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incesto

Madre e figlia 2


di geniodirazza
14.03.2023    |    8.439    |    1 9.6
"“Ricky, mia madre è fuori dal nostro rapporto; io sono venuta prima per prendermi da te tanto amore; ce la fai a darmene ancora, dopo quello che è..."
Per il giorno che aveva scelto, affittò un bull da un’agenzia del capoluogo, per evitare lo scandalo, e gli fissò un’ora per presentarsi a casa; con mille sotterfugi, convinse il compagno a pranzare insieme e a sdraiarsi, dopo pranzo, per un momento di relax; lo circondò di affettuosità e di carezze finché, a tradimento, lo ammanettò seduto su una poltrona; lui la guardava inebetito e la lasciava fare; l’avvertì che sarebbe stata l’ultima sciocchezza; se ne sarebbe andato appena libero.
Rivelando un’abilità impensabile e buone doti atletiche, riuscì a fissare mani e piedi ai braccioli e alle gambe della poltrona; lo spogliò nudo, lo titillò e lo accarezzò con la solita sapienza, lo imbavagliò e lo lasciò a sesso duro; intanto andò a prepararsi e si lavò anche l’intestino con un lungo clistere; Riccardo qualcosa intuì ma non riusciva a credere che fosse arrivata a tanta bassezza, per affermare una sua assurda convinzione.
Quando il campanello di casa trillò, realizzò cosa la donna avesse in mente; freddamente ragionando, si rese conto che era inutile e deleterio tentare di liberarsi o di ribellarsi; si limitò ad augurarsi che l’ospite non costituisse pericolo, se lo conosceva, per lo scandalo che avrebbe potuto scoppiare; quando vide entrare un bull decisamente mercenario, respirò sollevato che, almeno in questo, Tania avesse fatto una scelta opportuna.
Il bull arrivato era stato appositamente scelto tra i più entusiasti del proprio fallo e delle prestazioni di cui erano capaci; effettivamente, la sua mazza aveva dimensioni asinine e si vedeva che ne era orgoglioso e la usava con abilità; Tania aveva voluto per l’appunto che fosse uno capace di surclassare in maestria Riccardo, del quale lei stesso aveva spesso celebrato le grandi capacità amatorie; il suo obiettivo era piegarne l’orgoglio maschile.
Davanti al compagno impossibilitato ad avere qualsiasi reazione, tirò fuori l’uccello abbassando lussuriosamente pantaloni e boxer fino alle caviglie; la mazza si levò enorme in tutta la possanza e fu goduria pura, per lei, confrontarlo con la dotazione dell’uomo al quale aveva chiesto gioia e piacere in tante occasioni; deriderlo era per lei il modo migliore per imporgli quell’umiltà che lui non voleva accettare; la differenza tra i due sessi c’era, evidentemente; ma non pesava quanto lei cercava di affermare.
Il problema era che in ogni gesto, in ogni parola, in ogni gemito, lei voleva che Riccardo leggesse una lezione di umiltà; per questo, succhiava e leccava con libidine finanche esagerata quell’asta, dalla radice alla punta, dando la sensazione di essere travolta dalla passione e dal desiderio; ogni volta che spingeva la mazza in gola, oltre la profondità massima consentita da un ragionevole desiderio, era chiaro il sacrificio cui si sottoponeva, al limite del soffocamento.
Eppure, per quasi mezz’ora si dedicò a quella fellazione portando il livello di esasperazione sempre più in alto; sbavava e gemeva, godeva e soffriva, ma spingeva una mazza sproporzionata alla sua bocca sempre più giù, verso l’esofago; e, soprattutto, rivolgeva a lui lo sguardo irridente, quasi che la copula fosse fatta contro di lui e non per il suo piacere; Riccardo la guardava con occhio compassionevole, nauseato fino a vomitare da quell’assurdo comportamento.
L’atteggiamento della donna non cambiò per tutta la lunghissima kermesse di sesso che lei pretese al maschio affittato; neppure la sfiorava l’idea che aveva dovuto prendere un fallo a pagamento per cercare la sua realizzazione né che si stesse continuamente facendo asservire alla muscolarità dell’amante, mentre avrebbe desiderato una passione più umana, ampia, dettata dal cuore e non dal dovere professionale e dalla somma incassata.
