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Io, Bruno e Alessandra, ultimo capitolo.


di Honeymark
26.12.2014    |    9.530    |    3 8.9
"Tornai dai miei amici e all’una passai dalla nuova amica..."
La settimana passò e io ripresi a viaggiare per lavoro. Passai dalla Libia alla Siria come se nulla fosse. Tornai in Iraq e in Kenya, poi il Libano e l’Ucraina. Finalmente il capo mi mandò in Crimea, dove in confronto agli altri teatri sembrava di essere in Paradiso.
Tra un viaggio e l’altro passavo dai miei amici, con i quali consolidai una relazione che per me non aveva precedenti. Ma, credo, neanche per loro…
Giunse il momento di progettare le vacanze di Natale e Capodanno, e stavolta lo decidemmo insieme. Erano riusciti a farsi dare ferie insieme a me.
Non ricordo come accadde, ma decidemmo all’unanimità di fare una crociera. Io non amo, o non amavo, le crociere, perché - tanto per dirne due - mi piace navigare pilotando io e perché mi piace giocare a golf, cose che non si possono fare in una nave da crociera. Ma stavolta l’idea di passare 10 giorni in un albergo di lusso in navigazione e passare il Natale e il Capodanno in alto mare con loro, mi convinse. Anzi, convinse tutti tre.

Partimmo per Miami, dove ci attendeva una nave della Carnival. Gli amici avevano capito perché non gradissi le acque del Mediterraneo. Ma anche lì, mi rilassai solo quando non vidi più sponde da nessuna parte, sulla rotta delle Piccole Antille.
Ci eravamo sistemati in due cabine di lusso, tra loro collegate. Erano due camere matrimoniali con la porta in comune. Ci piaceva comunque vivere separati, anche perché loro capitalizzavano (mi si passi il termine) le performance con me scopando a due il più a lungo possibile. Ragazzi che si divertivano. Io invece, dopo, gradivo dormire da solo.
Ci piaceva soprattutto l’essere amici in tutta intimità Qualsiasi cosa ci chiedevamo, la facevamo.
La sera ballavamo nella gran sala delle cerimonie, ovviamente io e Bruno ci alternavamo con Alessandra. A tavola avevamo altri ospiti, simpatici. La routine a bordo era perfetta, quasi da vecchi pensionati. Ma la guerra era lontana e la vita a portata di mano.
La sera in cabina, io li tenevo nudi sulle ginocchia e li accarezzavo. Poi si davano da fare. A me piaceva da matti la bocca di Bruno e Alessandra che mi abbracciava sul divano infilandoselo. Di massima, dopo questi bellissimi preliminari chiavavo lei e inculavo lui, con la piena collaborazione di entrambi, soprattutto di lingua. Quanto gradivo che mi leccassero i coglioni mentre venivo…
Anche io ogni tanto venivo attirato dai loro sessi. E’ inspiegabile, ma quando è il momento di fare un pompino o una passerata, lo capisci subito. E le proporzioni erano quelle: una volta nel culo, 5 chiavate e 10 pompini.
Una vola venuto, bacetto della buona notte e via. Loro tornavano nella loro cabina comunicante e scopavano da soli alla grande. Beh, erano marito e moglie. E innamorati.
Una sera, in sala da ballo mi si avvicinò una bella signora sulla quarantina e si sedette a parlare con me. Era simpatica, colta e bella. Le chiedi di ballare e accettò volentieri.
Mentre facevamo un lento, mi sussurrò nell’orecchio.
- Devi fare attenzione. Si sono accorti tutti che tra te e la signora Alessandra c’è qualcosa di più di una semplice amicizia.
Non commentai e lei proseguì.
- Te lo dico perché il marito magari potrebbe prendersela.
- Tu sei sposata? - Le chiesi.
- No, - sorrise. – Non più. Ecco, perché non te la fai con me?
La guardai.
- Che dici, faresti un salto in camera mia? – Le domandai.
- No, vieni tu nella mia.
- Va bene, quando?
- Beh, per non destare sospetti direi che è meglio dopo l’una… La mia cabina è la 505.
- A dopo allora. Ah, scusa, come ti chiami?
- Grazia, Maria Grazia.
- Io Marco.
- Lo so.
Tornai dai miei amici e all’una passai dalla nuova amica.

