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ANITA, SUO MARITO, ED IO. (prima parte)


di Stalio
01.07.2014    |    23.287    |    1 9.4
"Passato l'orgasmo rallento un po', apre gli occhi: "Mi stai ammazzando, sei fantastico..."
Non mi piaceva e non mi piace la presenza di altri maschi nelle mie relazioni.
La considero come una forzatura. Non è nella mia natura.
Detta come va detta, preferisco, di gran lunga, essere l'unico gallo nel pollaio.

Questa è l'eccezione, c'è sempre un'eccezione vero?
Tanto per inquadrare il periodo, questi fatti sono avvenuti nella metà degli anni ottanta. Quando non c'erano ne' cellulari, ne' computer.

Lei si chiama Anita, ed è proprietaria di un'edicola nella piazza del paese. Sposata con Gianluca, dirigente di una nota azienda locale ed assessore comunale. Siamo nel bolognese, nella provincia, in un piccolo paese di poco più di settemila anime.
Io sono uno dei Carabinieri della locale Stazione.
Anita, bionda tinta, capelli lunghi, lisci, con frangina, magra, una seconda di tette proporzionata al suo fisico. Viso piccolo, naso all'insù alla francese, alta sul metro e settanta, circa. 27-28 anni.
Io all'epoca ne avevo 3-4 in meno, circa.
Simpatica, molto simpatica, ed anche una bella donna. Non appariscente, ma sicuramente una donna interessante.

Con Anita ci conosciamo, è la mia edicolante, compro i giornali da lei e spesso nei momenti tranquilli mi fermo a parlare qualche minuto, a volte di più.
Conosco anche il marito, di vista. Io so chi è lui e lui sa chi sono io.

Sul serio, non pensavo di avere una storia con lei. Ma le cose capitano.

Tutto è cominciato in un pomeriggio primaverile. Sono di servizio perlustrativo con un collega, quando nella zona artigianale, in mezzo ai capannoni, vediamo una macchina ferma con delle persone a bordo.
Nella zona, nei giorni scorsi, c'era stato un furto abbastanza importante. Decido di procedere ad un controllo, non si sa mai.
Mentre mi avvicino mi rendo conto che si tratta di una coppia, e di solito quando è così passo oltre, ma ormai sono lì, a pochi metri.

Dall'interno dell'auto ci notano e la donna seduta di fianco all'autista si abbassa col viso, come per nascondersi. Infatti non riesco a vederla in faccia, ma quel colore dei capelli, quel particolare biondo, e quel taglio.
Certo, avrei potuto chiedere i documenti ed identificarli, ma come dicevo, quando si tratta di una coppia non sono abituato a rompere le scatole.
Così faccio un cenno con una mano, facendo capire che è tutto ok e mi allontano.
Però quel biondo. Possibile? Anita? Non mi pare una tipa capace di cornificare il marito. Ma quel biondo.
Ad Anita inutile chiederglielo, negherebbe. Ma posso vedere come reagisce quando me la troverò davanti, per queste cose ho una specie di sesto senso.
La mattina dopo vado in edicola. Lei sta servendo una cliente. Appena mi vede entrare distoglie subito lo sguardo e diventa rossa.
Era lei, senza alcun dubbio.

Capito Anita? Cornifica il marito, quindi, come dire, è sul mercato e può tornare utile. È da quel momento che la comincio a guardare con occhi diversi.
Faccio finta di niente, se non un lieve sorriso.
Lei capisce che io ho capito, scusate il giro di parole.

