Racconti Erotici > trio > Una moglie infoiata - Parte 2 di 3
trio

Una moglie infoiata - Parte 2 di 3


di Honeymark
15.06.2016    |    15.507    |    1 9.3
"– Non ha mai preteso nulla da lui, non ha mai pensato di portarmelo via..."
5.



Poco prima delle 12 tutti i ragazzi erano andati a pranzo, come aveva disposto mia moglie. Non sarebbero tornati prima delle 14. La villa adesso era vuota, nel senso che c’eravamo solo io e mia moglie. Mi appostai nella sala dei monitor e attesi le mosse di mia moglie.
Poco dopo le 12, infatti, venne il maestro di tennis. Si chiamava Dennis, tanto per fare rima con tennis…
Mia moglie lo portò nel capannone, dove c’era il campo coperto. Brandeggiai un po’ le telecamere per seguirli, ma mi interessava soprattutto quello che si dicevano.
- Senti, – disse Anna quando cominciai a sentire le loro voci. – Oggi non ho voglia di giocare. Sono un po’ giù di morale.
- Vuole che me ne vada?
- No, Dennis caro. Anzi, già che ci sei volevo chiederti una cosa. Prima però mi assicuri che posso contare sulla tua discrezione?
- Certo signora! Vuole scherzare?
Lei si avvicinò a lui e si mise in posa, discreta.
- Tu, Dennis, mi trovi… vecchia?
- Cosa? Ma certo che no! – esclamò lui.
- Immaginavo una risposta così scontata… – Disse lei abbassando la testa. – Allora facciamo un passo avanti. Vieni di là in palestra.
Lei fece strada, lui la seguì e io portai al video le telecamere della palestra.
- Resta qui un attimo, che torno subito. Gli disse.
- Sì signora.
Anna entrò nello spogliatoio e dopo un po’ uscì con l’accappatoio.
- Ora stai attento e guardami bene.
Si girò di schiena e abbassò molto lentamente l’accappatoio. Sotto era nuda e lo fece scivolare fino a scoprire il culo. Lo fermò appena sotto.
Dennis era rimasto con la bocca aperta.
- Adesso dimmi la verità. – Gli disse girando solo un po’ il viso verso di lui. – Pensi davvero che posso piacere ancora a un giovane della tua età?
Lui era rimasto sbalordito, ma devo ammettere che la scena aveva fatto arrapare anche me.
- Dennis, dico a te… Posso piacere ancora?
- Signora… Sì, certo che sì! E’ bellissima! Non ho mai visto una donna più bella di lei… giuro!
Anna si tirò su l’accappatoio, si girò e si portò a lui.
- Stai dicendo la verità, Dennis?
Portò con delicatezza la mano al pene di lui, che era in evidente erezione.
- Sì, – commentò mia moglie. – Sembra proprio di sì. Lui non mente mai… Ti ringrazio Dennis. E scusa se sono scesa a questi sotterfugi per conoscere la verità.
Lui sembrava sotto shock.
- Dennis, mi senti? Stai bene?
- Eh? Come? Sì, certo che sto bene signora… Benissimo!
Mia moglie si avvicinò nuovamente a lui e gli pose la mano aperta sul pene.
- Però… – Disse con una faccia tosta da attrice consumata. – E’ un delitto buttare via un’erezione così…
Lui era sempre imbambolato. Mia moglie si inginocchiò, gli slacciò i pantaloni della tuta e li abbassò insieme alle mutande. Il cazzo schizzò fuori come una molla.
- Wow… Che forza!
Anna lo accarezzò e, come attratta da una forza più grande di lei, lo baciò. Poi lo accarezzò, quindi lo manipolò, gli scoprì il glande e lentamente se lo infilò in bocca. Quando gli accarezzò le palle, lui venne con le convulsioni e le gambe gli cedettero. Mi moglie finì il suo lavoro e solo dopo lo aiutò a comporsi.
Lui, appena ripreso, non sapeva cosa fare, cosa dire.
- Rilassati, va tutto bene. – Disse mia moglie accarezzandogli il viso. – Hai fatto una cosa bellissima. Sei venuto. Ti è piaciuto?
- Ehm… sì, sì…Io…
- Senti, facciamo due passi che ti propongo una cosa.
- Certo signora.
- Che ne dici di passare il mese con questo tipo di allenamento?
- Questo? Cioè come poco fa? Dice davvero?
Anna gli mise nuovamente la mano al pene. Aveva indovinato, aveva già una nuova erezione. E’ bastato parlargliene.
- Vieni, – disse prendendogli la mano. – Vieni di là. Devi sapere che mio marito va via per un po’ di tempo e…
Mia moglie aveva un fisico fantastico per la sua età, ma lui era bello e giovane. Non era molto peloso, o il fatto che i capelli fossero chiari li faceva vedere solo sulle gambe muscolose. Essendo uno sportivo, sembrava da manuale di sesso. Però pareva del tutto inesperto rispetto a mia moglie, che aveva preso a condurre il gioco. Di certo a lui non dispiaceva dipendere a lei. Ubbidiva di buon grado a ogni ordine di Anna e ,grazie alla sua abilità, venne altre tre volte.
Se avevo capito bene, andava matto per il culo di lei e quando Anna si sedeva sul suo viso, si dava da fare come un ragazzino. Comunque amava essere passivo, lasciando che fosse lei a fare tutto, fannullone…
Però sembrava proprio che a mia moglie non dispiacesse affatto insegnargli tutto. E per farglielo rizzare bastava che lei gli accarezzasse la fessura del culo.
Quando mancò poco alle 14, lo fece alzare per mandarlo via. Gli disse che non voleva che sospettassero qualcosa della loro relazione. Gli chiese se gli stava bene fare sesso tutti i giorni e lui la ringraziò abbracciandola.
- Mi raccomando solo la riservatezza, – gli disse quando se ne andò. – Se mio marito venisse a sapere qualcosa…
Che faccia tosta…
Lui la rassicurò, dicendo che la adorava e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
- Sai fare i massaggi? – Gli chiese allora.
- Sì, certo, sono diplomato personal trainer. So togliere i crampi e…
- Lascia stare i crampi. Vorrei che mi massaggiassi ogni giorno e…
- Sììì!
- E che alla fine mi facessi venire baciandomela…
Che troia…
- Tutto quello che vuoi!
- Ti dirò di volta in volta quello che voglio. Diventerai il mio personal fucker…
Figlia di troia…
Quando Dennis se ne andò, venne da me.
- Che te ne pare?
- Una troia nata.
- Ha ha!
La chiavai.

