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Dedicato agli amici Paolo ed Elena


di Honeymark
12.12.2016    |    10.680    |    8 9.7
"Dopo essersi goduto il nostro abbraccio, decise di fare la femmina e si inginocchiò..."
Mi trovavo in Sicilia per concludere un affare di una certa importanza. Avevo trovato il fornitore giusto e avevo ricevuto ottime informazioni dalle banche e dalle società specializzate nelle analisi finanziarie. Perfino una società di assicurazione crediti aveva detto «sì»; e quando un’assicurazione crediti dice sì, puoi fare a meno di assicurare il credito.
Ero andato quindi a concludere l’affare e il titolare, da buon siciliano, mi aveva invitato a cena a casa sua.
Avevo accettato e venni accolto da una moglie stupenda. Oltre a essere bella, aveva il culo più attraente che io ricordassi. Forse lui si era accorto del mio interesse, perché alla fine del pasto cercò di coinvolgere la moglie nella trattativa.
- Allora che ne dici? – Mi domandò, mentre la moglie era andata a prendere gli alcolici. – Ti va l’idea?
- Direi che è stupenda. – Risposi.
- Ehi, allora vuol dire che concludiamo?
- Mi riferivo al culo di tua moglie… – dissi, sperando di non offenderlo.
- Anch’io! Ha ha!
- Beh, e non si potrebbe trovare un accordo che comprenda anche lei?
L’avevo buttata lì come battuta. Ma lui invece colse la palla al balzo.
- Perché – disse invece, – concluderesti l’affare se nella contropartita ci fosse anche lei?
Avevo già deciso di sì e dovevo dirglielo. Ma lì per lì il culo di lei mi piaceva più di ogni altra cosa e la mia soglia morale si abbassò vergognosamente.
- Che scoperte! – Dissi. – Parigi val bene una messa…
Scoppiò a ridere, forse pensando alla messa… in culo. Ma lui proprio non stava scherzando. Attesi che dicesse qualcos’altro.
- Aspetta, – disse alzandosi. – Vado a parlare con lei.
- Dai, – intervenni. – Non fare cazzate!
- Aspetta qui.
Sparì. Mi domandai se avevo fatto qualcosa di disdicevole. Pensai che probabilmente adesso sarebbe stata lei a impedirmi l’affare. Pensai anche al suo culo, ma non mi illusi più di tanto. Sono cose che succedono solo al cinema…
- E anche al cinema accadono male, – borbottai, pensando al film «Proposta indecente».
Marito e moglie tornarono in maniera solenne, lui era molto teso, lei era rossa in viso.
Mi alzai, pronto ad andarmene.
- Abbiamo preso una decisione, – disse lui stando in piedi guardandomi serio. – Accettiamo.
Non compresi subito l’importanza della parola.
- Mia moglie ha detto sì, – aggiunse. – Ma abbiamo delle condizioni.
E questa precisazione, stranamente, mi tranquillizzò un attimo.
- Ci sarò anch’io. – Concluse.
Lo guardai ancora intontito.
- Non andrai a letto da solo con mia moglie, – precisò. – Verrai a letto con “noi”, lei e me.
Continuai a non dire niente, cercando invece di capire meglio la situazione per rispondere adeguatamente.
- Anche lei ha una condizione, – aggiunse poi indicandola.
La guardai per sentire cosa avesse da dire. Attese un po’ a parlare, cercando di vincere l’imbarazzo e controllando l’emozione.
- Mio marito mi ha convinto e io ho deciso di sacrificarmi. – Disse con la massima solennità. – Ma se esce una sola parola da questa casa, si sappia che la mia vendetta sarà terribile. L’assoluta riservatezza è la mia condizione sine qua non.
Si girò di schiena, attendendo che dicessi qualcosa. Involontariamente mi stava mostrando il culo. Decisi di vincere gli istinti e di non accettare la loro irripetibile offerta.
- Fantastico! – Aggiunsi invece. – Ma ho anch’io una condizione.
Lei, restando di schiena, alzò leggermente la testa per ascoltare, lui mi guardò in faccia sorpreso. D’altronde, mi ero sorpreso anch’io per quello che avevo detto e stavo per dire.