La rivedo un paio di giorni dopo, la sera, in una discoteca della zona, è vestita in modo alquanto provocante, gonna molto corta, scarpe con i tacchi, maglietta aderentissima.
Bene, è l'occasione per parlare un po'.
"Hoooooo. Ciao Anita, anche tu qui?"
"Ciao Mauri, si, avevo voglia di uscire con le amiche, e di ballare."
"Quindi non sei con tuo marito?"
"No, no, a lui non piace venire in discoteca."
"Allora ti posso intortare un po', andiamo a bere qualcosa?"
Mi guarda storto, poi: "Andiamo a bere."
Mentre siamo al bar in attesa dei drink, mi giro e la guardo fisso per qualche attimo.
Lei: "Che c'è?"
"Hai un così bel visino, perché a volte lo nascondi?"
Diventa rossa, sorride, poi ammette: "Non sapevo che eri tu, altrimenti non mi nascondevo. Non ti sfugge niente vero? Mi hai riconosciuta."
"E che mi hai sorpreso, non ti immaginavo che tu... "
"Non immaginavi cosa? Non sono una puttana, e che prima di giudicare dovresti sapere un po' di cose."
"Non ti sto giudicando, non lo faccio mai, specialmente in questo campo."
"E che mio marito, lui..."
"Anita, se vuoi, se hai voglia di parlare. Ti va se ti accompagno a casa? Così strada facendo parliamo."
"Sono con le mie amiche. Cosa gli racconto?"
"Puoi dire che ti senti poco bene, che non hai voglia di rovinare loro la serata, e che hai trovato un passaggio per andare a casa."
"Dammi un quarto d'ora."
Si allontana. Torna dopo dieci minuti ridendo: "Tutto a posto. Entrambe le mie amiche hanno trovato compagnia e sono ben contente di liberarsi di me. Stanno limonando con due ragazzi."

Usciamo. La osservo mentre cammina, sculetta a dovere la ragazza.
Saliamo in macchina. Non so se lo fa apposta, ma la gonna rimane un bel po' sollevata, già è corta.
La tentazione di buttare una mano in mezzo a quelle cosce è forte, ma aspetto.
I nodi verranno al pettine.

Mi fermo in un parcheggio poco fuori dal paese, in un angolino abbastanza buio.
Le prendo una mano e la tiro verso di me, ci gioco, l'accarezzo.
Esordisco sempre così, c'è contatto e nel contempo non è invadente toccare una mano.
Lei: "Eccoci qua."
Poi si avvicina, si gira di spalle e si appoggia a me, le sue spalle sul mio torace: "Mi è venuto un leggero mal di testa, posso poggiarmi così?"
"Anita, ti sei già poggiata."
"Già."
Gira il viso verso di me, la sua bocca è a dieci centimetri dalla mia, mi guarda negli occhi con uno di quelli sguardi...
Bene, ecco, per me basta e avanza.
Gli caccio la lingua in bocca, un bacio lungo, caldo, sensuale, corrisposto. L'uccello reagisce subito, e lei se ne accorge.
" Ehiiilaaa. Però. Stai calmo."
"Anita, lui è autonomo. Non sono io. Lui agisce da solo."
"Mauri, non si può far niente."
"Perché?"
"Indovina un po'? Mestruazioni, hai beccato la serata sbagliata."
Allungo la mano in mezzo alle gambe, tanto per verificare. Si, non si può.
"Che culo. Vabbé."
Poi, a mo' di battuta: "Ma tu, alla tua età, non conosci altri modi per accontentare un maschio?"
"Si, certo. Ma, appunto, accontento solo lui, solo te, ed io?"
Intanto infilo una mano sotto la maglietta, arrivo alle tette, i capezzoli al tatto sembrano belli grossi. E sono durissimi.
"Mi pare che sei in forma, eccitata bene."
Con una mano va sul pacco, tasta da fuori, lo trova, stringe le dita per costatarne la consistenza.
Ne approfitto per aprire la lampo, prendo la sua mano e la infilo dentro.
Lei collabora, va dentro le mutande, lo trova, stringe, va sulla cappella, accarezza, brividi di piacere.
"Anita, sei una monella. Dai tiralo fuori."
Mi slaccia i pantaloni, tira giù, mi sollevo per agevolare la manovra. Rimangono le mutande, l'uccello sotto preme per uscire, ma lei fa le cose con calma. Lo accarezza lungo tutta la lunghezza, poi infila la mano dentro da sopra, trova la cappella, accarezza, ancora brividi.
Non ce la faccio più, faccio per abbassare le mutande ma lei mi blocca.
"Lasciami fare, hai detto che è autonomo vero? Perciò non ti intromettere."
"Anita, datti da fare, mi stai facendo impazzire."
Finalmente lo tira fuori. Si blocca, lo tiene stretto nelle mani, lo guarda.
"Caspita. Sei messo bene. Uno dei più belli che abbia mai visto, non sproporzionato, ma pur sempre quasi il doppio di quello di mio marito. Uhmmmmm, non vedo l'ora di....che voglia."
"Anita, dai." Le prendo la testa e gliela tiro giù.
Subito bacia la cappella, lecca con la lingua, poi lungo tutta l'asta, si vede che è pratica, con una mano sega e con l'altra mi massaggia le palle.
Non spinge, non forza, vuole assaporarlo, sentirlo. Ma pian piano aumenta il ritmo, comincia con i risucchi facendomi vedere le stelle, sega, si abbassa e prende in bocca le palle, succhia anche quelle. Mi abbandono sul sedile, la lascio fare.
"Uhmmmmm....è durissimo. Mi piace."
Decide di arrivare alla fine, se lo infila in bocca e succhia di brutto, continua, sega.
La prendo per i capelli e la tiro su: "Anita, vai fino in fondo, capito?"
Si riabbassa, lo prende di nuovo, risucchio, ancora sega.
Non mi trattengo, e: "Siiiiii......daiiii.......hoooooo........." Una gran sborrata nella sua accogliente bocca, lei non si tira indietro, succhia, lecca, manda giù, continua un po' poi pulisce tutto, e manda giù.