- Partirai per Rio col volo di domani a mezzogiorno, – Mi disse Anna più tardi. – In ufficio trovi i biglietti. Da Rio andrai a Bangkok, dove ti accorderai con Singa. Poi aspetterai Crocodile Dundee che ti raggiungerà dall’Australia.
- Dundee? – Chiesi.
Singa, che in thai significa leone, era il mio fattore. Avevo costruito un campo da golf con intorno un centinaio di abitazioni, quasi tutte vendute da lui. E la tenuta tutta intorno ai golf era nostra.
Dundee invece era il soprannome che avevamo dato a John Beagle, perché sembrava la copia dell’attore del film Crocodile.
Beagle, che in inglese significa segugio, dirigeva un po’ tutto. Lo pagavamo bene, ma lui aveva dimostrato di essere all’altezza e avevo anche approvato qualche suo progetto. Dundee era sulla cinquantina, ma era ben comprensibile che mia moglie lo avrebbe gradito a letto, proprio perché sembrava l’australiano ruspante. Come Crocodile.
- C’è un problema però, – le dissi. – Che io sappia, gli piacciono le ragazzine.
- Lo so,- rispose mia moglie. – Gli ho detto che devi chiedergli qualcosa per me e lui si troverà allo Sheraton River di Bangkok per incontrarti. Lui non conosce la ragione del tuo incontro, ma se funziona prende il volo per l’Italia, altrimenti non ci sono problemi e torna a casa.
- E cosa gli dico? Sicuramente dice di sì, ma se poi non funziona?
- Ti faccio raggiungere da Carlotta.
- Carlotta? Quale Carlotta? Quella Carlotta?
- Sì, l’ex segretaria di mio padre.
- E tu che ne sai?
Quando la mamma di Anna seppe di morire, aveva voluto parlare con me da sola. E si fece promettere da me che non avrei mai licenziato Carlotta Lorenzi, l’ex segretaria di suo marito. La rassicurai e le chiesi se aveva voglia di dirmi perché.
- E’ stata l’amante di mio marito. – Mi confidò. – Non ha mai preteso nulla da lui, non ha mai pensato di portarmelo via. Era solo un aspetto piacevole della loro vita… Sono certa che quando è morto è mancato anche a lei come a me, solo che lei ha dovuto soffrire in silenzio.
Che donna, la mamma di Anna…
- E cosa dovrei fare con Carlotta? – Chiesi a mia moglie.
- Ha quasi 60 anni. E’ tenuta bene perché mio padre le ha lasciato un conto aperto in uno studio di bellezza…
- Cosa? E come fai a saperlo?
- Quando sarete a Bangkok e arriverà Dundee, lo fai spogliare e poi fai fare a Carlotta uno spogliarello davanti a lui.
- Cosa? Ma sei ammattita?
- …E se gli tira – proseguì, – allora lo mandi da me.
- E io dovrei fare qualcosa del genere?
- Puoi dirlo forte!
- Ostia, ne hai parlato con Carlotta, almeno?
- No, gliene parli tu stasera. Vai, l’ho trattenuta in ufficio apposta perché dovevi parlarle.
- Tu sei fuori di testa. – Le risposi.
Ma obbedii.
Quando arrivai in ufficio, trovai ancora una segretaria ad attendermi, per cortesia. Mancavo da quando ero uscito per andare dal ginecologo di mia moglie, ma nessuno fece domande.
- Dottore, c’è la signora Carlotta Lorenzi che l’attende. – Mi disse la segretaria. – Io le ho detto che non c’era, ma non ha voluto sentire regioni.
- Non sono dottore, Rosy, – dissi alla segretaria. – Sono geometra. Puoi andare a casa, va tutto bene. Sono stato io a chiamare Carlotta.
- Sì, dottore.
Quando Carlotta mi vide arrivare si alzò in piedi.
- Marco, la vedo bene.
- Anche tu te la cavi benissimo, – le risposi. – Vieni nel mio ufficio, che devo parlarti.
- Sì, me lo ha detto la signora.
Ci accomodammo nelle poltroncine e le chiesi se volesse bere qualcosa, ma rispose gentilmente di no.
- Senti, devo chiederti un favore…
- Non si faccia problemi.
- Carlotta, puoi darmi del tu?
- Certo. E tu puoi chiedermi quello che vuoi. Tu mi hai sempre trattato benissimo.
- Domani parto per un viaggio che mi porterà in Brasile prima e a Bangkok poi. Vorrei che mi raggiungessi a Bangkok, tra tre giorni.
- Una proposta fantastica! – Rispose sinceramente.
- Senza chiedermi cosa dovresti venire a fare?
- Alla mia età, – sorrise, – tutto andrà bene… he he
- Ti devo chiedere di fare uno spogliarello davanti a me e al nostro agente dell’Australia.
- Crocodile Dundee? C’è ancora?
- Sì Carlotta, ma non divagare. Sono già imbarazzato abbastanza a chiedertelo. Dimmi se te la senti.
- Posso conoscere qualche dettaglio in più?
- Devo sapere se Mister Beagle, Dundee per gli amici, è attirato da donne della… tua…
- Della mia età, vuoi dire? Ha ha!
- Sì, Carlotta. Ascoltami. Ti devo dire alcune cose…
Le spiegai la situazione e la pregai di conservare la massima riservatezza.
Lei era rimasta un po’ tra l’incredulo e il divertito.
- Davvero devo spogliarmi davanti a voi due?
- Carlotta, porti le calze?
- Sì, ma non d’estate.
- Quindi il colore delle tue gambe è quello?
- Sì.
- Credo proprio che allora potrai spogliarti in tutta soddisfazione. Sei ancora bellissima.
- Ti piacciono le mie gambe accavallate?
- Moltissimo.
- Vuoi che mi tolga la gonna?
- No, no, per carità, sono già fin troppo carico di incombenze e…
- Posso porre delle condizioni, prima di accettare?
- Sentiamole. Comunque una gratifica te la darò.
- Le condizioni sono queste. Mi lasci continuare a lavorare per il gruppo.
- Accettata.
- Mi metti a capo della tua segreteria.
- Come?
- Sì. Vorrei essere io a dirigerla, con segretarie nuove.
- Ma queste sanno stenografare in italiano e inglese…! – Protestai.
- Non sono le uniche in grado di farlo e anche loro preferirebbero cambiare, me lo hanno detto.
- Non sono contente di me?
- Sì,ma sono isolate dagli altri dipendenti perché temono che facciano la spia.
- Ma non la fanno! E non glielo chiederei.
- L’ultima condizione è che, dopo che avrò recitato la mia parte, vieni a letto con me.
- Carlotta…
- E’ una condizione sine qua non. Almeno una volta, ma quella volta dovrai sodomizzarmi.

