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Lui & Lei

Prostituzione


di geniodirazza
15.10.2023    |    5.064    |    3 8.7
"Era arrivata a quella determinazione perché stanca di essere considerata ‘di serie B’, la segretaria di suo marito, l’eterna ignorante, senza carattere e..."
Linda, trentenne moglie gaudente e parassita di un trentacinquenne, Bruno, che nel corso di quegli anni si era ritagliato un posto di rilievo nell’attività produttività del paese, stava aspettando il cliente che l’agenzia le aveva mandato; da cinque anni, infatti, dopo cinque trascorsi leale al matrimonio contratto con suo marito quando lei aveva solo venti anni e lui venticinque, lo tradiva con decisione e violenza di rapporti.
Era arrivata a quella determinazione perché stanca di essere considerata ‘di serie B’, la segretaria di suo marito, l’eterna ignorante, senza carattere e senza capacità di decisione; in verità, le fisime erano solo sue, perché si sentiva schiacciata dalla personalità forte di suo marito; ma, a forza di ripetersi continuamente che un gesto, una parola, un commento, fossero sottolineature della sua pochezza, se ne era convinta e aveva convinto anche tutti quelli che li conoscevano.
L’approdo al tradimento, come unico modo per imporre al ‘tiranno’ la sua libertà fu quasi automatico; dopo qualche mese di svolazzamenti da un corteggiatore all’altro, fu sedotta dai discorsi di un’amica che le parlò con entusiasmo di un’agenzia in grado di fornire, alle signore borghesi stanche dei rapporti matrimoniali, l’alternativa di clienti scelti con cura che accettavano di pagare fior di quattrini per sedute amorose per alcune ore della giornata o per intere notti di scopate.
A determinarla ad accettare l’accordo, fu anche la consulenza di un ragioniere al servizio dell’agenzia, che la aiutò ad aprire un conto in una banca svizzera; su quello avrebbero accreditato tutti i compensi per le scopate che avrebbe realizzato; in capo a qualche mese avrebbe costituito un capitale notevole; se avesse impegnato molto tempo nelle sue trasgressioni e avesse amministrato con oculatezza i proventi, poteva rendersi autonoma rispetto a suo marito
Per lei la situazione era particolarmente felice, perché suo marito non era mai in casa di pomeriggio, spesso fino a sera inoltrata, per la caterva di impegni di affrontare; di più, passava interi week end a controllare le sue attività in giro per il Paese e quindi era assente da casa da venerdì a domenica, per lo meno; questo la metteva in condizione di ricevere i clienti nella sua camera, evitando il fastidio di andare in un albergo con tutti i rischi connessi.
Nella sua presunzione di infallibilità, Linda si era convinta che scopare con sconosciuti non fosse offesa al matrimonio e al marito, colpevole, secondo lei, di non prendere sul serio il suo compito di preoccuparsi della sua felicità e di adoperarsi per renderla completa; la scelta di scopare alle sue spalle era conseguenza di quelle in cui determinante era la presunta sinecura di Bruno e la sua presunzione di avere a che fare con una stupida senza personalità.
Quel pomeriggio aspettava un signore di oltre cinquant'anni, del quale sapeva solo che aveva un bel cazzo, che lavorava in giro per la regione e che amava imporsi alle sue amanti occasionali; per questo ricorreva a particolari escort, signore della ‘società bene’ che sostituissero la moglie arrogante e proterva; Linda si rendeva conto che andava ad asserirsi ad un prepotente, ma le sembrava persino giusto che a sostituire un marito arrogante fosse un fragile sconosciuto di cui non le interessava niente.
Sin da quando il cliente bussò al campanello, si atteggiò a moglie affettuosa e premurosa, lo avvolse con tutte le moine e le carinerie che aveva imparato a praticare con suo marito, lo aiutò a spogliarsi e lo condusse in camera dove giunsero lei con la sola vestaglia che aveva indossato sul corpo nudo e lui solo con uno slip che rivelava una mazza grossa e bella dura; gli si strusciò addosso languida e carezzevole baciandolo con entusiasmo ed eccitando entrambi con la sua classe di puttana.
