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Lui & Lei

Mazzate e corna


di geniodirazza
11.12.2023    |    3.822    |    1 6.9
"Il tema del dibattito che ha acceso l’interesse e, come al solito, anima le ‘chiacchiere al sole’ degli amici è se sia opportuno ravvivare le loro storie..."
Formano un gruppo molto omogeneo, Carlo e i suoi tre amici con le quattro ragazze a cui sono regolarmente sposati; tutti intorno alla quarantina, con lievi differenze tra loro e, legati da una sorta di ‘vincolo di sangue’ dai tempi del liceo, in oltre venti anni si sono abituati a vivere concordemente tutte le esperienze, a cominciare da quelle lavorative; qui qualche differenza si è evidenziata, negli anni, perché Carlo è riuscito, con la tenacia e l’impegno, a diventare un noto imprenditore industriale.
In nome dell’antica amicizia, ha fatto nominare a posti di alta responsabilità gli altri tre amici, mentre le mogli si sono ‘adagiate’ in posizioni di maggiore comodità e disimpegno; in particolare Clelia, sua moglie, è risultata assai ‘pigra’ e si è limitata a sfruttare la posizione e la ricchezza del marito per concedersi i lussi più vari; hanno avuto, quasi subito dopo il matrimonio, due figli che ora frequentano l’università, il primo ad Architettura e il secondo a Legge, entrambi in vista della laurea.
Quest’anno, hanno deciso di passare insieme, come al solito, i dieci giorni di vacanza estiva; è stata scelta come destinazione una località del vicino litorale, in un albergo di terza categoria abbastanza dignitoso; fin dall’arrivo, Carlo sente che si respira una strana aria di complicità, tra i sette; facendo leva su voci raccolte dalla segretaria personale Concetta, detta Tina, nell’ambiente di lavoro e puntualmente riportate a lui, coglie che stanno tramando qualcosa a suo danno.
A tutti gli addetti è apparso chiaro che i ‘carissimi amici’ hanno nei suoi confronti una sorta di rancore antico e sempre taciuto, forse per l’invidia del successo che lui, partito dalle stesse condizioni e con gli stessi mezzi, ha raggiunto; la scusa paradossale e non sostenibile è che sia stata solo fortuna e spregiudicatezza, la sua, senza particolari talenti; la cosa più triste è sapere che l’opinione e l’atteggiamento sono condivisi da sua moglie che pure ha vissuto e sofferto con lui le difficoltà che hanno segnato la crescita.
Il tema del dibattito che ha acceso l’interesse e, come al solito, anima le ‘chiacchiere al sole’ degli amici è se sia opportuno ravvivare le loro storie d’amore con qualche trasgressione, che tutti considerano innocente, come uno scambio tra le coppie per assaggiare sessi diversi da quello coniugale; Carlo dichiara senza appello la sua contrarietà a qualunque oltraggio alla lealtà e alla fedeltà tra coniugi, specie se della cosa si parla a caldo, in spiaggia, in piena estate, senza consultarsi prima coi coniugi in privato.
Naturalmente, il suo atteggiamento viene stigmatizzato e bollato immediatamente come ‘cavernicolo’ o ‘talebano’, nella migliore delle ipotesi; sua moglie Clelia rassicura tutti che Carlo nell’intimità è più ‘morbido’ di quanto appare nelle funzioni ufficiali; alla peggio, lo metterà davanti a un fatto compiuto ed è certa che si adeguerà, per non mettere a rischio il matrimonio e il nutrito assegno che gli strapperà in caso di separazione, unica conseguenza possibile.
La sottile manovra per fare quanto hanno progettato prosegue per i due giorni successivi, mentre Carlo si chiude in un sostenuto riserbo condannando apertamente, anche se non lo dichiara, il comportamento di moglie ed amici; la sera del terzo giorno, intorno alle dieci, lui avverte che va a letto perché è stanco e lascia gli altri a bere e gozzovigliare sulla rotonda a mare; non gli serve molto tempo per prendere sonno e, dopo avere letto poche pagine per rasserenarsi, si abbandona fiducioso nelle braccia di Morfeo.
In piena notte viene svegliato dalla sensazione netta che qualcuno gli stia succhiando l’uccello, che ha reagito secondo la sua natura rizzandosi superbo dal ventre; Carlo ha una buona dotazione, un arnese di almeno venti centimetri per lo spessore di una lattina piccola, e gode molto quando sua moglie lo succhia e lo fa godere in bocca, ingoiando volentieri lo sperma; ma la bocca che gli sta avvolgendo il fallo e lo sta lavorando con sapienza non è quella di Clelia.