L’indomani, dopo aver dato un paio di botte a mia moglie, chiamai l’autista per andare all’aeroporto. Daniele era impegnato, mi dissero… Chi sarebbe venuto a prendermi?
Venne una certa Sara, vestita con un tailleur rosso la cui gonna era corta ma non troppo. Bellissima e io non avevo neppure idea di averla assunta…
Ci presentammo, mi aprì la porta della vettura, salii e mi feci accompagnare alla Malpensa. Posteggiò nello spazio brevi soste, prese il mio bagaglio a mano e mi precedette alle partenze per Rio. Non riuscii a impedirmi di guardarle le gambe e il culo. Le venne incontro uno steward della compagnia aerea, che le prese il mio bagaglio e ci fece strada al check in della prima classe. Sara presentò i miei documenti, fece l’imbarco e mi salutò. La ringraziai con galanteria e la guardai andare, prima di passare il controllo passaporti.
Mi domandai se si sarebbe fatta sodomizzare da me. Cosa volete, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Lei si girò per guardarmi e sorrise. Sì, si sarebbe fatta sodomizzare da me. Ma per ora avevo altri problemi da affrontare.




6.


In cabina di Prima Classe mi riconobbero e mi festeggiarono, ma poi discretamente mi lasciarono da solo con i miei pensieri.
Dovevo incontrarmi con Marina e Alvaro, perché mia moglie voleva essere scopata da lui. Io avevo una relazione di intimità con loro e con ogni probabilità mia moglie lo sapeva. Comunque sia, non sarebbe stato facile convincerli a darmi una mano, se così potevo dire.
Li avevo conosciuti 10 anni prima in un viaggio di lavoro per imprenditori italiani. Anche io ero accompagnato ad una interprete di facili costumi, e devo dire che la sera mi divertivo come si sa fare solo a Rio de Janeiro. Una volta mi feci accompagnare in un locale hard, dove si assisteva allo “spettacolo più erotico del mondo”, quello in cui vedevi una coppia scopare.
Mi diedero un posto abbastanza vicino al palcoscenico e mi godetti la performance, che mi colpì particolarmente. La domanda che mi ponevo era come una coppia potesse eccitarsi in pubblico per fare spettacolo. Chiesi informazioni e la mia interprete mi fece sapere che si esibivano quasi ogni sera in dieci locali diversi.
Dieci volte? Mi domandai. Devo proprio conoscerli. Chiesi all’interprete di organizzarmi un incontro a pranzo per l’indomani.
- Loro non fanno spettacoli in privato, – mi disse. – E non fanno sesso con estranei.
Forse era gelosa, dato che scopava con me, ma insistei.
- Non voglio scoparli, voglio fargli una proposta di lavoro. Riesci a portarli a pranzo? Ti do un mancia in più.
Ci riuscì e l’indomani eravamo a tavola a quattro.
- Mi raccontate un po’ della vostra vita? – Chiesi loro.
Mi spiegarono che erano marito e moglie, felicemente sposati. Lavoravano nella stessa impresa di costruzioni, ma gli stipendi che prendevano non bastavano per fare una vita decorosa.
Beh, non è che adesso sia decorosa, pensai…
- E’ vero che scopate 10 volte per sera?
- Sì, – rispose lui. – Ma cerchiamo di non venire. Sarebbe massacrante.
- Sì, ammisi. – Dieci volte è impossibile.
- Non è impossibile, precisò lui, ma inutile. Mi stancherei da morire, lo spettacolo poi riuscirebbe male e l’indomani renderei meno sul lavoro. Ma perché voleva parlare con noi? Mi avevano detto che aveva una proposta di lavoro da farci.
- Sì. Volete lavorare per me?
- Non facciamo spettacoli per un impresario. – Rispose lui. – Lavoriamo in proprio.
