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Scambio di Coppia

Per un pugno di euro


di Honeymark
15.11.2020    |    21.730    |    14 9.7
"Decisi di godermela anch’io e lasciare che lui si divertisse come preferiva..."
Stavo finendo il servizio fotografico per la mia amica stilista con una bella ragazza sui 24 anni che non conoscevo. Le ragazze me le aveva procurate la stilista. Questa era la quarta modella della serie e cominciavo a essere stanco.
La giovane stava indossando il suo ultimo vestito del servizio e la osservavo con il solo tanghino. Era davvero fatta bene. Io preferisco le 40enni perché di anni ne ho 50 e mi piacciono donne proporzionate a me, ma indubbiamente il corpo perfetto ce l’hanno le ventenni.
- Posso fotografarti nuda? – Le domandai mentre facevo gli ultimi scatti.
Era quasi una frase fatta. Ovviamente mi piace fotografare il nudo, una sorta di mancia per me alla fine del lavoro. Una volta una ragazza mi aveva chiesto perché volevo fotografarla nuda se poi non avrei pubblicato le foto. E le avevo risposto in tutta sincerità he «dopo, la vita è più bella...».
Qualcuna delle modelle dice sì, qualcuna dice no. Qualcuna non sa... Non è importante la risposta, è bello chiedere.
- Per 100 euro, perché no? – Mi aveva risposto gioviale.
Cento euro sono pochi per una professionista, molti per una dilettante. E lei era chiaramente una principiante. Anzi, il più delle volte posare nude le aiuta a migliorare la carriera di fotomodella. Purché il fotografo sia affidabile, un professionista anche lui. E io le foto di nudo le tengo per me, questo lo sanno. Non le ho mostrate mai a nessuno.
Comunque sia, la risposta mi aveva sorpreso. E risposi da stronzo.
- Facciamo il doppio ma vieni a letto con me.
Non faccio mai cose del genere. Non è una questione morale, ma voglio scopare perché piaccio, non perché piacciono i miei soldi. D’altronde, anche quando vanno a letto con qualcuno per fare carriera è corruzione a tutti gli effetti. Altro che «me too».
Ma sono tutte cose lontane da me. Per questo la situazione mi aveva sorpreso.
- Duecento no, – disse interrompendo i miei pensieri. – Ma per quattrocento ci sto.
Cazzo, non stava scherzando. E mi sorpresi a immaginarmela a letto con me. Provai desidero, ma lo scacciai subito.
- Quattrocento sono troppi, – Risposi per dire no.
- Allora facciamo 500, – rispose spudorata. – Però ti concedo tutta la notte. E puoi farmi quello che vuoi.
- Cinquecento? – Domandai. – Per quella cifra ti voglio per un intero weekend. A Roma.
- Affare fatto. – Concluse radiosa. – Le foto le vuoi fare adesso?

Quella sera mi diedi dall’imbecille, ma continuavo a guardare le sue foto di nudo. Quella ragazza era da montare. Non volevo che accadesse, ma ormai era fatta: l’uccello era pienamente d’accordo. Non aveva voluto neanche i 100 euro per le foto di nudo, preferendo prendere l’intera somma quando partivamo per Roma. Mi aveva incastrato.
Ma cercai di vedere il lato positivo e confesso che di motivi validi ce n’erano a migliaia. Il primo era fornito dalla foto di lei nuda piegata in avanti appoggiata con gli avambracci sullo schienale della sedia con le gambe leggermente divaricate. E mi guardava ammiccante con la faccia girata indietro.
Il secondo motivo era una coppia di amici romani che volevano fare lo scambio di coppia. La moglie in questione meritava le mie attenzioni e con questa modella lo scambio sarebbe stato alla pari. Forse di più.

Prenotai due biglietti sul Freccia Rossa e una camera doppia all’Hotel d’Inghilterra. E finalmente conobbi il suo nome... Elisa.
- Cosa devo portarmi dietro? – Mi domandò per telefono l’indomani.
- Vieni casual, – le risposi. – Blue jeans e maglietta. Mi faccio prestare dalla stilista un paio di vestiti per te.
- Quali?
- Quelli con cui ti ho fatto le ultime foto.
- Ma sono da sera...
- Esatto.
- D’accordo.