"Brava, sei una gran pompinara. Hai fatto in ottimo lavoro."
"Mi fa piacere che ti sia piaciuto."
"Sei fantastica, noi due ci divertiremo."
"Si, e spero che questo abbia comprato il tuo silenzio."
"Anita, ma che cavolo dici? Guarda che se sei venuta con me solo per questo te lo potevi anche risparmiare. Secondo te: io andrei a dire in giro che ti ho beccata in auto con un'altro?"
Mi sto alterando.
"Non si sa mai."
Caspita, questa o c'è o ci fa, non ha capito proprio un cazzo.
Che stronza, proprio una stupida. Ma affanculo Anita.
Mi rivesto, metto in moto e senza dire una parola la porto sotto casa. Quando scende neanche la saluto. Che stronza.

Nei giorni successivi la evito, stupida di una donna. Se lo meriterebbe che andassi in giro a spifferare i suoi manini.
A comprare i giornali vado in un'altra edicola.

La rivedo dopo una quindicina di giorni, sta facendo il giro in Ospedale tra i rivoverati, per vendere i quotidiani.
Io sono lì per ritirare degli esami.

Siamo nell'atrio.
"Ehi permaloso. Vieni qua!"
"Permaloso sti due marroni! Cosa vuoi?"
"Te la sei proprio presa, mi hai anche tradita come edicolante."
"Quando una è stronza tanto vale mandarla aff.......a quel paese. O no?"
"Senti Mauri, la smettiamo? Siamo amici, no?"
"Siamo amici? Strano il tuo modo di essere amica. La fiducia è il tuo forte."
"Senti, mi vieni a trovare verso le 12,30? All'orario di chiusura. Così proviamo a chiarirci."
"Non so, ci penso. Ma non darlo per scontato. Mi hai fatto girare i coglioni."
"Scusami, non era mia intenzione offenderti, stavo scherzando."
"Si, stavi proprio scherzando."

Mi dirigo verso l'uscita e vado via.
Inizialmente decido di non andarci, così, per farla cuocere nel suo brodo.
Ma poi cambio idea. Magari ci scappa qualcosa.