Di colpo il sonno svapora e si alza a sedere in mezzo al letto.
“Ersilia! Che stai facendo?”
“Dai, non fare il rompiscatole; abbiamo concordato uno scambio di coppie; io stasera copulo con te mentre Clelia lo fa con mio marito; le altre due coppie si sono scambiate; per le prossime sere ciascuno assaggerà il marito o la moglie degli altri; perché non te ne stai buoni o e ti fai succhiare come mi piace?”
“Tu adesso vai nella vostra camera e dici a quella adultera di mia moglie che non abbiamo mai fatto niente alle spalle o contro l’altro; dille pure che sono impotente, moscio, anche frocio se ti va, ma vattene via e non provarti più né tu né nessun’altra a provocarmi a fare quello che non è nelle mie corde; trarrò le mie conseguenze da questo episodio e ti garantisco che non sarò tenero con certi presuntuosi. Volevate umiliarmi perché vi sembro troppo autoritario? Capirete presto cos’è esercitare l’autorità a cui si ha diritto, non quella che arbitrariamente vi siete arrogati voi!”
La donna raccoglie il pareo che ha abbandonato su una poltrona e va via a testa china; Carlo si sforza di prendere di nuovo sonno e, con qualche sforzo, riesce a riposare; si sveglia in mattinata tarda e scende nella hall dove trova i sette impettiti come galletti e con un’aria schifata e sdegnata; sua moglie non lo degna di un’occhiata; va alla reception e chiede che gli facciano il conto delle competenze per la camera riservata a lui e a Clelia.
Lei, quando lo vede avviarsi al parcheggio con in mano la valigia, lo ferma e gli chiede con arroganza che cosa stia facendo.
“Prendo la macchina e vado via; la camera è pagata per dieci giorni; avrai tempo e modo per scambiare tutti i falli che vuoi; ma da questo momento il mio è fuori della tua portata!”
“Sentimi bene, imbecille! Mi hai detto spesso che nelle terre da cui vengono i tuoi si dice che ‘mazzate e corna di rado se ne torna’; se sei convinto che ti ho fatto cornuto, nessuna autorità, nessun potere ti consentirà di restituire le corna che ti ho fatto; avresti fatto bene a non considerarti offeso ma solo leggermente ridimensionato; o la coscienza che una donna abbia piegato la tua cresta ti pesa più delle corna che pensi tu?”
“Cara ex moglie, non userò né la violenza che i miei antenati, a cui ti rifai, applicavano alle adultere né la volgarità di linguaggio che caratterizza una donna come te capace di qualunque bassezza, evidentemente; semplicemente, mi limito a ricordarti che i miei antenati mettevano sullo stesso piano le mazzate e le corna; quelli che ho ricevuto da te sono schiaffi in faccia; delle corna me ne frego, sia che si facciano in accordo col partner sia che scaturiscano da un desidero di bestialità che caratterizza certe ninfomani.
Ma non trascurare che mi hai dato mazzate che, nella civiltà a cui ti sei riferita, fanno sanguinare più di un paio di corna; quelle mazzate posso e devo ricambiartele; non saranno materiali, come non lo sono state le tue, ma ti faranno molto più male e colpiranno in ogni dove, in ogni modo e tutte con la violenza che ho risparmiato per anni a te e a chi ti è stato complice nell’aggressione; io adesso prendo la macchina e torno a casa; tu prenderai il bus navetta per la stazione e tornerai in treno.
Addio, dolce signora!”
Clelia accusa il colpo e per un po’ si arrovella a cercare di capire quali mazzate deve aspettarsi; poiché non cava un ragno dal buco e non conosce mezzi e metodi di suo marito, decide di rinunciare a indagare e di passare la settimana di ferie copulando con i tre amici; la sua rabbia deriva dal non essere riuscita a piegare l’arroganza del marito; il suo obiettivo non era assaggiare tre falli non confrontabili con quello di suo marito, ma vederlo prono alle sue voglie.