- Parlo di un’impresa edile. Vorrei aprirla qui a Rio e devo partire da zero. So che lavorate nell’edilizia. Sareste in grado di farlo?
Cambiarono immediatamente atteggiamento. Mi spiegarono che lei era amministrativa e lui un geometra. Come me alla fin dei conti. Più di me, perché era un geometra da cantiere. Stivali e canottiera.
- Ve la sentireste di mettere in piedi un’impresa edile per la mia società?
- Dipende da quanto ci darebbe.
- Il doppio. – Risposi. – Ma a patto che non facciate più sesso in pubblico.
Passammo due giornate presso notai, avvocati e commercialisti, versai il capitale per avviare la società e nominai loro due responsabili un po’ di tutto. Io avrei fatto il presidente, mentre il commercialista mi avrebbe fatto da controller.
Quella sera Marina venne a trovarmi in albergo.
- Ci abbiamo pensato e abbiamo deciso di ringraziarti così. Se mi accetti, vengo a letto con te.
La guardai lusingato.
- Non avevi detto che voi non…
- Infatti, mai fatto sesso per avere qualcosa. Ma oggi ci è sembrato che potrebbe essere il modo migliore per ringraziarti.
- E’ un regalo da parte di entrambi?
- Sì. – rispose.
- Allora di’a tuo marito di venire anche lui. Scoperemo in tre.
- Davvero?
Era entusiasta. Vennero a letto con me e da allora continuammo ad avere una relazione triangolare. Al centro però non c’era lei, la donna, ma io. Io ero il coccolato, lo sbocchinato, il baciato, il massaggiato… Tutto per me. La relazione fu sempre più profonda e duratura, anche quando ebbero i due figli (loro) e anche quando la società divenne importante. Con loro sempre più bravi. E sempre più innamorati di me.

Quando mi svegliai a bordo dell’aereo che stava per atterrare a Rio, mi ricordai quanto era piacevole che mi leccassero i piedi e il buco del culo. Gli piaceva rendermi felice. I gli piaceva che li inculassi. Entrambi.
Chissà se mia moglie sapeva davvero tutto questo.
Quando mi videro uscire mi vennero incontro e mi abbracciarono.
- Marco! Che bello averti con noi…!
In effetti non andavo spesso a Rio, perché le cose andavano avanti da sole, con un’organizzazione che avevamo messo in piedi che funzionava benissimo. Ma vedere Marina e Alvaro era sempre un momento di felicità. Era stato un incontro fortunato.
Alvaro prese il mio bagaglio a mano e Marina mi aprì la porta della limousine. Salutai l’autista, poi gli amici alzarono il separé, fonico e visivo. Alvaro venne da me e, tutto giulivo, mi slacciò i pantaloni e poi me li abbassò insieme alle mutande. Provai il piacere di sentire il culo sul velluto del divanetto dell’auto. L’uccello cominciò a muoversi, ma Alvaro non perse tempo. Si inginocchiò e cominciò a succhiarmelo come solo gli uomini sanno fare. Mi lasciai andare indietro, abbandonandomi alle loro attenzioni. Quando l’uccello fu pronto, si scansò e sua moglie si mise a cavalcioni su di me. Come sempre era venuta a prendermi senza indossare le mutandine. Una delizia. Trovò subito il cazzo e se lo infilò gemendo. Io le portai le mani al culo e le toccai il buco come sempre.
- Giochiamo con quello stasera?
- Sì, amore. Dopo ci divertiamo come si deve… – Risposi, godendomi al tatto le sue natiche allargate che non proteggevano l’ano. – Però prima andiamo a cena dal Porcao, che non ho mangiato. Così vi dico perché sono venuto qui d’urgenza.
- Problemi? – Chiese Alvaro.
- Non di lavoro. – Risposi. – Ma ne parliamo a tavola.