Arrivo due minuti prima della chiusura.
Appena mi vede mi fa un gran sorrisone, ha una minigonna cortissima.
Lei, con suo marito, abita in un appartamento posto nello stesso stabile dell'edicola, al secondo ed ultimo piano.
Chiude la porta che da' sulla piazza, poi: "Ti posso offrire un aperitivo su in casa?"
"Tuo marito è d'accordo?"
"Non lo so, ma tanto non c'è."
"Prendiamo questo aperitivo."
Usciamo direttamente dalla porta che da' nel vano scale.
Lei va avanti, sale le scale, con quel suo sculettare, non posso esimermi dall'infilare una mano in mezzo alle gambe, con una gran palpata di passera e culo.
Lei: "Sapevo che l'avresti fatto. Però aspetta, qui abita altra gente."

Arriviamo sul suo pianerottolo, mentre apre la porta la prendo da dietro è la stringo a me, la bacio sul collo, dietro alle orecchie, le faccio sentire il pacco sul didietro.
"Aspetta, impaziente."
Entriamo in casa, lei: "Non abbiamo tantissimo tempo, una mezz'oretta. Vuoi bere, oppure."
"Oppure. Vieni qui, ti offro io da bere."
La tiro a me, la giro verso il muro, dove si appoggia, lingua in bocca, mano in mezzo alle gambe, trovo il fiorellino. Prima palpo da fuori, poi pian piano infilo un dito dentro, poi due, .ditale.
L'altra mano sulle tette, i capezzoli sono duri, vado con la lingua, intanto lavoro la passera.
Ci mette meno di cinque minuti per godere, si abbandona su di me, e per fortuna non è molto rumorosa, ma mi inonda la mano e mi caccia la lingua in bocca.
Finito l'orgasmo la prendo dalle spalle e la spingo giù. Sa cosa voglio.
Lo tira fuori e comincia subito a ciucciare, è brava, come dicevo è una gran pompinara, dei risucchi fantastici. E non duro molto, mi lascio andare, una gran sborrata.
Manda giù, e continua, e pulisce, qualche altro risucchio, brava.

"Quand'è che ti fai scopare?"
"Si, bisogna organizzare, ne ho una voglia matta."
"Organizza e fammi sapere."
Sentiamo il portone giù che si apre.
"Vai, dovrebbe essere lui, è in anticipo. Passami a trovare in edicola."

Infatti è suo marito, sulle scale ci incrociamo, e chissà se capisce, se intuisce qualcosa, nel palazzo abitano altri.

Il pomeriggio sono in edicola, indossa la stessa minigonna della mattina.
Lei sta dietro al banco dei giornali, io mi metto di fianco. Parliamo, ma anche, di tanto in tanto, quando non c'è nessun cliente, li do' delle gran palpate in mezzo alle gambe, e ad un certo punto le ordino: "Togliti le mutande."
"Cosa? Ma sei pazzo? Già sono un lago."
"Anita, dai. Fai quello che ti ho detto. Togliti le mutande e dammele."
Lo fa, con qualche imbarazzo. Mentre me le sta allungando entra una cliente.
Ecco, adesso si che posso palpare meglio. Tra un cliente ed un'altro le mie dita lavorano di brutto, lei è persa, gli umori scendono lungo le cosce. Le infilo anche un dito nel buchetto stretto, sento che è bello chiuso: "Dietro, non l'hai mai fatto vero?"
"Mai fatto e mai lo farò."
"Non prendere decisioni drastiche, io credo che lo farai."
"Toglietelo dalla testa."
"Vedremo."
"Basta adesso, per favore, sto lavorando, mi hai ridotta in condizioni pietose."
"Va bene, non ti tocco più il culo. Però dimmi quando ci vedremo con un po' di calma. Ho voglia di darti una di quelle strapazzate che te la ricorderai finché campi."
"Venerdì sera. Ho già telefonato alle mie amiche, ufficialmente sarò in giro con loro. "
"Brava, vedi che se vuoi riesci a far lavorare il cervellino? Venerdì è un po' in la', ti toccherà fare qualche altro ciappino nel mentre."
"Porco!"
"Grazie. Lo prendo come un complimento. Un'altra cosa: finché ti vedi con me.....ci sarò solo io. Nessun altro. Capito?" Dico serissimo.
"Ehhhiiiiii. Ma secondo te? Quello con cui mi hai beccato l'ho mollato il giorno dopo del nostro primo incontro in discoteca. E non l'ho cercato neanche quando sei sparito."
"Guarda che se ti becco, o se mi giunge qualche notizia, ti mollo all'istante. Sappilo."
Sorridendo: "E con mio marito? Ci posso andare?"
"Si, senza esagerare."
"Esagerare? Con lui non c'è pericolo. Una, massimo due botte al mese. Quando va bene."
"Capisco perché lo cornifichi."
Proprio in quel momento entra il marito, Gianluca. Mi auguro che non mi abbia sentito. Ma pare di no.
Mi saluta con un ciao, poi dice qualcosa ad Anita.
Io faccio finta di cercare una rivista.
Due minuti e va via. Esco anch'io.

