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Una moglie infoiata - Terza e ultima parte


di Honeymark
16.06.2016    |    15.249    |    2 8.9
"- Dei locali? - Daniele lo passi a me come autista, se sei d’accordo..."
7.


Sara venne a prendermi alla Malpensa.
- Ben tornato, capo.
- Mi hai chiamato capo?
- Daniele mi ha detto di chiamarla così. Non va bene?
- Va benissimo, grazie.
Prese il mio bagaglio a mano e mi precedette fino all’auto. Essendo dietro, le guardai il culo mentre camminava. La sera prima mi ero fatto una donna che aveva quasi il triplo della sua età e ne ero rimasto entusiasta. Mi domandai se anche lei avrebbe risposto come Carlotta prendendolo nel culo. Lei si girò come se avesse capito cosa stessi pensando. Sorrise e arrossì.
- E’ andato bene il viaggio, signore?
- Chiamami capo, – le dissi. – Mi sembra meno impegnativo.
Volevo dire più intimo.
- Ti andrebbe l’idea di fare il mio autista fisso al posto di Daniele?
- Magari! Però non voglio fare torti a Daniele…
- OK, ne parleremo. Sei sposata? Fidanzata?
- No, capo.
- Il Daniele te lo sei fatto? – Mi scappò di chiederle. – Scusami, non volevo essere indiscreto…
- No, capo, non ci sono stata. Però lui ci ha provato. – Sorrise.
- Meno male… he he.
Vista l’ora, mi portò direttamente in villa.
- L’aspetto qui?
- No, vai pure, ti chiamo domani.

Daniele mi venne incontro.
- Ciao Dani. Tutto bene? Anna?
- In questo momento sta scopan… Scusa capo. E’ occupata con Alvaro, il brasiliano. Sembra che se la cavi bene.
Attesi poco, che lei venne a salutarmi. Mi abbracciò.
- Ciao amore, ti amo.
- Anch’io.
- E’ andato bene il viaggio?
- Sì. Ma perché non andiamo a cena da Martinez, così ci aggiorniamo?
- Ottima idea.
- E se ti trovassi costretta a fare sesso?
- Lo faremo io e te. Ad ogni modo facciamoci accompagnare da Daniele. Potrà cenare da solo in un tavolino tutto per lui.

Io ordinai bucatini all’amatriciana. Avevo bisogno di un pasto all’italiana. Mia moglie ordinò cibi afrodisiaci, non so se fosse una buona idea.
Le raccontai tutto, meno del sesso fatto a Rio e allo Sheraton River. Lei invece mi parlò solo del sesso fatto con gli uomini che aveva a disposizione. Mi impressionò quello che mi disse di Dennis, il tennista.
- E’ un ragazzo che se ci sai fare scopa come una locomotiva.
- Mi fa piacere, – risposi asciutto.
- E sai qual è la sua perversione preferita?
- Dimmela.
- Il clistere.
Questo mi sorprese.
- E tu come lo sai?
- Gli ho chiesto quale fosse il suo sogno proibito e sono riuscito a farlo parlare. Il solo farne accenno gli si rizza.
- E come mai?
- Quando era piccolo gliene fecero alcuni e provò sempre un gran piacere.
Fui felice di ricordare che ai miei figli non furono mai fatti clisteri.
- Quindi ogni volta parlate di clisteri?
- Di più. Ogni volta ci facciamo un clistere l’un l’altra…
- Che cosa?
Ero sbalordito.
- Dai, non fare così. Alla fin dei conti gli piace essere sodomizzato da una donna che potrebbe essere sua madre.
- Anna, non ti riconosco più!
- Quando finirà tutto avrai una moglie completamente diversa.
- Comincio pensarlo anch’io…

Daniele ci portò a casa e io dormii con mia moglie. La scopai, ovviamente, ma solo tre volte. Quindi nel corso della notte dovette alzarsi due o tre volte per andare a fare sesso con uno degli uomini che le avevo portato in casa.
Pare impossibile, ma chi non ha mai visto una donna infoiata non può rendersene conto. Sta male al punto da assumere un’altra fisionomia, non molto distante dalle sofferenze che prova una gatta in calore. O una scimmia macaca fascicularis.
La mattina dopo facemmo colazione da soli, serviti da Daniele.
- Ho pensato, – disse mia moglie, approfittando dall’apparenze calma sessuale del momento, – di fare sesso a tre.
- Ottima idea, – ironizzai. Mia moglie non colse la sfumatura.
- Pensavo di prendere insieme Daniele e Zumbia, poi i tre gemelli thailandesi, quindi il giardiniere tedesco con il vaccaro australiano.
- Con i tre gemelli fai sesso a quattro.
- Non ti sfugge proprio nulla? – Ironizzò.
- Hai pensato anche a me in abbinata a qualcuno?
- Sì: io, te e Alvaro.
- Amen.

