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Gay & Bisex

La crociera, seconda parte – Sexy Fulvio


di Honeymark
27.10.2018    |    8.229    |    7 9.3
"Si inginocchiò e mi baciò il pene accarezzandomi le natiche..."
Questo racconto doveva finire con la prima parte, intitolata "La crociera di Sexy Anush", ma sono arrivate tante mail che mi hanno invitato a continuare il diario di quella crociera nel Mediterraneo. Che in effetti è tutta da raccontare.
https://www.annunci69.it/racconti-erotici/trio/La-crociera-di-Sexy-Anush_85504.html

L’indomani della magnifica scopata a tre con Anush e suo marito, mi feci portare la colazione in camera; poi andai avanti a scrivere il mio libro in coperta e lessi la mail dell’editore, sempre più elettrizzato da quello che scrivevo, che mi pregava di inserire anche qualcosa di omosex.
- Oggi va di moda, – aveva scritto. – Tutti vogliono leggere qualcosa di piccante tra persone dello stesso sesso.
Se lo diceva lui… Va beh, ci avrei pensato.
A mezzogiorno pranzai al self service del 13° Ponte, nel pomeriggio proseguii a scrivere al bar della piscina e feci il bagno, mentre la sera andai a cena al nostro tavolo riservato, con i miei soliti amici.
Anush e suo marito erano particolarmente radiosi e rilassati. Nel corso della cena mi lanciarono messaggi di complicità, ma continuammo a cenare citando testi critici del Manzoni.
- Che ne dite di venire a bere qualcosa al night? – Chiesi alla fine.
- Dovrete andarci da soli, – disse il marito di Anush. – Noi andiamo a teatro.
- Noi andiamo al casinò, – aggiunse l’imprenditore senza che glielo avessi chiesto.
La terza coppia non disse nulla. Forse non mi aveva sentito.
- Ti raggiungo sul tardi, – rispose inaspettatamente Viviana. – Prima devo incontrarmi con delle nuove amiche.
Ci alzammo e io andai al night a gustarmi da solo un superalcolico cercando di non pensare al mio lavoro. Cosa difficile quando si è in vena.
Avevo appena cominciato ad assaggiare il whisky, che un uomo si avvicinò a me. Aveva anche lui un bicchiere in mano e mi chiese affabile se poteva sedersi. Lo feci accomodare.
- Non voglio disturbarti, – mi disse dandomi del tu in maniera non invadente. – Ma mi hanno detto che sei uno scrittore e…
- È vero, – risposi con umiltà. – Ma non sono famoso.
- Beh, io ho letto il tuo romanzo «Autopsia di un amore» e l’ho apprezzato molto.
- Valà? – Dissi sorpreso. – Hai letto davvero «Autopsia di un amore»?
- Bello davvero.
La cosa mi lusingava perché non avevo mai ricevuto complimenti da gente che non conoscevo. Quindi poteva anche essere sincero.
- Anche io sono qui per lavoro. – Proseguì.
- Che lavoro fai?
- Sono pittore. – Rispose. – Il mio gallerista mi ha pagato questa crociera perché non avevo più voglia di dipingere, nella speranza che riprenda la produzione. Ha venduto tutto e vuole altro…
- Diobono, – commentai sorpreso. – Anche tu come me?
- Io?
- Scusa, – aggiunsi. – Che soggetti dipingi?
- Unisco l’iperrealismo al nudo.
- Nudo femminile?
- No, maschile.
- Valà? Ti piacciono più gli uomini o le donne?
- In egual misura.
Pensai alle recenti richieste del mio editore…
- E ti sei portato dietro da dipingere?
- Per forza. Il gallerista si aspetta che dalla crociera nascano più opere d’arte da completare a casa. Mi ha fatto portare un baule attrezzato.
- E a che punto sei?
- Ne ho avviati un certo numero. – Disse. – Se vuoi salire in camera te li mostro.
- Volentieri, risposi.
Finimmo il whisky e lo seguii agli ascensori.
- Sei riuscito a lavorare anche tu a bordo?
- Sì, – risposi. – Imposto un nuovo capitolo ogni due giorni. L’editore è soddisfatto di quello che gli mando.
- Vuoi farmi leggere qualcosa?
- Gli scrittori sono molto gelosi in questo. – Replicai. – Ma posso fare un’eccezione perché mi hai fatto venire un’idea. Prima fammi vedere le tue opere.
Aprì la camera con la schedina magnetica ed entrò. Lo seguii mentre teneva la porta aperta per me.
- Accendo solo la luce dell’ingresso – mi spiegò, – così vedi meglio i miei lavori con il mare che passa di sfondo.
Mi indicò delle tele su altrettanti cavalletti da viaggio. Erano disposti davanti alla vetrata che dà sul balcone e anche nel suo caso la luna correva riflessa sul mare calmo. I soggetti ritraevano un po’ la vita di bordo, con al centro sempre il corpo di un uomo. Nudo. Di schiena.
- Dipingi bene. – Osservai.
- Anche tu scrivi bene, – rispose. – Posso chiederti una cosa?
- Dimmi.
- Poseresti per me?
- Eh? Cosa mi hai chiesto?
- Sì, visto da qui, di notte, con dietro il mare che scorre sotto la luna, saresti un bellissimo soggetto. Visto da dietro e nudo. Il classico sogno di mezza estate.
Non risposi.
- Spogliati, dai.
Ci pensai un po’, ma anche a me fin dalla prima sera la vista notturna del mare col riflesso della luna mi aveva stregato. Mi spogliai.
Non avevo mai posato per nessuno, neanche vestito. Stavolta mi stavo mostrando a uno sconosciuto. Sentii il suo sguardo scorrere sulla pelle come stava facendo la luna sullo specchio d’acqua. Sentii che mi guardava il culo e, stupidamente, provai un certo senso di eccitazione.
- Mettiti comodo anche tu. – Gli dissi senza girarmi.
E lui un minuto dopo si portò vicino a me. Le carezze passarono dal suo sguardo alle sue mani. Lo lasciai fare, perché per me era situazione del tutto nuova. Provavo quello che prova un adolescente le prime volte…
Le sue mani scorrevano esperte sulle mie rotondità posteriori. Il mio uccello si dimostrò d’accordo, perché si alzò come per applaudire quanto stava accadendo. Quando mi prese in mano una natica, mi girai. Era nudo anche lui. Non sapevo cosa fare.
- Non fare nulla, – mi disse, comprendendo che per me era la prima volta. – Faccio tutto io.
Si inginocchiò e mi baciò il pene accarezzandomi le natiche. Poi si alzò e mi condusse al letto. Lo seguii docilmente, così come molte donne avevano fatto con me. Mi sdraiò pancia sotto, mi baciò le natiche sempre accarezzandomi, poi prese una cremina che teneva sul comodino. Si riempì la punta del medio e si portò al mio buco del culo. Senza forzare troppo riuscì a penetrarmi, in modo da ungere bene il mio ano e l’inizio del retto. Non sentii nulla, salvo il desiderio immorale di essere sodomizzato. Si portò piano sopra di me, strofinando il pene sul mio retro, dalla schiena alle gambe, dalle cosce alla fessura del culo.
Con una progressione che sembrava studiata nei dettagli, arrivò a poggiare il glande al mio buco del culo. Attese che si rilassasse, ma il mio ano era già ampiamente disposto a riceverlo. Introdusse la cappella e io rimasi quasi in ascolto di ciò che stava per accadere. Spinse ancora un po’ e avvertii che stava entrando. Mi accorsi che non c’era nulla di più bello della sensazione generata dal tuo buco del culo che viene allargato e dal tuo retto quando sente qualcosa di grosso scivolarvi dentro.
Poi, d’un tratto, diede una spinta poderosa, penetrandomi a fondo d’un sol balzo con il suo cazzo. Mi sembrava di essere impalato e capii che ero diventato suo. Poteva fare di me quello che voleva. E lo fece. Dopo un attimo di pausa per consentirmi di realizzare che mi aveva inculato, cominciò a sbattermi come si fa quando si incula per venire.
Il suo crescendo, il suo petto che sfiorava la schiena, le sue gambe ai lati delle mie, il suo basso ventre che andava a sbattere sul mio culo mi avevano fatto perdere ogni iniziativa. Lasciai che facesse quello che gli andava di fare perché sapevo che sarebbe piaciuto anche a me.
Dopo un po’ avvertii le pulsazioni del suo cazzo e l’irrigidimento dei suoi arti attorno a me. Finalmente sentii i getti di sperma che andavano a invadere il mio retto sospinti dalle sue contrazioni. Un clistere di sperma, con una decina di pulsazioni in crescita e poi alcune altre in calo.
Purtroppo il suo cazzo, sgonfio, venne espulso automaticamente dal mio culo, evidentemente saziato dalla sua pompa.