Spogliò il partner e si fece spogliare con una certa celerità, per abbandonarsi alla lascivia più disinvolta; ma ci volle poco a rendersi conto che il cunnilinguo dell’escort, tecnicamente perfetto eppure incapace di scatenarle le emozioni che la bocca del compagno sapeva darle, alla fine avrebbe acuito, più che soddisfatto, la sua voglia di amore; per questo, lo incitava a mordere, a farle male, per avere almeno una nuova emozione in più; scivolava senza volerlo verso un masochismo autopunitivo.
Ma il maschio era stato scelto con cura e riuscì a soddisfare tutte le sue ansie; gli orgasmi si succedevano ininterrotti ed erano sempre tecnicamente perfetti; non poteva, un maschio che faceva sesso per lavoro, assicurarle quello che lei voleva, una vittoria morale, psicologica, intellettuale, sul suo uomo di riferimento quotidiano; lei si accaniva in quella copula come se fosse l’ultima spiaggia di un naufragio; forse, inconsciamente, sapeva che proprio di questo si trattava.
Per farsi leccare da dietro, su tutto il sesso, si appoggiò alle ginocchia del compagno, guardandolo quasi con amore, col desiderio di cogliere almeno un segnale che stava comprendendo e soffrendo; incontrò uno sguardo gelido, quasi d’acciaio; il sesso era duro, forse inevitabilmente; lo manipolò per qualche momento, sperando che il piacere sciogliesse la durezza di quello sguardo, almeno per un momento; la ferocia che lesse nella sua smorfia la deprimette ancora di più.
Rabbiosamente, si staccò e si fiondò sul letto dove invitò il maschio a possederla con tutta la violenza di cui fosse capace; la mazza che penetrava in vagina le procurava fastidio, se non dolore, per la dimensione a cui non era abituata; ma ormai si trattava di una sfida tra lei e il maschio autoritario che voleva combattere e accettò tutto con gioia, quanto meno apparente; si fece penetrare da tutte le posizioni e urlò di piacere per tutte le sensazioni che il batacchio le procurava nella vagina e nell’utero.
Fu una performance decisamente distruttiva, nella quale lei riversò tutte le sue voglie, la rabbia che nascondeva sotto la passione; il suo partner, per quanto prezzolato, avendo colto la situazione, si impegnò allo spasimo per rendere quella copula indimenticabile; benché non riuscisse a sentire allo stesso modo le intenzioni di lei, anche Riccardo si sentì travolto dalla libidine di quell’amplesso.
Tutti e tre si rendevano conto di quale sarebbe stato lo step successivo, lei perché aveva predeterminato che avrebbe fatto soffrire a lui tutto quello che era in grado di imporgli, lui perché aveva capito l’obiettivo della donna, il bull perché vedeva lo sviluppo quasi lineare del confronto di cui era semplice strumento quasi cieco; mentre lei si riaveva dallo stress delle penetrazioni in figa, prelevò dalla sua borsa un tubo di gel lubrificante.
La vittima dell’operazione, benché sofferente, dentro e fuori, per la costrizione a cui era sottoposto, non riuscì a non apprezzare la delicatezza con cui il bull, considerata la dimensione della sua mazza, si impegnò a leccare e lubrificare, con saliva e umori, l’ano destinato a essere violentato; Tania si abbandonò deliziata alla preparazione, godendo dentro di se dell’ulteriore umiliazione che avrebbe imposto al suo ‘tiranno’; il bull ormai agiva in rapporto alle emozioni che gli venivano richieste.
Dopo la lunga e laboriosa preparazione dell’ano, l’amante provvisorio unse abbondantemente il canale rettale e la sua asta col gel che aveva preso; accostò la punta all’ano e cominciò a spingere con fermezza, dolcezza e metodo; lei sentì la punta entrare e accompagnò con goduria, millimetro per millimetro, la dura mazza che le penetrava nel ventre da dietro, stimolando l’utero che le rispose con un orgasmo violento; quando lo sentì ormai in fondo, spinse il didietro per sentire il calore del ventre sulle natiche.
