Racconti Erotici > Lui & Lei > Una donna oggetto terza parte.
Lui & Lei

Una donna oggetto terza parte.


di Honeymark
12.10.2019    |    6.043    |    7 9.7
"- «La semplificazione della pubblica amministrazione nel back office»..."
Una donna oggetto.
4.

Come si può immaginare, quella sera mi addormentai subito, spompato, non appena lberato dal cero.
La mattina dopo, però, già all’alba mi trovai a fare una strana considerazione. Come era possibile che mi sentissi autorizzato a chiedere a una donna con cui non avevo una relazione di mettermi qualcosa nel culo, mentre a una donna amata non me la sarei mai sentita? In quel periodo non amavo nessuna, è vero, ma le cose funzionavano così.
Ma era lei che non voleva una relazione. Voleva proprio essere trattata come una donna oggetto, cioè senza alcun obbligo da parte sua che andasse più in là di quanto concordato. E senza remore per me. Francamente era una situazione fantastica. Ma anche destinata a non durare nel tempo.
A quel punto mi domandai quali sarebbero state le occasioni che potevano portarmi ai vertici del decalogo, i punti 9 e 10. Accesi il PC, aprii l’elenco dei cieci punti e lo rilessi con insano piacere.

1. Ti accarezzo sotto le gonne.
2. Ti sollevi le gonne fino a mostrarmi il culo e la figa.
3. Nuda, ti lasci palpare, masturbare e sculacciare.
4. Mi fai un pompino.
5. Mi lecchi il buco del culo, mi metti un dito nel culo e mi fai un pompino.
6. Ti metto una candela nel culo e ti masturbo.
7. Ti chiavo, in tutte le maniere che mi passano per la testa.
8. Ti inculo.
9. Ti sadomaso.
10. Faccio di te quello che voglio, tutto.

Adesso la condizione di base era diventata la numero 4: potevo chiederle sempre un pompino finché eravamo in rapporto di collaborazione.
Mi concedeva la N. 7 - cioè di scoparla - quando mi dava l’incarico di srivere qualcosa di importante e, se il Presidente avesse gradito i testi, mi autorizzava a passare ai vertici del decalogo: il «sadomaso» e il «tutto quello che voglio». Fatte salve, ovviamente, le relative prescrizioni di sicurezza concordate.
Un po’ alla volta, pensai, si parlerà solo dei punti 9 e 10... Ma poi finirà. Un peccato. Decisi di provare a fare passi avanti.

Non si era fatta viva per un po’, segno che stava imparando ad arrangiarsi da sola. Era laureata in economia, quindi aveva una notevole base sulla quale innestare l’esperienza linguistica che faceva con me, giornalista e scrittore. Nelle lettere importanti sapeva ormai come andare al nocciolo da sola e le relazioni aveva imparato come impostarle, procedendo alla ricerca su internet con metodo e attenzione.
Beh, il pompino potevo chiederglielo sempre, ammesso che ci fossimo trovati da soli... Anzi, mi resi conto che ero io a doverla invitare fuori, se volevo il pompino. Non dovevo aspettare lei... Decisi di chiamarla.
- Ci siamo. – Mi disse al telefono anticipando quello che volevo dirle. – Abbiamo un argomento del quale non ho neppure capito il titolo.
- Leggimelo. – Risposi, dimenticando il motivo per cui l’avevo chiamata.
- «La semplificazione della pubblica amministrazione nel back office»...
- Interessante. – Osservai. – Quando ti serve?
- Abbiamo una settimana di tempo.
- Non è un lavoro semlice. – Commentai. – Ma si può fare. Quando mi dai il breaf?
Mi riferivo al punto 7 dell’accordo, quello che mi doveva al momento dell’accettazione dell’incarico.
- Se venerdì sera ti va bene, posso darti i numeri 5 e 7... Come l’ultima volta.
- Erano viceversa, – precisai gioviale. – Il 7 e il 5.
- Esatto. – Rispose. – Ti sta bene?
- Si. – Chiusi la telefonata.

