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Lui & Lei

Chi è più forte? 2


di geniodirazza
18.09.2023    |    1.484    |    1 9.5
"Non avevano poi tanto tempo a disposizione, i due innamorati; e non era neppure necessario ricordarlo, capaci come erano di rimanere coi piedi per terra..."
Ci trovammo ad affrontare il problema, i cinque protagonisti di quella strana avventura, una volta che ci incontrammo nella cucina di casa mia, dove i nodi vennero tutti al pettine; la prima notizia che esplose fu la declassazione che tutti e cinque avevamo subito; i quattro erano stati ricondotti al ruolo di semplici impiegati, da responsabili di area che erano; io ero stata spedita a fare da segretaria, con competenza solo sulle fotocopie, in un ufficio periferico dell’azienda.
Al posto dei quattro dirigenti, erano state promosse le rispettive mogli; voci di corridoio dicevano che non era stata punita solo l’arroganza dei maschi, senza chiari riferimenti a me ma alludendo evidentemente alle corna fatte a mio marito; poiché i nostri erano ruoli di fiducia, ad arbitrio della proprietà, la sfiducia subentrata autorizzava il declassamento; la promozione delle donne si legava forse a rapporti personali stabiliti con alcuni membri, o con uno solo, della cupola proprietaria.
Ancora peggio erano andate le cose con l’emittente televisiva; i quattro, che erano stati sporadicamente utilizzati per piccoli video, specialmente con me protagonista, erano stati avvertiti che non servivano più alle esigenze dell’emittente rinnovata nelle strutture e nell’organigramma; al massimo, potevano usarli per video gay, in funzione passiva con neri mastodontici; naturalmente, avevano rifiutato un declassamento tanto offensivo della loro mascolinità.
Per quello che mi riguardava, una telefonata al rappresentante in città dell’emittente mi chiarì che ero considerata ‘obsoleta’ per le loro esigenze, di offrire un porno giovane e nuovo; i miei successi erano tramontati, i miei video ritirati per volontà dei nuovi proprietari e l’unica proposta che potevano farmi era di passare a fare la prostituta in un bordello di taglio piccolo borghese ma di qualità, che gestivano insieme alle altre cose; lo mandai al diavolo, risentita.
Mentre discutevamo piangendo sulle nostre disgrazie, entrò del tutto inatteso mio marito che aprì il suo tablet dove brillava uno dei primi video che avevo realizzato, quello in cui mi scopavo i quattro insieme; poiché i volti erano stati oscurati, lo guardai col solito atteggiamento di sfida e negai che fossi io la donna che si faceva straziare in tutti i buchi; fermò un fotogramma in cui la mia figa era nella massima evidenza, ingrandì l’immagine e mi indicò col mouse un punto.
Le tre piccole rose tatuate sopra la figa, quasi ad incoronarla, balzarono più che evidenti; Franco si limitò a ricordarmi che avevo preteso che lui mi sostenesse mentre me le facevo tatuare; aveva conservato il portfolio di foto che avevamo realizzato e da cui risultava evidente che la figa era la mia e che lo obbligavo, già allora, a starmi sotto mentre il tatuatore lavorava con calma e tempo, perché avevo insistito sulla puntualità di certi particolari; la cosa era avvenuta tre anni prima durante una vacanza al mare.
“Sei cornuto; e allora?”
“Allora, se tu leggessi almeno la posta, sapresti che è già stata emessa dal tribunale la sentenza che dichiara il matrimonio finito e la separazione operante in attesa del divorzio ... “
“Io non accetterò mai di divorziare per colpa; ti spellerò vivo, se cerchi di farlo!”
“Carissima amica, sappi che userò sempre un linguaggio impeccabile perché non voglio rischiare una denuncia per violenza verbale o per offesa; ma mi dai solo nausea, come moglie e come donna; voglio ricordarti che in certe culture, come quella da cui deriviamo noi, le corna si pagano col sangue; il mio ‘fratello di sangue’ Sergio, ti ricordi di lui?, è considerato una sorta di killer della malavita locale; non vorrei essere nei tuoi panni se decidesse di agire senza interpellarmi ... “
“Mi stai minacciando?”
“No; ti metto sull’avviso che alcuni miei vecchi amici sono ferocemente ostili al tuo comportamento; se qualcuno di loro perde la testa, io non posso in nessun modo difenderti ... Lo stesso vale se porti in tribunale la causa di separazione; sono potente, oggi, molto potente; ti assicuro che, prima di farmi ridurre sul lastrico da te, userei tutto il mio potere per distruggerti, visto che sono l’unico possessore di tutti i tuoi video e che un investigatore ha già assemblato interi faldoni per mandarti persino in galera.“
“Le corna non sono reato, per la legge ... “
“Ma il parassitismo di chi ha speso a sproposito i miei soldi ed ha accumulato risparmi per suo conto, quello è frode; si va in galera, per la frode; senza considerare che non hai mai presentato una dichiarazione dei redditi e hai fatto sparire all’estero tutti i guadagni dalla tua attività di puttana!”
“Adesso io parlo con un avvocato e mi faccio consigliare; non so se è vero che puoi denunciare tua moglie per evasione fiscale o per frode.”
“Bene; in primo luogo, fatti consigliare bene, perché, allo stato, non sei mia moglie da almeno un anno, dall’ultima volta che abbiamo pranzato a questo tavolo e siamo stati in intimità.
“Vuoi dire da quando abbiamo scopato?”
“Scopato, io e te? A scoparti pensavano tutti i bull dell’emittente, tutti gli amanti che ti cercavi in tutti gli angoli; io con mia moglie avevo rapporti intimi, anzi ci facevo l’amore; ma tu hai dimenticato perfino il suono della parola ‘amore’ ... “
“Sei un bastardo e fai finta di non capire; non ti ho fatto le corna per il gusto delle scopate; ti ho amato molto più di quanto tu voglia ricordare oggi; poi ti ho odiato perché non avevi successo e non conquistavi potere; per questo ti ho odiato; quando ho saputo che col porno ci si poteva arricchire, l’ho provato, mi è andata male, perché tutto si è ridotto a pochi mesi; ma ho dimostrato a me stessa e a te che posso raggiungere tutti i risultati che voglio, se mi impegno in un’attività.”
“Potremmo discutere da qui alla fine del mondo, se è attività allargare le cosce e farsi sfondare culo, figa, bocca e tutto il corpo; se è davvero potere far entrare venticinque centimetri di cazzo di un nero nella figa o nel culo; volevi che conquistassi il potere? Come credi che solo io, oggi, possegga la registrazione dei tuoi video da pornostar? Li ho fatti ritirare e distruggere; hai perso la fonte dei tuoi redditi e devi arrangiarti col salario di addetta alle fotocopie. Chi credi che ci sia dietro queste decisioni?”
“Quindi sei nella cupola della società che ha rilevato l’emittente?”
“... che ha rilevato l’emittente, i bordelli, i privè, la nostra azienda e molte altre collegate; sono il numero due, se proprio vuoi approfondire ... “
“Quindi, hai conquistato potere e soldi, a quanto pare; hai venduto la coscienza alla malavita, probabilmente ... “
“Chi suggeriva di sgomitare e di cercare il sangue?”
“Una stupida donna che ti amava ... Adesso però, l’amore devi elemosinarlo da qualche parte, visto che me ne sono andata.”
“I dati giuridici dicono che ti ho cacciata io, quando hai scelto il porno per sgomitare. Quanto all’elemosinare amore, Piero, sai che Dora è un’amante straordinaria? Le altre sono altrettanto meravigliose, ma lei è la più dolce, la più cara, la più amabile delle donne che io abbia mai incontrato; mi ha detto che sei sterile; visto che lei vuole un figlio e che quella troia di mia moglie un figlio non l’ha mai voluto dare, sappi che entro un anno avremo un figlio nostro; se decidi di separarti, dopo il divorzio la sposo io.”
“Franco, questo è il giorno del terremoto e sono uno dei più colpevoli; ho avviato io i crolli e sono stato io a picconare tutto; hai tutti i diritti del mondo di risentirti, di vendicarti o anche semplicemente di punire le arroganze; ma non ti consentirò di distruggere quel poco di stima che forse mia moglie conserva per me; andrò a Canossa, sotto la neve e con la testa coperta di cenere; pregherò in ginocchio mia moglie per farmi perdonare; ma non ti consento di distruggere la mia vita.
Anch’io vengo dallo stesso tuo ambiente; se è necessario, sono pronto anch’io a diventare feroce e ad ammazzare chi mi voglia distruggere; sono sterile e abbiamo a lungo parlato, io e Dora, del figlio che volevamo; abbiamo anche ipotizzato che lei si facesse ingravidare da un uomo che la meritasse; io ho sempre saputo che lei pensava a te come padre di nostro figlio, sì nostro, perché siamo d’accordo che avresti il diritto di riconoscerlo tuo, nato fuori dal matrimonio.