Mi accolse in accappatoio, luci soffuse e musica a basso volume. Mi porse un bicchiere, bevemmo e posammo i bicchieri.
- Sono qua, - disse. – Vuoi guidare tu il gioco?
- Ti piace tutto? – Chiesi.
- Se sai farlo bene, sì.
- Mi vuoi disinvolto o spudorato?
- Spudorato.
- Ti piace la frusta?
Ci pensò prima di rispondere.
- Se sai farlo bene, sì…
- Fai cadere l’accappatoio, allarga leggermente le gambe e metti le mani sopra la testa.
Obbedì con femminilità navigata.
Quando fu in posa, mi avvicinai e le diedi delle palpate alle tette. Fu piacevolissimo e lei, dapprima sorpresa, poi si bagnò. Le misi una mano alla fica per godermi i suoi umori e cominciò a mugugnare. Ottimo. Le diedi due manate al culo e cercai il buco con le dita. Era super eccitata, chissà da quando non era “oggetto” del desiderio…
Presi la cinta dei pantaloni, mi misi davanti a lei e le diedi una bellissima scudisciata al culo. Lei saltellò sui talloni, gemette incontrollata e si inginocchiò a prendermelo in bocca. La lasciai fare finché non fu il momento di portarla sul letto a montarla.
Aveva un’ottima esperienza, sapeva cosa piace all’uomo. E a lei.
Venne più volte e alla fine le chiesi dove voleva che venissi.
- Tu dove vorresti venire? – Domandò maliziosa.
- Il faccia? – Proposi, malizioso anch’io.
- Cosa? – Scattò. - E’ la prima volta che…
- Come non detto… - Sorrisi.
- No, mi piacerebbe moltissimo, ma di solito preferite… ben altro… he he
Quando lo sperma fu pulito o assorbito, restammo abbracciati a chiacchierare.
- Sei una forza della natura… - Sussurrò,
- Ma no, sei tu che mi hai stimolato tutto questo.
- Sei gentile. – Rispose. – Raccontami di Alessandra. Non temi che se ne accorga il marito?
- Il marito lo sa.
- Cosa? – Si raddrizzò. – E non fa nulla?
- Anzi, fa di tutto. Scopa con noi. Siamo un trio.
Rimase interdetta.
- Vuoi dire che lei fa… il sandwich con voi due? Con suo marito e l’amante?
- Sandwich? Ha ha! Era dai tempi dell’università che non sentivo questo termine…
Sorrise, incerta.
- Non è esatto. – Continuai. – Sono io al centro delle loro attenzioni, non lei.
- Non ti seguo…
- Voglio dire che io mi faccio tutti due.
- Cosa? Ti fai sia lei che… lui?
- Sì.
Rimase in silenzio per un po’.
- Ci amiamo, - aggiunsi poi.
Rimase a bocca aperta.
- Ci amiamo tutti tre, - precisai.
Si alzò, indossò l’accappatoio e si sedette sul bordo del letto.
- Ma cosa ci fai qui con me allora…?
- Ne ho parlato con lo e mi hanno autorizzato…
Si alzò, si mosse per la cabina per un po’, poi mi guardò mentre mi rivestivo.
La baciai sulla guancia e mi lasciò andar via.

La mattina dopo io, Bruno e Alessandra facemmo colazione in camera mia.
- Le sei davvero venuto in faccia? – Domandò Alessandra allibita.
- Sì, - ammisi.
- E perché a me non lo hai mai fatto?
La baciai.
- Se vuoi vengo in faccia anche a te stasera.
Annuì felice.
- E io la leccherò per pulirla, - aggiunse Bruno, annuendo anche lui.
I miei due amici…
- E di lei cosa pensi? – Mi chiese Alessandra.
- Meritava, - risposi. – Ma non ha proprio accettato di dividermi con voi.
- Ha ha! – Sbottò Alessandra. – Semmai eravamo noi ad accettare lei…!
- Infatti…

Proseguimmo a tre, felici, fino alla sera di Capodanno, quando ci furono il cenone e la festa che segue.
La battuta a bordo era: A mezzanotte lo spumante scorre a fiumi, lo sperma scorre a fiumi alle due.
Io ne aggiunsi un’altra: All’una è l’acqua a scorrere a fiumi, altrimenti lo sperma rimane dove è… he he
In effetti, alle due del 1° dell’anno i miei amici mi dissero che avevano una sorpresa per me.
- Ottimo, - dissi entusiasta, - Sono pronto.
- No, - dissero. - l’abbiamo preparata nella nostra cabina.
- Valà? – Risposi automaticamente.
- Vieni? – dissero.
- Sono tutto vostro.