Mi guardai a monitor alcune scene a tre, in cui i maschi la prendevano in due modi. O uno in bocca mentre l’altro la penetrava alla pecorina, o uno davanti e uno dietro.
Ai tre gemelli spettava l’ante-retro e la bocca.
Un giorno mi chiese di partecipare al pentagono, cioè lei, me e i tre gemelli. Accettai, ma non fu una cosa intelligente. Uno era tagliato fuori. E non dico chi…
Ripeto, pare impossibile a chi non l’ha vista, la foia si placava solo dopo il sesso sfrenato. Mi domandai quanto sarebbe durato, ma non ebbi risposta.


8.


Una settimana dopo mandai Sara a prendere Carlotta alla Malpensa. La sessantenne era l’unica donna con cui potevo parlare di mia moglie in tutta serenità.
L’indomani la portai a pranzo da Evaristo.
- Come sta andando? – Mi chiese.
- Bene, se il termine è giusto…
Mi prese la mano.
- Vedrai che finirà presto e dopo sarete una coppia felice come 30 anni fa.
- Lo spero. A volte la cosa mi eccita, a volte mi turba, a volte mi porta alla depressione.
- Non mi sembri il tipo.
- No infatti, ma rende l’idea.
- Parliamo d’altro?
- Sì, come è che pensavi di rivedere la mia segreteria?
- Semplice. La dirigo io, ti scelgo le segretarie giuste e i più stretti collaboratori.
- Quelle che ho sanno stenografare in inglese… Sai farlo anche tu?
- No, solo in tedesco. Erano altri tempi.
- Davvero sai il tedesco?
- Già. So quattro lingue, ma stenografo solo in italiano e in tedesco. Non sai molto di me…
- Praticamente niente. Ti ho tenuta su richiesta della mia povera suocera e…
- Cosa?
Le mancò il fiato.
- Scusa, non avevo pensato che non lo sapessi…
Le raccontai tutto.
- Diomio… – Aveva le lacrime agli occhi. – Non sai quanto mi faccia piacere quello che mi hai detto…!
- Ne sono lieto.
Le presi una mano e cambiai discorso.
- Ma che lavoro fai esattamente nella nostra ditta?
- Dirigo il personale.
- Tu sei l’artefice di parte del nostro successo?
- Grazie per averlo detto, ma ho solo fatto il mio lavoro come mi aveva insegnato il tuo povero suocero.
- E vorresti cambiare?
- Sì, alla mia età voglio lavorare ancora, ma rilassandomi un po’.
- Chi ti sostituirebbe?
- Ne ho più di uno, lo sceglierai tu.
- E le mie segretarie?
- Quelle te le scelgo io, compresa la tua nuova autista. E’ venuta a prendermi all’aeroporto. Ti piace Sara?
- Non vorrai mica chiederle tu di venire a letto con me!
- No, me lo ha chiesto lei.
La guardai attentamente.
- Si confidano con te?
- Sì, per questo so che le tue segretarie vorrebbero cambiare ufficio, mentre più di una vorrebbe servirti di barba e capelli.
- E perché mai vorrebbero cambiare ufficio le mie segretarie?
- Perché vogliono fare carriera. Qui sono potentissime, ma non vanno avanti. Se pensi che sono laureate anche loro…
- E dove vorrebbero andare?
- Una col commerciale e l’altra in amministrazione.
- E quelle che vorrebbero venire da me, sono brave come loro?
- Se te lo dico io…