- Ringrazio per la vostra decisione, che mi lusinga e mi rende felice, però chiedo di essere io a dirigere il gioco.
- Cosa intendi dire? Vogliamo essere trattati alla pari. – Affermò.
- D’accordo, – ammisi, sorprendendomi ancora di più. – Ma io voglio il culo.
Lei ebbe uno scatto che non era riuscita a impedirsi.
- Lo so, – disse lui, accennando a un sorriso. – L’avevamo capito.
- Subito, – aggiunsi. – Posso infilare una mano sotto la gonna della signora?
- Non ci pensare nemmeno! – Disse Elena, dandomi del tu.
- Ecco, vedi? – Dissi a suo marito. – Mi sa che tua moglie abbia i piedi per terra.
- Elena, – disse allora Paolo con determinazione. – Mettiti a portata di mano, che intanto preparo i contratti da firmare.
Si alzò per andare a prendere la documentazione, una sorta di messaggio conclusivo per sua moglie. E per me. Se si lasciava accarezzare, era fatta!
Elena era rimasta come intontita, ferma dov’era. Io la guardavo, sperando che venisse da me. Ma se non avesse voluto non avrei fermato l’accordo.
E invece, dopo un po’ si avvicinò e, piuttosto rigidamente, giunse a portata di mano.
Non volevo farlo, ma la mia mano aveva deciso per me. Le accarezzai prima dietro il ginocchio e piano risalii la coscia.
Non ricordo da quando non mi accadeva più di accarezzare una coscia. Mi accorsi che da quando faccio sesso adulto non mi dedico più ai preliminari. Ma la sensazione fu quella di un adolescente che per la prima volta viene lasciato a frugare sotto la sottana di una donna.
Lei si era irrigidita dome un pezzo di legno, più che comprensibile. Ma io mi eccitai da morire. E quando arrivai alla base del culo, prima lo accarezzai, poi passai la mano sulle natiche e infine diedi una palpata sana, piena, fatta come si deve. E lei mi aveva lasciato fare, e dopo un po’ si rilassò, lasciando che i glutei riempissero la mia mano. Forse anche lei non veniva più accarezzata così da una decina d’anni…
- Ottimo, – disse il marito, tornato con le carte in mano.
Non so se parlava del contratto o della mia iniziativa spudorata. Io comunque ritrassi la mano spontaneamente. Era pur sempre il marito della signora.
- Ecco, – disse mettendo le carte in tavola. – Devi firmare qui, qui e qui.
Aveva spostato la tovaglia e mi aveva messo la biro in mano.
- Cara, vai a prepararti. – aggiunse poi, come per invitarmi a firmare.
Io firmai con calma e attesi che lui prendesse i documenti per riportarli di là.
- Dopo ricordami che ti do una copia, – disse. – Intanto vieni che andiamo a divertirci.
- Paolo, sei sicuro di quello che stai facendo?
- Certo. Io mantengo sempre la parola.
- Ma lei, Elena, mi sembra che lo faccia contro la sua volontà…
- Comunque sia, ci sta. – Mi strizzò l’occhiolino. – Vieni dai.
- Ma tu… – dissi. – Sei contento? Non sei geloso? La cosa ti diverte?
- È da qualche anno che sogno un uomo che incula mia moglie mentre mi sta montando da sopra…
- E tua moglie lo sa?
- Sì, ne abbiamo parlato spesso per eccitarci, ma era una cosa irrealizzabile. Impossibile trovare l’uomo giusto.
- E io lo sarei?
- Non sei di qua, sei affidabile e… sei bello.
- Chi ha detto che sono bello.
- Mia moglie Elena.
- E questo è bastato per convincerla?
- Ha ha! No. Ho dovuto ricattarla. Le ho detto che il contratto era indispensabile per la nostra azienda e…
- E lei è disposta a sacrificarsi.
- Beh, non capiteranno più combinazioni così.
Mi portò al piano di sopra, aprì un armadio a muro, prese un accappatoio, un asciugamano grande e una saponetta ancora incartata. Mi accompagnò alla porta in fondo al corridoio.
- Questa è la camera degli ospiti, – mi disse. – Entra e mettiti comodo. Quando sei pronto esci e vieni alla camera matrimoniale, la troverai aperta.