Restammo così per un po’. Lui di fianco ansimante, io sempre pancia in giù a cercare di realizzare quanto era accaduto. Da attivo inculatore, ero diventato passivo inculato. E l’esperienza era stata inebriante.
Solo che non mi bastava… Io avevo bisogno di… di… venire.
- Ci penso io. – Disse nuovamente, leggendomi nel pensiero.
Mi accarezzò ancora il culo violato, poi mi fece girare lentamente pancia in su. Il mio cazzo era sempre gonfio di desiderio e lui lo accarezzò, come per fargli sapere che non lo aveva dimenticato.
Non ricordo bene i dettagli, ma d’un tratto alzai le ginocchia per godermi di più le sue attenzioni e avvertii un altro particolare che mi turbò: mentre mi baciava e leccava gli inguini attorno all’uccello, le sue guance leggermente ruvide per la barba della sera mi notificarono che l’autore della fellatio era un uomo. A quel punto mi lasciai andare e attesi in tutta comodità che lui mi abbassasse il prepuzio e mi prendesse in bocca il glande prima e l’intero pene poi.
Me lo manipolò come solo un uomo sa fare, perché conosce le cose che piacciono di più. In breve l’uccello si portò alla massima pressione e cominciò a ricevere le contrazioni della prostata che si preparava all’orgasmo.
E infine venni a getti, come non s’era mai visto. E lui andò avanti finché non giunse il momento di lasciare che il pene si mettesse in posizione di riposo.

Restammo così un bel po’. Io meditai alle circostanze che mi avevano portato a quel rapporto decisamente contro corrente per la mia estrazione etero.
- Ti piacciono solo le donne? – Mi chiese.
- Sì, – risposi. – E a te piacciono solo gli uomini?
- No, mi piacciono entrambi. Sono due cose completamente diverse…
- Lo immagino…
- Ti è piaciuto?
- Prenderlo nel culo mi è piaciuto da morire, – risposi. – E il pompino finale è stato il capolavoro.
- Me lo metterai nel culo?
- Non credo, – risposi. – Mi piace metterlo nel culo alle donne.
- Scommettiamo? – Disse sorridendo.
- Mi piace proprio il culo femminile, ecco.
- Allora guardami e dimmi cosa ne pensi…
Si alzò e andò alla vetrata che dava al balcone sul mare. Ruffiani furono la Luna e il mare che la rifletteva.
Era bellissimo e, nella sua nudità, era elegante, di classe.
- Non ti ho neanche chiesto come ti chiami, – gli dissi alla fine.
- Fulvio, – rispose girandosi. – Fulvio Bernardini.

Continua









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