Cominciò allora la cavalcata più aggressiva della serata; per somma disgrazia di Tania, quel giorno Lina aveva deciso di anticipare il viaggio a casa, per avere una notte in più con l’amato, comunque lui volesse organizzarsi per evitare sua madre; arrivò inattesa ed era convinta di trovare la casa vuota, come avrebbe dovuto essere, perché di solito, a quell’ora, lei era con le amiche e lui ancora al lavoro; invece avvertì netti i rumori di sesso che venivano dalla camera e i gemiti di sua madre.
Per un attimo temette e sperò di trovarli a copulare d’amore e d’accordo; restò di sale sulla soglia, quando capì che Tania aveva dato sfogo alla sua perversa libidine e aveva inchiodato il compagno ad assistere, in manette, alla monta.
“Maledetta troia, che hai combinato?”
Tania sobbalzò alla vista dell’ospite inattesa ed ebbe la prontezza di ribattere.
“Che ci fai tu, qui? Non dovresti essere a lezione?”
“Tu la lezione la prendi o la dai? Ricky, che ha combinato questa lurida vacca?”
Si precipitò a strappare dal viso di lui il bavaglio che gli impediva di parlare.
“Sai, anche Cristo si fece ingannare dal bacio di Giuda; tua madre ha usato la stessa tecnica per legarmi qui e impormi lo spettacolino a cui sta dando vita da perfetta professionista del sesso … “
“Mi fai proprio schifo, troia; vedo che lo spettacolo ti ha eccitato, amore; posso approfittare?”
Non aspettò risposta; si fiondò sul sesso nudo e ritto contro il ventre e lo ingoiò di colpo; lui sospirò profondamente.
“Sei grande, ragazza mia, è sempre meraviglioso fare l’amore con te; riesci a mandarmi in paradiso!”
“Perdonami, Ricky, ma non posso fare a meno di approfittare di te; sei così bravo a fare l’amore, che trovarti impossibilitato a muoverti e fare quello che mi piace di più è impagabile; adesso ti succhio l’anima, mi faccio possedere alla grande, poi ti libero e ti lascio amarmi come sai fare tu ... “
“Che state bestemmiando, voi due? Ogni vostra parola è la confessione di una relazione peccaminosa senza pari; potresti essere suo padre, anzi dovresti essere il suo padre putativo e invece chissà da quanto tempo possiedi mia figlia?”
“Stupida, ma hai il senso di quello che dici? Insegni lingua italiana e non sai dare un senso alle tue parole; il tuo convivente non ha niente a che vedere con mio padre; tu, che copulavi a sedici anni, vorresti censurare me che lo faccio a venti; quando ti sei occupata dei miei modi di vita, persa com’eri a prenderti mazze in tutti i buchi, a tutte le ore? Sta zitta, troia, e accetta la realtà che sei fottuta, come madre e come donna; stai per perdere tutto e rompi i cosiddetti …
Scusami, amore, ti libero subito; poi, se ti andasse, un giorno proviamo a giocare tra noi con legacci e impedimenti; mi piace averti in mio dominio, provvisoriamente s’intende; adesso mi penetro analmente su di te; tu non puoi muoverti e sarò io a farti godere come una scimmia, credimi!“
Ci mise un lampo, a spogliarsi nuda, a chinarsi di nuovo in ginocchio davanti all’amato e riprendere in bocca il sesso diventato una mazza di acciaio, tanto era duro; lo leccò con amore profondo e lo percorse tutto, dai testicoli alla punta; sua madre la guardava inorridita mentre muoveva la testa con grazia e amore copulandosi fino all’esofago, senza avvertire quasi la possanza della mazza a cui era evidentemente ben avvezza.
Lina sembrava quasi una vestale in adorazione di quel fallo che adesso nelle sue mani e nella sua bocca diventava un gioiello di lussuria da cui lei strappava fitte di piacere infinite; dovette infilarsi delle dita in vagina, per favorire il suo piacere e un orgasmo che segnalò con suoni gutturali quasi spaventosi, perché il fallo le riempiva la bocca impedendole di urlare il suo piacere; ma il volto stravolto, da Erinni, e i movimenti scomposti del corpo dicevano che stava avendo un orgasmo ineguagliabile.
Affascinata dallo spettacolo straordinario della fellazione che la figlia stava praticando al suo compagno, Tania si era quasi dimenticata del batacchio che occupava il suo ventre, da dietro; il brusco movimento del bull che cominciò a copulare nel retto la riportò alla realtà; l’orgasmo le esplose incontrollato, tra il piacere sensuale della mazza nel retto e quello visivo della fellazione in atto; urlò il piacere a piena gola e quasi sorprese Lina che per un momento interruppe la sua azione lussuriosa.
Ne approfittò per sfilare la bocca dal bastone che stava succhiando e andare in bagno; tornò immediatamente portando il tubo del gel che usavano solitamente; si fermò a baciare sulla bocca il suo uomo ancora ammanettato e alla sua totale mercé; gli chiese scusa se lo lasciava ancora legato, ma aveva trovato troppo dolce possedere il suo maschio che poteva solo godere dell’infinito piacere che lei gli procurava con la bocca e avrebbe moltiplicato con l’ano.
Lubrificò il canale rettale infilandosi due dita che fece affondare fino alla mano e ruotò per allentare la pressione dello sfintere; unse abbondantemente il fallo ancora rigido come una trave; si sistemò a cavalcioni dell’uomo, dandogli le spalle e, guardando lussuriosamente sua madre che accoglieva le spinte nell’intestino dal suo bull, si fece scivolare assai lentamente nell’intestino la mazza di Riccardo che aveva ben poco da invidiare al mercenario.
Le espressioni di felice libidine mentre l’asta scivolava nel ventre, i gemiti con cui accompagnava la lentissima penetrazione, i grugniti di piacere del ‘loro’ maschio che sentiva il suo piacere sprofondare nel corpo della ragazza amata, tutto concorreva a spingere all’infinito il piacere dei quattro, compreso il bull, per la sua professione assai esperto di piacere e abituato a darne, più che a riceverne; il movimento della ragazza, dall’alto in basso, li travolse tutti.
Quando Riccardo arrivò al punto di non ritorno e, avvertendo la ragazza, esplose nell’eiaculazione più abbondante che ricordasse, furono in quattro ad avere un orgasmo; mentre si abbandonava al piacere dello sperma che il bull le scaricava nel ventre, Tania si trovò a riflettere che il ‘suo’ uomo era capace di quella e di ben altre grandezze, quando copulava con tanto amore qualunque femmina; osservò che forse avrebbe dovuto organizzarsi con lui, anziché tradirlo.
Lina non era ancora completamente soddisfatta; ci aveva provato gusto e le spiaceva concludere un momento tanto alto di lussuria; usò un fazzolettino per tamponarsi l’ano, da cui lo sperma rischiava di cadere sulla moquette, e si abbassò a leccare e succhiare ancora la mazza dell’amato; non impiegò molto a rendere l’asta di nuovo pronta; accavallò l’uomo ammanettato e gli offrì i seni da succhiare; era chiaro che lui soffriva le manette ma la leccò con amore.
Aprì le manette e gli consentì di liberarsi; si sedette di nuovo su di lui faccia a faccia, e guidò la mazza verso la vulva; la penetrò con un sol colpo, abbracciandola e stringendole le natiche con amore; continuarono a copulare; ma era soprattutto lei che si muoveva a dare il ritmo dell’amplesso e il piacere che ne derivava; sua madre e il bull si limitarono a recuperare un poco di energie dopo la grande eiaculazione.
Tania era fuori dalla grazia di dio; mentre il suo maschio si sfilava e andava via, si bloccò, di fronte alla maestria dimostrata da sua figlia mentre montava quell’asta all’apparenza improponibile per un corpo delicato come il suo, ma soprattutto perché aveva notato che ambedue gli amanti erano ben abituati a quella ‘ginnastica amorosa’.
“Maledetto omosessuale, mi spieghi cosa c’è tra te e questa troietta di mia figlia?”
Era sicuramente piena di rabbia, vedendo il suo tradimento ritorcersi contro, perché il compagno aveva scelto come partner, per rispondere alle sue scelte autarchiche, proprio sua figlia; ma anche per l’emozione di vedere in pericolo una condizione di vita che le era risultata felice e di cui i due protagonisti erano proprio gli amanti che le stavano impartendole una dura lezione, copulando in sua presenza in un’armonia e gioia di vivere che aveva conosciuto; la risposta la ferì.