E quel venerdì sera andammo prima a cena da Massimo per parlare un po’ di tutto.
- Credevo che mi avresti chiamata più spesso, – iniziò sorridendo. – Potevi avere il numero 4 ogni volta che ne avevi voglia.
- Ti sarebbe piaciuto? – Le domandai.
- Il mio parere non conta, – rispose. – Sei tu che hai il diritto di trattarmi come una donna oggetto secondo il decalogo concordato.
- Dopo, a casa, mi rifaccio. – La rassicurai spudorato. – Ma adesso a cena volevo dirti un paio di cose.
- Sentiamo. – Disse.
- Vorrei avere una relazione con te.
Ritrasse la mano che volevo prendere. E francamente la mia uscita aveva sopreso anche me.
- Non se ne parla. – Rispose, senza guardarmi. – Io «voglio» essere trattata come una donna oggetto.
- E io «voglio» continuare a trattarti come una donna oggetto. – Affermai. – Ma solo per quanto riguarda il sesso.
Si fece più attenta e mi guardò interrogativa e guardinga.
- Ma io vorrei stare con te anche quando non facciamo sesso. – Continuai.
- Spiegati meglio.
- Se io e te facessimo coppia, ti tratterei in piena parità con me. Anzi, meglio di me. Ma per quanto riguarda il sesso, mi farebbe impazzire poterti ordinare di fare qualsiasi cosa, in ogni momento e in ogni posto.
- Riusciresi davvero mantenere questa dicotomia di pensiero?
«Dicotomia»... Pensai. Un mese prima non avrebbe mai usato questa parola.
- Credo proprio di sì. – Risposi.
- Si rischierebbe di mettere in gioco solo i punti 9 e 10 del nostro accordo, se facessimo coppia... – Commentò.
- È un’evoluzione naturale anche senza fare coppia, – osservai. – Già adesso diamo per scontati i punti precedenti.
- Non è che ti starai innamorando di me, vero? – Disse scherzando.
- Beh, confesso che mi piacerebbe essere amato da te. – Risposi.
- Oh mio dio... – Fu il suo commeno confuso.

Mezzora dopo eravamo a casa mia e io ero deciso a dimostrarle che la volevo trattare sempre come donna oggetto. Giurai che l’avrei fatta arrossire. E invece assunse lei delle iniziative.
La precedetti in camera da letto, mi spogliai e mi misi a quattro zampe porgendole il culo, con tanto di cero appoggiato sul comodino. L’invito era esplicito, ma lei andò più in là. Entrò, si spogliò, spense la luce a soffitto e accese quella del comodino, prendendo così anche il cero. Mi si fece intorno a me col corpo per farmi sentire il contatto, generando già un prima erezione. Poi si dedicò al culo con un crescendo di attenzioni che la condussero finalmente a prendermi i coglioni con una mano e a leccarmi il solco del culo prima e il buco del culo poi.
Il mio desiderio andava alle stelle. Desideravo proprio che mi inculasse col cero. E quando la sentii prendere il cero, mi lasciai andare ai piaceri della vita.
Mi fece scorrere il cero nel solco e, dopo aver volutamente indugiato un po’, appoggiò la punta all’ano. Sapeva cosa provavo. Posò il palmo di una mano vicino al solco, poi spinse con delicatezza la punta del cero nell’ano in modo che si preparasse ad accoglierlo rilassandosi. Proseguì per qualche centimetro e mi disposi a ricevere il piacevole intruso nel culo per mano sua.
Lo sentii scivolare piano fino in fondo provando un piacere intimo vergognoso. Ero impalato. Cosa c’è di meglio che essere inculato da una donna?
Fece scivolare la mano dall’interno della natica fino ai coglioni e, tenendomi così dolcemente da dentro e da fuori, cominciò a leccarmi con abilità e dedizione. Come la volta precedente sbocchinò il cero, facendo sembrare che mi leccasse l’interno del retto. Toccavo il cielo con un dito.
Io avrei continuato così, ma lei con tenerezza mi fece girare e sdraiare pancia sopra, come la volta precedente. Si avvicinò, mi leccò accuratamente gli inguini e poi me lo prese in bocca, tenendomi per il cero.
Anche adesso avrei voluto che continuasse all’infinito, ma d’un tratto si sfilò il cazzo dalla bocca, si raccolse e venne sopra di me a infilarselo in figa.
Era una cosa che non mi aspettavo e comunque per me era una assoluta novità. Lasciai che facesse tutto lei, dato che non ero in grado di dare colpi di reni per sbatterla, visto quello che avevo ne culo.
Era un pompino fatto con la figa. Quindi mi lasciai andare ancora alle sue cure. Sapeva lavorare di bacino e presto sentii che stavo per venire. Lo sentì anche lei e cominciò a sbattere di più col bacino, o per farmi venire meglio o per venire anche lei.
Venni, con la prostata che pompava sperma convulsamente, sospinta dal cero che la premeva dall’interno. Il cero, non trattenuto da lei, si muoveva allegramente col mio bacino. Tutt’altra cosa rispetto a quando me lo teneva con le mani, ma non sapevo dire quale fosse la soluzione migliore. Entrambe, direi.

Una volta placati, si sdraiò al mio fianco.
- Spiegami meglio come vorresti impostare la relazione. – Mi disse quando eravamo in pieno relax.
Io avevo sempre il cero nel culo, lei me lo accarezzava.
- Dimmi una cosa prima, – le dissi.
- Sono qua.
- Cosa ti è piaciuto di più nelle nostre performance?
Prima di rispondere ci pensò.
- Il fatto che potevi fare di me quello che volevi. – Rispose in tutta sincerità.
«Magnifico», pensai.
- Sai, come se tu fossi un gallo e io una gallina. – Continuò. – Il gallo e la gallina fanno la loro vita nel cortile. Poi d’un tratto il gallo prende con il becco la cresta della gallina che le passa vicino, le salta sopra e la monta in due secondi. Poi riprendono entrambi la propria vita...
- Fantastico. – Dissi ad alta voce. – Un paragone poetico.
Lei continuava ad accarezzare il mio cero nel culo.
- Ma la cosa che ti è piaciuta di più?
- Non voglio influenzarti. – Rispose. – Vai bene così.
- Insisto.
Attese a rispondere, poi afferrò il cero con la mano.
- Questo. – Disse. – La dominazione è anche chiedere quello che si vuole.

Riposammo un po’, finché non mi alzai per andare a sfilarmi il cero. Lei mi guardò il culo mentre camminavo verso il bagno. Mi sarei guardato anch’io...
Quando tornai sembrava riposare con il sorriso sulle labbra. Mi sdraiai vicino a lei e d’un tratto si avvicinò all’orecchio, infilò la lingua e poi sussurrò qualcosa.
- Davvero saresti capace di trattarmi come un oggetto anche se stessimo insieme?
- Qualsiasi altra donna mi avrebbe chiesto se sarei riuscito a trattarla alla pari fuori dal letto... – Commentai.
- Io sono io.
Mi girai a guardarla.
- Sì, – ammisi sorridendo. – Tu sei tu.
- Come pensi che funzionerebbe tra me e te? – Domandò.
- Come adesso, solo che staremmo insieme.
- Facile a dirsi... – Commentò. – E il lavoro?
- Anche quello continuerebbe così. In pratica si negozierebbe solo sui punti 9 e 10, perché il resto lo faccio e basta.
La cosa la stava eccitando.
- Se riesci a farmi una relazione sul «back office» che stia bene al presidente, ti do sia il 9 che il 10.
- Valà? – Dissi eccitandomi. – Hai il brief?
- Sì, – disse alzandosi, mostrandomi il culo. – Comincia col dirmi cosa significa.
- Hai mai sentito parlare di «spending review»? – Le domandai.
- Sì, questo sì.
- Allora ci sei.
- Bene, – concluse allora. – Mettiti al lavoro. Da oggi sono la tua ragazza di giorno e il tuo oggetto di notte. Vediamo quanto dura.