Passai la notte con mia moglie, che si alzò almeno quattro volte per andare a fare sesso con altri. La mattina andai a guardare le riprese delle sue scopate e vidi che aveva mantenuto la parola negli accoppiamenti. Daniele certamente era convinto di avere una missione da svolgere. La montava per soddisfarla. Zumbia sapeva di avere un asso vincente tra le gambe e ubbidiva ciecamente. I gemelli siamesi, come li chiamavo io, sembravano senza fondo. Si alternavano senza requie. E quando la prendevano in tre, mie moglie batteva i pugni dalla goduria. Il giardiniere Kurt e il vaccaro Dundee erano meno raffinati, ma credo che a mia moglie importasse poco l’etichetta in quel periodo.
Restavo io, che avrei dovuto prenderla con Alvaro. Mi stavo domandando in quale maniera farlo, quando vidi le riprese di Anna con il maestro di tennis. Rimasi a bocca aperta e guardai tutto fino in fondo. Lo riguardai e poi andai da mia moglie.
- Non vorrei sembrare indiscreto, ma cosa cazzo hai fatto con Dennis?
- Non hai visto le riprese? – Mi chiese sorseggiando un cappuccino.
- Sì, è per questo che te lo chiedo.
- Niente. Lui mi fa i massaggi e poi facciamo sesso.
- Sai a cosa mi riferisco.
- Ah, parli dei clisteri? Hai visto come si eccita quando si mette a quattro zampe per farsi fare il clistere?
Non dissi nulla.
- E hai visto come se la gode quando lo sculaccio? Adesso vuole che lo frusti e credo che abbia trovato in me la donna giusta.
- Anna…!
- Mi ha chiesto di mettermi le autoreggenti tipo pelle e di frustarlo.
- Guarda che sei tu sotto cura… Non lui.
- Ma scopa mille volte meglio dopo… Credo proprio che lo sodomizzerò…
- Ti sei fatta fare un clistere anche tu…?
- Sì, me lo ha chiesto con insistenza… Ma preferisce molto di più che sia io a farglielo. E alla fine lo inculerò.
- Nessuno sa nulla di questo,vero?
- No e neanche lui sa nulla su di me e degli altri uomini.

Qualche giorno dopo concordavo con Carlotta la nuova segreteria. Dato che anche l’autista faceva parte della segreteria, Sara era entrata di diritto nel mio staff.
Avevo parlato con le mie ragazze e se da una parte piangevano a lasciarmi, dall’altra erano contente di poter cambiare lavoro.
Mi presentò le due nuove signorine, che erano uno schianto. Io, francamente, non mi sentivo così vivo come poteva pensare lei di me. Non tanto il fatto che mia moglie mi prosciugava ogni notte, ma l’intera situazione mi era diventata pesante. Avevo voglia di normalità.

Tuttavia, un giovedì a mezzogiorno mi convinse di iniziare il nuovo rapporto con la segreteria socializzando come si deve. Avevo accettato proprio perché ero alla ricerca di normalità. E così mi presentò le due palpande, come le chiamava lei. Sulla loro bravura non avevo dubbi, dato che mi aveva rassicurato lei. Sulla loro disponibilità a farsi palpare da me, nutrivo qualche dubbio. Ad ogni modo, chiamò Sara e le chiese di mettersi al centralino della mia segreteria, mentre socializzavamo. Non doveva passarci neanche una telefonata e men che meno fare entrare qualcuno. Insomma, era una specie di ritorno alla normalità, quando facevo venire le amiche nel mio ufficio.
Carlotta le fece mettere ai miei lati e mi invitò a infilare le mani sotto le loro gonne. Io le guardai per capire se potevo davvero, e loro annuirono sornione. Allora accarezzai loro le cosce e salii fino al culo. Erano senza mutandine. Mi si rizzò subito e Carlotta mi slacciò la patta dei pantaloni. Me lo prese in bocca con sapienza e dedizione, lasciandomi godere delle fessure calde e morbide delle due segretarie. Quando sentii salire le premesse di una sana sborrata in bocca alla mia fedele Carlotta, suonò il telefono.
Tutti raggelammo. Se interrompeva la consegna, c’era un’altra emergenza in corso. Sfilai le mani, Carlotta si scostò e prese la cornetta.
- Sì, -dissi, – subito.
E me la passò. Era mia moglie.
- Dimmi Anna, – pronunciai con una certa preoccupazione.
- Il ginecologo vuole parlarti.
Mi rivestii, uscii e ordinai a Sara di portarmi alla clinica. Mi feci lasciare all’ingresso, dicendole di tenersi a portata. Quindi salii al quarto piano. Non dovetti attendere molto a quell’ora, la sua assistente mi fece entrare subito.
- Dottore come sta? – Mi disse accogliendomi.
- Non sono dottore.
- Vedo che sta bene.
- Se lo dice lei che è un medico…
- Senta, per farla in breve, sua moglie è fuori.
- Oh, miodio… – Dissi piano. – Ha perso il senno?
- No… Ha ha! E’ uscita dal periodo. E’ tornata come prima.
Mi alzai in piedi.
- Mi ha detto che lei è stato un marito eccezionale devo congratularmi con lei per…
Ma io ero già fuori dal suo gabinetto.
Saltai in auto di Sara e le ordinai di portarmi a casa.
- La villa? – Chiese.
- No, quella dove vivo di solito.
Mi misi a canticchiare.
-Perdoni l’insana curiosità, capo, ma… va tutto bene?
- Sì sì, benissimo. – Risposi. – Poi torna nel mio ufficio e di’ a Carlotta dio prepararsi a prenotare un sacco di voli.
- Certo capo.
- A proposito, la prossima settimana mi accompagni a Parigi?
- Certo, ma non le conviene prendere l’aereo da Verona?
- No,volevo dire se vieni anche tu con me a Parigi.
- Credo che le convenga prendere un’auto a noleggio sul posto con autista…
- No, volevo che venissi con me a divertirti. Io avrò da fare per mezza giornata e se vuoi, possiamo andare a fare shopping.
- Mi sta chiedendo di passare il week end con lei?
- Week end un cazzo! Stiamo via mercoledì e giovedì.
-Insomma, una notte?
- Che ne dici?
- Io dico che piace.