“Hai occhi per vedere, memoria per ricordare e, se ti sforzi, intelligenza per capire; ho conosciuto una donna che mi ha intrigato al punto che ci ho fatto l’amore, spesso e con molta gioia; il caso vuole che sia tua figlia; se ricordi quello che ti ho detto, copulo solo se mi innamoro; devo aggiungerti che mi sono innamorato di Lina e che cambio volentieri una madre troia incancrenita con un figlia dolce e sensibile?”
“Quindi, è per lei che tu mi lasci?”
“Tu lo fai per lo stallone che ti ha montato o per qualcuno che non conosco?”
Improvvisamente, Tania sembrò rinsavire; scese dal letto asciugandosi ano e vulva dai residui di sperma; si avvicinò al compagno, schivando abilmente la figlia che continuava imperterrita a impalasi su quel batacchio che sentiva sempre più legittimamente ‘suo’; con atteggiamento assai più umile, in un’atmosfera surreale, parlò molto accoratamente.
“Riccardo, ti prego, rifletti su quello che state per fare; non commettere lo stesso sbaglio di arroganza che mi ha condannato due volte al fallimento; ora non ho difficoltà ad ammettere che ho commesso un grave errore di valutazione; fu mio marito a convincermi a trasgredire perché era bello ed esaltante; quando decisi di farlo anche per conto mio, mi odiò e mi lasciò sola con Lina piccola; promisi a me stessa che avrei cercato di distruggere tutti gli uomini che avessero cercato di mettermi sotto.
L’avevo predeterminato anche con te; solo troppo tardi mi sono resa conto che avevo preso una grossa cantonata e che non meritavi la condanna che avevo sancito a tutti gli uomini; mi sono scoperta innamorata di te più di quanto avrei voluto; anche per questo, ho calcato la mano; perché mi vergognavo di me stessa e non volevo farlo sapere; ma non è di questo che ti voglio parlare; hai tutto il diritto di scegliere la compagna che ti dia amore.
Se fosse Lina, non potrei che accettarlo; ma devo farti presente che ci sono vent’anni, fra te e lei; se vi dovesse venire la voglia di fare un figlio, ci sarebbero quarant’anni tra te e lui; non si guida un bambino che è così lontano da te; Lina ti ama, a quanto vedo; ma non durerà; quando avrà la mia età attuale, tu ne avrai sessanta e sarà dura mantenere in vita il rapporto; se insistete a credere nel vostro amore, il rischio del fallimento è alto; ti chiedo di non metterti in questa situazione e di non metterci mia figlia.
Anche se, allo stato, ti riesce difficile da credere, ricorda che questa donna l’ho voluta con tutte le mie forze, l’ho difesa da un padre che non avrebbe esitato a farla prostituire per il suo piacere, che l’ho tirata su come meglio potevo, pagando il prezzo di una vita difficile che solo da quando sto con te si è alleggerita; Lina, Riccardo, vi prego; riflettete prima di fare scelte impegnative; copulare da troia è facile e soddisfacente, al momento; poi lascia solo l’amaro in bocca; lo so bene io, specialmente adesso.
Costruire un amore, un rapporto vero e intenso è ben altra cosa; ma non credo di dovere essere io a insegnarvi cosa sia amare o, almeno, illudersi di vivere l’amore; ma vi prego di riflettere che su un’illusione vorreste costruire una vita; io non ho esitazione a farmi da parte, qualunque sia la vostra scelta; ma voi dovete guardare bene l’orizzonte, prima di decidere; perdonatemi se risulto patetica, fuori tempo e fuori luogo; ma sentivo di doverlo dire, prima di essere cacciata come reietta.”
“Perché solo adesso? Perché queste riflessioni non le hai fatte mentre massacravi la mia dignità?”
“Riccardo, ti prego, non perdere la tua solita capacità logica; visto che ami le frasi fatte, hai mai sentito dire che chi si scotta con l’acqua calda ha paura anche di quella fredda? Te l’ho detto; le scottature che mi ha procurato mio marito, sia maledetto dovunque sia, mi hanno costretta a temere tutte le acque, fredde tiepide o calde che fossero; mi è andata male con te; ho avuto paura della tua determinazione ed ho aggredito, prima di cercare di capire.
Adesso sono costretta a tentare stupidamente di fermare da sola la valanga che io stessa ho provocato; vi prego, non rendete irreversibile il mio errore di valutazione; Lina, non decidere in fretta; avrai tempo per incontrare l’uomo della tua vita; forse non varrà Riccardo che è immenso, te lo dice una che di maschi se ne intende; ma sarà il ‘tuo’ uomo e l’affetto del mio compagno, ex ormai, non lo perderai, perché è nella sua indole amare fino alla fine.
Riccardo, ho sbagliato tutto e so che te ne andrai; forse non con Lina, ma te ne andrai; perdonami, se ti riesce, e sappi che, troppo tardi, ho capito che ti amavo e che con te avrei potuto essere diversa; spero che non ti porti dietro il ricordo di queste ultime ore, ma qualcuno di quelli belli che abbiamo vissuto insieme, noi tre.”
“Mamma perché non mi hai mai detto chi fosse veramente mio padre? Non hai bisogno di sentirmi dire che ti voglio bene; lo sai da te; scusami per Riccardo, ma è successo; hai ragione; non c’è molta storia, per noi due; ma lo sapevamo e non pensiamo affatto a un amore eterno; non so se lui tornerà con te, ma non sarò io a portarlo via, credimi … “
“Troia! Ci sei riuscita a farti dire una parolaccia! Non sai quanto ti odio, in questo momento; e non perché hai copulato sotto i miei occhi con un qualsiasi inutile caprone, né perché l’hai fatto come una cagna passiva sotto mastini assetati di sesso; ma perché sei stata zitta per un anno; ti avevo detto al primo incontro che mi stavo innamorando, altrimenti non ti avrei portata a letto; perché non mi hai creduto?”
“Riccardo, te l’ho detto, il perché; adesso vattene pure, se è quello che senti di fare; dimmi tutte le parolacce che merito, se ti fa bene; ma non umiliarmi ancora con le verità che non ho voluto vedere.”
Il bull, vista la piega degli eventi, si era defilato ed era sparito; i tre restarono muti l’uno di fronte agli altri due; fu Lina a rompere il ghiaccio per tutti.
“Ricky, mia madre è fuori dal nostro rapporto; io sono venuta prima per prendermi da te tanto amore; ce la fai a darmene ancora, dopo quello che è successo?”
“Lina, scusami; adesso devo chiarire qualcosa con tua madre; e tu stammi a sentire bene, visto che spesso ascolti male e travisi le cose che ti dico; non ho nessuna intenzione di lasciarti; le tue porcate mi vanno benissimo, se ti appartengono; mi fanno stare anche male, se vuoi saperlo; ma ci sto, se ne hai bisogno; quello che non voglio è la malafede; te la senti di continuare a vivere una storia vera di amicizia, di lealtà, di complicità, di passione e di amore, se ci riesci? Altrimenti vado via senza troppe sofferenze.
Sai che mi sono affezionato a Lina e già ho provveduto che completi il corso di laurea; c’è un fondo speciale, per questo, e potrà usarlo anche se io e te ci separeremo; ti è tutto chiaro, amica mia?”
“Ricky, da domani mattina sarai un estraneo per mia madre e, se lo vuoi, anche per me; ma sono qui per il tuo amore e me lo darai, anche se hai tutte le fisime del mondo; ti è tutto chiaro, grande amore mio?”
“Allora io posso andare e lasciarvi spazio per dare corpo e sesso alla vostra gioia di vivere … “
“Scusa, una che si è comportata come una troia per tanti anni, quali difficoltà avrebbe a entrare in un letto a tre piazze, con sua figlia e con quello che, ufficialmente, è ancora il suo compagno?”
“Stai proponendomi di essere ancora più perversa e arrivare all’amore saffico e incestuoso con mia figlia?”
“Credi che in un nuovo accordo di convivenza la clausola di perversione, ma insieme, d’amore e d’accordo, sia tanto stonata?”
“Insieme con te!?!? Faccio anche quello che non è mai stato osato al mondo, se decidi di essere con me a trasgredire; e non dimenticare che amo mia figlia come la luce dei miei occhi; sarei solo felice di conoscere il suo corpo, da amante oltre che da madre.”
“Sentite, vecchietti, non credete di avere parlato troppo? Non è il momento di passare ai fatti?”
Rotolarono insieme sul letto e per loro cominciò una nuova storia.
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