istinto, faccio tre passi e vedo i due che si stanno baciando. Alla faccia, Marco non perde tempo.
Per i miei gusti non è un gran spettacolo. Anita è dietro di me, vede anche lei.
Scoppiamo a ridere. A me sembra tutto surreale.
"Anita, dobbiamo stare qui con questi due? Ti va se dopo cena usciamo? Così lasciamo casa libera."
"Si. È una buona idea. Togliamoci dai piedi."

La cena è al solito buonissima, Gianluca stavolta si è superato.
Avviso i due che io e Anita dopo usciamo, andiamo al cinema.
Marco prova a farci restare, ma è solo cortesia.
Credo che entrambi non vedano l'ora che ci scaviamo."

Usciamo. Lei: "Vuoi andare davvero al cinema?"
"No, ti offro un gelato poi andiamo in albergo. Dobbiamo fare una cosa."
"Ecco, è arrivato il momento, sono nel panico, ricordati che mi hai promesso che farai piano."
"Si, farò piano."

Siamo in albergo, nel modenese, ci sono stato più volte con altre, è un posto tranquillo.
Prima di violare il buchetto voglio sfogarmi, venire almeno una volta, così poi durerò di più.
Quindi partiamo con una scopata, e dopo che è venuta due volte è il mio turno, gli caccio una gran sborrata dentro e lei gode di nuovo.
Qualche minuto di relax poi le metto la testa a posto, cioè molto vicina al mio uccello, e glielo ficco in bocca, lei ci da alla grande, al solito.
Intanto prendo la mia piccola bottiglia, dove tengo dell'olio d'oliva che uso in queste occasioni, mi ungo le dita e vado sul buchetto. Lo massaggio e nel contempo lo ungo per bene fuori. Infilo un dito, poi un'altro, ungo. Lei non si scompone, vado avanti ed indietro per qualche minuto, intanto Anita continua a spompinare, gran risucchi, sega e succhia.
Forse spera di farmi venire così, ma stasera non ti salvi cara, potrei durare anche più di un'ora, e se non fosse che ho così tanta voglia di romperti il culo, ti farei continuare un bel po', e poi, comunque, ti romperei il culo.
È ora.
La fermo tirandogli via letteralmente con la forza l'uccello dalla bocca. Mi guarda smarrita. La metto prona, a pancia in giù, prendo due cuscini e glieli infilo sotto la pancia, per farli sollevare il culo quanto più possibile.
Mi metto dietro, con l'uccello in mano punto il buchetto, e spingo.
Fa resistenza, è tesa: "Anita rilassati, dai."
"Ho paura Mauri se mi fai male ti taglio l'uccello."
"Non puoi, ti serve ancora."
"Fai piano."
"Si, ma tu cerca di lasciarti andare."
Punto ancora, ma stavolta prima gli massaggio il buchetto con la cappella, strusciandogliela sopra, la sento gemere. Spingo e la cappella è dentro. "Haaaaaa...piano...piano......"
Spingo ancora ed è dentro per metà, mi fermo per farla abituare.
Lei: "Hoooo hooooo haaaaaa......."
Un altro colpo, ecco sono tutto dentro. Le palle sbattono sulle chiappe.
Sento i muscoli che si stringono intorno all'uccello, questa è la sensazione che più amo nelle inculate, l'uccello sembra stretto in una morsa, brividi disumani di piacere. Che goduria, potrei già sborrargli dentro ma me la voglio godere quanto più possibile. Comincio pian piano a pompare, lei continua con i suoi versi di dolore. Io pompo.
Lei: "Haaaaa che male, haaaaa male." Lacrime sul suo bel visino.
"Anita, tra un po' vedrai che ti piacerà."
"Hoooo, mi stai aprendo in due, haaaaa brucia."
Sono già dieci minuti che la sto prendendo, respingo un primo orgasmo. Voglio prima far godere lei ma è piuttosto indietro, continua con i suoi lamenti.
Ma lentamente sento che comincia a lasciarsi andare, non è più rigida. Aumento la velocità e a lei scappa qualche gemito di piacere.
Finalmente, stavo cominciando a disperare.
Adesso è un continuo, geme, allarga le gambe per sentirlo meglio e risponde ai miei colpi, ed io pompo.
Si gira col viso di lato e gli caccio la lingua in bocca.
"Haaaaa siiiiii uhmmmmm."
"Anita, lo senti, lo senti nel culo?"
"Siiiii, bello, siiiii."
Si porta una mano sulla passera e infila due dita dentro, è un attimo, gode subito, in modo violento, si contorce, si dimena. Sento i muscoli anali che stringono la cappella, è troppo.
"Hoooooo siiii." E la inondo letteralmente, tanta, tanta sborra. 5-6 schizzi, mentre continuo a martellarla.
Pian piano mi fermo, ma resto dentro finché l'uccello non si ammoscia ed esce da solo.

Mi stendo di fianco a lei. Toglie i cuscini e si gira verso di me, la guardo, il viso e stravolto ma, mi pare, soddisfatto.
"Tanto male?"
"Abbastanza, mi brucia ancora."
"Però ti è piaciuto.
"Non subito, mi sembrava che mi stessi rompendo il culo."
"Ti ho rotto il culo, e tra un po' lo rifaremo."
"Ancora? Sei insaziabile, non sei normale."
"Perché mi vuoi normale?"
"No, certo che no."
Improvvisamente scoppia a ridere. E ride. E ride.
"Cos'hai da ridere?"
"Sto pensando a mio marito: chissà se il tuo collega ha rotto il culo anche a lui stasera."
E ride.












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