9.


Quando arrivai a casa, mia moglie aveva fatto preparare i tortellini al brasato. Sapeva che era il nostro piatto preferito ed era quindi un messaggio vero e proprio. La buriana era finita e presto tutto sarebbe tornato come prima.
L’abbracciai e le chiesi come se ne fosse accorta. Mi rispose che io non me ne ero accorto, ma erano già due notti che scopava solo con me.
- Stamattina, quando sei andato in ufficio, sono andata dal ginecologo. Mi ha confermato che la foia da menopausa era passata. Allora sono tornato a casa e ho fatto sì che i miei amatori tornassero al loro posto.
- Che rapporti vuoi tenere con loro?
Sperai che non volesse farmeli cacciare del tutto.
- Degli stranieri, nessun problema, – rispose. – Credo che ci faremo ancora Alvaro e sua moglie Marina. E’ stata una bella esperienza con lui.
- Gli altri?
- Non me ne farò più nessuno.
- Dei locali?
- Daniele lo passi a me come autista, se sei d’accordo.
- Certo! Pensi di fartelo ancora?
- Beh, non diciamolo a priori,ma mi piace l’idea di averlo a portata di mano. Sempre che tu sia d’accordo. Mi ha sempre trattata con assoluta deferenza.
- Cioè ti diceva “permesso signora, scusi signora”? Ha ha!
- Smettila. Insomma, se sei d’accordo, io mi tengo Daniele e tu ti tieni Sara. Che ne dici?
- Benissimo. A proposito, mercoledì prossimo mi accompagnerà a Parigi.
- Beh, è la tua autista, fatti portare all’aeroporto che vuoi.
- Del maestro di tennis, che ne farai?
- Se a te sta bene, continuo a giocarci…
- Sì, mi sta bene… – Sorrisi. – Anch’io continuerò a tenermi allenato con la mia.
- Senti, pensavo di fare qualche giorno in Sardegna…
- Fai bene,
- Posso farmi accompagnare da Daniele?
- E’ il tuo autista, fatti portare dove vuoi.