- Ho bisogno di un favore da parte tua. – Gli dissi mentre mangiavo picagna allo spiedo.
- Dimmi tutto.
Avevano imparato bene l’italiano e io un po’ di portoghese..
- Sono venuto a chiederti di andare a letto con mia moglie.
Gli andò di traverso il boccone, mentre Marina soffocò un piccolo sorriso malizioso.
- Marco, scordatelo. Non farei mai una cosa del genere. Lo sai.
- E perché, non ti piace Anna?
Rischiò di soffocasi.
- No, che dici! Tua moglie è bellissima, ma non ti farei mai un affronto del genere.
- Ma checcazzo! Io ti posso chiavare la moglie e tu non puoi farti la mia?
- La rispetto troppo.
- Cazzo anche io rispetto la tua! Che c’entra?
- Alvaro, lascialo parlare. – Intervenne sua moglie. – Se ha fatto un viaggio così lungo ci sarà una ragione.
E così potei raccontare tutto.
- Non me la sento, – disse dopo avermi ascoltato.
- Smettila! – Intervenne ancora la moglie. – Credo che sia un favore che puoi permetterti di esaudire. E te lo dico io che sono tua moglie. Vai e montala, ma divertendoti, altrimenti saresti ridicolo… he he
- Stai dicendo sul serio?
- Sì, – insistetti io. – Sei la persona più adatta, anche se non sei l’unica.
- Quando tutto sarà finito, mi odierai…
- Scordatelo.- Anzi, adesso andiamo a casa, che mi avete fatto venir voglia di fare sesso.
- Anche a me, – aggiunse Marina. – E dato che per almeno un mese non scoperai con me… è meglio che ti dai da fare per tutta la notte.
Tutta la notte? Pensai, non c’è proprio requie. Per fortuna il più delle volte le donne ti dicono di no…
Comunque fare sesso con loro era sempre fantastico. Avevamo raggiunto una raffinatezza tale da poter scrivere pagine di costume. Ci vedevamo poco, ma tra un incontro e l’altro progettavamo nuove possibilità. Era come se volessimo gareggiare a chi riusciva più a far godere di più l’altro.
Arrivati a casa mia (la loro abitazione è più grande perché hanno i bambini ed è collegata alla mia con una porta blindata) ci facemmo una doccia e ci infilammo nel mio lettone.
Entrambi mi leccarono prima i piedi, poi il culo, quindi il buco del culo e infine mi girarono e mi leccarono l’uccello. Questo era da sempre il loro modo migliore per farmi cancellare la stanchezza del viaggio. E difatti il mio pene divenne un cazzo quasi subito. Lo succhiò prima lui, poi lo fece lei, quindi si portò al cazzo con la figa e si sedette su di me infilandoselo. Una delizia, perché lei sapeva lavorarlo anche con la vagina.
Quando le parve giunto il momento, si piegò per leccarmi il collo. Io le presi le natiche in mano come avevo fatto in auto e le toccai il buco del culo. Lei mugugnò e suo marito venne a lei. La lubrificò e pian piano la sodomizzò. Il cazzo di Alvaro era normale di diametro, ma più lungo della media. L’avevo notato fin dalla prima volta che li vidi nello spettacolo anni prima. Mi godetti sentirlo scivolare nel culo di Marina, separato dal mio dal tessuto del retto, e quando arrivò a fine corsa, diede un’ultima spinta per superare la curva del sigma. Come sempre, la reazione di lei era tale da far venire chiunque. Io però lo sapevo e trattenni la polluzione. Così lui ebbe modo di muovere sua moglie tenendola per il culo col cazzo e masturbarmi così con la figa di lei.
Era la performance che amavo di più, anche se spesso mi mettevo io al posto di Alvaro e a volte addirittura inculavo lui per chiavare lei col suo cazzo.
Alvaro non aveva mai voluto incularmi, così come non aveva mai accettato che glielo prendessi in bocca. E’ una questione di rispetto, mi aveva detto. Lo stesso per cui non avrebbe voluto dover scopare mia moglie.
Chissà se il mese trascorso con Anna avrebbe cambiato il suo atteggiamento…
Io presi l’aereo delle 9 di mattina per Bangkok e lui quello di mezzogiorno per Milano.
In volo chiamai mia moglie, che rispose mentre si era appena fatta il maestro di tennis. Ufficialmente aveva palleggiato fino alle 15 e adesso avrebbe fatto la partita. Mi assicurò che il tutto stava andando a gonfie vele, ma che dovevo fare in fretta,

5.