Le diedi il testo pochi giorni dopo. Mi chiese alcune spiegazioni e allora modificai alcuni passaggi. Poi divenne definitivo e lo passò al presidente.
Per quanto i fossimo messi «insieme» come avevamo deciso, riuscivamo a vederci di rado. In pratica solo dal venerdì sera alla domenica sera. Il che però non era poco.
Un venerdì, a cena, mi disse che era andata bene. Il presidente aveva gradito.
- Adesso cosa vuoi fare di me? – Domandò.
La possibilità che io potessi farle di tutto la spaventava e la eccitava in egual misura.
- Te lo dico dopo, – le risposi. – Prima ti inculo.
Una battuta così aveva eccitato entrambi e un’ora dopo l’avevo già inculata e riempito il retto di sperma.
- Vuoi fare altro, o mi dici cosa hai per la testa? – Mi domandò, in piena sottomissione.
- Dopo mi farai un pompino articolato, ma adesso ti spiego cosa ho per la testa.
Si dispose ad ascoltarmi, nuda a pancia in giù.
- Domani sera è sabato, – cominciai. – Vieni a letto con me e un mio amico...
- Sei impazzito? – Protestò coprendosi. – Lo sai che non voglio che si sappia che puoi fare di me quello che vuoi!
- Nessuno saprà niente, – le risposi sicuro di me. – Il mio amico è un non vedente. Non si saprà mai nulla...
Rimase a bocca aperta.
- Ma... cosa gli fai, un regalo?
- No, lui mi fa scopare le sue donne e io ogni tanto io gli faccio sopare le mie.
- Ma, cazzo, non sei geloso di me? Stiamo insieme da pochissimo!
- Sì, sono geloso, ma non quando lo voglio io.
- E se fossi gelosa io? – Protestò. – Intendi sempre montargli le sue donne anche se ti sei messo con me?
- Solo quando mi concedi i punti 9 o 10...
- Mi consideri come una schiava?
- No, come una donna oggetto.
- E se non volessi?
- Certo, puoi sempre tirarti indietro. – La rassicurai. – Non ho mai fatto sesso contro la volontà della donna.
- E per questo mi lasceresti?
- Ma neanche per idea! – Sorrisi. – Sto bene con te anche con i soli primi 8 punti.
Rimase pensierosa. Poi parlò.
- Sei uno strano tipo... – Sussurrò. – Davvero non saresi geloso se un tuo amico mi montasse?
- Te l’ho detto. Con l’amico cieco no.
Pensò ancora.
- Sarebbe strano... – Aggiunse d’improvviso. – Non ho mai scopato con due uomini.
- Non deve piacerti, – precisai serafico. – Devi farlo solo perché piace a me.
Sorrise.
- Eh certo! – Esclamò fiera di sé. – Altrimenti che donna oggetto sarei?
- E io posso continuare a montargli le donne che mi offre?
- Solo quando ti aggiudichi i punti 9 e 10. In quei casi puoi fare quello che vuoi. Ma sempre d’accordo con me e insieme a me e in tutta riservatezza, quindi con riserva. È con me che hai il rapporto.
- Afferrato. – Conclusi.

L’indomani sera andammo dall’amico non vedente, Alberto, e del quale ho già scritto il racconto intitolato «Furia cieca» e pubblicato in due parti.
Suonai alla porta e venne ad aprirci. Mi salutò e andò a sedersi alla sua poltrona guidandosi con le mani sulle pareti. Lo seguimmo e ci sedemmo. La mia amica era terrea.
- Hai portato l’amica che dicevi? – Mi domandò, indicandola come se la vedesse.
- Sì, – risposi.
- Come si chiama?
- Viviana, – mentii. Non era il suo vero nome.
- È bella?
- Fantastica, – dissi, senza mentire. – Viviana, per favore, vuoi andare da Alberto, così ti accarezza per «vedere» come sei fatta?
La mia amica si alzò titubante, ma si portò a lui.
- Non indossa le mutandine, – precisai ad Alberto. – Accarezzala pure sotto le gonne.
Lui, stando seduto, mise le mani dietro le cosce di lei che stava in piedi e risalì fino a raggiungere il culo. La palpò come se volesse sentirne la consistenza e «Viviana» lo assecondò. Bene, stava superando l’impasse iniziale.
- Togliti il vestito, – le disse Alberto. – E tu Matteo vieni a palparla con me.
Stando seduto nella poltroncina di fronte all’amico, portai le mani al culo della donna che chiamavo Viviana, che nel frattempo si era sfilata il vestito. Le nostre quattro mani la frugarono nell’intimità avidamente e indiscretamente, con lei che aveva allargato un po’ le gambe per agevolarci.
- È un capolavoro. – Ammise Alberto.
Quando portai le dita al buco del culo, Alberto appoggiò una mano davanti e le prese la figa.
- Ottimo, – commentò da esperto. – Si bagna. Possiamo andare in camera. Spogliatevi e seguitemi.
Lui si spogliava solo in camera per trovare con facilità i vestiti quando si rivestiva. Io invece mi spogliai lì e l’amica si tolse l’unica cosa che aveva addosso, il reggiseno. Una volta denudati, la abbracciai per metterla a suo agio. Mi strinse godendosi il mio cazzo eretto, ma non disse nulla e mi seguì come un cagnolino nella fossa dei leoni.
Alberto era già a letto pancia in sù, con un’erezione come la mia.
- Viviana, vieni sopra e prendimelo in bocca. – Disse Alberto.
L’amico sapeva essere convincente e lei salì con le ginocchia sul letto e si piegò in avanti. Mise le mani all’interno delle cosce di Alberto come per allargarle, poi gli prese in mano il cazzo, lo scoprì e si avvicinò fino a fargli sentire l’alito sul prepuzio. Poi lo prese in bocca. Matteo cominciò a godere, ma non perse il controllo.
- Matteo, – mi ordinò. – Prendila da dietro mentre mi sbocchina.
L’amica allargò le ginocchia per facilitarmi il compito. Io mi avvicinai con calma cercando la figa e piano lo infilai.
- Forza! – La sollecitò Alberto. – Concentrati, applicati di più invece che godere perché ti sta chiavando.
Lei accelerò la pompa e io dovetti seguirla nel ritmo.
- Adesso portati sopra di me e infilatelo. – Disse lui poco dopo.
Lei, a malincuore, obbedì. Si sfilò da me, si portò su di lui, se lo infilò con facilità e lui le prese in mano le tette.
- Vai, vai, vai, vai! – Gridò lui concitato. – Piegati in avanti fino ad appoggiare le tette sul mio petto!
Appena sdraiata su di lui col cazzo dentro, Alberto le prese le natiche con le mani e le allargò.
- Matteo, – mi ordinò ancora. – Inculala!
Era una delle cose che il mio amico amava di più facendo sesso a tre con me. Gli piaceva sentire il mio cazzo che scivolava nel retto vicino al suo che era nella vagina. Mi ero chiesto più di una volta se il fatto che fosse cieco gli facesse desiderare di sentire il mio cazzo scivolare vicino al suo.
Lo appoggiai al buco del culo della mia amica, spinsi la cappella piano e l’ano la accettò. Poi spinsi ancora, godendomi del piacere che genera un cazzo che entra nel retto di una donna. Soprattutto a uno come me che ama particolarmente il culo.
- Vai, vai, vai, vai! – Ordinò a me.
Inculandola la muovevo e, indirettamente, ero io a masturbare Alberto con la vagina della donna che inculavo.
Diedi colpi di reni sempre più potenti, finché il mio amico non cominciò a gridare alla polluzione. Poco dopo anche la mia amica cominciò a urlare per l’orgasmo e allora mi lasciai andare in modo che venissimo tutti tre insieme.
Lo sperma scorse a fiumi.

Lungo la strada del ritorno restammo in silenzio fin quasi sotto casa.
- Ti amo. – Disse alla fine. Mi prese la mano e me la baciò.
Mi girai a guardarla con dolcezza. Avevo paura che l’esperienza fosse stata dirompente e invece si sentiva quasi in colpa lei.
- Ti amo anch’io. – Le risposi sincero.
Giunti a casa, ci mettemmo davanti alla TV a bere qualcosa. E a parlare.
- Ti è piaciuto? – Le domandai.
- È stata un’esperienza unica. – Disse dopo un po’ e misuranso le parole.
- Ma bella o brutta? – Incalzai.
- Prometti di non arrabbiarti.
- Promesso. – Sorrisi.
- Fantastica. – Disse alla fine. – Ogni donna dovrebbe provare almeno una volta nella vita una cosa del genere.
- Anche più di una volta.
- Ma dove si trova un uomo come te – mi prese la mano e me la baciò – che ti fa fare una cosa del genere?
- La cosa che ti ha eccitato di più?
- La volgare palpata iniziale a quattro mani! – Rispose subito. – Il resto è venuto da solo.
Più tardi andammo a letto e io mi feci trovare nudo a quattro zampe porgendole il culo.