A Parigi, Sara fu splendida. Appena arrivati al Riz mi fece un pompino tale che temetti di trapassare. Già vederla nuda era stato un colpo d’occhio unico. Le diedi due palpate alle tette, una manata alla figa e due palpatone al culo.
- Ehi, che focoso…! – Mi aveva detto cercando di contenere la sua eccitazione. – Adesso ti faccio impazzire.
Venne a sedersi col culo sul mio viso e poi mi fece un pompino megagalattico. Si infilava l’uccello fino alla base e quando si portò davanti a me riuscì a leccarmi le palle. Comprensibile dunque che io venissi in poche battute, riversando a getti lo sperma nella sua gola.
Un delitto, pensai. Con il culo che ha, magari avrei preferito venirle prima lì… Ma ne era valso la pena.
- Dove hai imparato a farli così bene? – Le domandai.
Appoggiò soddisfatta le tette sul mio petto.
- Mia madre.
- Tua madre è una professionista del sesso?
- Ha ha! No, ma mi ha passato alcuni trucchi per tenersi stretti gli uomini. Le ricette di cucina e i pompini.
- Una santa donna.
- Puoi dirlo forte!
- Vorrei mettertelo nel culo…
- Non avevo dubbi. Facciamo così. Vestiamoci e andiamo a vedere uno spogliarello di quelli giusti.
Domandai al portiere, il quale mi indicò, in tutta complicità, un locale che conoscevano in pochi – Ci fiondammo lì e ci diedero uno dei posti migliori.
Le cameriere erano bellissime, come al Crazy, ma erano nude e indossavano solo il grembiulino bianco. I loro glutei splendidi si stagliavano più alti del mio viso perché le poltroncine erano basse apposta.
Quando ci servirono l’ordinazione sul tavolino, la vista dei loro culi piegati in avanti aveva già messo al lavoro l’uccello.
- Andiamo in albergo, – le dissi. – Che ti inculo…!
Lasciammo il locale e ci trovammo nudi in un batter d’’occhio. Lei mi fece sdraiare pancia in su e poi si accucciò sul cazzo, come se volesse infilarselo nella figa. Invece lo appoggiò al buco del culo. Si sedette piano, facendoselo scivolare dentro con calma serafica. La vidi scendere su di me, con la figa intatta a guardarmi. Non avevo mai subito una cosa del genere e le riempii presto il retto di sperma. Lei godette come se avesse avuto un orgasmo vaginale. E probabilmente lo ebbe.
Quando si portò a cuccia da me, le chiesi se anche quello lo avesse imparato da sua madre.
- No, – rispose. – Da Carlotta.

Prima di tornare a casa, facemmo shopping. Regalai a Sara un Must di Cartier e a mia moglie un Cartier. Già che c’ero, acquistati un Rolex submariner...
Poi passammo da un sex shop per fare un acquisto particolare. Quando lo trovai, Sara mi domandò se davvero pensavo di usare una cosa del genere.
- E’ da donna, – le dissi.
- Lo vedo.
- E’ un regalo, tagliai corto.
- Ne regaliamo uno anche a Carlotta?
- Dici che le piacerebbe?
- Secondo me, sì…
Ne acquistai due.

Tornato a casa, io e mia moglie ci augurammo un futuro insieme e senza troppe complicazioni.
Le diedi il mio regalo prezioso, accompagnato dal Rolex subacqueo, quindi le consegnai il giocattolo erotico.
- Come sempre sei affettuoso, – disse guardandosi l’anello di rubino. – Per chi è il Rolex?
- Per Daniele.
- Ahhh, lui non porta l’orologio. A lui basta una giusta mancia. Gliel’ho già data io.
- Il Rolex allora a chi lo diamo?
- Pensavo di regalarlo a Dennis.
- Dennis? Il maestro di tennis? Ma non mi sembra proprio così virile come..
- Mi diverte così.
Aveva ragione, in sostanza doveva piacere solo a lei come Sara doveva piacere solo a me.
- Cosa pensi del giocattolo da indossare?
- Com’è che funziona?
- E’ un cazzo finto di ultima generazione. La donna lo indossa infilandosi nel retto e nella vagina due cursori a camera d’aria, lasciando fuori solo il pene floscio, che è una terza camera d’aria. Poi con una pompetta gonfi tutto e ti trovi gli ingombri giusti e il pene a dimensione piena.
- Wow… E l’hai preso per me?
- Per te e Dennis, non intendo certo che lo usi con me! Ha ha!
- Hai davvero pensato a me e a lui? – Disse venendomi ad abbracciare. – Sei proprio un amore!
Sì, l’avevo fatto proprio per assecondarla. Adesso che eravamo di nuovo insieme e soli, potevamo permetterci le nostre piccole perversioni naturali…
- Lo incontro domani a mezzogiorno. Me lo metti tu?
- Molto volentieri…!
Mi accorsi che l’idea mi aveva eccitato.
- Posso chiederti una cosa? – Fece mia moglie, diventando seria.
- Spara.
- Possiamo disattivare tutte le telecamere?
Sorrisi. Era quello che volevo fare anch’io.
- Posso guardarti per un’ultima volta mentre sodomizzi Dennis?
Mi guardò interrogativa.
- Va bene – disse poi. – Te lo sei meritato. Ma poi chiudiamo tutto. OK?
Ci abbracciammo.