Ma avrebbe il mio cognome e sarei padre putativo e affidatario; anche se non ho difficoltà a capire quali possano essere le pene di mia moglie in questo momento, so che con calma riusciremo a recuperare; se fa l’amore con te, non è colpa, perché l’amore non è mai colpa; lo è il sesso animalesco a cui ci ha indotto tua moglie, che ancora non ha coscienza del fango che ha gettato su tutti. Io adesso vado a casa e parlo con Dora; tu ti impegni a non distruggere anche la mia famiglia, se la tua è a pezzi.”
“Non voglio fare a pezzi nessuno, neppure questa puttana che ha perso ogni dignità; Dora è una donna straordinaria, anche come femmina da letto; non abbiamo solo fatto l’amore; abbiamo parlato, tanto; so che non intende distruggere la famiglia e mi ha chiesto pari pari quello che chiedi tu; ne riparleremo, a tre, io tue lei; troveremo la quadra; ma se ve ne andate voi quattro mi alleviate un dolore; siete comunque gli artefici della deriva di mia moglie.”
“Franco, con le nostre mogli cosa è successo?”
“Rendere pane per focaccia; sai cosa significa l’espressione? Avete avuto le corna che mi avete dato; se siete intelligenti, accettate la punizione; se cercate di creare problemi, io difenderò quelle donne come fossero il mio amore; non avreste scampo.”
“Va bene; andiamo, ragazzi; ormai qui non è più aria né di amicizia, né di fiducia; mi dispiace, ma siamo stati bambini sciocchi che hanno giocato a chi piscia più lontano e con lui non c’è gara. Ciao, Marta, tanti auguri; spero che riesci a salvare qualcosa dal terremoto che abbiamo scatenato ... “
Rimasti soli, mi assalì all’improvviso l’angoscia del ‘Che fare?’; mi resi conto solo allora che avevo sempre delegato a qualcuno le scelte; l’unica volta che avevo deciso per conto mio, avevo combinato un casino; adesso sapevo per certo che ero condannata quanto meno alla solitudine e alla povertà; avevo bisogno di un appoggio per fare chiarezza; Piero mi aveva istigato al porno coi suoi discorsi sui guadagni facili; ora aveva ceduto sua moglie e la famiglia; dovevo parlare con Franco, costasse quel che costasse.
“Senti Franco; per favore, deponi per un attimo le armi; io non ho più nemmeno corazze per proteggermi; Piero era il mio riferimento, in tua assenza; vederlo cedere su tutto mi dice che non posso resisterti molto a lungo; ce la fai ad avere ancora un poco di pazienza e l’umanità necessaria per aiutarmi a pentirmi?”
Prima che potesse rispondermi, suonarono alla porta e lui andò ad aprire; rientrò accompagnato da Dora, decisamente bellissima nel suo completo elegante; mi guardò con un senso di pena e si rivolse a lui.
“Ho incontrato Piero e mi ha detto che vi siete spiegati ... “
“Dora, niente che tu non sappia; abbiamo ribadito quello che tu avevi già chiaro; tu avrai da me un figlio che lui accetterà come ‘nostro’, mio tuo e suo; chiede di essere rispettato come padre putativo e di non essere umiliato dal nostro amore; io sono d‘accordo; la palla è a te ... “
“Abbiamo già chiarito che non voglio passare la ruspa sul mio matrimonio; se lui è ponto a lasciarci in pace, sarò bigama con tutta la gioia del mondo; il figlio sarà innanzitutto mio, sappilo; nemmeno tu avrai tanti diritti sulla sua formazione; ma spero che un’atmosfera di armonia e di amore possa favorirne la crescita; io voglio salvare matrimonio e maternità; tu scegli cosa fare per il tuo matrimonio; non sarò mai la tua seconda moglie, perché non lascio Piero, nonostante tutto ... “
“Scusami, Franco, non riusciresti a riflettere un poco sul nostro divorzio? Dora mi sembra assai più ragionevole di te; non ti conoscevo tanto testardo; non ce la fai a perdonare l’imbecillità della donna che amavi?”