Entrai in camera, mi spogliai, mi rinfrescai, indossai l’accappatoio cercando di impedire che si vedesse l’erezione così vistosa. Sembrava che non avessi mai scopato, ma devo ammettere che situazioni così sono più uniche che rare. Anzi, avrebbe potuto accadere che l’emozione non me lo facesse tirasse per niente- Per fortuna invece lui era pronto.
Uscii e andai con calma alla loro camera matrimoniale. C’era solo lui, pure in accappatoio, che mi venne incontro.
- Viene subito, è in bagno. – mi rassicurò. – Ancora una cosa.
- Dimmi – sussurrai avvicinandomi.
- Trattala da troia. Usa parole volgari. Sbattila. Questo le piace.
Lei aprì la porta del bagno prima che Paolo finisse la frase e si portò ai piedi del letto. Noi con calma ci avvicinammo a lei, lasciando aprire l’accappatoio. Vedendo i nostri peni rivolti all’insù, lei provò un profondo senso di disagio e di eccitazione.
Ma non perdemmo tempo e ci portammo, io dietro di lei e il marito davanti. Lui le slacciò l’accappatoio e io glielo presi dalle spalle facendoglielo scivolare piano verso il basso. Quando le feci sfilare le braccia, le presi in mano le tette. Anche questa era una cosa che non facevo da anni e forse le circostanze la resero stupenda. Erano piene e sode, come piacciono a me. Le palpai senza ritegno, come facevo un tempo. Lei provò a reagire, ma poi mi lasciò fare. Il marito si inginocchiò a baciarle il ventre, mentre io le lasciai cadere a terra l’accappatoio. Le appoggiai il cazzo verticale alle natiche. Lei stavolta non reagì e anzi rispose accarezzando il mio cazzo con le natiche. Suo marito si alzò e l’abbracciò insieme a me. Sentendo i due cazzi che la premevano, lei cominciò a sciogliersi.
Dopo essersi goduto il nostro abbraccio, decise di fare la femmina e si inginocchiò. Mise le mani sui nostri culi e avvicinò i cazzi al viso. Lasciammo che fosse lei a dirigere il gioco in quel momento, e avvicinò i due cazzi, fino a unirli. Poi, sempre tenendo le mani sulle nostre natiche, provò a prenderli in bocca insieme. Il marito gemette di piacere e allora mi domandai se quella era una delle cose che di tanto in tanto sognavano e si raccontavano mentre scopavano.
Devo dire che le sue dita si muovevano abilmente e sapeva dove trovare il buco del culo. Sapeva anche come trattare i coglioni, che accarezzò nell’intento di farli lavorare.
Però decisi di passare all’attacco e la feci alzare.
- Sei una troia, – dissi ricordandomi le raccomandazioni del marito. – Ma non vogliamo riversare sperma in bocca. Non adesso.
In realtà, quella prima palpatina che le avevo dato al culo con la mano sotto la gonna mi aveva attizzato le voglie di sodomizzarla. Subito.
I patti erano che il marito doveva essere d’accordo e avere un rapporto «paritario» con me, quindi
Misi due dita nel naso alla moglie che non voleva staccarsi dai cazzi che teneva golosamente in bocca e la feci alzare.
- Ho capito cosa ti piace, bagascia, – le dissi con eleganza pungente. – Quindi fai quello che ti dico.
Poi feci segno al marito di sdraiarsi pancia in su nel letto. Misi Elena a quattro zampe davanti a me.
- Forza! – Ordinai. – Torna a prenderlo in bocca, pompinara viziata!
Lei obbedì di buon grado e si mise a succhiare il cazzo del marito che, beato, se ne stava lì ad godersi le sue attenzioni orali.
Da dietro diedi delle pacche all’interno delle cosce di Elena, in modo che le allargasse per bene.
- Non fare la santarellina! – La avvertii. – Ora ti chiavo e devi metterti in posa.
Mi aiutai con la mano e portai il cazzo alla figa, scivolandoci dentro subito, tanto era bagnata.
- Infoiata come una vacca… – Commentai, sperando di aver capito bene i suggerimenti del marito. Ma a vedere come si stava impegnando di più, sembrava proprio di sì.
La sbattei con veemenza, fino a distrarla dal pompino sul quale si era impegnata troppo. Probabilmente non aveva mai preso un cazzo in figa e uno in bocca contemporaneamente. Ma si abituò subito alla doppia goduta. Non lo sapeva fino a quel momento, ma due cazzi erano per lei la giusta soluzione di vita.
Quando l’uccello fu sazio di figa, decisi di procedere. Sfilai il cazzo e mossi Elena in avanti, in modo che, piegando le cosce, andasse a sedersi sul cazzo del marito. Se lo infilò senza bisogno di aiuti, doveva essere una cosa che facevano spesso.
A quel punto la piegai in avanti fino a farle abbracciare il marito e allargare così le natiche e scoprire il buco del culo per me.
Il marito le prese le natiche con le mani e provò ad allargarle, non per disporla meglio al mio volere, ma per invitarmi a procedere. Sentivo che tenerla così per me lo faceva impazzire.
Non aspettavo altro. Poggiai la cappella del cazzo al buco del culo, spinsi piano in modo che l’ano si abituasse alla presenza e poi, sentendo che era entrata bene, spinsi piano ma con determinazione il cazzo nel culo.
Da come scivolò dentro, si doveva essere lubrificata. Bene. Spinsi con violenza e lo sbattei fino in fondo. Tutti due gemettero e la cosa mi caricò di soddisfazione.
Iniziai a sbatterla così, facendola di fatto chiavare suo marito con i miei colpi di bacino. Loro due non fecero più niente e lasciarono che fossi io a farli venire. Era una coppia affiata a e innamorata che veniva scopata da uno sconosciuto che ci sapeva fare. I due continuarono a gemere sempre di più e, quando mi accorsi che stavano per venire, diedi ordini precisi.
- Forza Elena! Sbatti il bacino come una cagna in calore! Facci venire!
Aumentai di forza i miei colpi di reni per andare oltre la lunghezza del retto di lei, finché lei cominciò a sbattere in modo del tutto involontario. Stava per venire.
E poco dopo tutti tre venimmo presi da un orgasmo multiplo interdipendente ma incontrollato. Urlammo tutti tre come facoceri. Io le riempii il retto di sperma, lui le riempì la figa. Secondo me, lei avrebbe gradito essere inondata di sperma anche in bocca. Su questo dettaglio mi riproposi di parlarne in un’altra occasione, se mai ci fosse stata.
Scaricati i peni, sopita la figa, ci trovammo da soli sdraiati nel letto. Dopo una decina di minuti si alzò lei. Poco dopo mi alzai io, infilai l’accappatoio e andai nella camera degli ospiti.
Mezzora dopo, fatta la doccia e rivestito, uscii e scesi al piano di sotto. Lui stava aspettandomi e in breve scese anche la moglie.
Mi diede la busta con il contratto, sorridendo soddisfatto.
Lei venne da me e mi strinse baciandomi sulla guancia. Restituii il bacio, poi le presi la mano e le baciai anche quella. A letto si può essere irruenti e volgari, ma poi nella vita civile si deve tornare a essere gentiluomini.
- Che dite ragazzi, – domandai prima di andarmene. – Ci vediamo ancora?
- Siamo costretti, – disse lui indicandomi sornione il contratto.
- Certo. Ma mi riferivo a noi tre.
- La prossima volta – intervenne la moglie, avvicinandosi con eleganza,– rimani a dormire da noi. Come hai visto, abbiamo un’ottima camera per gli ospiti.
- Non l’abbiamo usata mai, – aggiunse il marito. Forse aveva un doppio senso.
- Volentieri, – dissi sorridendo amichevolmente, – More uxorio?
- More uxorio, – confermò Elena, baciandomi di nuovo la guancia.
Le baciai nuovamente la mano e uscii, seguito dal marito che mi accompagnò all’auto.
- Ti è piaciuto, vecchio mio? – Domandai.
- Era quello che avevamo sognato per anni. Ed è andata come volevamo.
- Quando ci vediamo, il prossimo mese?
- Perfetto. Dormi qui da noi?
- Affare fatto!
- In tutti i sensi! – Concluse soddisfatto.

Fine.

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