L’indomani, poco prima di mezzogiorno, misi mia moglie ignuda a quattro zampe, in modo da poterle infilarle le due sonde gonfiabili nel retto e in vagina. Seguendo le istruzioni fu abbastanza semplice. Poi presi la pompetta e gonfiai il tutto. Le due sonde, allargandosi, presero corpo e si bloccarono dentro di lei. Davanti, una specie di cazzo finto di gomma e rigido si ergeva verso l’alto. L’operazione mi aveva sconvolto. Inserire qualcosa nel culo e in figa a una donna qualcosa che può capire solo chi la fa. Vedere il buco del culo che si allarga per far scivolare dentro qualcosa è inebriante.
- Non assomiglia a un cazzo e non è molto grosso. – osservai, forse per farle pensare che la cosa mi lasciava indifferente..
- Questo cazzo è fatto così perché è per uso anale.
- Anna…
- Se fosse tribade, cioè per lesbiche, sarebbe grosso e nodoso…
- Come fai a saperlo?- Chiesi, finto offeso.
- Credi di essere l’unica scienza infusa?
- Touché.
- Vai, che sta per arrivare Dennis.
Me ne andai, ma prima le accarezzai la fessura del culo. Giunto dove usciva il giocattolo, mi eccitai e mia moglie ebbe un brivido. Ci guardammo. Sì, avremmo scopato finché la salute ce l’avesse permesso.

Mi portai alla consolle dei monitor e rimasi a guardare. Mia moglie era in accappatoio, cercando di non far capire di indossare un cazzo finto. Si baciarono e lui chiese cosa doveva fare. Lei gli aveva promesso un sorpresa.
- Mettiti nudo a quattro zampe, – gli disse aprendo l’accappatoio. – che t’inculo.
Lui obbedì immediatamente e io provai un insano senso di piacere malvagio. Vederlo a quattro zampe in attesa di essere sodomizzato da mia moglie mi fece andare in brodo di giuggiole.
Ma mia moglie intervenne ancora.
- E’ meglio che ti sdrai con un cuscino sotto la pancia, altrimenti non ci arrivo…
Lui obbedì. Anna gli accarezzò a lungo la fessura del culo, bussando più volte all’ano. Una sottigliezza femminile di cui presi nota. Poi gli unì le gambe e si inginocchiò portando le proprie cosce a destra e a sinistra del culo di Dennis. Lui fremeva dalla voglia e lei gli appoggiò il cazzo finto al buco del culo. Poi spinse un poco e infine farglielo fece scivolare dentro del tutto.
Lui gemette di piacere e si lasciò andare nel più maiale del piacere passivo.
Mia moglie venne più volte, ma smise solo quando lui ebbe una polluzione sul posto.
Spensi i monitor e staccai quello che potevo per renderli inservibili.


10.