Quel progetto è stato vanificato dalla reazione di Carlo; ma la sua rabbia e le cose che ha detto la mettono in apprensione; chiede a Franco se sia in grado di decriptare il discorso di Carlo; l’altro, benché vice di suo marito e, sulla carta, primo assistente, non va oltre l’ipotesi che assoldi un sicario per farla ammazzare; non sarebbe né fuori dai metodi di Carlo né lontano dalle sue possibilità, visto che l’edilizia, in cui ha un largo potere, pullula di personaggi al limite della legalità.
Ma Clelia considera quell’ipotesi lontana anni luce dal pensiero dell’uomo con cui ha vissuto più di venti anni e al quale ha dato due figli meravigliosi; inoltre, nelle sue minacce, lui ha fatto riferimento anche ai ‘complici’ e non ritiene proponibile un massacro per una notte di sesso; teme piuttosto che una qualche forza possa averla nell’approfondire il discorso dei suoi tradimenti; sa di avere molti scheletri nell’armadio; inoltre, tutti e sette dipendono da lui, padrone dell’azienda in cui lavorano.
L’unica possibilità che resta è godersi la vacanza e dimenticare l’incidente come tale, un episodio di scarsa rilevanza al quale avrà modo e tempo di rimediare, forse anche semplicemente piegando ancora una volta il suo orgoglio e chiedendo perdono per un errore che Carlo si ostina a classificare reato; ma forse è stata proprio lei, col riferimento al detto contadino che ha citato, a scatenare l’ira del marito; e quello sa che a lui fa assai più male di un paio di corna.
Quando, dopo una settimana, rientra a casa, si sorprende ad osservare che suo marito non c’è e che mancano, negli armadi, nei cassetti e persino in bagno, anche le minime tracce degli oggetti personali di Carlo; il telefono di suo marito non si connette, segno che ha posto il blocco di chiamata che si usa per i numeri che creano fastidio ed è costretta a rinunciare ad altri tentativi di comunicare direttamente; aspetta che rientrino i figli sperando che possano fornirle lumi sugli eventi.
Quando ormai è notte fonda e non regge più nell’attesa, è costretta a mettersi a letto e ad attendere il giorno seguente per avere la possibilità di una qualsiasi comunicazione; deve comunque aspettare fin quasi alle dieci perché uno di due ragazzi si faccia vivo in cucina per il primo caffè della giornata; si tratta di Giancarlo, il secondo, che sta per laurearsi in legge; la cosa la stimola di più perché teme che la vertenza con Carlo possa assumere aspetti legali; suo figlio quasi avvocato è l’ideale per parlare.
“Hai qualche notizia di quell’imbecille di tuo padre?”
“Mamma, forse non sei in grado di capire, ma ti ha lasciato ed ha comunicato, a te e ai tuoi amici presenti e che dovrebbero, nel caso, testimoniare, che ha iniziato una separazione di fatto; è legittimamente prevista, in attesa di quella legale e del divorzio.”
“Vuoi dire che si è separato unilateralmente? È possibile legalmente?”
“Sì, mamma; non solo è lecitissimo, ma, alla luce di quanto è successo dopo, credo proprio che per te le cose si mettano male!”
“Perché dici questo?”
“Papà in questi giorni ci ha fatto sottoporre al test del Dna per stabilire che è effettivamente nostro padre biologico; l’analisi ha dato, per tua fortuna, esito positivo; ma intanto ha ottenuto dai suoi agenti di vigilanza una vasta documentazione sulla lunga sfilza dei tuoi tradimenti e delle malefatte commesse contro di lui; ho il fondato timore che per te si preparino giorni tristi.”
“Che intendi dire?”
“Pare che una tale Ernestina, tua collega di lavoro, amica e compagna di scuola sin dal liceo, ha rivelato che lo tradivi con amici e sconosciuti sin dal periodo di fidanzamento; ha accennato ad incontri adulterini anche dopo il matrimonio; per questo, papà ha voluto i test del Dna che sono risultati favorevoli; ma le corna sono dimostrate antiche e pesanti ... “
“Quindi si è rivolto a quella serpe di Ernestina; buona quella! Comunque, non mi pare che la legge punisca i tradimenti o li consideri causa per separazione e divorzio ... “
“C’è il piccolo particolare che i suoi agenti abbiano procurato anche copia delle ricevute dei pagamenti da te effettuati, con le sue carte di credito, in alberghi dove hai passato ore intense di sesso con amanti occasionali; in ristoranti ove avete pranzato e cenato, con la testimonianza dei gestori che i tuoi commensali erano sconosciuti diversi tra loro; da gioiellieri che ti hanno venduto oggetti di valore destinati ad altri che non erano tuo marito. Insomma, hai speso soldi suoi per pagare le corna che gli facevi.”