Avevo cambiato aereo a Santiago e stavo dirigendomi a Singapore, dove avrei preso il volo per la capitale del Thai. Un viaggio eterno, ma riuscii a rilassarmi pensando a come mi ero introdotto in Thailandia.
In quel tempo per costruire immobili nel più importante paese del Sudest Asiatico dovevi avere un prestanome del posto. E io avevo trovato Fu-Mai, che si era prestato volentieri perché aveva anche lui una piccola impresa edile. Quando poi liberarono il mercato agli stranieri, rilevai la costruzione di un campo da golf che dei Cinesi non erano riusciti a finire per mancanza di fondi e lo completai io. Poi costruimmo le case attorno al percorso e lui le vendette una per una. Guadagnò bene. Acquistò una casa anche lui e aprì un locale all’interno del villaggio da golf.
Un giorno entrai nel suo bar e ci accomodammo per bere qualcosa. Poi vennero da lui due ragazzine nude, che si sedettero sulle sue ginocchia. Dopo le 10 di sera, il suo diventava un topless bar alla thailandese, cioè le cameriere lavoravano nude. Non male, ma certamente scandaloso o delizioso per un occidentale a seconda di quanto fosse aperto o chiuso di mentalità. Io trovai disdicevole l’età delle ragazzine.
- Fu, – lo sgridai, -Potrebbero essere tue figlie!
- Checcazzo! – rispose lui. – Sono figlie mie!
Rimasi esterrefatto.
- E cosa fanno nude sulle tue ginocchia?
- Sono nude perché lavorano qui. Sono sulle mie ginocchia perché sono il loro padre e non io ho alcun pensiero sconveniente nei loro confronti. E’ solo affetto paterno, credimi
- Ma sono minorenni! – Protestai.
- Hanno entrambe la patente di guida. Non ricordi? Beh, ti sembrerà impossibile le due gemelle danno 22 anni.
Era vero, Erano venute spesso prendermi all’aeroporto. Proprio non le avevo riconosciute. Orientali e nude sembravano delle ragazzine…
- Le ho fatte venire per te, adesso che sono grandi. Ma se non vuoi portarle a casa…
Me le portai a casa.
Le orientali hanno la figa più piccola delle occidentali e per questo sembra di incularle anche quando le chiavi. Due gemelle come loro, poi, sembravano moltiplicate per tre o per quattro. Lasciavo sempre che facessero loro.

Mentre stavo per atterrare arrivando da Santiago, mi posi il problema angosciante: non è che anche i maschi, in particolare Fu-Mai, avesse un cazzo troppo piccolo per mia moglie?
Le due sorelle erano venute a prendermi all’aeroporto, lasciando alla guida un autista, così potevano festeggiarmi. Con me stavano sempre senza mutandine, era un po’ il mio cliché in tutto il mondo. Mi piaceva accarezzare e loro mi conoscevano.
Mi portarono a casa mia. Prepararono la vasca da bagno gigantesca che avevo e mi lavarono facendomi il massaggio tailandese. Ne avevo bisogno perché il lì volo era duro da smaltire.
Quando mi asciugarono, le feci mettere a letto per fare tra loro il 69. Cioè leccarsi la figa l’un l’altra. Mi piaceva perché poi arrivavo io, mi portavo dietro a quella che stava sopra, poggiavo l’uccello sulla faccia di quella che stava sotto, che così continuava va leccare me, mentre io chiavavo la gemella. Loro conoscevano il mio vizietto e forse decidevano chi dovesse star sopra o sotto. Io non le distinguevo, neanche facendo sesso.
Una volta vestiti, andammo nel locale di loro padre.
Fu-Mai mi venne incontro abbracciandomi. Cenai con loro e alla fine gli spiegai le ragioni del mio viaggio e gli chiesi se era disponibile ad andare a letto con mia moglie. Ormai avevo imparato bene cosa dire.
Lui ebbe una reazione imbarazzata, che non prometteva niente di buono.
- Che c’è, Fu, gli dissi. – Gli orientali ce l’hanno troppo piccolo?
- Non lo so. Cioè sì. Il mio, per essere orientale, è grande e grosso. – Stavolta fu lui a confidarsi con me e a chiedermi la massima riservatezza, dato il locale che aveva.
- Devi sapere – continuò, – che a dir la verità era grande e grosso. Purtroppo ho dovuto subire un intervento delicato e adesso io non… Non posso più…
- Oddio, Fu, mi dispiace. – Gli risposi sinceramente. Ma non preoccuparti per me. Vedrai che in qualche altro modo farò.
- Perché non ti porti in Italia i miei tre figli gemelli?
- Hai anche tre figli gemelli? – Chiesi. Non lo sapevo proprio.
- Sì, sui 20 anni. Io faccio, scusa facevo, sempre gemelli. Non li hai conosciuti perché…
- E sarebbero… disponibili?
- Beh, -disse, – bisogna chiederlo a loro. Di solito vengono affittati da ricche tardone occidentali…
- Come mia moglie, vuoi dire?
- Ha ha! Nooo! – Disse con troppa enfasi. – Tua moglie è bellissima e…
- Sono liberi? Ce l’hanno grosso? E soprattutto sono sani?
- Le tardone vogliono sempre vedere il referto medico rilasciato poche ore prima del lavoro… Di solito se li tengono per una settimana. Ma per sapere se sono liberi, bisogna chiedere a loro.
- Aspetta dissi.
Telefonai a mia moglie e gli dissi come stavano le cose.
- Non vorrei dei professionisti, – mi rispose, mentre stava per giocare a tennis col maestro. – Ma tre gemelli (tre) e di famiglia, perché no?
Un’ora dopo avevo costretto i tre gemelli a liberarsi (pagando, ovviamente) e li avevo fatti imbarcare sul primo volo per Milano, mentre il loro certificato medico l’avrei letto io più tardi, sulla base della visita cui li avevo sottoposti.