La situazione tornò alla normalità, se si può definire normale quello che sarebbe successo poi.
Certo lei non aveva più problemi di menopausa, ma si era tenuta Daniele e Dennis.
Io mi ero tenuto Carlotta e Sara. Insieme ci saremmo fatti un sacco di altri amici, questo era chiaro anche se il come restava ancora da studiare.
Avendo visto usare lo stap-on (il cazzo finto ad uso femminile) da mia moglie con Dennis, decisi di chiedere a Sara e Carlotta di farmi assistere a una loro performance con il giocattolo.
Dopo una breve consultazione dissero di sì, precisando però che sarei stato presente da attore e non da spettatore.
- Se sperate di mettermi nel culo quella roba, – dissi con un noto francesismo, – avete pisciato fuori dal water…!
- No, cosa hai capito? – Chiese Carlotta. – Lo indossa Sara, lo usa con me mentre mi prendi tu.
- Ho capito ancora meno.
- Vedrai che capirai tutto in fretta. Il maschio lo fate tu e Sara, Claro?
- No.
- Andiamo a letto, valà. – Aggiunse con sufficienza. – Vedrai che sarà tutto più semplice.
Andammo nella camera da letto accessibile dal mio ufficio dopo che le segretarie se ne erano andate e ci spogliammo. Fin lì, nessun problema.
Chi doveva indossare l’attrezzo gonfiabile era Sara. Io e Carlotta ci adoperammo per inserirglielo, dimostrando di avere una particolare attitudine, ma era solo perché io l’avevo già fatto a mia moglie.
Una volta pompate le tre camere d’aria, staccai la pompetta e guardammo il capolavoro.
- Sara cazzuta/ sempre piaciuta, – commentai parapoeticamente.
- Bella davvero, – aggiunse Carlotta.
E aveva ragione. Sara era comunque bella da nuda. Anche con quel cazzo posticcio e con le sue manine in posa, era particolarmente eccitante. Ma adesso, chi avrebbe sodomizzato?
- Sdraiati pancia in su, – mi disse Carlotta.
Obbedii. Lei si portò sopra di me e, dopo avermi sollecitato l’uccello con la bocca, se lo infilò con delicatezza nella figa. A quel punto Sara si avvicinò al culo di Carlotta e cercò di appoggiare il cazzo finto al suo buco del culo. Io le tenni le natiche allargate per facilitare Sara e poi sentii che aveva centrato l’ano grazie alla piccola reazione di Carlotta.
Piano, ma con determinazione, Sara la inculò e io sentii il suo cazzo posticcio scivolare nel retto di Carlotta. Lei cominciò a gemere e alla fine ebbe un suo splendido orgasmo.
- Voltati, – disse poi a me, – che adesso inculo anche te.
- Scordatelo.
- E perché?
- Per motivi di igiene. Non si mette il medesimo cazzo in due culi diversi senza disinfettarlo…
Era una ragione plausibile e mi salvai.
Allora mi fecero venire con uno splendido pompino a due.

Insomma, la vita stava per tornare tranquilla, quando improvvisamente tornarono a casa i nostri figli.
Ovviamente li accogliemmo a braccia aperte, perché loro rappresentavano il nostro futuro e prima o poi avrebbero cominciato a lavorare con noi.
- Cosa è cambiato? – Domandò mia figlia a cena.
- Nulla perché?
- Nulla? Il personale di servizio è cambiato, il tuo autista è passato alla mamma, tu hai una nuova autista, in segreteria ci sono persone che non conosco. Adesso c’è una tardona…
- Tutto ha una scadenza a questo mondo, – mi limitai a rispondere.
- Già, – disse mio figlio. – Quand’è che ci inserisci nell’azienda con una certa responsabilità?
- Chiedi alla mia nuova segretaria, la tardona. Lei sa tutto dell’azienda e ha predisposto da tempo il vostro inserimento.
- E chi è, Mandrake?
- No, – risposi. – L’amante di Mandrake.
- Non sarebbe male se faceste un altro viaggio di nozze… – Aggiunse mia figlia, alla quale non era sfuggita la battuta.
- Dite?
- Sì, sarebbe ora che passiate qualche tempo insieme. Magari, perché non fate un giro nelle nostre filiali? Rio, Bangkok, Sidney…
Guardai mia moglie.
- E’ un pezzo che non li vediamo. Come staranno Marina e Alvaro?
- Sì, – intervenne mia moglie. – E’ una buona idea…
- Sì, – confermai. – Potremmo proprio fare un viaggio…
- Ben allora! – Alzarono il calice. – Al secondo viaggio di nozze di mamma e papà!

Strana la vita. Solo due mesi prima non avrei mai pensato di scoparmi ancora mia moglie e adesso eravamo al secondo viaggio di nozze.
Quando uscimmo dall’aeroporto, trovammo Marina e Alvaro che, dopo gli abbracci, presero i bagagli a mano e ci portarono alla limousine.
Chiusero il separé acustico e visivo dell’auto e sistemarono me e Alvaro sul divano posteriore. Marina si inginocchiò davanti a me e mia moglie davanti a lui. Ci abbassarono pantaloni e mutande, quindi ce lo presero in bocca. Una volta eretto, si portarono a cavalcioni infilandosi l’uccello. Non indossava le mutandine neanche mia moglie.
Io portai automaticamente la mani sul culo di Marina e andai a cercare il buco del culo.
- Vuoi giocare con quello stasera? – Disse mia moglie ad Alvaro.
- Vi abbiamo preparato una serata a base di quello… – Disse Marina.
- Siamo qui per questo. – Rispose mia moglie. – Prima però portateci al Porcao a fare indigestione di carne.




FINE



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