“Dora perdona a un Piero pentito e tornato a Canossa; tu sei ancora arroccata sulla tua arroganza; Piero ha scopato con te due o tre volte; tu ti sei passata più uomini di una puttana di professione, sei sfondata in ogni dove e non potrai mai portarmi a letto la donna che amavo; Dora è certa che suo marito manterrà le promesse; tu quale garanzie dai, che non cambierai ancora idea e non ti abbandonerai ad altre esasperazioni? Sei in grado di offrirmi uno spunto per crederti?
Per spiegarti meglio i miei dubbi, se oggi ti caccio via, te la cavi con poco danno ed io con poco dolore; se mi lascio convincere a riprenderti con me e tu mi combini un alto scherzo come questo, non so se saprei ancora fare buon viso a cattivo gioco; forse deciderei di farti pagare una volta per tutte; sarebbe la fine, per tutti e due; riesci a coglierlo, questo aspetto?”
“Non posso offrirti prove concrete; devo chiederti fiducia e so che, al momento, non me ne vuoi dare; ma sono sull’orlo di un baratro e non voglio buttarmi di sotto; solo questo posso accampare a mia difesa; ti chiedo di aiutarmi e di essere generoso ... questo figlio di cui parlate è già in viaggio?”
“No, Marta; da un mese non mi proteggo e facciamo l’amore spesso, senza cautele; il ciclo tarda questo mese e spero che sia la volta buona; a proposito, Franco, io ho voglia d‘amore, in questo momento; possiamo appartarci da qualche parte?”
“No, Franco; di là c’è un letto che è stato ed è d’amore, per te; la compagna non conta; se ami Dora come sembra portala a letto, ma sul nostro letto; se Piero chiede di essere trini perché non mi concedi la stessa licenza, per una sola volta?”
“Dora, ti andrebbe di esser mia moglie almeno per oggi? Quello davvero è stato un letto d’amore e sarebbe stupendo usarlo con te, adesso!”
“Che aspetti allora? L’invito su cartoncino pofumato? Io ho una voglia matta di celebrare questa tregua!”
“Vi turba se do un’occhiata?”
“No, a patto che non ti immagini di assistere ad uno dei video che hai girato da puttana!”
Non ci fu traccia di sesso, nel loro incontro; ed io mi trovai incantata a vedere, anzi forse a rivedere, momenti straordinari di intensità, raggiunti da me solo da adolescente, quando il mio ragazzo, poi diventato mio marito, mi sverginò; conoscevo a menadito i passaggi d’amore che Franco percorreva in un incontro; li ritrovai uno per uno nella scopata che realizzò con la ‘sua donna’, ora potevo indicarla solo così.
Il bacio che si scambiarono appena furono in camera aveva senza dubbio la sensualità di una passione travolgente; ma aveva anche la freschezza e la dolcezza, quasi la castità, dell’incontro tra le bocche di due ragazzi impacciati e desiderosi; la mazza di lui che si levò immediata contro l’inguine di lei era quella di un adolescente che quasi non conosceva la figa e la cercava con tutti i sensi tesi alla ricerca del piacere e dell’amore.
Si spogliarono con l’eleganza e la libidine di chi scopre un mondo sconosciuto; eppure mi avevano detto che già avevano scopato al punto che lei riteneva di essere già incinta di lui; la ‘maledetta’ abitudine di lui, che spesso avevo contestato, di seguire con le dita, con le labbra, con i baci e con l’amore le parti del corpo, che lei esponeva a mano a mano che gli abiti cadevano, mi riportò la dolce sensualità di sentirsi prendere fibra per fibra da un piumino da cipria e sconvolta, al tempo stesso, dalla passione che montava; leggevo nel volto di Dora l’amore che lei emanava e che lui ricambiava con intensità; fui stupidamente gelosa.
Potevo finalmente leggere con chiarezza la profondità degli errori che avevano causato infelicità anche a me che a quel punto avrei fatto carte false per riavere quei momenti, quel sogno di un figlio che avevo respinto con terrore mentre ero ancora immatura e sciocca; fui tentata di urlare a mio marito che avrei pagato qualunque prezzo per scontate le mie colpe, ma che non mi lasciasse ancora a me stessa; Dora mi guardò con dolcezza e mi allungò una mano dietro la schiena di Franco.
Intrecciai la dita alle sue e sentii attraversarmi un brivido strano, del tutto sconosciuto, che partiva dalla figa e arrivava al cervello passando per il cuore; se non ebbi un orgasmo, ci andai molto vicino; e non li avevo neppure toccati; sentii che lei strofinava il clitoride contro il cazzo chiuso ancora nei pantaloni e nel boxer; baciai sul collo mio marito e ritrovai d’un tratto l’odore di maschio che un tempo mi aveva sconvolto e che, nella mia follia di dominio, avevo messo da parte.
Franco con delicata fermezza mi spostò e mi invitò, al massimo, a starmene seduta a guardare; non mi restò che obbedire e sedermi a guardare vogliosa e ansiosa le loro evoluzioni, ripercorrendo con profonda nostalgia, molta vergogna e rimpianti infiniti i sentieri dell’amore che Franco dava alla sua amata, a cominciare dalla lunghissima leccata dei capezzoli grossi e rossi come fragole che lei esibiva orgogliosa del seno maturo e matronale.
Dopo che si fu saziato a lungo di titillare, leccare, succhiare e mordicchiare dolcemente seni e capezzoli, si spostò con la bocca verso il ventre e lo vidi bearsi, anche con lo sguardo, della dolcezza che ricavava dal tortellino meraviglioso che si stagliava sul ventre asciutto e invitante, l’ombelico in cui la lingua di mio marito si perdeva vogliosa in libidinosi ghirigori che senza dubbio caricavano di lussuria entrambi.
Quando lui si mosse verso l’inguine e cominciò a leccare le grandi e le piccole labbra, i versi di lei arrivarono a svegliare il palazzo; quando il clitoride fu catturato nella bocca e tra i denti, le urla furono ancora più forti e annunciarono orgasmi quasi feroci; il cunnilinguo, specialità preferita da mio marito, durò un tempo che io calcolai quasi infinito e che per Dora fu probabilmente istantaneo; si rilassarono l’uno sull’altro carezzandosi il corpo; io sapevo adesso di essere davvero gelosa.
Il sessantanove fu un autentico spettacolo di abilità fellatoria, per i due amanti che si cercavano con tutti i sensi e, in particolare, con le bocche affamate di piacere e di vita; quando finalmente lui decise di penetrarle in figa, dovetti uscire piangendo perché mi resi conto che non avevo mai amato in quella maniera straordinaria e che i caproni che mi avevano sbattuta erano pure macchine inanimate di sesso; non riuscii a frenare inutili lacrime di pentimento.
Non avevano poi tanto tempo a disposizione, i due innamorati; e non era neppure necessario ricordarlo, capaci come erano di rimanere coi piedi per terra mentre volavano in un cielo tutto loro con la gioia dell’amore; la sborrata di lui fu lunga, densa e piena di fremiti di tutto il corpo; lei diede la sensazione di avere conseguito quella particolare forma di orgasmo che i francesi denominano ‘piccola morte’ perché priva di qualsiasi capacità di reazione.
Mi allontanai quasi in punta di piedi, per non turbare il languore da cui furono presi dopo quella enorme sborrata; mi dedicai a preparare il caffè che sapevo avrebbero apprezzato; quando furono seduti al tavolo di cucina, cercai di riprendere il discorso che avevo iniziato con Franco prima dell’arrivo di lei.
“Franco, per favore, mi dici cosa pensi di fare di me?”
“Io non penso di fare niente ‘di’ te; ‘per’ te, posso suggerire l’esilio in una sede lontana, della nostra azienda, per ‘spurgarti’ come le lumache prima di metterle in pentola; non è il caso di suggerirti una qualsiasi via al suicidio, come sarei tentato; posso anche pensare di fermarmi ad aspettare, ma avrei bisogno di un impegno garantito che cercherai di cambiare regime, prima di decidere cosa fare; ecco, un ‘periodo sabbatico’ è ipotizzabile.
Non facciamo niente per qualche mese; aspettiamo a verificare che l’eco di certe vicende si attenui, tu recuperi almeno in parte la tensione dei tuoi muscoli e dei tessuti danneggiati dalle scopate; poi ci sediamo di nuovo qui e ricominciamo a parlare; è il massimo della concessione che posso fare, senza rischiare di passare per stupido e debole; tu sei in grado di offrire altre ipotesi?”
“Vuoi che ti ripeta che, per conto mio, potresti perdonare come fa Dora con Piero? Lo so che le mie colpe sono assai più gravi; ma vorrei anche che capissi che si è trattato di fanciullaggine, non di scelte mature con intento di dolo; come ha detto Osvaldo, ho voluto giocare a chi piscia più lontano e, come era inevitabile, ho perso; ma questa versione non rientra nella tua razionalità; allora, va bene aspettare e sperare che non siano parole al vento, le mie. Non lo saranno, puoi giurarci, stavolta.”
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