6.



Mi feci portare allo Sheraton River di Bangkok. Alla reception chiesi se erano arrivati la signora Carlotta Todesco e mister John Beagle. C’erano entrambi. Lui era al bar e lei in camera.
Andai al bar e salutai calorosamente l’amico John.
- Ciao Dundee! – Esclamai quando mi vide. Lui ricambiò e ordinò per me un doppio whisky. Io non bevo quasi mai, ma in quel caso aveva azzeccato. Però feci aggiungere dell’acqua lo stesso.
Dopo un brindisi e un bel sorso, mi chiese spiegazioni.
- Va tutto bene amico?
- Sì, grazie.
- Tanto meglio, ma non ho capito esattamente cosa mi hai chiesto di fare.
- Hai capito benissimo invece, – dissi, bevendo un altro sorso. – In questo periodo, breve spero, mia moglie ha bisogno di fare sesso in ogni momento e da solo non ce la posso fare. E’ una cosa che capita più spesso di quanto si possa immaginare alle donne che entrano in menopausa, soprattutto a quelle che facevano sesso di rado.
Non era proprio così, ma lì per lì mi sembrava una buona spiegazione.
- Non dirmi che non la scopavi abbastanza! Sei conosciuto come il mandrillo edile…
- Per me anche tutti i giorni, ma lei aveva chiuso. Con tutti.
- Ecco perché non ci stava con me, – scherzò.
- Non fare inutili ironie, non è un momento facile per me.
- Scusami amico. Ma perché lo hai chiesto a me? Ne sono lusingato, ma vivo ai vostri antipodi.
- Ti ha voluto lei.
- Valà?
- Sì, ma prima vuole che ti sottoponga a una verifica.
- Ecco, anche questo non l’ho capito bene. Vuoi sottopormi a una visita?
- No, so che sei sano. Ma mia moglie vuole essere sicura di piacerti…
- Ma certo che mi piace. Semmai sono io che posso non piacere a te o a lei…
- Non complicarmi la vita. Sai come è Anna. Devi solo assistere allo spogliarello di una bella donna di 60 anni e lasciarmi verificare che vai in erezione. Ecco, detto tutto d’un fiato.
- Ha ha! Tutto qui? E chi sarebbe la tardona?
- Dai, non scherzare. Quando fai così mi sembri proprio Crocodile Dundee…
- Va bene, Dimmi cosa devo fare,
- Carlotta, la donna che deve fare lo strip è in camera sua. Non l’ho ancora vista. Vado su da lei, la preparo e ti chiamo al telefono. Intanto vai in camera tua e mettiti in accappatoio. Ti dico dopo come fare.
Andai alla reception e mi feci annunciare.
- La signora dice che può salire. E’ al numero 2240.
Presi l’ascensore e arrivai alla porta. Bussai e lei mi aprì. Era in accappatoio, agitatissima. La abbracciai.
- Ti sento agitata. Hai paura? Posso incentivarti in qualche modo?
- No, sono solo terrorizzata.
- E per cosa?
- Se dovessi fallire, avrei la prova che sono diventata un catorcio.
- Senti, anche se non dovesse funzionargli per merito tuo, ti inculo lo stesso. D’accordo?
Mi guardò.
- Sempre ammesso che lo faccia tirare almeno a te…
- Dai, vatti a vestire che lo chiamo,
Entrò in camera da letto della suite. Io presi il telefono e chiamai John.
- Eccomi.
- Pronto?
- Sempre pronto per queste cose.
- Allora vieni alla 2240 in accappatoio, senza nulla sotto. OK?
- Agli ordini.
Dopo 10 minuti bussò alla porta. Lo feci entrare e gli spiegai dove mettersi e cosa fare. Poi entrai in camera da letto, e trovai Carlotta che si era messa in ghingheri. Aveva indossato un vestito di seta a pois nocciola, come Pretty Woman.
- Sei uno schianto, vecchia mia!
Scoppiò a ridere.
- Ho acceso la musica e abbassato le luci. – Dissi. – Serve altro?
- No. Esci che ti seguo subito.
Pensai che volesse farsi il segno della croce senza farsi vedere…
Andai fuori, sistemai meglio Dundee, al quale dissi di stare in piedi e di aprire l’accappatoio quando Carlotta avesse iniziato lo strip. Poi mi sedetti vicino alla porta della camera da letto, così lei si sarebbe esibita tra me e lui.