Ho voglia di un caffè, il bar è lì vicino. Entro ed ordino, intanto che lo preparano vado in bagno a lavarmi le mani. Sono 'leggermente' unte dagli umori di Anita.
Quando torno il caffè è pronto, lo consumo e faccio per pagare ma la ragazza mi dice che è già pagato e mi indica un uomo seduto ad un tavolino. È Gianluca, il marito di Anita.
Ne' avrei fatto volentieri a meno, ma non posso non ringraziarlo.
Mi avvicino: "Grazie Gianluca, ti devo un caffè."
"Maurizio hai cinque minuti? Ho bisogno di parlarti."
Mi siedo. Lui diretto: "Tocca a te adesso? Te la stai spassando tu con mia moglie?"
Lo guardo serio ed imbarazzato, cosa fare?
"Senti, mi hai visto altre volte parlare con tua moglie, cosa ti fa pensare."
Ma capisco immediatamente che sa.
"Gianluca, non so che dirti."
Lui abbassa gli occhi, non regge lo sguardo, è in quel momento che percepisco la sua debolezza. Allora ci provo.
"Gianluca, io potrei anche tirarmi indietro, farmi da parte, ma sai anche tu che se non ci sarò io, probabilmente ci sarà qualcun altro. Magari uno abituato a raccontare le sue avventure in giro, così sputtanerà te e tua moglie. È questo quello che vuoi?"
"No, no, no. Non me lo posso permettere. Tra un anno ci saranno le elezioni, e mi voglio ripresentare."
"Ma a prescindere dalla tua carriera politica, ti da fastidio il comportamento di Anita?"
"Un po' mi da fastidio. È mia moglie. Ma so, ho sempre saputo, che io non sono molto portato in quel campo. Speravo che si accontentasse, ma mi sono presto reso conto che vuole di più."

Non so neanche da dove mi sia uscita, forse è stata un'ispirazione dopo aver visto come guardava un ragazzo vicino al bancone del bar: "Gianluca, non so se posso permettermelo, ma vorrei farti una domanda. Posso?"
"Si, dimmi."
"Ma a te, non è che ti piacciono i maschi? Non ci sarebbe niente di male."
Arrossisce come un pomodoro, ed ho la netta impressione di aver fatto centro, ma lui nega: "No, assolutamente no. Gay no."
"Ok, ok, tranquillo. Era solo una mia curiosità."

"Torniamo a noi, francamente non ho intenzione di mollare Anita. Ma se tu sei d'accordo, se collabori, nessuno saprà mai niente e la faccenda rimarrà tra noi."
"Se collaboro? Cioè?"
"Niente di particolare. Tipo uscire certe sere per lasciare la casa libera, così per non farci vedere in giro. Oppure se non vuoi uscire, io e lei possiamo andare in un'altra stanza. Cose così."
"Non ho scelta vero?"
"Si che ce l'hai, ma io e tua moglie continueremo comunque a vederci. Gianluca, ho bisogno di una risposta. Adesso."
Silenzio, la testa tra le mani, poi: "Va bene, ma a patto che non ti prenderai Anita del tutto."
"No, questo no. Anita rimarrà tua moglie. Tranquillo."
"Cosa devo fare?"
"Anzitutto non dire a tua moglie di questa nostra conversazione. Venerdì sera ci dobbiamo vedere, la volevo portare in albergo, ma resteremo a casa."
"La cena con le amiche, vero?"
"Non so cosa ti abbia raccontato. Tu ci sarai?"
"Il venerdì non esco mai. Arrivi per cena? Preparo qualcosa io, sono un bravo cuoco."
"Si, ottimo. Non dire niente ad Anita, voglio fargli una sorpresa."
"Mi auguro che sia d'accordo, è un peperino."
"Sarà d'accordo, vedrai."

Arriva il venerdì sera.
Abbiamo appuntamento per le 8,30 in un parcheggio, ma mi presento alle 7,00 direttamente a casa sua. Arrivo che si è appena fatto la doccia e stava cominciando a prepararsi, a vestirsi, a truccarsi.
Mi apre lei, in accappatoio, appena mi vede rischia l'infarto, sbianca, mi blocca sul pianerottolo, mette una mano sulla bocca per non farmi parlare, poi: "Che fai qui, c'è lui."
"Lo so. Gianluca mi ha invitato a cena."
"Come a cena? Dobbiamo uscire."
"Invece stiamo in casa."
"Ma come, c'è lui."
"Si, lo so."
Arriva Gianluca: "Entrate in casa, state rischiando di farvi vedere da tutto il palazzo."
Anita è in bambola. La spingo dentro e chiudo la porta. Gianluca torna in cucina, la prendo, la tiro a me e gli caccio la lingua in bocca.
"Ma cosa sta succedendo?"
"Tuo marito è d'accordo sulla nostra relazione, e anche di vederci qui a casa vostra."
"Ma come? Avete parlato? Perché non mi avete detto niente?"
"Sono stato io a dirgli di mantenere il segreto. E sai perché?"
"Perché?"
"Per godermi questa tua reazione. Ed ho fatto bene. Sei uno spettacolo."
"Stronzo tu e lui. Dopo lo becco."
"Si, lo fai becco. Ma non dopo, adesso. Dai andiamo su un letto, altrimenti te lo sbatto dentro qui in piedi."
"Ma come, e lui?"
"Smettila di dire 'ma come'. Lui è d'accordo."
"Possibile?"
La prendo per mano e la porto in cucina, da Gianluca.
Io: "Allora caro? Quando si mangia?"
"Mi serve un'altra mezz'oretta."
"Allora noi andiamo in camera. Ci avvisi quando è pronto?"
"Ok."
"Dai andiamo, sto scoppiando."
L'uccello durissimo è pronto e si vede anche con i pantaloni,mlei guarda in quella direzione, e si decide.
Entriamo in camera, chiudo la porta, la tiro a me, l'abbraccio, lingua in bocca. Caldo bacio.
Tiro fuori l'uccello e glielo metto in mano, sega, la spingo giù e glielo infilo in bocca, vado avanti ed indietro, la scopo in bocca, ma è stranamente fredda.
"Mauri non ci riesco. Lui è di la'."
La devo sboccare, e c'è un solo sistema.