Ci trovammo puntuali alla stazione di Verona nel primo pomeriggio, ci salutammo cordialmente e poi salimmo sul Freccia Rossa. Lei aveva solo una borsa da viaggio, io invece la valigia perché portavo anche i vestiti che l’amica stilista mi aveva gentilmente prestato.
Prendemmo posto e cominciammo a parlare solo quando il treno partì.
- Ti ho preso le parole crociate, – dissi porgendole il settimanale.
Lei lo aprì e trovò una busta. La prese e la mise nella sua borsetta soddisfatta.
- Non li conti? – Le domandai.
- No, mi fido.
- Ascolta, – continuai. – Questo è il mio certificato di donatore di sangue. Sono sano al 100 percento.
- E questo è il mio, – rispose sorprendendomi ancora una volta.
Non commentai.
- A fecondità come stai?
- Prendo la pillola.
- Fantastico... – Mi scivolò di dire. – Sarà un bel fine settimana.
- È quello che spero! – Rispose.
- Sicura di quello che fai? – Le chiesi.
- Più che sicura, – disse sorridendo e battendo la mano sulla borsetta dove aveva messo la busta con il denaro.
- Scusa, – le domandai allora. – Lo fai di professione?
- No. È la prima volta in assoluto.
- E perché lo fai? – Esclamai meravigliato. – Hai bisogno di soldi? Se vuoi te li do e non facciamo niente.
- No, – rispose sicura di sé- – Ma te lo spiegherò nel viaggio di ritorno.
- Hai ragione, – conclusi. – Pensiamo a divertirci.

Arrivammo all’hotel in centro a Roma nel pomeriggio. Dopo il check-in salimmo in camera.
- Wow...! – Esclamò. – Viaggi sempre in suite come questa?
- A volte anche migliori, – risposi da cafone.
Si mosse giuliva nella suite per vedere come era fatta e alla fine si infilò in bagno a fare una doccia.
Quando uscì, le dissi che avevo prenotato un tavolo «Al 37» in via delle Carrozze.
Andammo a cena, senza rinunciare a nulla, poi tornammo in albergo.
Appena entrati in camera, si spogliò.
- Da dove vuoi cominciare? – Mi domandò.
Presi il cellulare, cercai la foto e poi gliela mostrai.
- Mettiti così.
Sorrise, se lo aspettava...
Si piegò in avanti appoggiandosi a 90 gradi alla scrivania della camera. Incrociò le caviglie a mi aspettò. La guardai da dietro. Era un invito alla lussuria. Mi portai a lei e mi inginocchiai per vedere dal vivo quello che avevo studiato in foto: il culo, il solco tra le natiche, il buco del culo, la figa. Le accarezzai l’interno delle cosce, poi le natiche e infine le presi in mano la figa.
Ebbe una reazione di piacere e, per la verità, la ebbi anch’io.
In un baleno mi spogliai del tutto e mi portai a lei. Abbassai il cazzo, lo appoggiai alla vulva e, con un paio di mosse fatte da lei, scivolai dentro a godermi la figa e il culo che appoggiava al mio ventre. Un sollazzo unico, in un rapporto facile che non ricordavo da tempo.
Diedi una decina di mosse, poi venni come una fontana di Las Vegas.
Il cazzo, smunto, si sfilò da solo e lei si portò al bagno per lavarsi nuovamente. Io invece indossai l’accappatoio e mi sedetti a recuperare le forze.
Quando uscì dal bagno entrai io.
- Mettiti un vestito – le dissi, – che poi usciamo.
Una volta in bagno mi lavai e cercai di riprendermi. Ma quella ragazza era proprio una bomba.
Quando uscii era vestita da sera. Ah già, i vestiti della mia amica stilista...
- Porti le mutandine? – Le domandai.
- No, il tanga. – Rispose. – Vuoi che lo tolga?
- No no, – la fermai. – Vai bene così.