Lui fece cadere dalle spalle la vestaglia che si adagiò a terra con fruscio di seta, la spinse verso il letto e la fece sedere sul bordo, si sfilò lo slip e le sbatté sul viso, con forza, la mazza dura e aggressiva; Linda non fece una piega; era diventata una vera artista del pompino e sapeva perfettamente come mandarlo ai pazzi e farlo sborrare con pochi colpi di lingua ben assestati; diede il via alla sua personale elaborazione delle succhiate e delle leccate e in breve l’altro torceva gli occhi al cielo travolto da passione.
Per lei, ormai, quella era una battaglia contro il maschio presunto dominatore; insistette nella fellazione, leccando la mazza, succhiando la cappella, strusciandola sulle gote e contro l’ugola, finché lui, con un grugnito da autentico maiale sgozzato, esplose in una violenta e ricca sborrata; ingoiò tutto religiosamente, leccò lungamente la mazza portando via ogni piccolo residuo di sborra, lo tenne a lungo in bocca, barzotto, adorandolo quasi, dominatrice finalmente del cazzo.
Non impiegò molto a riprendersi, il maschio violento e aggressivo; lei un poco si meravigliò della rapidissima ripresa di un uomo già ben oltre i cinquanta, ma in fondo ne fu anche entusiasta e si preparò e gustarlo fino in fondo, quel cazzo che si rivelava meravigliosamente pronto e deciso a godersela in tutti i buchi; si aspettava un lungo e sapiente cunnilinguo, da un maschio così dotato ed efficiente.
Ma evidentemente l’altro intendeva affermare il suo diritto di maschio dominante e la spinse sul letto, salendole addosso e infilandola in figa, alla missionaria; aveva sborrato da pochissimo, però; e la scopata fu lunga, meditata, goduriosa; amava sentire il cazzo scivolare nel canale vaginale fino all’utero e la palpava in ogni dove, dalle natiche piene al seno matronale, muoveva le mani a tentacolo su tutto il corpo e le procurava orgasmi quasi sconosciuti.
La sbatté per qualche minuto, con evidente soddisfazione di entrambi, con orgasmi che si susseguivano senza soste, di lei e di lui che riusciva a stento a trattenere una sborrata che, a breve distanza dalle prima, lo avrebbe forse definitivamente steso; riuscì comunque a protrarre all’infinito il suo piacere e quello della donna che si sentiva profondamente posseduta; la fece girare sul letto e la fece sistemare carponi; le leccò a lungo la figa, da dietro, poi la infilò a pecorina.
Mentre la scopava facendole sentire i colpi del ventre contro le natiche mature, le chiese se era disposta a fare con lui un gioco nuovo che sperava altamente eccitante; premesso che sapeva che era sposata e insoddisfatta del marito che di cui gli avevano detto che era ipodotato, introverso, poco amante del sesso, schiavo della sua libidine e forse anche un poco frocio, le propose di stimolare la loro scopata telefonando al cornuto e dedicandogli paroline dolci, mentre si dedicava al suo cazzo e se lo prendeva dappertutto.
La proposta prese per un attimo Linda in contropiede e la sorprese; poi, dopo un attimo di riflessione, capì che era il modo ideale per arrecare al tirannico suo marito un’umiliazione che, se scoperta, lo avrebbe decisamente distrutto; si sistemò meglio sul letto, spinse il culo indietro finché la mazza le sprofondò nell’intestino e formò il numero del cellulare di Bruno; rispose al terzo squillo quando individuò dal display la chiamata di sua moglie.
Cominciò così la più surreale delle scopate che avrebbe mai potuto inventare per il suo piacere e per piegare l’orgoglio di suo marito; nella loro camera matrimoniale, sul letto coniugale, si fece scopare in tutti i buchi e in tutti i modi da un cliente occasionale, mentre per telefono scambiava con Bruno tenerezze a cui lui non era abituato da anni; sorprendendolo al massimo, accentuò gli atteggiamenti da gattina in calore e sembrava volerlo stimolare a correre a casa appena possibile per scoparla.
Mentre lo sconosciuto la montava a pecorina in figa, lei si sdilinquiva in dolci effusioni con suo marito; gli chiedeva come l’avrebbe scopata ed intanto gemeva e quasi urlava per le botte che il cliente assestava al culo col ventre ed alla figa col cazzo; dopo che per alcuni minuti si fu sfogata a prendere per culo il marito lontano e cornuto contento; l’altro decise di farla girare e le porse il cazzo alle labbra per farsi succhiare.
Alternò a lungo con molta libidine leccate alla mazza, succhiate alla cappella, gemiti di piacere e piccoli urli soffocati quando le dita del cliente, infilate in figa, le procuravano un nuovo orgasmo; al marito raccontava che stava masturbandosi e che i gemiti derivavano dal piacere che lui le suggeriva; con le sue parole andò avanti per una buona mezzora a scopare col cazzo del cliente e con le parole del marito per telefono; godette molto.
Quando l’altro si decise a chiudere l’incontro, si era fatta scopare in figa, in culo, tra le tette, in bocca, insomma in tutti i modi possibili e immaginabili; a suo marito aveva dato la possibilità di godere, dall’altra parte del filo, con le sollecitazioni verbali di cui era stata prodiga, incurante della meraviglia che lui esprimeva chiaramente di fronte ad un atteggiamento di disponibilità che non ricordava di avere mai registrato con sua moglie, nemmeno nei momenti di massimo entusiasmo.
Risultò comunque una scopata del tutto insolita ma da ripetere; si ripromise in futuro di farvi ricorso spesso, contando sulla dabbenaggine di Bruno che non esitava a crederle ciecamente quando professava amore e desiderio; non poteva neppure immaginare che le stesse emozioni che suggeriva a lui, le stava concretamente offrendo in quello stesso momento al cliente di turno che la stava sbattendo proprio sul loro letto matrimoniale.
La scelta di scopare a pagamento e di sfruttare tutto il tempo che il menage familiare le consentiva fu una sorta di toccasana per lei che poté utilizzare la camera matrimoniale fino a tre volte la settimana per redditizie scopate con clienti di ogni categoria, razza e cultura, da neri con cazzi assai possenti a ragazzi quasi imberbi, spinti da genitori ricchi a fare esperienza con una signora navigata, puttana per istinto, che apriva loro il mondo del sesso.
Tutti i fine settimana erano impegnati, senza problemi con suo marito assolutamente distratto rispetto a certe cose, in uscite con clienti particolari che pagavano profumatamente escursioni fuori città con pernottamenti al calor bianco in alberghi dove ormai era conosciuta come cliente fissa con amanti sempre nuovi; i compenso, il corrispettivo economico di quei viaggi la gonfiava di gioia e di orgoglio perché umiliava l’arroganza di suo marito
L’unica cosa che a Linda interessava, era la crescita esponenziale del suo capitale segreto, dal quale sperava di ricavare una sorta di liberatoria che le consentisse di mandare al diavolo l’impotente marito e di esprimere alla luce del sole la sua voglia di vivere e di godere; purtroppo per lei, come si sa, il diavolo fa le pentole e non i coperchi; tirata troppo in lungo, la situazione, che sfidava continuamente la buona sorte, precipitò di colpo.
Bruno, trovatosi all’improvviso libero da impegni per un intervento di sanificazione degli ambienti di lavoro, rientrò in casa troppo in anticipo sulle previsioni; non si era curato di avvertire la moglie per telefono ed entrò in casa imprevisto; la sorpresa lo colse sin da quando chiuse l’uscio alle su spalle; abiti sparsi per terra lungo il passaggio fino alla camera segnalarono immediatamente la situazione a cui andava incontro; la scena che si presentò gli fece accapponare la pelle.
Linda, carponi al centro del letto, si prendeva nel culo una mazza di più di venti centimetri e urlava al suo provvisorio amante di sfondarla ancora, di andare sempre più a fondo; Bruno si fermò inorridito e i visi dei due si colorarono di un pallore di morte, quando lui le chiese urlando che cazzo stesse facendo; ebbe il sangue freddo di urlargli che stese zitto, per il momento; poi gli avrebbe spiegato; ma non erano necessarie spiegazioni.
Quando lo sconosciuto urlò a sua moglie che non era prevista l’irruzione del marito, anche se cuckold, capì di colpo a quale scena stava assistendo; con una freddezza che non si sarebbe mai attribuito, uscì dalla camera e lei sentì che si aggirava per la casa cerando non sapeva che cosa; con molta lucidità, Bruno raccoglieva documenti e carte dai cassetti e dalla cassaforte, riempiva una borsa da lavoro e la metteva da parte; mise in valigia anche abiti ed indumenti che trovò per casa ed uscì.
Mentre sua moglie teneva fede ad un impegno contratto e continuava a scopare con il cliente, lui si mise in macchina e sparì nel nulla; quando ebbe chiusa quella sessione di sesso, Linda liquidò il cliente del momento, andò in bagno e si rilassò sotto la doccia, quasi convinta di liberarsi delle scorie del suo adulterio solo lavando la sborra dal corpo; l’assenza di suo marito, sparito nel nulla, non la turbò molto, certa come era di avere il totale dominio su di lui.
Invece non lo vide per oltre un mese e se ne rese conto con sofferenza quando le arrivarono le bollette da pagare per la gestione della casa; da sempre, gravavano sul conto di suo marito, che aveva uno stipendio assai superiore al suo; adesso, riversate sul suo bilancio, finivano per pesare enormemente; non poteva contattare Bruno che aveva fatto perdere ogni traccia e non le restò che attingere al conto segreto, quello svizzero, per coprire gli ammanchi via via più gravosi.
La mazzata vera la prese quando si rese conto che, per qualche settimana, non aveva ricevuto segnalazione di nuovi clienti; parlò per telefono con la proprietaria dell’agenzia che l’avvertì che aveva ricevuto aperte minacce da un avvocato, di denuncia per istigazione alla prostituzione; lo studio legale aveva a disposizione una fotocopia del loro accordo, da cui risultavano impegni e tariffe; quella era prostituzione e faceva rischiare loro per istigazione e lei per esercizio dell’attività.
L’accordo era da ritenere decaduto e, con esso, le speranze di reggere ancora a lungo con le entrate dall’abuso della figa; il consiglio era di cercare una via di pacificazione con il marito, prima che la cosa degenerasse e si trovasse in tribunale a rispondere di accuse gravi, che l’avvocato di Bruno poteva ampiamente documentare; naturalmente, quello che bruciava a Lina, più che il danno materiale, era la coscienza di uscire ancora una volta sconfitta e trattata da stupida da suo marito.
A quel punto, lui avrebbe avuto tutti i motivi per diventare feroce e infierire sulla sua stupidità conclamata; neppure poteva nascondersi che un ‘buono’ messo alle strette poteva diventare assai terribile; ma non era assolutamente disposta a cambiare registro o, addirittura, a piegarsi a chiedere perdono per l’errore commesso; preferì rivolgersi ad un avvocato col quale aveva scopato qualche volta, sperando che trovasse un percorso per riscattarla in qualche modo.
Quando l’avvocato vide il documento incriminato non poté evitare di commentare che la sua era una causa persa in partenza, considerato il contenuto che faceva esplicitamente riferimento a prestazioni e compensi; le accuse di istigazione ed esercizio della prostituzione erano chiare e si aggravavano per il fatto che era stato trasformato in postribolo l’appartamento in cui vivevano i coniugi; questo configurava anche una lampante violazione di domicilio.
L’unico percorso praticabile era la richiesta di separazione con l’attribuzione a lei di un congruo assegno per gli anni di convivenza anche se, in assenza i figli, diventava assai problematica l’attribuzione di un vitalizio per il solo miglioramento di un tenore di vita che le era stato consentito dalle retribuzioni percepite dal marito; poteva impiantare un discorso di pacificazione solo sulla buona volontà della controparte di chiudere la vertenza senza sbandierare in pubblico oltraggi dannosi per tutti.
Quando si incontrarono in quattro, i due avvocati e le due parti in causa, il comportamento di Bruno fu come al solito pacato, razionale e conciliante; Linda restò aggressiva e determinata, nonostante le colpe manifeste; l’avvocato di lei, distaccato e lontano dalle polemiche amicali, si limitò all’esame dei dati; Gianni, l’avvocato che rappresentava Bruno era amico dei due, quindi più direttamente coinvolto, e prendeva a cuore il problema; di fronte alle richieste aggressive della controparte, analizzò in breve.
“Linda, le tue colpe nell’esercizio della prostituzione non devono essere dimostrate; sono evidenti dai documenti; se è necessario, possiamo portare delle testimonianze di ‘clienti’; lo stesso vale per la denuncia di violazione di domicilio; bada però che, se Bruno decide di aggredire come sta facendo il tuo avvocato, c’è assai di peggio; sull’accordo con l’agenzia di prostitute, ci sono gli estremi di un conto estero su cui venivano versati i compensi.
Caro collega, qui si delineano chiari il reato di contrabbando di valuta e quello di costituzione di capitale all’estero; con questi reati la giustizia non ci va leggera; inoltre, hai chiesto alla tua cliente quando e come ha dichiarato i redditi percepiti dalla sua attività di prostituta? Per le informazioni che abbiamo noi, lei non ha mai dichiarato redditi autonomi ed è risultata sempre a carico di suo marito; per il Fisco sono state evase le tasse su quelle somme; anche questo è reato amministrativo.
Cara amica, perché ancora ti considero tale, sei in una situazione assai difficile, se ti ostini a pretendere un assegno di separazione che non ti spetta; da amico, ti suggerisco di rinunciare a rimborsi ed accettare la separazione consensuale senza oneri per nessuno; da avvocato, posso solo prometterti guerra ad oltranza e stai certa che soccomberesti, perché tutti i dati documentati sono sfavorevoli alla linea che propone il tuo avvocato; vuoi decidere ora o vuoi pensarci ancora?
Solo perché voglio esserti ancora amico, devo anche farti presente che l’accordo con l’agenzia è decaduto e non te lo rinnoveranno; non puoi nemmeno più sperare di fare la prostituta di lusso per i pochi anni che ti restano di bellezza e di desiderabilità per clienti esigenti come quelli che hai frequentato fino ad oggi; l’agenzia non può ancora rischiare una denuncia per istigazione alla prostituzione e tu ormai sei nel loro libro nero ... “
“Amatissimo marito, complimenti! Ancora una volta mi hai dimostrato che io sono un’imbecille e tu sei il solito perfettino! Volevo farti molto male e spero di avertene fatto; ma tutte le pene che ti ho inflitto sono niente al confronto con quello che mi hai imposto tu, coi sorrisini ironici quando sbagliavo un termine, non conoscevo una risposta, non mi comportavo perfettamente; non sei stato in grado nemmeno di accorgerti del sangue che mi facevi versare con la tua supremazia culturale e intellettuale.
Bene; ti assicuro che fa assai più male sentirsi la più stupida del gruppo che accettare un cazzo che sfonda il culo di tua moglie; il sesso ha ripreso la funzionalità; ho muscoli giovani ed elastici; la mia figa non è stata slabbrata da mazze spaventose; tu non scherzi e, lo sanno tutte quelle che vorrebbero scoparti; ma le ferite che tu hai provocato alla mia dignità, al mio orgoglio, alla mia arroganza, se proprio vuoi, beh, quelle non guariscono, me le porto dentro sanguinanti.”
“Scusa se interferisco, Linda; cosa rimproveri esattamente a Bruno? Cosa dovrebbe fare, secondo te?”
“Gianni, tua moglie forse ha ancora quel cagnolino che Bruno volle ad ogni costo raccogliere per strada e portarlo da noi, anche se io ne avevo paura, tant’è vero che lo dirottammo a voi che lo desideravate; bene, il ‘pietosissimo’ Bruno che si scioglieva in lacrime, quasi, per un cagnolino, non aveva nessuna esitazione a mettermi da parte quando riteneva che i discorsi fossero superiori alla mia cultura; lo sai bene, perché hai riso con lui della mia ingenuità ... “
“Linda, non c’è stato un solo momento n cui avessimo coscienza che tu ti sentissi offesa dai nostri comportamenti!”
“Lo so, amico caro; come so che vi siete immediatamente inalberati quando avete saputo che scopavo a casa mia contro mio marito; quello lo vedevate; il mio dolore vi era indifferente; le corna bruciavano a lui, a te e a tutti quelli come voi; prova a leggere da questo angolo di visuale; ho passato cinque anni da puttana squallida e lercia; benissimo, anzi malissimo; ho offeso lui e tutti voi; ma forse era l’unico modo per sbattervi in faccia che ad umiliare siamo bravi tutti, se usiamo le armi che possediamo.
Solo dopo anni di tormenti, mio marito si è deciso a capire che sono una persona viva, di carne ed ossa, non un orpello da esibire per fare bella figura; ho un corpo, un desiderio, una capacità di fare male; ve ne ho fatto; e a questo punto dovrei dire che ne sono felice, anche se pagherò con la miseria, con gli stenti di un magro stipendio perché ‘sua onorabilità’ mio marito ha deciso che devo pagare le offese arrecate a lui; quelle arrecate a me le ha pagate giorno per giorno, scopata per scopata.
Non è vero che ne sono felice; ho sofferto ogni momento della mia aberrazione; ho sofferto perché mio marito si preoccupava dei miei congiuntivi e non si curava dei miei bisogni di amore, di comprensione, di accettazione incondizionata; ancora si ostina a sentirsi offeso e non sa capire quanto fa male sentirsi oggetto decorativo di una vita borghese; non mi chiedere cosa sarebbe nei miei desideri; se non l’avete capito, evidentemente sono solo sogni ad occhi aperti.
Sogno che mio marito rinsavisca più di me; io ho coscienza delle mie colpe e degli errori commessi; non ho bisogno delle vostre minacce per fare un passo indietro e ritirarmi a pagare i miei fallimenti; ma continuo a farlo ispirandomi all’amore, all’entusiasmo, all’irrazionalità, alla capacità di sbagliare, per amore sempre; amo mio marito, l’ho amato da quando mi sverginò adolescente e lo amavo anche di più mentre gli mettevo più corna di un palco di cervo.
Mi sono divertita a fare la puttana perché era quanto di più irrazionale potevo opporre alla disciplina, all’ordine, al perbenismo, al legalismo di cui vi ammantate; non c’entrano i caproni che mi sbattevano; io scopavo con me stessa, contro quel caprone di mio marito che mi voleva bambolina di bisquit e non teneva conto dei miei entusiasmi, della mia voglia di godere; io scopavo amandolo e odiandolo con la stessa passione; sai, l’odio e l’amore sono tanto vicini, in certi casi.
Non mi vanto di quello che ho fatto; avrei desiderato arrivare a possedere abbastanza da diventare anch’io, che so, commerciante, industriale, libera professionista; te l’ho detto, vivo molto di sogni anche ad occhi aperti; tu e mio marito non siete capaci di voli assurdi; per questo forse, non dovrei nemmeno dirti cosa sogno che succeda alla fine di questo scontro; so bene che è quasi inutile parlare dei miei sogni a gente che marcia con in mano i codici delle leggi.
Non ti ho parlato a caso del cagnolino; pensi che il tuo caro e prezioso amico sarebbe capace di avere la stessa umanità per una cagnetta di trent’anni che ha scopato come una puttana? La cagnetta era passata attraverso infinite prove della vita; lo vedevamo bene, dalle cicatrici, dal terrore che aveva di tutto; ci emozionammo, ci intenerimmo, mi convinse a portarla a casa, anche se avevo un terrore ingiustificato e atavico dei cani; cercammo una soluzione e la trovammo in voi.
Questo, per una cagna a due gambe, trentenne, che ha offeso il suo tiranno scopando con chi le andava, non si può nemmeno ipotizzare; il tuo grande amico non ha lo slancio di credere; per lui tutto è coerenza, razionalità, leggi, limiti; ecco cosa vorrei, che d’improvviso mio marito, l’uomo che amo, improvvisamente trovasse in se lo stesso slancio che lo portò ad adottare una randagia, si rendesse conto che potrebbe offrire almeno una scodella di cibo ed una di acqua ad una cagnetta randagia.
Forse quest’altra cagnetta è idrofoba, certamente è puttana come tutte le cagne del mondo; ma il tuo incommensurabile amico, che è stato pietoso con una, adesso ha esaurito la sua dote di umanità e non perdona alla cagnetta che gli ha pisciato sulle scarpe, ho oltraggiato la sua casa e gli ha fatto le corna; il vostro metro è questo; la legge è dalla vostra parte; io sono fuori e voi mi sputate addosso; non è il caso di chiedere il mio pensiero; dammi le carte da firmare e facciamola finita, adesso!
Avvocato, scusami se ti ho disturbato per niente; d'altronde sapevi che era una causa persa; mi basta aver fatto chiarezza; forse il vero obiettivo mio era questo, spiegare all’uomo che amo perché l’ho odiato e non mi riesce di perdonargli finché lui non capirà che deve fare altrettanto, se davvero prova per me un pizzico di quell’amore che ha sempre giurato e non ha mai dimostrato accettandomi senza se, senza ma e senza sottolineature per correggere i miei errori. Addio Bruno, mi dispiace!”
L’avvocato di lei va via e anche Linda esce a coda ritta, nonostante l’evidente smacco; i due restano soli e si guardano a lungo in silenzio, sorpresi dal discorso della donna che ha versato sale su ferite che avevano cercato di ignorare.
“Bruno, domani metto a protocollo la domanda di separazione consensuale.”
“No, Gianni; aspetta un poco; lasciami il tempo di digerire la mazzata; sai, Linda ha detto almeno una cosa giusta; il dolore che ha procurato sentire la mia arroganza presentata così nettamente è assai maggiore dello spettacolo di lei che scopava con uno sconosciuto di cui nessuno si ricorderà mai; invece io, da oggi, ogni volta che parleremo, dovrò chiedermi chi sto offendendo col mio atteggiamento saccente e presuntuoso; dovrei trovare la forza per adottare una cagnetta stronza e farla ancora essere mia.”
“Le cose che ha detto tua moglie sono vere; anche mia moglie ogni tanto mi fa osservare che esagero con la legalità e la razionalità; ma cinque anni da puttana pesano assai ... “
“Pesa molto di più ammettere che ho sbagliato tutto; e peserebbe ancora molto di più cercare una donna che la sostituisca e che, alla fine, potrebbe rivelarsi anche peggiore; Linda sa che deve pagare cari gli errori e le colpe; qualche scopata si dimentica; una donna disposta a giocarsi il futuro per fare chiarezza non so se si trovi facilmente; lascia sospese le cose; proverò a riprendere qualche filo con lei; se dovesse valere la pena, abbiamo tanta storia alle spalle che non ci vorrà molto a ricucire.
Se mi convincerò che non merita, ho sempre tempo per chiedere la separazione. Ferma le bocce e aspettiamo qualche chiarimento!”
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