Le sfilo l'accappatoio e la faccio stendere sul letto, gambe aperte. Mi avvicino con la bocca al fiorellino, constatando che effettivamente non è neanche bagnata. Comincio a lavorarla di lingua, prima sulle grandi labbra, poi mi allontano sulle cosce, di nuovo le grandi labbra e con le dita gliela apro e la lingua sfiora il crito. Il lavoro comincia a fare effetto, si bagna, eccome.
Mette le mani sulla testa per tenermi lì, e geme, gemiti quasi soffocati.
Accellero, prendo il crito tra le labbra e succhio, lecco, succhio. Primo orgasmo. Si contorce e mi tiene stretto con le mani, lecco, succhio.
Passato l'orgasmo: "Anita, per favore, lasciati andare. Se hai voglia di gridare, fallo. Quando godi voglio sentirti gemere più forte, sei come frenata."
"Con mio marito di là? Come faccio?"
"Senti: ma lo vuoi capire o no che lui è contento se noi stiamo qui? Invece di farlo in macchina o in albergo. Vuole che nessuno impari niente. Vuole salvare le apparenze. È cosciente che lui a letto è impedito, perciò basta scrupoli. Lasciati andare, libera la tua sessualità, vedrai che sarà come godere il doppio."
"Ci provo, ma dammi tempo."
Riprendo i giochini, vado sulle tette, i capezzoli al contatto con la lingua diventano duri in un attimo, ci sto un po' poi comincio a scendere, la pancia, bacio, lecco, arrivo alla passera, lei apre oscenemente le gambe, gli apro la passera con le dita, succhio, lecco, il crito è rosso fuoco, gli umori scendono lungo le cosce, la sento con piacere gemere più forte, ed arriva il secondo orgasmo, più intenso del primo. Ma non mi fermo, voglio farla godere un'altra volta prima di ficcarglielo dentro. Per arrivare al terzo ci mette di più, ma è come una scossa, urla, geme, si dimena, un orgasmo almeno di un paio di minuti, forse più orgasmi insieme. Alla fine è stremata.
Mi tiro su e li vado sopra, punto l'uccello sulla passera, è talmente bagnata ed aperta che entro come nel burro. Per lei è un'altra scossa elettrica, mentre io comincio a pomparla con vigore, geme, urla, gli occhi chiusi, la bocca aperta, gli caccio la lingua in bocca, poi vado sulle tette, i capezzoli, e viene nuovamente. Passato l'orgasmo rallento un po', apre gli occhi: "Mi stai ammazzando, sei fantastico."
"Dai, di troppo cazzo non è mai morto nessuno."
"Hooooo........ummmmmm....."
"Vienimi sopra."
Mi giro senza estrarlo, lei mi segue, adesso è sopra.
"Questa è la posizione che preferisco, così ti scopo io."
"Brava. Scopami."
Ci da' di brutto, si tira su, dritta sui ginocchi, i capelli al vento, le tette ballano, e pompa.
Sento i primi sintomi dell'orgasmo, non durerò molto.
Ho intenzione di farla godere ancora una volta e poi di inondarli la bocca.
Con le mani agguanto le tette, le dita strusciano i capezzoli, un minuto ed ecco, di nuovo, si dimena, si contorce, si abbassa con la testa e mi da la lingua in bocca mentre sta godendo.
Qualche secondo poi: "Ma quanto duri? Cosa vuoi che faccia per farti venire?"
"Prendilo in bocca, ho voglia di un tuo memorabile pompino."
Esegue, ed io non ce la faccio più, ma ho il tempo di bagnare un dito nella sua passera e di infilarglielo nel culo, di botto. Ha un sussulto, poi mi scarico, e lei si impegna a succhiare, leccare, qualche risucchio, io con gli occhi chiusi vado avanti e dietro col dito nel culo, e godo da matti.