Mi fecero entrare dalla porta di comunicazione dopo che, come mi avevano chiesto, mi ero spogliato e bendato. Mi accompagnarono a sedere in una comoda poltroncina, dove avevano opportunamente messo un asciugamano per motivi igienici. Quindi mi fecero chiudere gli occhi per prepararmi alla sorpresa.
Sentii qualche piacevole fruscio ai miei fianchi, quindi Alessandra sussurrò Accarezzaci.
Risalii con le mani sulle cosce dei due amici, che si erano messi a portata di mano come piace a me, fino ad arrivare ai loro culi. Come sempre insinuai le dita a cercare i buchi del culo, quando mi accorsi che erano due femmine.
Una magnifica sorpresa.
- Ssst…! – Fece Alessandra. – Aspetta ancora un attimo.
Mi godetti i due culi femminili, con l’uccello in posizione di lavoro e con la curiosità di sapere chi fosse l’altra donna, quando sentii l’alito di qualcuno sul mio cazzo. Il quale cazzo a quel punto si mise subito a pieno regime.
Dopo un po’ sentii che qualcuno me lo prendeva in bocca e riconobbi l’abilità di Bruno.
- Ora puoi aprire gli occhi. – Mi tolsero la benda.
Con calma, sempre godendomi le natiche nelle mani e l’uccello nella bocca, socchiusi gli occhi per vedere chi fosse l’altra donna.
Era Maria Grazia, che soddisfatta si godeva le mie mani.
Io, felice, la palpai con maggiore sicurezza e mi lasciai andare in tutta serenità tra le coccole dei miei amati.
Venni pacificamente in bocca di Bruno e tra i gridolini delle due amiche.
Una mezzora dopo eravamo a tavola a mangiarci le lenticchie d’uso e a parlare della bella sorpresa.

- Ragazzi, - dissi, - a Capodanno le mutandine rosse portano fortuna. Ma il fatto che non le portiate è già un colpo di fortuna.
- Un colpo di culo! - Aggiunse Alessandra, che aveva imparato la mia ironia dialettica.
- Un doppio colpo di culo, - aggiunse Maria Grazia.
- Io invece – intervenne Bruno, – porto le mutandine rosse! Contenti? I colpi di culo sono tre!
Fantastico, un gran Capodanno davvero. Avevano riservato un tavolo per soli quattro e potevamo parlare dei nostri progetti.
- Come vi è venuto in mente?
- Ci siamo posti più di una volta il problema che tu devi avere una donna tutta per te… - Disse Alessandra. – E ci sembrava che fra te e Maria Grazia ci fosse del feeling…
- Abbiamo avuto del feeling, - risposi. – Ma avevo l’impressione che la nostra relazione non fosse di suo gradimento.
- Beh - intervenne Grazia, - devi ammettere che non è una cosa di tutti i giorni vedere un trio come il vostro…
- Dici?
- Dico. Ma poi una notte Alessandra mi ha incontrato in coperta, abbiamo scambiato due chiacchiere e siamo entrate in sintonia.
- E adesso cosa pensi?
- Che se mi accettate, farei volentieri il quarto…
- Vuoi anche loro?
- Io vorrei te, ma ho capito quanto vi vogliate bene e…
- E?
- Beh, mi pare che il primo appuntamento sia andato bene, no?
- E i prossimi?
- Tra un’ora chiavi me, - disse Alessandra sicura di sé. – Passi la notte con Grazia e domattina inculi Bruno.
Aveva imparato il mio linguaggio… per simpatia.
- Che ne dici? – Insisté.
- Ehi, ragazzi, non ho più 20 anni…!
- Volere è potere, - affermò Bruno.
- Beh, intanto alziamo i bicchieri e brindiamo al nuovo anno?
Tutti mi imitarono e ci alzammo in piedi.
- Cin cin, ragazzi! Quanto meno l’anno è cominciato bene. Vediamo di portarlo avanti così..

Riuscii a soddisfarli tutti tre. E non solo quella volta. Quando tornammo a casa, tutto sommato non mi spiaceva più essere inviato speciale in giro per il mondo…
Avevo trovato un nuovo equilibrio, impagabile.
Ora, sia il paradiso che l’inferno potevano attendere.



FINE


Attenzione.
Ho abbozzato questo racconto per Bruno e Alessandra. Ed è stato bello come se loro fossero stati con me.
Poi con calma ne farò un romanzo completo.
Vi chiedo di non volerlo copiare finché non l’ho pubblicato. D’accordo?
Grazie e felice 2015 a tutti!
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