“Com’è che non potevo spendere soldi comuni per i miei capricci?”
“Mamma, dove credi di trovare un giudice che trovi regolare spendere i soldi del coniuge per pagare le corna che gli fai? Hai rubato; se papà ti denuncia finisci in galera, altro che spendere del suo per i tuoi capricci!”
“Insomma, ti sei già schierato con tuo padre contro l’adultera?”
“Moralmente, quello che hai fatto in venti anni e, peggio ancora, quello che avete tramato quest’estate ti condanna senza appello; giuridicamente, ti avverto che se vai in tribunale a proporre opposizione alla richiesta di separazione, rischi non solo che tutte le tue colpe vengano messe in piazza, ma anche di finire in prigione se presenta denuncia per furto; mi hai chiesto le novità ed io te le ho comunicate; posso aggiungerti solo che tuo marito è pronto alla lotta e che è abituato a battersi.
Dovresti saperlo bene, se davvero sei stata con lui quando ha sofferto per affermarsi; quello che non capisco è perché hai fatto sbagli così grossolani e che cosa ti ha spinto a metterti in rotta di collisione con un uomo che ti adora, nonostante quello che ha saputo che gli hai fatto in questi anni; ho paura che, se vi mettete a lottare, finiremo per perdere soprattutto io e mio fratello, ad un passo dalla laurea.”
“Cosa vuoi perdere?!?!? Se chiede la separazione, sarà costretto a passarmi un assegno così grosso che resterà in mutande! Non dimenticare che l’ho sopportato per oltre vent’anni e che abbiamo due figli di cui deve rispondere!”
“Mamma, se vai in galera, l’assegno te lo passa lo Stato come a qualunque carcerato; papà ha i documenti per farti mandare in prigione per furto e sfruttamento; non dimenticare che questa vertenza si dibatterà in tribunale dove parlano solo gli avvocati; lui può mettere in campo un pool di difensori da fare paura al demonio; tu cosa puoi opporre? Dove trovi un avvocato che accetti una causa tanto difficile? Con quali soldi lo pagheresti? O hai per amante un principe del foro?”
“Imbecille, non ho nessun amante; il verbo amare l’ho coniugato solo per un uomo, mio marito; se lo odio e lo combatto è perché mi ha deluso, non son mai riuscita a fargli abbassare quell’aria di invincibilità; ho commesso qualche sbaglio, ma solo di sbagli si è trattato, non di reati o di colpe; gli ho fatto qualche cornetto perché non ha mai voluto piegarsi a me, non mi ha mai dato la soddisfazione di mostrarsi umile davanti ad una donnicciola che non prendeva in considerazione!”
“Mamma, credi di parlare a bambini? Ti ha adorato, sempre, ti ha messo su un altare come una santa ... “
“Mi ha dato tutto, anche quello che non chiedevo; mi ha coperto di regali e di carinerie, ma non mi ha mai considerato alla sua altezza; l’ho cornificato perché imparasse ad essere più umile, più umano, più vicino alle mie esigenze; si è rifiutato fino alla fine; ora dovrà affrontare lo scandalo e sarà peggio per lui e per la sua azienda!”
Si è svegliato anche suo fratello che è concorde nel giudizio di condanna delle scelte di sua madre; le fa presente che un assegno viene attribuito quando si è in presenza di figli minori, perché è destinato al mantenimento dei figli non a garantire il lusso alla ex moglie; se loro decidono di andare a stare col padre, per non perdere la certezza di completare gli studi, le sue speranze di ridurre Carlo sul lastrico sono illusorie.
Stupidamente e banalmente si trova a chiedere se sceglieranno di stare col padre o con lei; Giancarlo le ride in faccia e le fa osservare che dimostra quello che ha ucciso il matrimonio, una fanciullaggine assurda che distrugge anche il rapporto tra madre e figli perché non sa valutare il senso di quello che dice; la scelta è improponibile perché sanno che il padre è abbastanza razionale da non impedire che rimanga intatto l’amore, materno e filiale, anche se le loro strade si divideranno.
Quasi a completare il quadro nero che le stanno prospettando, Giancarlo le chiede se ha capito qualcosa delle larvate minacce che il padre ha fatto ai livelli occupazionali dei sette, visto che è il padrone e amministratore unico dell’azienda in cui lavorano; Clelia non ha alba del significato dei riferimenti che ha fatto ai ‘complici’ delle malefatte; è il figlio architetto a precisarle che certe posizioni di rilievo non dipendono da contratti sindacali ma dalla fiducia del padrone.
I tre amici sono nella ‘cerchia privilegiata’ che il padrone costruisce intorno a sé con uomini fidati; i tre non si sono rivelati veramente amici; inevitabile quindi un degrado dei ruoli; ma il discorso riguarda anche lei e le mogli, che comunque rischiano una dequalificazione degli incarichi visto che si sono rivelate complici della trappola preparata; a rischio quindi sono anche i posti di lavoro e i sindacati non faranno certo barricate per persone così poco affidabili.
Giancarlo, su richiesta della madre, conferma che suo padre è un vecchio combattente e che, specialmente su quel terreno, avrà facile trionfo su quelli che lo hanno offeso e umiliato; è facile concludere che le ‘mazzate’, se non si tornano, si possono ricambiare con altrettante assai dure; e dipendono direttamente dalle corna che lei ha esaltato e delle quali dovrà rispondere ancora più nettamente quando misurerà il limite del lusso consentito dal suo misero salario, forse ridotto dalla dequalificazione.
Non riesce a parlare con Carlo per un lungo periodo; a casa, ormai lui non va più, forse perché si è costruito un altro rifugio da qualche parte; con la sua attività non sono certo le occasioni per acquisire nuovi alloggi, a preoccuparlo; in fabbrica, le viene proibito di accostarsi agli uffici di direzione se non ha motivi gravi di lavoro da proporre; fuori dall’ambito del lavoro e della casa, non sa neppure dove cercarlo, visto che lui ha cambiato molte sue abitudini; gli amici tacciono perché così hanno concordato con lui.
Una piccola speranza deriva dalla presenza di Carlo in alcune manifestazioni in cui lei si è sempre rifiutata di accompagnarlo, al punto che lui ha deciso di rinunciare a presenziare a tutte; dopo la separazione, invece, è facile incontrarlo anche per occasioni minori, sempre in compagnia di donne ammiratissime per la bellezza; quasi ad umiliarla a distanza, si dimostra sempre innamorato cotto della partner del momento e dichiara che la bellezza è semplicemente un modo per manifestare il valore dell’azienda.
Dopo circa un mese di anticamera, finalmente riceve l’avviso che ‘il grande capo’ si è degnato di trovare qualche minuto per discutere anche con lei i problemi che li assillano; si arma di tutta la pazienza di cui è capace e va all’incontro con l’intento di sbattergli in faccia le sue responsabilità e i motivi che l’hanno spinta a ribellarsi; con sua meraviglia, scopre che nel suo ufficio sono già presenti i due figli; non sa se esserne felice o temere l’alleanza familiare.
Prima che le venga data l’autorizzazione ad incontrare suo marito, assiste involontariamente ad un siparietto tra lui e la sua segretaria personale, Tina, che gli sta chiedendo se e quando voglia dirimere la controversia che si è aperta coi suo ex vice e con le mogli; tutti lamentano una dequalificazione delle funzioni con arretramento nella carriera e decurtazione dello stipendio; si limita a rispondere che certi problemi si trattano per via sindacale e che ai rappresentanti sindacali si devono rivolgere.
“Quindi, anche io devo rivolgermi ai sindacati per rivendicare un chiarimento col mio ex marito?”
“Se vuoi affrontare il tema del tuo trasferimento al magazzino, devi parlarne con il rappresentante sindacale, l’unico autorizzato a discutere temi occupazionali; se il problema è la nostra separazione, ne parliamo coi nostri figli che ne sono il centro.”
“Sì; proprio della tua richiesta di separazione voglio parlare; mi spieghi perché sei arrivato a questa determinazione? Solo perché ti avevo proposto una trasgressione che è normale per tante coppie?”
“Se entriamo nel merito, allora dobbiamo parlare di un’infedeltà cominciata un quarto di secolo fa, quando ci siamo conosciuti, e portata avanti spudoratamente per tanti anni; l’episodio del mare è solo la punta di un iceberg assai più grosso e pesante; se vuoi parlare del metodo, sappi che non ho voglia di combattere una donna che ho amato intensamente e a lungo; basterà che ti rassegni a restare da sola ed io mi prenderò cura di tutti gli aspetti, primo fra tutti la garanzia ai nostri figli di un avvenire certo … “
Clelia parte d’impeto, come è nella sua natura, e si lancia in accuse campate in aria, di mancata attenzione, di insensibilità, di assurde recriminazioni per cui sarebbe stato Carlo a costringerla a certe scelte per ricambiarne la sinecura; arriva ad insinuare che lui voglia farla ammazzare per vendicare le corna; Carlo non tenta neppure di dare risposta ai suoi vaneggiamenti; i figli fremono di rabbia e di dolore di fronte all’evidente stato di alterazione della madre.
Entra in quel momento una ragazza di rara bellezza, sicuramente sotto i trent’anni, e si rivolge a Tina per chiedere lumi su una festa a cui deve partecipare, in rappresentanza dell’azienda, col suo principale, il sabato successivo; di colpo Clelia realizza che la ragazza, che Tina chiama affettuosamente Lily, per Liliana, è una compagna di lavoro che potrebbe, eventualmente prendere il suo posto a fianco a suo marito e diventarne moglie, dopo il divorzio; le sue certezze cedono di colpo.
Assumendo improvvisamente un tono più dialogico, si rivolge a Carlo per chiedere se quella è la sua nuova fiamma; lui si limita a guardare con intenzione i figli e chiarisce che si è scottato una sola volta e non cadrà mai più in tentazione; la ragazza senza dubbio lo coinvolge molto e probabilmente ci farà l’amore come ormai avviene quasi quotidianamente con donne assai belle che volentieri vanno con lui a cena e ad un infuocato dopocena del quale tutte si proclamano entusiaste.
Ma il tempo delle follie amorose, fino ad un matrimonio rivelatosi un’autentica trappola, appartiene ad un’epoca lontana, quella in cui si perdeva nei sogni di amore infinito; ora è tempo di ragionare e, se sceglierà una nuova compagna, non sarà per la bellezza o per l’entusiasmo ma per non dover affrontare da solo una vecchiaia che presume difficile ma che spera lunga; le colpe di sua moglie e le malvagità commesse a suo danno non provocheranno conseguenze ancora più gravi.
Clelia è ormai alla disperazione pura; abbraccia suo figlio Giancarlo e, sorprendendo tutti, piange come un vitello; a sciogliere la fortissima tensione è il figlio maggiore, laureando in architettura, che domanda a Tina con chi dovrebbe parlare per chiedere che gli assegnino un posto da disegnatore, l’unico che può ricoprire in coerenza coi suoi studi; lei balbetta qualche incerta risposta e rivolge uno sguardo accorato a Carlo.
“Tina, a quanto ammonta lo stipendio di un disegnatore di qualità? … Dai sei agli ottocento euro mensili? Bene, Franco, ho capito che vuoi scegliere di andare a stare con tua madre; per alleviare i suoi problemi economici vuoi metterti a lavorare; sai bene però che io mi sono sempre dichiarato contrario al lavoro, anche part time, perché mi piacerebbe che ti dedicassi allo studio con tutte le tue energie che andrebbero disperse in un lavoro manuale senza prospettive.
Voglio prima di tutto che tu sappia che apprezzo molto la tua scelta; stare vicino a Clelia che è soccombente nello scontro ti rende benemerito come figlio e come uomo; non posso che condividerti; ma non rinuncio al mio punto di vista; Tina ti garantirà lo stipendio mensile che avresti se lavorassi alle mie dipendenze ma in cambio tu ti impegni a laurearti nei tempi previsti e a crearti una professione autonoma anche dal potere di tuo padre; possiamo concordare su questo? … Bene; il primo problema è risolto.”
“No, Carlo; non è così che si risolve il mio problema; sono stordita da quello che sto registrando; mio figlio mi dimostra nei fatti un amore che io madre non gli ho mai saputo manifestare; il tiranno che credevo di combattere aiuta mio figlio a sostenermi contro lui stesso; la ragazza che consideravo l’ultima arrivata nell’ingranaggio dell’azienda rischia di sostituirmi nella vita e nel cuore dell’uomo che amo da sempre; ma soprattutto mi trovo ad essere colpevole perché ho portato il gioco troppo in là.
Vedi, caro Giancarlo, io temo che nell’ordinamento giuridico che, giustamente per carità, difendete tu e tuo padre manchi una fase, uno step se preferisci, voglio dire l’errore, lo sbaglio, la sciocchezza, la stupidaggine e la stupidità; voi avete immediatamente classificato come reati e colpe quelli che io considero semplici errori imbecilli di una sciocca immatura che non si è resa conto del male che faceva prima di tutto a sé stessa.
Non sono innocente e devo pagare i miei errori; ma, vi prego, credetemi, sono stati errori; per dirla nel vostro linguaggio, non c’è mai stata intenzione di dolo; ho commesso errori grandi come case, ma in una logica fanciullesca di gioco che era quella che applicavo quando andavo ad amoreggiare con gli amici, pur amando moltissimo ed essendo fidanzata all’uomo della mia vita; in venti anni forse una decina di volte, ma neppure, mi sono presa la libertà di copulare con sconosciuti, per reagire a quelle che vedevo come prevaricazioni ed erano invece manifestazioni d’amore.
Capisco che per una elementare norma di vita civile sono colpevole e devo pagare; Carlo, ti ripeto che quest’errore non è mai stato colpa o reato come afferma nostro figlio quando mi accusa di avere rubato denaro che non mi spettava o di avere esagerato a sciupare quello che tu mettevi a mia disposizione; ti chiedo, in ginocchio se vuoi, di non usare gli errori per passare la ruspa sulle rovine di una storia di venticinque anni, di un amore che non è mai stato in discussione.”
“Clelia, mi spaventa soprattutto la novità di questo tuo atteggiamento; dieci minuti fa volevi sconfiggermi in battaglia; dieci minuti dopo, sei qui a chiedere perdono, comprensione, amicizia, amore … A chi devo credere, di voi due?”
“Carlo, non stiamo trattando per una cessione o per l’assegnazione di un appalto; stiamo parlando di un amore stracciato, mortificato, offeso, disprezzato; stiamo parlando di una stupida ragazzina che ha creduto di poter giocare col sesso, con la passione, senza toccare i sentimenti; stiamo parlando di errori ripetuti per venticinque anni perché non volevo crescere; credi davvero che sia senza conseguenze, toccare con mano che sono retrocessa a magazziniera?
Sei persone hanno perso, come me, carriera e retribuzione, si trovano al limite della povertà mentre erano state portate da te stesso ai livelli di un’agiatezza mai sognata; scopro all’improvviso che due figli meravigliosi, per i quali darei l’anima, rischiano di trasformarsi in giudici e boia perché ho sbagliato tutto; capisco di colpo che la cenerentola che c’è in me si è rifiutata di imparare a distinguere le posate per stare a cena come si deve e che una ragazza straordinaria può cacciarmi dalla mia vita.
Liliana, non ti offendere; non voglio affatto farti colpe; tu hai saputo, con molte pene, imparare a muoverti in un mondo difficile come quello delle escort e sei diventata una donna da invidiare, da ammirare, da odiare forse perché sei troppo tutto, proprio come mio marito; Carlo, io non sono stata capace di liberarmi delle scorie della cultura atavica e mi sono ribellata come un’ottusa bestiola che ha creduto di riprendersi un ruolo dominante solo copulando fuori del matrimonio.
Non devo dirtelo io, che non sono in grado di scegliere i comportamenti, di decidere cosa è utile a me e a noi; posso solo implorarti, in ginocchio, di aiutarmi a crescere; ho aperto gli occhi, forse solo oggi, ma questo mondo mi è ancora estraneo; tu ti sei già adeguato perché sei straordinariamente bravo e duttile; ce la fai ad aiutarmi senza spazzare via le macerie dei miei errori? Non basta capire di colpo; bisogna costruire il futuro; ed io un futuro ce l‘ho solo con te.
Non so come fare per cancellare il passato; vedi, mio caro, i detti popolari hanno la grande capacità di adattarsi alle situazioni senza perdere valore; mazzate e corna raramente se ne torna, perché non posso fare niente per rimediare alle corna che ti ho fatto, alle mazzate che ti ho dato; posso solo proporti di farti tante amanti quante ce ne sono disponibili, vale a dire infinite; tutte le Deborah, le Samantha, le Eleonora e insomma tutte le donne che conosco farebbero carte false per una notte con te.
Ma a te non interessano gli amplessi violenti, le copule più o meno provvisorie, le cene e i dopocena molto caldi; tu avevi e vuoi amore; se fossi disposto a prenderti me con tutti i miei errori e i difetti, ti assicuro che il nostro amore non ha mai rischiato niente; è rimasto intatto anche quando è sembrato che volessi mandarti al diavolo; il problema è se sei disposto ad accettarmi come sono, che sarebbe esattamente quella trasgressività che hai già combattuto con forza.
Queste cose ho visto con chiarezza; e so che posso solo affidarmi alla tua generosità e, se mi ami e mi credi, al buonsenso per non buttare nella tazza del cesso l’amore e tirare lo sciacquone; sono pronta e disposta a qualunque condizione vorrai imporre, anche la cintura di castità, anche all’obbligo di assisterti mentre fai impazzire d’amore le Liliane, le Samanthe e tutte quelle che vuoi; ho solo questo mezzo di riscatto se vuoi salvare con me la nostra famiglia; te lo offro con tutto il cuore.”
“Papà, non è un discorso astratto, quello di mamma; esiste l’ipotesi della separazione in casa; puoi praticarla vivendo ancora con noi ma senza nessun cenno a rapporti interpersonali con una moglie che non accetti più come presenza viva; che tu ne sia, almeno ancora un poco, innamorato, è chiaro a tutti; evita la rottura formale e vivi con noi la vita di casa; gli impegni di lavoro e le donne ti terranno fuori abbastanza spesso; mamma, se non vuole distruggere tutto, diventerà all’improvviso casta e fedele. Saremo noi figli a controllare che stavolta non giochi col sesso e con l’amore; se ce la fate, bene; se non reggete, allora ciascuno per sé.”
A sorpresa, entrò nel discorso Giovanni, l’avvocato responsabile dell’ufficio legale dell’azienda, amico personale di Carlo; in poche battute, gli fece osservare che aveva agito da innamorato deluso, punendo con severità persone che avevano avuto nei suoi confronti un atteggiamento forse imperdonabile; se però pensava da imprenditore, stava sacrificando sette talenti con esperienza di lavoro perché sentiva offeso il suo orgoglio di maschio; gli suggerì di fermarsi e di riportarli ad un ruolo superiore al minimo imposto per punizione, anche se non più di primissimo piano come era prima dell’estate.
“Clelia, Giovanni, cerchiamo di parlare chiaro, cosa che a mia moglie non è mai riuscita bene; nella sala grande, su una mensola, avevo due vasi cinesi; erano il segno del successo, perché furono i primi oggetti preziosi che mi concessi; a mia moglie non piacevano perché le davano fastidio i disegni e i colori; una volta fu tanto sbadata che li fece cadere e li mandò in frantumi; cara, ti ricordi? … Bene, li feci riparare con la tecnica del kintsugi e tornarono interi ma non più integri; oggi rappresentano la realtà.
Avevo due sentimenti preziosi, un’antica amicizia e un amore infinito; qualcuno sbadatamente li ha mandati in frantumi; Clelia, tu mi chiedi di riparare con il kintsugi almeno uno dei due vasi, quello che ti riguarda; ma non sarà mai lo stesso; il kintsugi prevede che l’oro riempia le crepe che così diventano evidenti ma abbelliscono l’oggetto; io non credo che il kintsugi possa riparare il nostro amore e riportarlo alla bellezza originaria; quanto meno, dovremmo arrivare a molti compromessi per farlo sopravvivere.
Lo stesso discorso vale per un’amicizia nata tra i banchi di scuola e arrivata ad oggi; caro Giovanni, tu proponi di alleggerire la punizione che ho imposto agli amici che mi hanno tradito e offeso; ma non sarà mai più la stessa cosa; posso ragionare da industriale e sfruttare le potenzialità a favore della produzione, ma gli amici sono morti senza sepoltura e a questo non c’è rimedio; Tina, provvedi secondo le direttive di Giovanni; ma di tornare amici non mi illuderei troppo!”
“Stavolta sono certo che sbagli, Carlo; Ersilia non accettava di tenderti una trappola venendo a letto con te; lei ti ama da sempre in silenzio e aveva scelto di partecipare solo perché era l’unico modo per averti; lei non ha le mie fisime e sa essere molto brillante e determinata; prova a invitarla al posto di Liliana e forse dovrai ricrederti su molte cose, anche con lei. Paradossalmente, chi ha goduto di più della tua reazione è stato il marito che non sopporta che lei si dichiari innamorata di te; rifiutandola, hai alleggerito la sua rabbia.”
“Pensandoci bene, forse ci posso solo guadagnare se ti accetto come mezzana per me; sai, poi, che piacere vederti selezionare le mie amanti di una sera?!?!”
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