Apro gli occhi, sono in direzione della porta che è semiaperta, e scopro Gianluca che ci sta spiando.

Guardone o gay? O entrambi? Chissà.

Non dico niente ad Anita, lei è tramortita, sul letto, mezza morta.

"Ci sei? Non dirmi che alzi bandiera bianca, guarda che dopo cena riprendiamo."
"Tu non sei normale, in mezz'ora ho avuto più orgasmi che in un mese intero. E che orgasmi."
Lo chiedo sempre a tutte: "Qual'è il tuo record?"
"Che record?"
"Di orgasmi in una scopata."
"Non lo so, ma non credo di essere mai arrivata a quattro, forse tre, quindi complimenti. Mi hai appena fatto battere il record."
"Merito un premio." Intanto le palpo il culo.
"Si, ma non quello. Dicono che fa male."
Mi pare di sentire i primi sintomi di cedimento. So che lo prenderò presto.
"Anita, non fa troppo male. Un pochino, ma poi vedrai quanto ti piacerà."
"No, no, e comunque non oggi, vedremo, se farai il bravo."
"Non vedo l'ora."
"Ti devo dare ragione su una cosa: se mi lascio andare godo più intensamente."
"Tu seguimi, vedrai che cosa ti aspetta."

Gianluca bussa alla porta: "La cena è pronta."
Faccio finta di non sentire e gli dico di entrare. Così ci vede entrambi nudi, noto i suoi occhi puntati sull'uccello.
Gay, senza dubbio.

Si, Gianluca è bravo a far da mangiare. Gli faccio i complimenti. Sembriamo veramente tre amici, parliamo di tutto, lui è molto colto. Solo Anita è un po' imbarazzata, ma alla fine neanche tanto.

Finito di mangiare loro due sparecchiano, io vado sul divano. Arriva per prima Anita, si stende sul divano per il lungo, poggiando la testa sulle mie gambe.
"Cosa dicevi prima a proposito del dopo cena?"
"Dicevo che ti aspetta un'altra dose di uccello, se sei d'accordo. E anche se non lo sei, perché io ne ho voglia."
"Sono d'accordo, schiavista."
"Brava."
Arriva Gianluca, si mette sulla sua poltrona.
"Beviamo qualcosa ragazzi? Un nocino?"
Io rifiuto. Invece loro due lo prendono.
Poi, lui: "Ehmmmmm...scusatemi, avete ancora intenzione di andare in camera? No, perché tra un po' io andrei a letto."
Io: "Si, stiamo ancora un'altra oretta. Ma possiamo anche farlo qui sul divano, non ti preoccupare."
Dopo dieci minuti si va a coricare.

Certo che la situazione è strana, ma nel contempo anche comoda. Posso spupazzarmi Anita a casa sua e con l'approvazione del marito, che pare si sia calato bene nella parte.

Anita è sempre sdraiata con la testa sulle mie gambe, gli occhi chiusi, si sta rilassando.
"Non ti addormentare cara."
"No,mma così sto bene. Sto pensando a noi e a mio marito, non è facile per lui accettare la nostra relazione. E non so più cosa pensa di me."
"Domani chiediglielo. Chiarite tra di voi. Tu sii delicata, è un ragazzo molto sensibile. E ti ama. Lo so."
"Anch'io lo amo, altrimenti non avrei potuto accettare il nostro rapporto. I primi mesi, dopo il matrimonio, mi sentivo come rifiutata. Non capivo che, effettivamente, non dipendeva da lui. È così e basta."
"Invece tu hai esigenze diverse."
"Si, se non lo faccio adesso, alla mia età. Mi son dovuta arrangiare."
"Quanti amanti hai avuto?"
"Tu sei il terzo. Non molti, come vedi."
"E chi è stato il primo che ti ha instradata?"
"Non mi chiedere queste cose. Che importanza ha? Diciamo che è stato una gran delusione."
"E lo conosco vero? Vabbé, non importa. Adesso ci sono io, solo io. Vero?"
"Certo! E sono felice di averti."
"E quel soggetto che era con te nella zona artigianale, com'era a letto?"
"La verità? Non era male, ma un pivello in confronto a te. Sono proprio felice."
"Chiarisciti con Gianluca, mi raccomando."
"Si, parleremo domani a pranzo."
Richiude gli occhi: "Allora? Dimmi capo, da dove cominciamo?"
"Cominciamo con un gran pompino, senza farmi venire, poi te lo infili dentro e mi scopi, come dici tu, poi ti voglio inondare la passera. Non te l'ho chiesto: prendi la pillola vero?"
"Si, puoi andare dritto x dritto. Mi piace il programma."
"E allora che ne dici se lo mettiamo immediatamente in pratica?

Lei viene altre tre volte, e alla fine, dopo che sono venuto dentro di lei, lo riprende in bocca e ci gioca qualche altro minuto. Brava.
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