Verso le 11 eravamo in un noto locale del centro storico che sorge al primo piano. Trovammo i nostri amici al banco e ci presentammo.
- Piacere, – disse la mia amica. – Mi chiamo Elisabetta, Lisa per gli amici.
- Il piacere è nostro, – rispose il mio amico. – Io sono Mario, Mariuccio per gli amici, lei è Giuseppina, Pina per gli amici.
Andammo a sederci dove avevano prenotato per quattro. Era uno dei separé fatti apposta per gente che non vuole essere disturbata.
Ci lanciammo in una serie infinita di reciproci complimenti e cominciammo a consumare le nostre ordinazioni. Li avevo avvisati che saremmo arrivati a Roma e che avrei socializzato volentieri con la mia nuova fiamma. Sì, la chiamai così.
Io desideravo da tempo scoparmi sua moglie, ma solo con il benestare di entrambi. In altre parole, avremmo potuto fare uno scambio alla pari oppure una classica ammucchiata a quattro. Insomma, volevo sfruttare il mio rapporto mercenario per farmi lei: immorale al 100 percento.
- È bellissima la tua amica. – Disse la moglie.
- Grazie, – risposi. – Ma il merito è suo, non mio.
- Davvero, – confermò il marito. – Sono onorato di conoscerla.
- Vi ringrazio io, – intervenne la mia amica. – Siete troppo generosi. In realtà sono io fortunata a conoscere voi.
Rimasi sorpreso a sentire il suo commento. La ragazza cominciava a piacermi.
Consumammo i nostri whisky, finché non giunse il momento clou.
- Elisa, – dissi alla mia amica. – Ci faresti il regalo di mostrarci il tuo culo?
- E come?
- Siamo in un separé. – Risposi. – Non ci vede nessuno. Potresti alzarti, girarti di schiena e mostrarci il culo?
Mi guardò interrogativa. Di questo non avevamo parlato.
- Non sei geloso? – Mi domandò con femminilità.
- No, – risposi. – Sono amici. E poi, dopo, sua moglie farà la stessa cosa per noi.
- Valà? – Disse. – Un’idea emozionante...!
Non ero sicuro che la cosa le piacesse davvero, ma con circospezione si alzò, si girò di schiena e con calma sollevò le gonne del vestito da sera e ci lasciò guardare il culo a lungo con pazienza.
Restammo tutti senza parole. Il mio amico rimase a bocca aperta, sua moglie sembrava allupata. Ma anch’io, che l’avevo vista in tutti i modi, notai molti dettagli leggiadri che mi erano sfuggiti. Sembrava che le sue rotondità andassero a formare invito ideale alla penetrazione, alla sodomia. La sua pelle era liscia come una statua del Canova. Il colore ambrato la faceva sembrare uscita da una spiaggia dei Caraibi. La grazia con cui si era scoperta le natiche aveva accarezzato il mio orgoglio.
Anzi, mi sorpresi eccitato dall’idea di mostrarla agli amici, di certo ero fiero della sua avvenenza. Avrei voluto dire «Questa è la mia ragazza. Vi sembra poco?»
Pian piano, finalmente, si abbassò il vestito e tornò a sedersi consapevole di ciò che aveva suscitato in noi. Mi accorsi di avere una erezione superba, un peccato buttarla via... Ma tant’è, mi sarei rifatto dopo.
- Cara, ora tocca a te, – disse il mio amico a sua moglie.
La moglie avrà avuto una quarantina danni. Età magnifica per una donna, ma non poteva reggere il confronto con la mia giovane amica.
Tuttavia la scena fu idilliaca, perché la signora portava le autoreggenti e anche il tanga copriva poco o nulla. La guardammo tutti tre allupati. Sì, anche la mia Elisa. Il marito le accarezzò la base delle natiche e mi invitò a fare lo stesso. Esitai un attimo, ma poi lo feci, imitato da Elisa.
Alla fine si sedette anche lei e cominciammo a parlare ci sesso.
- Che ne dici? – Mi domandò il marito. – Facciamo lo scambio?
- Direi di sì, – risposi. – Ma non stasera. Siamo appena arrivati da Verona e abbiamo bisogno di andare a dormire. Che ne dici per domani sera?
- Andrebbe benone, – rispose. – È sabato. Da te o da me?
- Dove preferisci.
- Allora venite voi a casa nostra. Sai dove abito?
- No, dammi l’indirizzo che lo do al tassista.

Tornammo in albergo poco dopo la mezzanotte. Ci spogliammo come se fossimo una coppia navigata, ci spazzolammo i denti e andammo a letto. Il calore delle lenzuola e la mia erezione spavalda mi invitarono ad andare da lei.
- Avevi approfittato della situazione per organizzare uno scambio? – Mi domandò.
- L’idea era quella. – Risposi. – Ma...
- Ma? – Insisté.
- Ma non lo avevo concordato con te e mi sento uno stronzo.
- Puoi fare di me quello che vuoi, – rispose. – Mi hai pagato.
Le salii sopra, l’argomento mi intrigava.
- A te piacerebbe?
- È irrilevante...
- Sì, lo so. Ma ti piacerebbe?
- Lei me la farei...
- Ti piacciono le donne?
- No, ma l’idea che lei venga a letto con me e te mi attizza un po’. Anzi tanto.
- E lui?
- No. Ma è irrilevante.
- Irrilevante un cazzo!
- Ma cosa dici! Sei tu che mi paghi e io faccio quello che vuoi tu. Sei tu che devi decidere.
Rimasi perplesso sulla logica che aveva appena esposto. Ma non era così semplice. Io non vado a puttane e se non le piacesse… Smisi di pensare e mi rivolsi a lei.
- Beh, intanto sei a letto solo con me, – dissi. – Ora ti monto.
Era l’uccello che parlava.
La abbracciai con forza per godermi il contatto e mi strofinai per prepararmi al sesso. Lei rispose alla grande. Appena giunti in posizione faccia a faccia, lei si schiuse e io glielo infilai di brutto. Lei sobbalzò, ma si mise subito all’opera per aumentare il mio piacere. Era una favola, la scopata classica che sogni di fare per godertela senza tante attenzioni per il partner. In quel momento non ero un gentiluomo.
- Ehi...! – Sussurrò con voce calda. – Che focoso che sei...!
Lei invece era una gentildonna.
La voltai e la rivoltai come un calzino, penetrandola un po’ in tutte le posizioni. D’un tratto sentii che stavo per venire. Mi tenni col medio al buco del culo e liberai una copiosa polluzione.
Ci fermammo per riprendere fiato. Ormai era l’una di notte passata e mi lasci andare. Quando riaprii gli occhi saranno state le tre di notte. Tornai ad abbracciarla. Lei si svegliò prontamente e si attivò per accogliermi di nuovo.
- Ti è piaciuto il mio culo? – Mi domandò mentre la palpavo in dormiveglia. – Abbiamo fatto bella figura con i tuoi amici?
Mi svegliai immediatamente.
- Ora ti inculo! – Le dissi.
- È un complimento? – Sorrise. – Era bella anche lei...
- Sì sì, – risposi di fretta. – Ma il tuo è superbo!
Mi infilò la lingua nell’orecchio.
- Ora mi volto. – Disse maliziosa. – È tuo. Fanne quello che vuoi.
Il mio uccello si aspettava una risposta del genere e si mise subito in posizione di lavoro. Io lo appoggiai al solco tra le natiche come per masturbarlo con le chiappe e lei si mosse per renderlo più felice. Poco dopo infatti glielo schiaffai in figa per lubrificarlo. Non se lo aspettava ed ebbe un sussulto. Si riprese non appena lo sfilai e attese che giocassi con il suo ano. Lo guidai con attenzione e lo spinsi con delicatezza. Lo sentii scivolare dentro e lo infilai fino in fondo, godendomi la sua collaborazione perché aveva mosso il culo per facilitarmi a entrare e a farmi godere di più.
È così che mi piace metterlo nel culo.
Una volta dentro cominciai a sbatterla nel retto. La inculai godendomela, senza pensare a far godere anche lei. In quel momento non ero un gentiluomo.

L’indomani mattina facemmo colazione con calma e verso le 10 andammo a fare shopping. Erano anni che non lo facevo e forse lei a Roma non lo aveva mai fatto. Andammo da Piazza di Spagna a Via dei Condotti e poi in Via del Corso, dove i prezzi sono migliori. Le acquistai alcune cose e lo feci con piacere.
Era come se volessi riparare con cortesia il contratto mercenario. Era felice, ma avevo faticato non poco a convincerla ad accettare.
Pranzammo alla svelta con tramezzini romani e bianco dei Castelli e tornammo in albergo. Andammo a riposare, senza fare sesso. Volevo essere in forma per quella sera. Svegliati, facemmo la doccia e poi scendemmo a prendere un taxi.
Arrivammo a casa dell’amico alle 20.30, un po’ presto per la cena dei romani.
Mi accolsero gioviali.
- Abbiamo pensato che possiamo giocare subito e cenare dopo, se siete d’accordo – disse l’amico. – Ho prenotato un tavolo sul tardi, se vi sta bene.
Ci stava bene.
Ci diede due accappatoi e ci condusse al bagno degli ospiti, suggerendoci di spogliarci e metterci comodi. Io e Elisa entrammo in bagno insieme.
- Te la senti? – Le domandai.
- Smettila! – Rispose. – Fino a che non saliamo sul treno di ritorno, sei tu che dirigi il gioco.
Ci spogliammo, ci abbracciammo nudi come per incoraggiarci e indossammo l’accappatoio. Poi uscimmo, dove i due amici ci stavano attendendo anche loro in accappatoio.
- Venite, – disse Mariuccio.
Ci fecero strada in camera da letto.
Poi l’amico si mise a sedere sulla poltroncina lasciando che l’uccello uscisse dall’accappatoio. Invitò le due donne ad avvicinarsi a lui e, una volta a portata, infilò le mani sotto la ciniglia e accarezzò loro il culo con palpate potenti e veloci. Le due collaborarono.
Poi lui fece cenno alle due donne di salire sul letto e invitò me a fare la stessa cosa.
Lasciammo cadere gli accappatoi e salimmo in ginocchio sul copriletto di morbida pelliccia sintetica che aveva predisposto. Le due vennero da me, la mia Elisa appoggiandosi dietro e la sua Pina davanti appoggiandosi a me di culo. Una sensazione profonda di piacere. Le due si strusciarono a me e il pene ne fu molto grato, era salito subito alla sua massima estensione.
- Wow...! – Disse Pina, godendo il contatto. – Ti piaccio, eh?
Si strusciò ancora sul cazzo col culo, poi si girò e si abbassò a prendermelo in bocca. Elisa mi stava attaccata, mi mise la mano al culo in modo da spingermi verso di lei.
Dopo qualche sbocchinata, mi fece sdraiare pancia in su e invitò Elisa a leccarmi insieme a lei.
Le due iniziarono a leccarmi, esponendo il culo a Marietto. Il quale era rimasto seduto sulla poltroncina del letto a guardarci. L’accappatoio era aperto e lasciava uscire l’uccello in resta.
Mi domandai se lui avrebbe partecipato o no al trio sul letto. Ma poi vidi che si era preso in mano l’uccello e se lo menava gustandosi così la scena della moglie che scopava con me e Elisa.
Non sapevo che il mio amico fosse cuck. Ed era presto per dirlo. Però, se fosse rimasto lì a guardarci menandoselo, non ci sarebbero stati dubbi. Decisi di godermela anch’io e lasciare che lui si divertisse come preferiva. E, dato che la moglie mi sbatteva senza problemi, era evidente che ne avevano parlato tra di loro.
D’un tratto Pina prese l’iniziativa. Disse a Elisa di sedersi sulla mia faccia, che lei si sarebbe seduta sul mio cazzo. Elisa obbedì e venne a sedersi sul mio viso. Figa e buco del culo erano sulla mia faccia. Sentii che Pina si era andata a sedere sul cazzo e, con poche mosse, se lo era infilato con un mugolio di piacere.
Lisa cominciò a strusciarsi sul mio naso, mentre l’altra si masturbava sul cazzo. Sentii che le due, sedute faccia a faccia su di me, avevano iniziato ad accarezzarsi. A palparsi. Si piacevano e gli piaceva essere unite dal mio corpo. Aumentarono i movimenti fino a gemere. Poi Pina la fermò e le diede nuove disposizioni. E poco dopo Elisa si girò e si sedette in modo da mettere la sua figa sulla mia faccia. Pina invece si girò e se lo infilò così, iniziando anche a masturbarsi in modo che il marito la vedesse. Dopo un po’ Pina e il Marito vennero insieme, alla grande. Io e Elisa no.
Decisi allora di prendere in mano la situazione. Misi Elisa pancia in su. Piegai sopra di lei Pina alla pecorina, in modo che potessi montarla da dietro, obbligandola a leccare la figa alla mia partner. Pina capì al volo e iniziò a leccargliela. Nel giro di pochi minuti, venne prima Elisa e poi venni io. A quel punto il marito mi spostò e andò a leccare la moglie dove io ero venuto. Sì, era un classico cuck.

Andammo a cena e ci divertimmo tra una battuta e l’altra, con Elisa che entrava nella parte della compagna del dominante.
Verso le 23 Mariuccio mi chiese se volevamo tornare a casa sua a completare l’opera. L’idea non era male, ma io ero stanco e l’indomani dovevamo tornare a Verona. Gli dissi di no. La cena volle pagarla lui.

Tornato in albergo, invece, montai ancora una volta Elisa, neanche avessi voluto ammortizzare i soldi che le avevo dato. Ma fu piacevole e mi dispiacque che la nostra scappatella stesse pe finire.
L’indomani mattina, prima di colazione la montai nuovamente e dopo colazione lei gradì farmi un pompino.
Ragazzi, che avventura...
Verso mezzogiorno il taxi ci portò alla stazione Termini, dove salimmo sul Freccia Rossa. Prendemmo posto e poi ci dirigemmo al vagone ristorante. Il tempo passa più in fretta se sei a tavola.
- Allora, – le dissi in attesa della portata. – Come è andata la tua prima avventura a pagamento?
- Ecco, – mi disse porgendomi una rivista. – Qui c’è il mio pensiero.
Aprii la rivista e trovai la busta contenente gli stessi soldi che le avevo dato.
- No, cara mia! – Protestai. – Questi soldi te li sei guadagnati. Gli accordi sono accordi.
Le ridiedi la busta, ma lei non la prese.
- Come promesso, adesso ti spiego tutto, – mi disse. – Intanto metti via quella busta, che la gente potrebbe pensar male.
E ne avrebbe diritto, pensai. La nascosi nella rivista.
- Quando ero adolescente, un sogno ricorrente di me e delle mie migliori amiche era quello di fare la puttana. – Continuò. – Però era un sogno irrealizzabile, perché avremmo voluto scegliere noi i clienti. Magari un cliente solo, due al massimo. Sai, l’idea di dire a un uomo «Tu, pagami per venire a letto con me!» era decisamente puerile.
- Beh – intervenni, – anche a me da giovanotto sarebbe piaciuto scegliere una donna perché mi piaceva, pagarla anche se non era una puttana e scoparla senza rimorsi. Ma, come per te, è irrealizzabile, Rimane nel mondo dei sogni.
- Quando mi hai chiesto di posare nuda – continuò, – ci siamo scambiati quelle battute quasi in automatico e alla fine ci siamo trovati entrambi a realizzare il nostro sogno proibito. Il mio e, lo so adesso, il tuo.
Ci pensai un po’, trovando la situazione davvero singolare e piacevole. Certamente irripetibile.
- Beh – dissi ridandole la busta, – i soldi te li sei meritati in pieno e io li ho spesi bene.
- Non li voglio – rispose, – il mio era un gioco.
- Anche il mio. I soldi sono tuoi.
La busta restò nella rivista.
- Mi piacerebbe vederti ancora, – dissi. – Senza pagarti. Ma questi soldi sono tuoi.
- C’è anche quella mia amica, – aggiunse.
- Quale?
-Quella che aveva il mio stesso sogno. Di fare la puttana una sola volta scegliendo l’uomo.
Non dissi nulla.
- Dalli a lei. – Aggiunse. – E chiavala.
- Come fai a sapere che... io le possa piacere?
- Siamo stati in contatto Whatsapp per tutto il viaggio. Le ho raccontato tutto passo a passo e lei era felice per me.
- Sono senza parole, – le dissi. – Fa la modella anche lei?
- No, è bella ma non le piace posare.
- Come faccio a offrirle di... Ma cosa mi fai dire! Io non voglio pagare!
- E allora perché non vuoi avere i miei soldi di ritorno?
Rimasi di nuovo senza parole.
- Non la conosco neanche. – Obiettai.
- Te la presenterò io. – Precisò. – Torniamo a Roma tutti tre in un prossimo weekend. Ho visto che i triangoli ti piacciono e...
- Potrebbero non piacere a lei! – Obiettai.
- Se la paghi, farà quello che vuoi tu.
Mi guardava sorniona.
Le passai la busta.
- Accetto. – Conclusi. – Dividi i quattrini con la tua amica. Torneremo a Roma insieme.

Fine
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