Quando uscì, John rimase affascinato e lasciò che l’accappatoio si aprisse. L’uccello era in posizione di riposo, ma mi augurai che lo restasse per poco.
Sorrisi a Carlotta per incoraggiarla e lei restituì il sorriso, così rilassò la pelle del viso. Quando le sembrò che la musica fosse quella giusta, cominciò a fare qualche passo particolare, come se stesse sfilando a passo di danza. Tre in avanti, due indietro ,una giro, due passi. Teneva le mani ora alla vita, ora alla nuca, ora al bordo inferiore del vestito, il tutto con eleganza come una navigata top model.
Quella mano sul bordo della gonna lasciava presagire qualcosa di erotico e mi accorsi che il mio pene riceveva qualche messaggio dal cervello.
Fece una volée che le consentì di mostrare le gambe che, come sapevo, si presentavano molto bene. Poi ne fece un’altra e sembrò che fosse la mossa per mostrare il culo a me.
Fantastica, pensai, ma devi farlo a lui.
Come se mi avesse sentito, lo fece rivolta a lui guardando me, come per ottenere la mia approvazione.
Annuii.
Allora mise le mani ai bottoni del vestito, che slacciò con leggiadria. Scoprì la schiena,abbronzata come le gambe, facendo vedere che non portava il reggiseno. Evidentemente il lascito del mio ex suocero prevedeva anche qualche splendido ritocco… Quando lasciò cadere il vestito con il fruscio della seta più forte della musica, il cazzo di Dundee si alzò, come se invocasse l’Onnipotente.
Si copriva le tette con le mani, poi mi guardò e tolse le mani. Erano stupende. Grande bellissima sessantenne, la mia Carlotta. Si girò per mostrarle anche a lui , facendomi vedere un culo di tutto rispetto coperto solo nella parte alta dalle mutandine coulotte.
A quel punto John fece qualche passo verso di lei con il cazzo in resta, ma mi alzai e lo fermai. Dissi a Carlotta di andare in camera e di aspettarmi lì.
Poi misi in mano a John il biglietto di prima classe per Milano.
- Promosso a pieni voti. – Gli dissi. – L’aereo parte domattina alle 11, a Milano verranno a prenderti e ti porteranno da Anna. Ti metterai d’accordo con Daniele.
- L’autista?
- Esatto. Proprio lui.
- E’ della partita anche lui?
- Anche. Vai e impegnati.
-Puoi sommetterci!
Ci lasciò.
Entrai in camera da letto, dove Carlotta si era coperta con l’accappatoio dell’hotel.
- Cosa fai vestita? – Le chiesi. – Ora ti inculo.
- Sono nuda, – mi rispose facendo cadere l’accappatoio.
Le misi una mano al culo, la condussi a letto e la sdraiai. Mi inginocchiai per appoggiarle l’uccello al viso, che baciò accarezzandolo.
Poi la girai e le diedi morsi umidi al culo, che lei li apprezzò gemendo generosamente. Mi portai sopra di lei e la chiavai così, da dietro tenendola sdraiata.
Sentire le sue natiche che interagivano con il mio basso ventre mi diede una sensazione di complicità completa. Quando ritenni che l’uccello fosse a regime e ben lubrificato dagli umori vaginali, sfilai il cazzo e lo appoggiai al buco del culo.
Lei rimase in attesa.
Io spinsi con tutto il peso del mio corpo e la sodomizzai scivolandole dentro con studiata lentezza. Ora il culo interagiva solo con il cazzo. La sbattei come se fossi in figa e venni solo dopo che lei ebbe l’orgasmo anale. Assorbì fino all’ultima goccia
Fantastico.
Dopo mezzora ripresi fiato.
- Cosa pensi di fare? Io domattina torno a Milano.
- Con lui?
- No, ho preferito un volo separato. Parto la sera. Vuoi passare la giornata con me?
- Grazie.
- Altri desideri?
- Mi puoi lasciare qui una settimana? Una vacanza così non la facevo da tempo…

(Continua)

La terza e ultima parte di raggiunge tramite questo link:
http://www.annunci69.it/racconti-erotici/trio/Una-moglie-infoiata-Terza-e-ultrima-parte_68841.html
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Una moglie infoiata - Parte 2 di 3:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni