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Lui & Lei

Il giardino delle delizie


di geniodirazza
01.04.2024    |    2.598    |    1 8.8
"Capito che andava a leccarmi la vulva, cominciai a colare al massimo dell’eccitazione; il cunnilinguo era la pratica preliminare che amavo di più, e gustavo..."
Come sempre, non perdevo l’occasione per esibirmi al top del mio fascino lussurioso, nella serata di gala a cui stavo partecipando, al solito senza mio marito impegnato nelle sue trame, per me incomprensibili, per rafforzare e ingrandire il suo ‘impero’ di potere sul territorio; dopo dieci anni e più di matrimonio, e di corna di cui lui era ingenuamente all’oscuro, era diventato uno standard che io svolazzassi da festa a festa mentre lui si affannava tra carte e documenti per me oscuri.
Ero ad una cinquantina di chilometri da casa, in una provincia diversa, ma che mi era assai più familiare e forse congeniale di quella dove risiedevamo perché, proprio per lasciarlo all’oscuro del mio ‘svolazzare’ da cazzo a cazzo, addirittura, paradossalmente, per evitargli scandali dannosi e pericolosi, era in quel territorio che avevo scelto di cercare i maschi da cui farmi sbattere, sin da quando avevo avuto le prime avvisaglie del mio bisogno esasperato di sesso.
Il giovane avvocato, che mi stava tampinando sin dai primi momenti di incontro, mi attizzava molto ed ero ormai decisa ad ‘assaggiarlo’ almeno per una sera; Franco non ne avrebbe saputo niente, alla fine gli avrei relazionato su incontri ed accordi che avrebbe trovato importanti ed affascinanti, tali da giustificare la mia presenza a quel Gala e mi avrebbe addirittura lodato per avere mantenuti vivi i suoi rapporti di lavoro; il giovane avvocato non perse tempo e mi guidò sapientemente negli incontri.
Naturalmente, ne approfittava continuamente per tastarmi il culo straordinariamente bello che portavo in giro con coscienza della mia bellezza, sostenendolo con esperienza su due gambe perfette ed attrattive; i tacchi molto alti contribuivano ad alzare le natiche abbastanza da renderle oggetto del desiderio di tutti i maschi forse anche più del seno che sembrava debordare dalla scollatura, privo di sostegno, come sempre d’altronde.
Nel volgere di meno di un’ora, ero ‘cotta’ a puntino e pronta a lanciarmi nella più esaltante avventura di sesso; poco prima di mezzanotte, Luigi, come mi aveva detto di chiamarsi il giovane avvocato, mi prendeva per un braccio e mi guidava al parcheggio, alla sua macchina; mi chiese se volevo andare in camera mia all’albergo dove alloggiavo, ma lo invitai a portarmi decisamente al motel sulla statale dove andavo abitualmente a scopare quando ero da quelle parti.
Non avevo neppure chiesto all’avvocato se fosse singolo o impegnato, con un’amante o una moglie; sicché, neppure mi resi conto che in quell’avventura veniva coinvolta, oltre al mio evanescente marito, anche Titti, la trentatreenne moglie di lui, anche lei dirigente d’azienda fortemente impegnata nel lavoro e vittima della trascuratezza cui la sottoponeva il mio degnissimo compagno di avventura; ma, anche se lo avessi saputo, niente sarebbe cambiato nella mia determinazione a trasgredire.
Una volta entrati nella camera del motel, lui si spogliò velocemente dei pochi indumenti che indossava e mi fu davanti nello splendore apollineo del fisico solido e maturo; risaltavano i capezzoli grossi e duri più dei miei e la mazza prepotente, ancora leggermente barzotta, che pendeva tra due cosce come tronchi di pino; afferrai le natiche dure che mi eccitavano anche solo alla vista.
Mi cavò rapidamente il vestito di seta con ampia scollatura che avevo indossato per la serata; in un attimo fui nuda anche io perché avevo rinunciato all’intimo; scalciai le scarpe e mi sdraiai sul letto; mi venne vicino e mi coprì tutta, baciandomi con intensa passione; il fallo adagiato contro la vulva mi stimolò presto una grande voglia di sesso; lo spostai col busto e mi attaccai ai capezzoli che presi a succhiare con la foga di un poppante.
Sentivo che la mazza reagiva gonfiandosi fra le cosce e spostai la lingua verso il basso, fino all’ombelico; lo tirai verso di me finché si sedette sul mio torace e adagiò il sesso tra i globi del seno; spinsi di lato per imprigionare la mazza e li mossi avanti e indietro facendo copulare il bastone tra i seni; con un movimento più lungo, fece arrivare la cappella alla bocca; la saggiai con la punta della lingua, poi la lasciai entrare tra le labbra.
Sentii che si eccitava e godeva molto, in quella strana ‘spagnola’ che sembrò piacergli molto; lo costrinsi a spostarsi e a mettersi in ginocchio; mi abbassai tutta e presi di nuovo il fallo tra i seni; ripresi la spagnola più tecnicamente e lo feci eccitare al punto che mi bloccò per non avere un orgasmo rapido; si spostò un poco, mi fece schienare supina e si sistemò fra le cosce.
Capito che andava a leccarmi la vulva, cominciai a colare al massimo dell’eccitazione; il cunnilinguo era la pratica preliminare che amavo di più, e gustavo già il piacere della lingua in vagina; non mi deluse e diede il via alla leccata più ricca ed intensa che ricordassi; partiva dal ginocchio e percorreva le cosce e l’inguine per arrivare a mordicchiare, leccare e titillare con sapienza la vulva.
Le penetrazioni con le dita, una due e poi tre, nella vagina e nell’ano, la lingua che svariava su tutta la vulva per concentrarsi sul centro del piacere, i denti che mordicchiavano delicatamente e lussuriosamente tutte le superfici; il clitoride succhiato in bocca e fatto impazzire di piacere, tutto mi dava eccitazioni e orgasmi da farmi sentire svuotata; mi abbandonai languidamente.
Luigi si riprese dal cunnilinguo e decise che toccava a lui godersi la mia bocca; si stese supino e mi invito con gli occhi e coi gesti a succhiare l’uccello; era un autentico invito a pranzo a cui risposi semplicemente piegandomi sul ventre e accostando la bocca all’asta ritta al cielo; cominciai dolcemente, delicatamente passando la lingua su tutta la cappella; percorsi poi l’asta, lambendo tutto; sentivo vibrazioni ad ogni passaggio.
Arrivata al fondo, presi in bocca, uno per volta, i testicoli e li succhiai con gusto; sentivo che provava intense scosse di piacere; tornai con la lingua fino alla cappella e spinsi la mazza tra le labbra socchiuse; mi percorsi con il fallo in bocca tutti i gangli eccitabili; succhiai come un’idrovora e mi copulai in gola fino a soffocare; mi lanciai in una fellazione persino pericolosa; mi bloccò per non eiaculare.
Mi prese per le anche, mi sollevò un poco e spostò il mio corpo sul suo, col ventre verso la bocca; aveva davanti tutto il sesso e lo leccava con gusto; fermai la mia fellazione e mi lasciai succhiare e leccare vagina e ano; demmo vita ad un 69 epico, in cui mi preoccupai soltanto di alternare le funzioni per non perdere, nella simultaneità, il piacere di una bocca; esplosi in un orgasmo violento che mi fece spruzzare nella sua un saporitissimo squirt.
All’apice della lussuria, sentii la mia stessa voce che sussurrava “ti voglio dentro!”; intanto, mi stendevo sul letto a cosce aperte, con la vulva oscenamente spalancata e le braccia levate ad invitarlo a venirmi addosso; si sistemò sopra di me nella posa più opportuna, tastò la vagina con un dito, appoggiò il fallo e spinse; con un solo colpo mi percosse l’utero da farmi male; ma urlai solo di piacere.
Fu una cavalcata rapida e selvaggia; picchiava contro l’osso pubico con tutta la forza del corpo muscoloso, provocandomi qualche doloretto e tanta, tanta libidine; l’orgasmo che gli esplose fu di quelli che si ricordano; il mio fu dello stesso valore; sentii lo sperma colpire l’utero a spruzzi successivi, caricati dalla passione.
Ci rilassammo qualche minuto, mentre imprecavo contro quel cornuto di mio marito, debosciato, senza palle, misero e impotente; per dare ad intendere al mio amante provvisorio che Franco fosse un poveretto vecchio, inutile, inabile e degno delle corna più dure; la convinzione che mai avrebbero potuto incontrarsi mi rendeva capace della miseria più ignobile, pur di giustificare, a me stessa prima che ad altri, la mia leggerezza.
Non appena ci fummo ripresi da quel primo assalto, mi chiese di mettermi immediatamente carponi sul letto; intuii che amava molto prendermi a pecorina e non ebbi difficoltà ad assumere la posizione più comoda per la penetrazione; di quella pratica, apprezzavo soprattutto il trattamento che si riservava in genere ai seni, artigliati da dietro sfregando tra le dita i capezzoli o usati per il movimento di vai e vieni in vagina a quando il sesso penetrava.
La monta fu particolarmente intensa e ricca; mi strappò almeno due orgasmi violenti e mi sbatté il ventre contro le natiche con enorme passione, cosa che apprezzavo molto; frenò apertamente l’orgasmo e capii che la mossa successiva sarebbe stata una penetrazione anale assai ricca e piacevole; amavo seguirla momento per momento; si fermò a prelevare il tubo del gel per lubrificare.
Avvertii nettamente il passaggio del dito nello sfintere e lo accolsi con grande piacere; continuai a godere quando le dita furono due, poi tre e lui le ruotò abilmente per allargare il foro; quando entrarono a cuneo tutte e quattro, tranne il pollice che martellava il clitoride, capii che eravamo vicini alla penetrazione; mentalmente seguii tutto il percorso dell’accostamento della punta all’ano, la pressione per entrare e la forzatura dello sfintere.
La galoppata nel didietro fu un momento di estasi meravigliosa, rannuvolato solo per un attimo dalla riflessione, che avevo fatto stupidamente l’ira di dio quando Luigi mi aveva sverginato l’ano e l’avevo respinto e odiato per un mese; ma erano ricordi di altri tempi, di altre persone, forse di un altro amore; al momento, il fallo nel didietro era un’occasione di estasi pura, irrinunciabile.
Mi persi nella libidine e per alcune ore ci rotolammo nel letto copulando come non ci dovesse essere un domani, anche se sapevamo per certo che ci saremmo rivisti ancora ed eravamo determinati a farlo, succedesse quel che voleva succedere; alla fine della serata, ero decisamente disfatta e dovetti faticare per recuperare, con il trucco, una dignità di immagine.
Effettivamente, da quella sera, i nostri incontri si fecero frequenti e impegnativi; non rinunciai a pendermi qualche ‘diversivo’ ma sostanzialmente sentivo Luigi come ‘alternativa’ utile al mio bisogno di trasgressione ad ogni costo; fin dal secondo incontro, mi impedì di guidare, come ero solita, al motel e mi indirizzò ad una struttura particolare, a margini di un bosco, una villetta di stile classico che recava la pretenziosa insegna di ‘giardino delle delizie’.
Entrammo in un vasto salone, a metà tra le reception e la sala di attesa; Luigi mi presentò una signora poco oltre i cinquanta che chiamava amichevolmente Loredana, che gli passò con discrezione una chiave; mi guidò al piano superiore, dove aprì una porta e mi spinse dentro avvolgendomi immediatamente in un abbraccio focoso; mi spiegò che lei era la direttrice di quel centro culturale che nascondeva, in realtà una struttura per camere ad ore ed un vero bordello di impianto classico.
Infatti Loredana era soprattutto la direttrice di un’agenzia per escort della quale si avvalevano gli imprenditori del posto per ‘ricevere degnamente’ ospiti di convegni, incontri e manifestazioni varie; poiché la cosa mi intrigava, mi dissi che avrei parlato a quattr’occhi con lei e avrei organizzato qualcosa di utile; per il momento, ci limitammo ad una lunga seduta di sesso in cui misi in campo tutte le mie abilità per darci il massimo piacere.
In incontri successivi, lui mi parlò più diffusamente del ‘giardino delle delizie’ su cui aveva messo gli occhi per accaparrarsi una parte delle azioni fino ad arrivare a dirigerlo; senza dare troppo peso ai suoi sogni di conquista, mi accordai con Loredana per qualche prestazione ‘extra’, più dichiaratamente da prostituta professionista e, in alcuni casi, da escort matura e abile specie nei rapporti sessuali; la frequentazione di Franco e del suo entourage mi favorì molto nel ruolo.
Passai alcuni mesi di felice goduria, tra amanti occasionali, le solite ricche copule col mio amante fisso e le varie occasioni, da prostituta o da escort, che mi proponeva Loredana con grande mia gioia e spesso con soddisfazione; Luigi continuava a raccontarmi per filo e per segno le evoluzioni delle sue speranze di diventare padrone del bordello; naturalmente, non perdeva occasione per sognare con me di condividere l’impegno.
Aderivo, anche se senza molto entusiasmo e con qualche dubbio sulle sue capacità di condurre una manovra così delicata ed azzardata; mi sembrava così convinto che non esitavo a promettere un mio impegno anche economico per concludere l’affare che stava prudentemente e puntigliosamente accarezzando; una sera mi avvertì che di lì a qualche giorno avrebbe incontrato il suo socio; per ‘ammorbidirlo’ e coinvolgerlo, mi propose di incontrarlo con lui e con una escort mia amica; non ebbi difficoltà a impegnarmi.
L’appuntamento era in un bar del centro; lui conosceva poco il futuro socio ed io non avevo notizie utili a identificarlo; dopo che fu passata più di una mezz’ora da quella fissata per l’appuntamento, una telefonata lo raggiunse e mi comunicò che il socio aveva dovuto disdire per problemi imprevisti da risolvere immediatamente; sentii che si profondeva in umili scuse per avere forzato i tempi; li odiai entrambi per la scortesia dei modi; ma mi rendevo conto che in certi affari bisogna accettare gli imprevisti.
Lo sconosciuto aveva garantito a Luigi che entro breve tempo si sarebbero incontrati forse a casa sua; il mio amante rinunciò alla programmata seduzione con due meravigliose escort e mi trasmise la sua fiducia che presto le cose avrebbero trovato una naturale soluzione; per compensare la delusione per il mancato incontro, passammo a letto il pomeriggio e la sera facendo sesso in tutti i modi che conoscevamo e che erano tanti e vari.
L’episodio sparì, naturalmente, nella routine del quotidiano e me ne dimenticai; ma un venerdì mattina rimasi sorpresa quando Franco, mio marito, mi avvertì che sarebbe venuto a casa per il pranzo e che si sarebbe trattenuto a lavorare tutto il pomeriggio; abituata a vederlo partire il venerdì dopo pranzo e restare fuori per tutto il week end, vidi sballare tutte le mie abitudini compreso l’appuntamento immancabile coi miei amanti del sabato pomeriggio.
Misi su il caffè dopo pranzo e mi dedicai alla lettura di una insulsa rivista di moda, mentre mio marito si immergeva nei suoi controlli al pc per risolvere problemi di lavoro a me del tutto estranei; il suono del campanello di ingresso mi sorprese impreparata; mi affrettai ad andare ad aprire e rimasi sbalordita nel vedermi davanti Luigi fermo alla porta.
“Che cazzo ci fai tu qui?”
“Tu che cazzo ci fai a casa dell’ingegnere?”
“Imbecille, sono semplicemente sua moglie!”
“Oh, Cristo, vedo nuvole nere all’orizzonte ... “
“Carmen, chi è?”
Ero evidentemente in imbarazzo.
“Prego, entri ... “
Accompagnai il mio amante da mio marito e mi sedetti interdetta di fronte a Franco.
“Che recita pessima state interpretando! Davvero credevi che non sapessi con chi, come, dove e da quanto tempo mi tradisci? ... E tu davvero credevi di potermi prendere per culo, non solo scopandoti questa troia di mia moglie ma anche cercando di farti aggregare ad un progetto milionario? Posso capire che hai bevuto come un imbecille le invenzioni di questa bugiarda quando ti ha parlato di un marito impotente, minidotato, cuckold, slave, frocio e chissà quante altre panzane.
Ma un impresario valido e previdente assume precise informazioni anche su certi temi; per questo, io dirigo un impero e tu non sei in grado neppure di pulirmi le scarpe! Davvero credevi che ti avrei aggregato ad un’operazione milionaria solo perché credi di scopare meglio di me? Signora, cosa hai da dire al tuo amante preferito tra i tanti che ti scopi in città, nel bordello di Loredana e negli incontri da escort? O credevi anche tu che fossi il cornuto contento ignaro di tutto?”
“Perfetto; noi abbiamo recitato male; tu sei impeccabilmente cornuto; cosa decidi adesso?”
“Io a te devo solo dire che la pacchia è finita; oggi stesso te ne vai da questa casa e non ti fai vedere mai più in giro ... “
”Questo te lo sogni solo tu; ti denuncio per abbandono e te la vedi con la giustizia ... “
“Brava; ottimo colpo di genio; però, al giudice chiedi di ignorare i documenti che testimoniano il pagamento con le mie carte di credito ad alberghi e motel per ricevere i tuoi amanti, ai ristoranti per offrire loro cene e pranzi ed ai gioiellieri per comprare regali preziosi; digli di ignorare anche la denuncia per esercizio della prostituzione al ‘giardino delle delizie’ che tiene regolare contabilità delle somme versate dai clienti alla puttana più brava ed apprezzata.
Se vai in tribunale, sarà solo per passare automaticamente al carcere per flagranza di reati; sai, in caso di arresto, specialmente per prostituzione, la separazione e il divorzio sono solo una formalità burocratica; comunque, l’equipe dei miei avvocati farà un solo boccone dell’unico poveraccio a cui potrai chiedere di rappresentarti; che ne pensa il tuo azzeccagarbugli?”
“Carmen, se ha quei documenti, puoi solo firmare per una separazione consensuale; altrimenti puoi solo ritardare di qualche mese una sentenza assai pesante per te ...”
“A proposito di sentenze, se tutto dovesse andare secondo le tue speranze, il gran maestro Cappelli, capo dell’omonima famiglia, non sopporta che l’onore dei suoi amici venga calpestato; al suo servizio ci sono ragazzi che per qualche centinaio di euro sono pronti ad uccidere anche la loro madre; avvocato, ti risulta anche questo?”
“Se tuo marito ha rapporti coi Cappelli, rischi molto, Carmen; attenta a quello che fai ... “
“Quindi il mio banalissimo marito è anche un malavitoso?”
“Tuo marito è solo un cornuto sfortunato perché ha incontrato la donna più puttana del mondo. Ma l’ingegnere ha una serie di attività che svariano su diversi fronti sfiorando perfino la malavita che nell’edilizia alligna benissimo ... “
“Stai aspettando qualcuno visto che non parli?”
“Ti vuoi perdere la scena madre? Mancano gli attori protagonisti; voi siete povere comparse ...”
Il suo telefono trilla.
“Ciao? Siete qui? C’è anche lei? Benissimo, sai dove venire; vi aspetto; a fra poco ...”
Un silenzio di morte si tagliava con il coltello; noi due fremevamo nell’attesa; Franco invece sembrava quasi fregarsi le mani per la soddisfazione, anche se non lo faceva materialmente; dopo qualche interminabile minuto suonò il cicalino dell’ingresso; andò lui.
“Ciao, amica mia; amore, come stai? Hai le valigie?! Quindi posso dedurre che hai deciso?”
Entrò Loredana che d’un tratto sembrò dominare la scena; Franco stava accompagnando qualcuno verso la camera.
“Amore, questo è l’armadio; butta nella spazzatura tutto quello che è della mia ex moglie e organizzati come ritieni; se vuoi, in cucina è pronto il caffè ... “
Fece la comparsa Franco che portava abbracciata per i fianchi Titti, la moglie di Luigi; lui balzò in piedi sbalordito.
“Vedo che conoscete la mia compagna; la cosa che non potete sapere è che adesso lei viene ad occupare il posto che Carmen deve lasciare libero; la casa è già abituata a lei, perché da qualche mese ci incontriamo qui quando voi siete a scopare al ‘giardino delle delizie’; cara ex moglie, come vedi, in quanto a corna, io addirittura posso vantare un’autentica bigamia perché Titti non è la mia amante, ma il mio vero grande amore ... “
“Titti, come hai potuto farmi questo?”
“Esattamente come tu hai saputo riempirmi di corna in questi anni, come tu hai legato con Carmen a danno dell’uomo a cui volevi chiedere aiuto per uscire dalla melma in cui ti sei buttato e dove rischi di soffocare ... “
“Cos’è questa storia della melma in cui affogheresti?”
“Il tuo ineffabile amante, per fare fronte agli impegni che voleva prendere con Franco, si è fatto prestare soldi da usurai che gli hanno stretto la corda al collo e pretendono rimborsi maggiorati in tempi rapidissimi; se non paga, saranno guai per lui ma anche per me; quei personaggi non perdonano e difficilmente perdono i capitali investiti ... “
“Titti, di che somma parliamo?”
“Franco, quest’imbecille di mio marito, per ottenere da te la partecipazione al progetto che hai realizzato, chiese cinquantamila euro ai Cappelli che, da perfetti ‘cravattari’, lo tengono per il collo e minacciano di rifarsi su parenti e amici, me per prima.”
“Cristo, sei proprio un’imbecille; hai creato una situazione terribile!”
“Perché, amore?”
“Titti, hai presente il centro culturale di Loredana e il bordello che nasconde? Bene, quello è sano, pulito, garantito e quasi legale; nei bordelli gestiti dai Cappelli non ci entreresti neppure, per non contaminarti; fanno semplicemente schifo ... “
“Titti, ho una certa esperienza di bordelli; i Cappelli, quando non possono recuperare i capitali, sequestrano le mogli e le mandano a battere in quegli inferni; conosco signore rispettabilissime che sono impazzite ed altre che si sono suicidate; Franco non ha ha torto a essere spaventato; l’imbecillità di tuo marito può uccidere te; non credo che a Franco faccia piacere l’idea.”
“Pronto, Nicola? La questione che ti interessava è stata risolta; domani ti mando le carte. ... La mia competenza me la paga l’avvocato ... che ti deve un cinquantino; quei soldi li incasso io e guai a chi si permette qualsiasi mossa contro di lui ... Lo so che si scopa mia moglie; chi se ne fotte; a me interessa la sua, di moglie; me ne sono innamorato, viene a vivere con me; dopo il divorzio, me la sposo ... Certo che apprezzerò il tuo regalo. Hai capito che non vanno toccati? Ciao; buon lavoro.”
“Amore, hai già reso ufficiale che sono la tua nuova compagna? Come pensi di risolvere il contenzioso con questi due adulteri?”
“Volevi tenerlo ancora nascosto? Meglio che sia io a comunicarlo, che farlo emergere dai pettegolezzi; per loro, la doppia separazione è il minimo; per quanto riguarda tuo marito, non so proprio cosa potrei farmene; mi pare tanto inutile ... “
“Ti sbagli; come è forte a letto, altrettanto valido è nello studio; la sua specialità è tirare in lungo le cause; ce ne sono alcune che sta seguendo da più di dieci anni per fare scattare la prescrizione; sa trovare cavilli impensabili per dilatare i tempi ... “
“Questa notizia è assai interessante ... Sentimi tu, essere inutile; da oggi lavori per me; farai solo quello che io ti ordino; lavorerai assai più di quello che sei abituato e guadagnerai assai meglio; ma sarò io a decidere chi come e quando, ti è chiaro?”
“Va bene.”
“Titti per me non hai nessun suggerimento? Spero che non sia ostile a me più che a tuo marito; in fondo, è grazie alla mia imbecillità se hai per te un uomo che sembri ammirare e che chiaramente ti ama; stava per scatenare una guerra per tuo marito che l’ha cornificato; abbiamo capito tutti che voleva tutelare la donna amata; non hai mai fatto tanto per me, vero, caro ex marito?”
“Sei la perfidia fatta persona e riesci ad essere oltraggiosa anche quando dici cose carine; non c’eri forse, quando al bar feci a botte con quei bulli che ti avevano molestata ... ?“
“E’ vero; scusami, la rabbia non mi fa ragionare; mi trovi una soluzione?”
“Io non ne ho, al momento ... “
“Lory, non ci capisco molto, tu amministri agenzia di escort e bordello, per usare un termine esplicito?”
“Per l’amministrazione, mi occupo di entrambi; per l’organizzazione, gestisco solo l’agenzia; per il ‘giardino delle delizie’ sto cercando chi se ne occupi; se pensi a Carmen, forse può farlo; ha già esperienza come professionista; se le sta bene, può continuare a lavorare e coordinare il lavoro delle altre; anche quando diventerà vecchia, potrebbe mantenere quel posto che è ben pagato ... “
“Cara ex moglie, ti sta bene la proposta delle tue amiche?”
“Continuare a fare la puttana e coordinare le attività delle altre? Mi sta benissimo, anche perché non avrei problemi di età; se poi Lory mi trova anche qualche occasione per fare la escort, come è già capitato, sarebbe la quadratura del cerchio ... “
“Quindi, possiamo chiuderla qui?”
“No, amore mio; prima Luigi e Carmen firmano la domanda di separazione consensuale senza oneri per nessuno; poi tu e la tua ex moglie definite il contratto di lavoro come responsabile del ‘giardino delle delizie’; lei si coordina con Loredana per organizzare l’attività e io e te finalmente entriamo in camera da promessi sposi; dobbiamo pensare anche a un figlio!? Sai, Luigi non lo ha mai voluto; tu hai un impero da lasciare in eredità; mi piacerebbe essere la madre del tuo erede, anzi della tua eternazione in un erede”
“Perfetto, amore mio; sostituirà benissimo il certificato di matrimonio, finché non potrò sposarti con tutti i crismi. Tu, povero derelitto, vattene a casa e aspetta gli ordini; cercati anche un’altra amante perché la tua sarà troppo impegnata per essere disponibile; visto che ci sei, cerca qualcuna a cui legarti per sostituire tua moglie che adesso è la mia compagna ... e che compagna, da quel che ho visto!”
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