La mattina dopo, domenica, mi svegliai presto e andai a preparare la colazione. Gliela portai a letto e aprii le tapparelle. Si stiracchiò a lungo e poi si gettò sulla colazione, che gradì particolarmente. La stavo meravigliando di ora in ora.
Portai il vassoio in cucina e poi tornai a letto. La trovai nuda.
- Ora farò una cosa che non ho ancora fatto – le promisi – pur essendomela guadagnata.
- E cosa sarebbe?
- Ti sculaccio.
- Wow...! Mi domandavo cosa aspettavi...
Si mise di traverso sulla mia ginocchia e mi porse il culo. La sculacciai alcune volte facendola sobbalzare. Subiva con ostentata sobrietà. Tra una sculacciata e l’altra le accarezzavo la fessura e il sesso.
- C’è un’altra cosa che non ho ancora fatto. – Aggiunsi.
- Ohibò, e cosa?
- Non ti ho ancora messo nulla nel culo.
- Beh, – rispose. – Non devi chiedermi permesso. Puoi fare quello che vuoi.
- Allora parliamo di sadomaso? Me lo devi, sta al punto 9.
- Non devi chiedere. – Ripeté. – Sono un oggetto nelle tue mani.
Squillò il cellulare. Presi l’apparecchio in mano e guardai chi fosse.
- È una mia amica canadese, – dissi. – Non parlare che la metto in viva voce, così senti anche tu.
Annuì.
- Ciao Nat! – Esclamai. – A quest’ora in Canada sono le 3 di notte, Cosa fai in piedi?
- Sono appena arrivata in Italia. – Spiegò. – Rimango una settimana.
- Magnifico! – Dissi. – Ci vediamo?
- Ce l’hai un’amica da frustare? – Mi chiese a bruciapelo.
- Cosa? Non sapevo che ti piacessero le donne. – Obiettai, guardando l’espressione della mia amica che ci ascoltava.
- Infatti, – proseguì. – Mi piacciono gli uomini, per questo voglio frustare una donna. Ce ne hai una sotto mano?
Guardai ancora la mia amica che aveva gli occhi sgranati.
- Sì, – risposi facendo capire all’amica a letto cosa avevo per la testa. – Cosa vuoi farle esattamente?
- Le voglio frustare il culo e la figa mentre ti sbocchina, poi le voglio frustare le tette mentre ti chiava standoti sopra eretta dandoti la schiena mentre le tieni i polsi per me. Magari la frusti anche tu mentre lei mi lecca la figa. Infine... È la tua ragazza?
- Sì, – confermai, sorridendo alla mia amata.
- Bene. Ce l’hai ancora quel gatto a nove code in camera da letto?
- Sì, – dissi, andando aprenderlo da un cassetto del comò.
Lo mostrai alla mia amica davanti a me.
- È quello col manico nero a forma di cazzo?
- Sì.
- Voglio ficcargielo in culo e farla sedere su una sedia con le mani legate dietro la schiena per costringerla a guardarci mentre mi monti.
Guardai sornione la mia amica, che era letteralmente allibita e faceva di no con la testa.
- Quando la vorresti? – Domandai alla canadese.
- Anche stasera, – rispose con avidità. – È possibile?
- Guardai la mia amica.
- Sì, – annuii. – Vieni pure a casa mia. Ti aspettiamo per le 21.
Fine della telefonata.
- Sei fuori d testa? – Mi apostrofò la mia amica. – Cos’è che vorrebbe fare?
- Lo hai sentito anche tu.
- E tu vuoi sottopormi a una cosa del genere?
- Certo! – Risposi. – Ti voglio trattare come una donna oggetto e in questo modo esaudisco il punto N. 9.
- E se non accetto?
- Se non accetti non lo facciamo.
Si sentì disarmata.
- E mi lasceresti?
- Ma neanche per idea. Non ti amo perché sei una donna oggetto. Ti amo perché sei una grande donna.
Rimase interdetta.
- E se accettassi? – Disse poi? – Come andrebbe a finire?
- Non finirebbe niente. – Risposi. – Ti amerei più di prima.
- Davvero la chiaveresti davanti a me?
- Solo se mi autorizzi.
- Te l’ho promesso, – rispose affettuosa. – Puoi fare di me quello che vuoi.
- Ti amo.
- Posso chiederti una cosa?
- Certo.
- Mi metti nel culo il manico di quel gatto a nove code?
- Ben volentieri, ma perché?
- Non voglio fare brutta figura, è bene fare una prova generale...

Fine.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Una donna oggetto terza parte.:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni